Rivista Anarchica Online


Spagna '36

Mujeres Libres:
emancipazione femminile e rivoluzione sociale

di Helena Andrés Granel


Totale integrazione delle donne nel movimento rivoluzionario e pieno contributo a una lotta congiunta per l'emancipazione umana. Questo era l'obiettivo del gruppo femminile Mujeres Libres, fondato in Spagna nel 1936. Contro i pregiudizi e il patriarcato, perpetrati talvolta anche dai gruppi libertari. E per un nuovo ruolo della donna nella società.


L'anarchismo in quanto movimento sociale, il cui fine ultimo risiede nella totale emancipazione degli esseri umani e in una libertà piena che renda possibile lo sviluppo completo della personalità umana, ha dimostrato fin da epoche molto lontane una straordinaria preoccupazione per il problema della subordinazione delle donne, che spicca in modo considerevole in rapporto ad altre correnti ideologiche operaiste.
Gli anarchici con orientamento comunalista, nel loro progetto di società futura, prevedevano un'organizzazione sociale non gerarchica, basata sul collettivismo, il comunismo e la libertà individuale. A tale scopo, dovevano essere aboliti lo Stato e il sistema di produzione capitalista, in quanto fondati su relazioni autoritarie e oppressive. Per farla finita con tutti i rapporti di dominio e subordinazione, ritennero che in questo progetto rivoluzionario fosse fondamentale la trasformazione delle relazioni personali.
In tale progetto egualitario radicale, l'anarchismo non poteva escludere le donne. Quindi grande importanza assumevano problemi quali la sessualità, la vita familiare e, in definitiva, tutto ciò che attiene all'ambito delle relazioni personali; erano consapevoli, perciò, che il campo del lavoro non era l'unico spazio nel quale si dispiegavano i rapporti di dominio e di oppressione.

Le donne in secondo piano

Tuttavia, nel movimento anarcosindacalista spagnolo i problemi specifici delle donne rimasero relegati in secondo piano. La constatazione di tale contraddizione portò alla fondazione di Mujeres Libres, organizzazione anarchica femminile, e senza alcun dubbio femminista, nonostante rifiutasse esplicitamente l'aggettivo “femminista”.
Secondo il marxismo, la cui analisi dell'oppressione era incentrata sul terreno economico, tutti i rapporti di dominazione e subordinazione avevano la propria origine nel sistema di produzione. Secondo questa teoria, il problema dell'emancipazione delle donne sarebbe stato risolto dopo la rivoluzione che avrebbe trasformato i rapporti economici e, di conseguenza, l'intera società. Di fronte a questo approccio così riduzionista, l'anarchismo comprese la molteplicità e la naura multiforme di relazioni di dominio, sostenendo che una ristrutturazione economica, benché fosse imprescindibile, non sarebbe stata sufficiente a ottenere l'emancipazione delle persone.1 Questa idea fece sì che si cominciasse a prestare una speciale attenzione teorica al problema della subordinazione delle donne. Tuttavia, le posizioni riguardo a questo argomento furono variegate e divergenti, in ragione della natura inevitabilmente eterodossa del pensiero libertario e, al tempo stesso, ambivalenti e contraddittorie nella pratica.
L'attività dell'anarcosindacalismo spagnolo era incentrata sulla lotta economica tra le classi, sul perseguimento di una rivoluzione che si sarebbe conclusa mediante l'espropriazione della borghesia e la collettivizzazione dei mezzi di produzione, ponendo così fine alla società divisa in classi. In questa lotta, un ruolo fondamentale doveva avere la sindacalizzazione di operai dell'industria, mentre vennero relegati in secondo piano i problemi particolari delle donne, la cui specificità fu ignorata se non addirittura negata. Questo costituirà un elemento comune ai vari movimenti operaisti, secondo i quali la lotta anticapitalista e la questione economica dovevano occupare un ruolo centrale, tenendo ai margini, in tal modo, la lotta contro altri sistemi di oppressione come il patriarcato.

Contro il capitalismo e il patriarcato

D'altro canto, i movimenti femministi si occuparono della lotta contro la subordinazione delle donne nel contesto di una società patriarcale, che stabiliva rapporti di potere di carattere strutturale tra uomini e donne, a volte senza prendere in considerazione l'oppressione economica caratteristica delle società capitaliste e lottando per ottenere che le donne avessero la possibilità di accedere agli spazi di potere nel sistema vigente.
L'anarcofemminismo portò avanti una critica a entrambe le posizioni, proponendo una duplice lotta: contro il sistema capitalista e contro il sistema patriarcale. In questo modo, sostenne l'emancipazione delle donne lavoratrici, sulle quali incombono due schiavitù: di classe e di genere. La sua analisi tenne conto dell'interazione di entrambe le categorie di oppressione, collocando la lotta all'interno del movimento rivoluzionario globale che aspira a una trasformazione sociale profonda e radicale.
Questa rivoluzione deve cominciare con il trasformare il modo in cui noi esseri umani ci rapportiamo gli uni agli altri, mediante un processo diretto alla distruzione totale delle relazioni di potere, fondato sulla negazione dell'autorità e l'affermazione della libertà.
Abbiamo già fatto notare come nel movimento anarcosindacalista spagnolo, che si sviluppa a partire dalla fondazione della CNT nel 1910, si verificarono grandi contraddizioni, per cui, nonostante il suo egualitarismo teorico, possiamo affermare che la pratica sindacale fu fortemente patriarcale. Si ritenne che le donne dovessero semplicemente entrare nella lotta libertaria senza tener conto delle difficoltà che le donne anarchiche incontravano negli ambienti operai a causa degli atteggiamenti sessisti dei loro compagni, che contribuivano alla loro emarginazione nei sindacati e nelle associazioni.
Mujeres Libres fu fondata allo scopo di superare queste contraddizioni e incoerenze e inserire a pieno titolo le donne nella lotta libertaria. Nacque per iniziativa di tre donne anarchiche: la scrittrice Lucía Sánchez Saornil, la giornalista Mercedes Comaposada e la dottoressa Amparo Poch y Gascón. Fondarono la rivista “Mujeres Libres” che uscì nell'aprile del 1936, tre mesi prima del sollevamento militare contro la Repubblica. In un articolo pubblicato su “Solidaridad Obrera”, e rivolto a Mariano Vázquez, segretario della CNT, Lucía Sánchez Saornil aveva già manifestato la propria intenzione di creare un organismo femminile indipendente.2 La rivista si rivolgeva a donne della classe operaia, allo scopo di conquistarle alle idee libertarie, anche se non si definì esplicitamente anarchica in ragione del rifiuto iniziale che questo aggettivo avrebbe potuto suscitare. È importante segnalare che, nonostante la richiesta di aiuto finanziario e materiale, la rivista fu pubblicata e scritta esclusivamente da donne, che rifiutarono le proposte di collaborazione volontaria realizzata dagli uomini.3
Il Grupo Cultural Femenino, che si era costituito a Barcellona alla fine del 1934, si unì al gruppo di Mujeres Libres di Madrid nel settembre 1936. L'organizzazione sarebbe arrivata ad annoverare 20.000 affiliate in un totale di 153 gruppi, suddivisi per tutte le zone repubblicane.4 Nell'agosto del 1937 si costituì la Federación Nacional de Mujeres Libres; si trattava di un'organizzazione a struttura federale, organizzata in comitati locali, provinciali, regionali e nazionali.5
Obiettivo finale della Federazione era la liberazione delle donne dalla loro triplice schiavitù: dall'essere ignoranti, donne e produttrici. Si partiva così dal riconoscimento di una problematica femminile specifica e dall'idea che era necessaria un'organizzazione autonoma di donne, poiché all'interno delle organizzazioni libertarie già esistenti la liberazione delle donne non sarebbe stata possibile. Queste due caratteristiche ci consentono di affermare il carattere femminista di Mujeres Libres.6
Scopo fondamentale dell'organizzazione era creare una forza femminile cosciente che agisse come avanguardia della rivoluzione.7 Dobbiamo tenere presente che, abitualmente, la donna è stata concepita come un fattore di regresso, grazie alla funzione di trasmissione dell'ideologia dominante che assume all'interno della famiglia tradizionale. Secondo questa idea, così diffusa nei differenti settori della sinistra spagnola, di fronte alla lotta dell'uomo per la propria liberazione, la donna avrebbe svolto un ruolo praticamente controrivoluzionario, poiché la sua mentalità risultava essere profondamente legata alla superstizione religiosa. Veniva criticata anche la sua mancanza di interesse per i problemi e le lotte sociali.
Mujeres Libres nasce così con l'obiettivo di educare e alzare il livello culturale delle donne, condizione fondamentale per la loro emancipazione come per la loro presa di coscienza rivoluzionaria e la loro adesione alla lotta anarcosindacalista.

Trasformazione della vita sessuale e familiare

Lo scoppio della guerra civile in seguito al fallito golpe militare, il 18 luglio 1936, per le donne significò un periodo di straordinaria mobilitazione e partecipazione attiva, che si esplicò attraverso differenti organizzazioni femminili. Il vuoto di potere legale, prodotto dal rovesciamento della legalità repubblicana da parte di forze politiche e militari controrivoluzionarie, aprì la strada allo sviluppo di un processo rivoluzionario che gli anarchici perseguivano già da parecchi anni. Un simile contesto risultò straordinariamente favorevole allo sviluppo dell'organizzazione, in ragione della necessità del contributo delle donne allo sforzo bellico. Mujeres Libres, attraverso le sue sezioni di lavoro e i suoi corsi di alfabetizzazione, cultura generale e formazione professionale, riuscirà a risvegliare nelle donne coscienza rivoluzionaria e senso di responsabilità.
Per Mujeres Libres, la donna deve avere un ruolo essenziale nel progetto rivoluzionario, dato che l'emancipazione femminile è una condizione essenziale per il trionfo della rivoluzione. “Se vogliamo davvero la Rivoluzione sociale, non dimentichiamo che il suo primo principio risiede nell'uguaglianza economica e politica, non solo delle classi, ma anche dei sessi.”8 La causa antifascista e “quella dell'emancipazione femminile, che è quella della rivoluzione” si uniscono in modo coerente con la posizione libertaria, secondo la quale guerra e rivoluzione sono processi indissociabili.
Nell'anarchismo, data la rilevanza che viene attribuita all'individuo, alla sua personalità e alla vita privata, esiste una certa consapevolezza delle implicazioni politiche del personale e del sessuale. Per molti autori anarchici, la trasformazione della vita sessuale e familiare era essenziale all'interno del processo rivoluzionario e consideravano che la chiave della subordinazione delle donne si trovava nella riproduzione e nella doppia morale sessuale basata sull'istituzione matrimoniale e sulla prostituzione. In tal modo, difendevano l'uguaglianza di generi, l'amore libero e una nuova morale che si sarebbe distinta dalla vecchia morale borghese.9
Nel discorso anarchico, le sfere politica e sessuale sono strettamente connesse, dato che le relazioni nell'ambito del privato sono ritenute la base fondamentale del cambiamento sociale. In questo modo, la famiglia tradizionale, alla quale attengono gerarchia e autorità, sarebbe un'istituzione controrivoluzionaria strettamente connessa con il capitalismo e la proprietà privata. Sono frequenti le critiche al comportamento autoritario maschile in famiglia, che contraddiceva i principi anarchici e il rifiuto del matrimonio in difesa del libero amore, basato sulla libertà e la reciproca uguaglianza. Su tale questione le posizioni teoriche sono talmente diverse che risulta impossibile stabilire un'unica definizione del concetto di libero amore, che potrebbe comprendere il cameratismo amoroso preconizzato da Armand in Francia, l'idea di amore plurale portata avanti dall'autrice brasiliana María Lacerda de Moura e persino le unioni libere a carattere monogamico.
Nei testi di Amparo Poch y Gascón ci si riferisce alla necessità di farla finita con il principio della monogamia, che è connessa esplicitamente al capitalismo e alla proprietà privata: “Coppia umana, proprietà privata, capitalismo: ecco tre principi che si sostengono vicendevolmente”. L'autrice difende il libero amore, sincero, spontaneo e multiplo, considerando che le norme di comportamento sessuale sono convenzionali e costruite socialmente, e che, come sostiene Armand, il matrimonio “è immorale, irrazionale e contro natura”. Di conseguenza, esisterebbe una forma di amore, primigenia e naturale, che precede le regole morali e che sarebbe necessario recuperare.10
Nella sua lotta contro la doppia morale sessuale, Mujeres Libres dedicò grande attenzione al problema della prostituzione. Per eliminarla, propose la creazione di strutture destinate a “liberare dalla prostituzione”, tese alla “riabilitazione” delle prostitute, per far sì che abbandonassero quella pratica. Per questo, era essenziale la capacità di svolgere una professione, perché soltanto l'uguaglianza tra uomini e donne avrebbe finalmente consentito la totale abolizione della prostituzione, cosa che costituiva la condizione indispensabile per l'amore libero.11
Per la riforma dei rapporti sessuali, il movimento anarchico si interessò anche di problemi quali l'educazione sessuale e il controllo della natalità, che eressero a strumento di liberazione al servizio della classe operaia. La diffusione di informazioni riguardanti i metodi contraccettivi fu una costante sulla stampa anarchica, soprattutto a partire dagli anni venti,12 anche se sarà soltanto negli anni trenta che il discorso neomalthusiano, definito da Eduard Masjuán “movimento protoecologista, anticapitalista e femminista di prim'ordine”,13 si inserirà apertamente nell'ideologia anarchica.14

No al femminismo suffragista!

È molto significativo il fatto che nel contesto rivoluzionario del 1936, l'aborto sia stato legalizzato in Catalogna per iniziativa del medico anarchico Félix Martí Ibáñez, a quel tempo direttore generale della Sanità e dell'Assistenza sociale del governo autonomo, mediante un decreto, il cui contenuto è apertamente emancipatorio, dato che ammette la volontà della donna come motivo sufficiente per la pratica dell'aborto.15
Benché, come ha osservato Mary Nash, Mujeres Libres non si sia espressa in modo esplicito riguardo ai problemi relativi alla sessualità, a causa dei codici di genere imperanti,16 la sua difesa della maternità consapevole andava necessariamente di pari passo con l'esercizio del controllo della natalità. In ogni caso, sappiamo che Amparo Poch fu una delle fondatrici del gruppo Ogino, che si occupava della diffusione di questo metodo di contraccezione,17 il che ci consente di stabilire un legame con il movimento neomalthusiano.
Da un punto di vista moderno, la maternità consapevole è un'idea certamente ambivalente, dato che, benché implichi il riconoscimento dei diritti di riproduzione delle donne e la separazione tra attività sessuale e procreazione, presuppone anche la maternità come autentica funzione sociale, ruolo che trova le proprie radici in una base ideologica di carattere essenziale.18
La maternità consapevole sembra ergersi come un pilastro fondamentale della nuova società libertaria, poiché significa la liberazione delle donne mediante la limitazione delle nascite e l'esercizio di un importante lavoro di socializzazione dei figli, ai quali la madre consapevole, educata razionalmente, trasmette un'educazione razionale e una morale rivoluzionaria.
D'altra parte, le donne devono contribuire attivamente al processo teso a creare la nuova società libertaria, poiché in essa devono convergere i punti di vista maschile e femminile, di fronte all'unilateralità che ha caratterizzato le società del passato e del presente. Secondo Lucía Sánchez Saornil, tale unilateralità o androcentrismo ha indotto una mancanza di equilibrio essenziale per il buon funzionamento della società.19 Il discorso di Mujeres Libres è dunque un discorso sulla differenza sessuale e la sua tesi si basa sull'uguaglianza all'interno della differenza, uguaglianza di due sessi differenti e complementari tra loro, i cui contributi specifici devono confluire nella costruzione della nuova società.
Tutto ciò serve per esprimere il fatto che la rivoluzione cui pensano gli anarchici non è concepita esclusivamente come una trasformazione sul piano socioeconomico, bensì come una profonda trasformazione ideologica e culturale, che riguardi tutti gli aspetti della vita umana, incluso l'ambito sessuale e quello delle relazioni di genere. Il problema sessuale riveste un'importanza fondamentale nel processo di rivoluzione sociale. Non può essere ovviato né negato da quest'ultima dato che costituisce un monolite insieme al problema politico ed economico.
Il problema sessuale è talmente connesso con quello politico ed economico che soltanto la rivoluzione sociale può risolverlo.20 Da questo punto di vista è logico che il femminismo rivoluzionario propugnato da Mujeres Libres rifiutasse apertamente il femminismo suffragista.
Benché Mujeres Libres nasca con un obiettivo specifico di emancipazione femminile, si tratta di un'organizzazione anarchica che si identifica totalmente con gli obiettivi generali della CNT e della FAI e impegnata in un lavoro di coinvolgimento delle donne in una lotta anarcosindacalista. In tal modo, viene rifiutato il femminismo ugualitario di segno politico, in ragione del suo carattere riformista e puramente rivendicativo, che considera non compatibile con le vaste aspirazioni di trasformazione sociale dell'anarchismo.
In questo senso, risulta molto significativo un testo di Lucía Sánchez Saornil pubblicato sul quotidiano “CNT” nel 1933 durante i giorni che precedettero le elezioni di novembre, nelle quali le donne avrebbero esercitato il diritto di voto, dopo che il governo repubblicano aveva concesso loro la piena cittadinanza politica nel 1933:

Non votare, donna. Non sprecare il tuo tesoro di energie intatte nel voler dar vita a un cadavere, l'umanità ha diritto di sperare qualcosa di più da te. L'ho detto anche in un'altra occasione: la tua missione è quella di superare la storia, è quella di andare oltre il panorama di dolori e torture rappresentato dalla società attuale. Il tuo gesto deve essere quello di spezzare tutte le norme.
Rinnovare è impossibile. È necessario distruggere per poi creare in allegria.
Il futuro del mondo sta nella rivoluzione libertaria.
Medita, donna, non votare.21

Le donne dovranno dunque liberarsi della tirannide della religione e della morale borghese, ma anche evitare di cadere nella “tirannide della politica”. Mujeres Libres esprimerà il proprio rifiuto della democrazia in quanto regime politico che mantiene una struttura sociale basata sulle classi. Lo sfruttamento capitalista, il privilegio e l'oppressione non sono scomparsi con la fine della monarchia, ma permangono nel sistema di governo repubblicano.22
Mujeres Libres fu un'organizzazione anarchica e, dato il suo carattere antiparlamentare, non poteva legare il progresso ai diritti politici. Il rifiuto dell'aggettivo “femminista” è dovuto al fatto che identificava femminismo e suffragismo. Mujeres Libres disprezza questo femminismo borghese in ragione del suo carattere riformista, mentre propone un anarcofemminismo rivoluzionario che si articola in una duplice lotta: la lotta contro lo Stato e il sistema capitalista e la lotta contro il sistema patriarcale.

Conosciamo ciò che sta dietro le organizzazioni femministe e ciò che sta loro vicino, cioè i partiti politici. Una volta capite queste esperienze e tenendo conto della nostra dottrina libertaria, non possiamo lavorare con nessuno dei due. Non possiamo separare il problema femminile dal problema sociale, né potremmo disinteressarci del primo e del secondo per trasformare la donna in un semplice strumento di qualsiasi organizzazione, anche se questa fosse la nostra, l'organizzazione libertaria. L'aspirazione delle sue promotrici era più ampia, molto più ampia: servire una dottrina, non un partito, rendere la donna un individuo capace di contribuire alla strutturazione della società futura, un individuo che imparerà ad autodeterminarsi, non a seguire ciecamente le indicazioni di una organizzazione.23

Come ha osservato Mary Nash, nei movimenti femministi che hanno preceduto il femminismo di seconda generazione, il fattore “classe” possiede un maggior potere di coesione del fattore “genere”. Così, nonostante gli obiettivi specifici di emancipazione femminile e nonostante sia la coscienza di genere il fattore che spiega l'esistenza stessa dell'organizzazione, la coscienza di classe e il senso di appartenenza a una determinata corrente ideologica - l'anarchismo - avranno un peso maggiore e impediranno lo sviluppo di un movimento femminile transpolitico durante la contesa bellica. Per questo Mujeres Libres respingerà la proposta della Agrupación de Mujeres (AMA) di aderire alla Alianza Nacional de Mujeres, intendendola come un proposito di acquisizione e assimilazione, che avrebbe condotto a un maggior dominio del Partito Comunista.24
Per questo, in accordo con Mary Nash, sosteniamo che “è assolutamente necessario, nel trattare storicamente il femminismo, affrontare un'analisi di classe”. Dobbiamo distinguere il femminismo borghese dal femminismo operaio, giacché non possiamo parlare di femminismo interclassista fino agli anni sessanta, con lo sviluppo della cosiddetta seconda generazione del femminismo.25 Mujeres Libres avrebbe proposto un femminismo proletario e di classe, che avrebbe lottato per la trasformazione delle strutture sociali stesse.
Federica Montseny condivideva il rifiuto del femminismo borghese riformista, che riteneva ambisse a privilegi all'interno della società capitalista, ma non la convinceva nemmeno il femminismo libertario di Mujeres Libres. Non riconosceva l'esistenza di una problematica femminile specifica e, anzi, faceva riferimento a un'emancipazione umana globale che si sarebbe raggiunta mediante un processo rivoluzionario che non operava alcuna distinzione tra i sessi.26

Se il sistema patriarcale è difficile da abbattere

La ragion d'essere di Mujeres Libres affonda le proprie radici nella decisa convinzione della necessità di un femminismo, non interclassista, bensì autonomo, non ritenendo che la rivoluzione sociale avrebbe risolto in modo automatico il problema della subordinazione femminile. “Dopo la rivoluzione sociale, noi donne dovremmo fare la “nostra rivoluzione”. [...] In Spagna, dove si sta già realizzando e vivendo la rivoluzione sociale, le donne si ritrovano ancora sottoposte all'uomo come in qualsiasi paese borghese,” scrive Nina Nahuel.27
Certo, i cambiamenti rivoluzionari favoriti dagli anarchici non comportarono un sovvertimento delle tradizionali relazioni di genere. La collettivizzazione di terre nelle aree rurali (soprattutto in Aragona orientale e Valencia), e la collettivizzazione di fabbriche e di centri di lavoro in città (principalmente in Catalogna) da parte delle organizzazioni sindacali, comportarono il controllo operaio sulla produzione, ma non alterarono in assoluto i rapporti di genere né significarono un'effettiva uguaglianza tra uomini e donne.
Il lavoro domestico continuò a ricadere esclusivamente sulle donne, continuarono a esistere le differenze salariali in funzione del sesso, la divisione sessuale del lavoro, e la leadership, salvo eccezioni, fu monopolizzata da uomini.28
Lo sviluppo di un processo rivoluzionario durante il periodo bellico, che trasformò le strutture socioeconomiche senza alterare le tradizionali relazioni di genere, dimostrò che il sistema patriarcale è in un certo modo indipendente dal modo di produzione e che, pertanto, combatterlo richiede specifiche forme di lotta. Mujeres Libres, nell'affermare la necessità di una lotta femminile autonoma, fu pienamente conseguente con l'ideologia anarchica, secondo la quale la pura e semplice abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione non era sufficiente per eliminare le relazioni umane di dominio e subordinazione.
Con la piena consapevolezza che l'emancipazione femminile è parte fondamentale del progetto rivoluzionario, “Tierra y Libertad” denunciava il fatto che, in piena rivoluzione sociale, continuasse a esistere la prostituzione: “La nostra rivoluzione ha fatto piazza pulita dei preti che volevano spazzare via noi. Ha espropriato i fascisti, li ha giustiziati; ha socializzato e collettivizzato. Ma la prostituzione esiste ancora”. La sua abolizione era un dovere della Rivoluzione.29
La stessa Emma Goldman sollecitò le donne spagnole a fare la loro rivoluzione all'interno della rivoluzione comunista libertaria: “Non può esistere una vera emancipazione se sussiste il predominio di un individuo sull'altro e di una classe sull'altra. E l'emancipazione della razza umana sarà assai meno reale se un sesso continuerà a dominare l'altro. [...] Adesso tocca a voi, donne spagnole. Rompete le vostre catene. È il vostro turno di elevare la vostra dignità e la vostra personalità, di pretendere con decisione i vostri diritti di donne, come individualità libere, come membri della società, come compagne nella lotta contro il fascismo e per la Rivoluzione Sociale”.30

Per la formazione morale e politica della donna

A differenza delle altre organizzazioni femminili del periodo, AMA (Agrupación de mujeres antifascistas) e SEFPOUM (Secretariado Femenino del POUM), che dipendevano strettamente dai partiti che le avevano fondate, (Partito Comunista e POUM), Mujeres Libres fu creata grazie all'iniziativa indipendente di tre donne anarchiche e basò la propria ragione di esistere su rivendicazioni specificamente femministe e difese gelosamente la sua autonomia organica.
Autonomia e integrazione sono concetti che definiscono il posto che l'organizzazione volle occupare all'interno del movimento libertario spagnolo, quando domandò di essere riconosciuta come un settore autonomo di quest'ultimo, come la CNT, la FAI e le Juventudes Libertarias. L'organizzazione femminile manifestò insistentemente il proprio legame con l'anarchismo allo scopo di ottenere riconoscimento e accettazione, esprimendo altresì la propria delusione di fronte all'indifferenza e persino all'ostilità del resto dell'organizzazione del movimento libertario, soprattutto a livello nazionale.31
In definitiva l'aspirazione ultima di Mujeres Libres era la totale integrazione delle donne, a parità di condizioni, nel movimento rivoluzionario, il loro pieno contributo a una lotta congiunta per la globale emancipazione umana. Perché emancipazione femminile ed emancipazione umana sono due processi che devono essere concepiti in modo parallelo e non escludente, dato che l'una non esiste senza l'altra.
La lotta contro lo Stato e il sistema capitalista non era sufficiente a superare la subordinazione delle donne, ma l'emancipazione femminile era realmente possibile soltanto nell'ambito di un movimento rivoluzionario globale, teso a trasformare completamente la società e i rapporti umani.
Se il dibattito si incentra sulla lotta femminista specifica o sulla lotta per una emancipazione umana globale che non deve fare distinzioni tra i sessi, possiamo affermare che per Mujeres Libres tale dicotomia non esistette. Esisteva un'oppressione specificamente femminile, con la quale l'anarchismo doveva confrontarsi in modo peculiare, mediante strategie di lotta specifiche, vale a dire femministe, che si sarebbero inserite e avrebbero fatto parte di una lotta congiunta di carattere umanista. Crediamo che questa posizione fosse pienamente coerente con l'ideologia anarchica, come dimostra la sua preoccupazione particolare a livello teorico per la subordinazione delle donne, anche se la pratica sindacale, incentrata sulla lotta economica, accantonasse la lotta contro il patriarcato.
Possiamo affermare che il fatto che all'interno del movimento libertario spagnolo sorgesse un movimento organizzato di carattere specificamente femminista, e, cosa ancor più importante, autonomo, è qualcosa che si può spiegare a partire dalla stessa ideologia anarchica.
Gli anarchici, molto più di una banale ristrutturazione economica, sostengono una trasformazione sociale così profonda e radicale che riguardi tutti gli ambiti della vita (economico, sociale, culturale e sessuale), abolendo i rapporti di potere. Perciò anarchismo significa il rifiuto di ogni forma di autorità e di potere coercitivo che limiti l'iniziativa individuale e lo sviluppo della personalità umana. L'essere umano, uomo o donna che sia, è un essere libero per natura e per essenza e pertanto deve lottare per emanciparsi da qualsiasi autorità e coercizione, sia che provenga dalla legge, dalla religione o dalla morale, come strumento fondamentale per il proprio pieno sviluppo. Per questo dunque il rifiuto dei rapporti asimmetrici di genere, la gerarchia e l'autorità maschile, si inserisce in un rifiuto totale e assoluto della gerarchia e dell'autorità.

L'emarginazione delle donne nella lotta libertaria

Mujeres Libres preconizza la costruzione di “una società dove la reciproca coercizione tra individui sia ridotta al minimo e che quindi vengano bandite le istituzioni coercitive e autoritarie. Tuttavia, non faremo nemmeno un passo in direzione dell'ottenimento di tali obiettivi se non si accelera la formazione morale e politica della donna”.32
L'individuo consapevole, autonomo e libero sarà alla base della nuova società libertaria, organizzata sulla base del libero accordo e cooperazione tra individui liberi che costituiscano federazioni di municipi liberi. In accordo con questo principio, Mujeres Libres pretenderà di favorire un cambiamento fondamentale nei rapporti di genere e nella stessa concezione della donna: padrona del proprio corpo e della propria vita, capace di prendere decisioni per volontà propria riguardo alla maternità e, in definitiva, individuo consapevole, autonomo e libero, responsabile della propria gestione, in modo del tutto coerente con l'ideologia anarchica.
Il concetto di autonomia, fondamentale nel patrimonio di idee dell'anarchia, è la chiave per capire sia gli obiettivi sia il funzionamento di Mujeres Libres. Si trattava di far sì che le donne acquisissero una maggiore fiducia in se stesse, autostima e indipendenza, prendendo coscienza autonomamente delle proprie capacità attraverso l'educazione e la militanza. “Tale autonomia ci permetterebbe di mantenere il settore femminile sul puro terreno della formazione ideologica e professionale, coltivando nella donna, al tempo stesso, l'apprendimento della propria autodeterminazione”.33
Come l'emancipazione dei lavoratori doveva essere opera dei lavoratori stessi ed essere conquistata mediante una lotta autonoma basata sull'azione diretta, così l'emancipazione femminile poteva essere raggiunta soltanto tramite un'azione autonoma, in modo coerente con i principi libertari. Emma Goldman stabilisce questa analogia tra emancipazione proletaria ed emancipazione femminile perché, secondo il suo pensiero, “coloro che vogliono essere liberi, devono fare il primo passo”.34
La nascita e lo sviluppo di un'organizzazione come Mujeres Libres possono essere compresi soltanto a partire dall'anarchismo, corrente ideologica che intesserà tutto il suo discorso, la sua struttura organica, i suoi obiettivi e strategia di intervento.
In un certo senso il discorso di Mujeres Libres costituisce la logica continuazione e il culmine di determinate posizioni femministe che troviamo nel discorso anarchico e, al tempo stesso, un precedente di certe proposte del femminismo di seconda generazione. Tuttavia, la sua importanza non sta tanto nel suo discorso a livello teorico, ma anche nella sua capacità di mettere in pratica queste proposte in una organizzazione autonoma di donne, disposte a rompere la dicotomia tra discorso e realtà, teoria e pratica, che si traduceva in una flagrante contraddizione: l'emarginazione delle donne nella lotta libertaria.

Helena Andrés Granel

originariamente apparso sulla rivista “Germinal. Revista de estudios libertarios” (n. 2, 2006) con il titolo Mujeres Libres: Emancipación femenina y revolución social

traduzione di Luisa Cortese

Note
  1. Martha Ackelsberg, Free Women of Spain: Anarchism and the Struggle for the Emancipation of Women, Indiana University Press, Bloomington-Indianapolis 1991; tr.it. Mujeres libres: l'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in condotta, Milano 2005 [tr. sp. Mujeres Libres. El anarquismo y la lucha por la emancipación de las mujeres, Virus, Barcelona 2000, pp. 39-47].
  2. Lucía Sánchez Saornil, Resumen al margen de la cuestión femenina. Para el compañero M.R. Vázquez, in “Solidaridad Obrera”, 8 noviembre 1935, 2.
  3. Martha Ackelsberg, op. cit., [tr. sp. cit., pp. 164-168].
  4. Mary Nash, Mujer y movimiento obrero en España, Fontamara, Barcelona 1981, pp. 86-88.
  5. Actas de la Conferencia Nacional de Mujeres Libres, Valencia, 20-22 agosto 1937 (AHNS, C 432).
  6. Mary Nash, op. cit., pp. 93-97.
  7. Estatutos de la Agrupación Mujeres Libres (AHNS, C432).
  8. El problema sexual y la revolución, in “Mujeres Libres”, 9.
  9. Martha Ackelsberg, op. cit. [tr. sp., cit., pp. 58-59].
  10. Amparo Poch, Introduzione a Pedro Ribelles Pla, El matrimonio libre, in Antonina Rodrigo, Amparo Poch y Gascón. Textos de una médica libertaria, Diputación, Zaragoza 2002, pp. 92-101.
  11. Liberatorios de prostitución, in “Mujeres Libres”, 4.
  12. La rivista “Estudios” e quella che l'aveva preceduta, “Generación consciente”, trattarono molto ampiamente il tema, poiché la libertà sessuale della donna era uno dei punti fondamentali del loro programma.
  13. Eduard Masjuán, Procreación consciente y discurso ambientalista: anarquismo y neomalthusianismo en España e Italia, 1900-1936, in “Ayer”, 46 (2002), pp. 63-92.
  14. Mary Nash, “El neomalthusianismo anarquista y los conocimientos populares sobre el control de natalidad en España, in Presencia y protagonismo. Aspectos de la historia de la mujer, Ediciones del Serbal, Barcelona 1994, p. 320.
  15. Félix Martí Ibáñez, En torno a la reforma eugénica del aborto, in “Solidaridad obrera” (12 enero 1937), 10.
  16. Mary Nash, Género, cambio social y la problemática del aborto, in “Historia Social”, 2 (1988), pp. 19-35.
  17. Antonina Rodrigo, Una mujer libre. Amparo Poch y Gascón, médica y anarquista, Flor del Vento, Barcelona 2002, p. 67.
  18. Anche le posizioni riguardo alla maternità furono varie. In aperta opposizione a Federica Montseny, nel cui pensiero la maternità occupa un posto preminente, Lucía Sánchez Saornil espresse la propria preoccupazione per il fatto che la donna fosse considerata esclusivamente come madre, annullando la sua individualità.
  19. “Mujeres Libres”, 1.
  20. El problema sexual y la revolución, in “Mujeres Libres”, 9.
  21. Lucía Sánchez Saornil, ¡Medita, mujer, no votes!, in “CNT”, Madrid, 15 noviembre 1933, 1.
  22. “Mujeres Libres”, 2.
  23. Razones de existencia de Mujeres Libres, allegato al Rapporto che la Federación Mujeres Libres invia ai Comités superiores del Movimiento Libertario e al Plenum del medesimo (AHNS, C1532).
  24. La AMA era un'organizzazione di donne, fondata già dal 1933. Benché insistesse nell'affermare il suo carattere transpolitico, era influenzata direttamente dal Partito comunista, poiché il suo Comité Nacional era presieduto da Dolores Ibárruri. In sintonia con la politica del Partito Comunista, difendeva la lotta antifascista e la Repubblica democratica, in opposizione al processo rivoluzionario. Cfr. Mary Nash, Defying Male Civilization, Arden Press, Denver 1995, pp. 65-73.
  25. Mary Nash, “Nuevas dimensiones en la historia de la mujer”, in Mary Nash (a cura di), Presencia y protagonismo. Aspectos de la historia de la mujer, Ediciones del Serbal, Barcelona 1994, p. 47.
  26. Mary Nash, Federica Montseny: dirigente anarquista, feminista y ministra, in “Arenal”, 1-2, Julio-diciembre 1994, pp. 259-271.
  27. Nina Nahuel, Los que deshonran al anarquismo, in “Mujeres Libres”, 7.
  28. Martha Ackelsberg, op. cit. [tr.sp. cit., pp. 123-138].
  29. Una excelente idea sobre la prostitución, in “Tierra y Libertad”, 24 septiembre 1936, 7.
  30. Emma Goldman, Situación social de la mujer, in “Mujeres Libres”, settimana 21 della Rivoluzione.
  31. Il Pleno Nacional de Regionales del Movimiento Libertario, tenutosi nell'ottobre del 1938 a Barcellona, non approvò la richiesta di Mujeres Libres di essere riconosciuta come un settore autonomo all'interno del Movimiento Libertario Español, insieme alla CNT, la FAI e le Juventudes Libertarias (che avevano ricevuto tale riconoscimento al momento della loro fondazione nel 1932). Cfr. Martha Ackelsberg, op. cit.[tr. sp. cit., pp. 234-241].
  32. Declaraciones de principio, Federación Nacional Mujeres Libres (AHNS, C 1532).
  33. Razones de existencia de Mujeres Libres, allegato a Informe che la Federación Mujeres Libres invia ai Comités Superiores del Movimiento Libertario y al Pleno del mismo, Barcelona, octubre 1938 (AHNS, C1532).
  34. Emma Goldman, Situación social de la mujer, in “Mujeres Libres” (settimana 21 della Rivoluzione).