| ricordando Gianni Gallo 
 L'anarchia di un artistavigneron di Langa
 
 di Umberto Selettocon testimonianza di Piero Cagnotti e Antonio Lombardo
 disegni di Gianni Gallo
 
 
 Tra vino e boschi, natura e libri, anarchia e incontri, la figura di un disegnatore di etichette decisamente originale.L'incontro con Alfonso Nicolazzi, la testimonianza di Carlin Petrini, il ricordo degli anarchici di Langa.
 Un'opera importante per collocare 
                  l'impresa artistica ed umana di Gianni Gallo: Dall'altra 
                  parte della natura. Etichette in Langa di Gianni Gallo Edizione 
                  dei Curatori, Villanova Mondovì - Cn, 2015, formato 23x30, 
                  pp. 277, € 30,00).
 Una Terra, una vita... parlare di Gianni Gallo significa parlare 
                  di Langa di vino, di poesia, di storia e di amicizia: così 
                  Carlin Petrini introduceva la presentazione del libro su Dogliani 
                  e la sua Langa.
 Gianni Gallo (1935-2011) conosciuto dalla sua gente come 
                  Galet. Bastava aprire la porta per entrare nella sua casa, che 
                  è stata per una moltitudine approdo accogliente e speciale. 
                  Gianni ha dedicato la sua vita alle attività contadine 
                  dell'azienda familiare ed a catturare la natura, flora e fauna, 
                  in un rettangolo di carta, in centinaia di etichette che hanno 
                  impreziosito vini importanti di Langa, ma anche cibi che si 
                  consumano tutti i giorni.
 
                   
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                    | Passero su fascio di spighe e fiordalisi. Xilografia per la cantina Abbonadi Dogliani (Cn), stampata da Enrico Tallone, anno 2006
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                  Artista, disegnatore, incisore sopraffino che ha tradotto 
                  per noi le forme della natura. Linee pulite disegnate con il 
                  rapidograph, che non sono una semplificazione della realtà 
                  ma al contrario ne raccolgono la complessità, per trasformarla 
                  in memoria e forse anche denuncia. Uno sguardo buono, quieto 
                  e felice dietro una barba profetica. Ed una grandissima coerenza 
                  di vita, uno stile anarchico di vita.Mi verrebbe da dire: l'umanesimo anarchico di Gianni Gallo, 
                  che ho conosciuto attraverso le sue tessiture e attraverso il 
                  racconto appassionato di alcuni amici e da quello innamorato 
                  della sua donna, Silvia Sala.
 L'umanità doglianese, e non solo, era amica di Gianni, 
                  che riceveva al Bar Roma portando avanti questo semplice scambio 
                  della sua grande arte. Eppure qui non siamo al Burning Day, 
                  siamo in Langa.
 Quest'uomo, con le sue abitudini, sul divano di casa sua 
                  in pantofole con la sigaretta sempre accesa, ci lascia due segni 
                  capaci di eternità: la sua grande arte che si nutre della 
                  sua umanità penetrante, pregnante.
 Per una comprensione più piena dell'uomo vi proponiamo 
                  la lettura del ricordo dal profumo inconfondibile di vita di 
                  Antonio Lombardo e Piero Cagnotti, anarchici di Langa.
 Umberto Seletto 
                   
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                    | Una mela e mezza. In alto prove di colore per la tipografia.Disegno a china acquerellato a mano su carta antica, circa anno 2000
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  Niente 
                  fatture, solo baratto
 di Piero Cagnotti e Antonio Lombardo
 
 Alfonso Nicolazzi ancora andava a caccia nei primi anni dei 
                  '70. Era con Pietro Granai in quel di Dogliani, in una 
                  delle parti selvatiche della piana del Tanaro. La sera si fermano 
                  al bar Roma, lungo il Rea che taglia a metà il paese, 
                  era, ed è tuttora, uno di quei bar che ci puoi masticare 
                  qualcosa insieme al buon bicchiere, e ti ci puoi fermare a bagnar 
                  la parola con qualcuno o giocare a carte, o scrivere, o telefonare 
                  o incontrare e dare appuntamenti senza che nessun oste ti rompa 
                  le balle se vuoi ancora qualcosa. Così fecero, ma al 
                  tavolo vicino c'era gente che discuteva “Ma va là 
                  te e il partito, delega, delega sempre così non capirai 
                  mai niente”. “Basta, con voi anarchici è inutile 
                  discutere, basta dir di no e finisce lì”, “No, 
                  non finisce lì è tutto da fare invece”.
 Alfonso si alza e si avvicina al tavolo e direttamente chiede 
                  alle due barbe, Gianni Gallo e Piero Cagnotti, se erano anarchici 
                  e a risposta affermativa si presenta e dice che vedendo il posto 
                  bellissimo di Langa avrebbe verificato se si poteva piantar 
                  su, proprio lì, la tipografia per il giornale Umanità 
                  Nova. Gianni lo prende sul serio e lo porta alla sua storica 
                  cascina, la Ribote, quella di suo padre, intransigente antifascista 
                  e rigoroso contadino, da cui molto probabilmente aveva ripreso 
                  quell'etica autonoma e coraggiosa di decidere per conto suo. 
                  Non se ne fece nulla, ma da quel momento Gianni Gallo non perse 
                  mai di vista, ricambiato, il compagno Alfonso.
 Con Piero frequenta le feste di Gragnana, viene a Carrara e 
                  per finanziare il giornale, sempre negli anni '70, incide 
                  un'acquaforte “Bersaglio Ecologico” che rappresenta 
                  un prato di alte erbe selvatiche sotto un sole a raggiera. Si 
                  abbona al giornale fino alla fine dei suoi giorni. Ancora nel 
                  1998 in occasione della Fiera dell'Autogestione, a Carrù, 
                  poco distante, a notte fonda Alfonso andò a trovare Gianni 
                  lì dove Gianni viveva, dipingeva e riceveva gli amici, 
                  la sua cucina. Erano le ore in cui creava liberamente.
 
                   
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                    | Riccio ghermito da uccello rapace. Disegno a china acquerellato a mano, anno 2008 |   “Gianni era di sentimenti anarchici già nella 
                  culla, per carattere e disposizione naturale” dice la 
                  sua compagna Silvia Sala, curatrice del libro. Prima di Alfonso 
                  Nicolazzi, aveva già conosciuto altri anarchici cuneesi 
                  oltre a Piero Cagnotti, la famiglia Siccardi, Davide, per decenni 
                  abbonato a Volontà e Umanità Nova, Aldo, Graziella 
                  partigiani e figli di quel poeta e ceramista Pietro Siccardi, 
                  contemporaneo di Bartolomeo Vanzetti, che, testardo, portava 
                  il fiocco alla Lavallière anche durante il fascismo e 
                  s'incontrava coi pochi socialisti rimasti per festeggiare di 
                  nascosto il Primo Maggio nei boschi di Mondovì.Dopo gli studi al Politecnico Gianni inizia a disegnare dopo 
                  il lavoro di contadino-vigneron alla cascina di suo padre, e 
                  disegna la natura quella che la industrializzazione degli anni 
                  '60 rischia di distruggere.
 Tra i produttori di vino di Dogliani si sparge la voce che c'è 
                  uno del posto che disegna a mano le etichette. Comincia di lì 
                  un passaparola che negli anni si diffonde tra la Langa e il 
                  Roero, dopo i produttori di vino di Barolo, La Morra, Dogliani 
                  e dell'Arneis del Roero, arrivano le grappe e poi le confezioni 
                  dell'Agrimontana, lo trovi su marmellate, bottiglie, confezioni 
                  di prodotti artigianali, sali di Cesare Giaccone, ma anche su 
                  annunci di matrimonio degli amici. Erik Balzaretti, direttore 
                  delle arti visive e coordinatore del corso di illustrazione 
                  a Torino, nonché autore di libri e cataloghi sulla Comunicazione 
                  Visiva, fa derivare il suo disegno dal decorativismo primario 
                  di William Morris, il socialista utopista inglese. Provate voi 
                  a dipingere filo per filo una piuma, sembra facile a dirlo, 
                  ma Gianni ci riusciva col suo rapidograph.
 Non riproduceva nulla, era attento a quello che noi non ci facciamo 
                  caso, anche andando a girare in campagna: tarassaco con farfalla, 
                  lo scricciolo, il bruco, metteva insieme alchechengi e ne vedeva 
                  una composizione, si accorgeva di una aquilegia alpina come 
                  di un cardo tagliato, dei fiori del basilico come dei pulcini 
                  del picchio rosso, la cavalletta si distingueva nei minimi particolari 
                  dal grillo, e la pannocchia di mais dalle otto file. I colori 
                  parevano pastelli della scuola, di una tenerezza unica di chi, 
                  non con gli occhi della foto, ma con la memoria dell'anima descriveva 
                  la natura che non vediamo.
 Non ci sono scritti di Gianni Gallo, ma nei suoi Appunti per 
                  qualche pagina sul vino critica la alienazione della società 
                  dei consumi, il vigneron che non riconosce nella bottiglia del 
                  supermercato il gusto della sua uva e il contadino che non sente 
                  il suo grano nel pane venduto al negozio.
 
                   
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                    | La copertina del libro Dall'altra parte della natura. Etichettein Langa di Gianni Gallo (2015, pp. 277, € 30,00)
 |   Una testimonianza di Carlin Petrini, fondatore di Slow-Food 
                  ed amico da cinquant'anni di Gianni, alla presentazione del 
                  libro nel Castello di Verduno, sabato 12 settembre, fa chiarezza 
                  su chi era Gianni davanti a decine di produttori lì riuniti 
                  che avevano usufruito dei disegni per i loro prodotti: “Ricordatevi, 
                  sia chiaro a tutti, Gianni era un anarchico, non ha mai votato 
                  perché non credeva nei partiti, neppure quando lo hanno 
                  chiamato a fare il presidente di seggio alla casa di riposo 
                  gestita dalle suore, impediva alle suore di accompagnare i vecchi 
                  alle urne, e non fu mai più chiamato. Tutti voi avete 
                  usufruito gratuitamente dei suoi disegni, che faceva se e quando 
                  ne aveva voglia, per amicizia e per conoscenza personale. Risparmiavate 
                  fatture, niente IVA, un bel risparmio, certo c'era il baratto, 
                  quintali di vino, marmellate, grappe e finiva lì. Era 
                  lui che voleva così, perché non voleva nessun 
                  rapporto salariato, nessuna subordinazione, era un contadino. 
                  Adesso che la sua casa rischia di essere abbattuta adesso è 
                  il momento di mettersi la mano sul sedere, tirare fuori il portafoglio 
                  e prendere la casa e fare un centro di cultura della Langa, 
                  perché Gianni è tra i nomi che in Langa han fatto 
                  cultura, Pavese, Fenoglio, Arpino, il testardo Bartolo Mascarello 
                  che si oppone alla barrique, l'artista Cesare Giaccone oppure 
                  siamo qui a perdere una occasione”.Tocca a Piero Cagnotti riportarlo alla realtà, la casa 
                  è già stata venduta a pochi soldi e l'occasione 
                  è ormai persa. Resta la memoria di quanti lo hanno conosciuto, 
                  di chi ha portato la bandiera nera e rossa dell'Anarchia il 
                  giorno del suo funerale e di chi volentieri ricorda a quanti 
                  esaltano Gianni Gallo come artista e disegnatore di etichette 
                  che, semplicemente, non per ideologia proclamata, ma per respiro 
                  dei polmoni e battito quotidiano del cuore, Gianni Gallo era 
                  un anarchico.
  Piero Cagnotti e Antonio Lombardo |