Rivista Anarchica Online




Un faccione del poeta Allen Ginsberg stilizzato tra le due scritte “La fantasia abbatterà il potere” e “e una risata lo seppellirà!” campeggia sulla copertina del n. 77 (ottobre 1979). “Beat: cosa rimane di un mito” è lo strillo, in basso a destra, che rimanda al dossier interno (16 pagine) curato da Stefano Fabbri d'Errico, allora nostro valido collaboratore (suo anche un altro bel dossier sulla storica presenza degli anarchici a Canosa di Puglia), da anni – ora – segretario di un sindacato dei lavoratori della scuola (Unicobas).
Nel dossier vi sono anche tre interviste ad altrettanti poeti: l'afro-americano Ted Joans, il tedesco Erich Fried e il sovietico Egor Issaev. Tutte e tre interessanti, la terza esilarante e di grande effetto. Issaev è un poeta di regime, sostiene che l'arcipelago gulag (i lager del comunismo sovietico) non esiste, ecc... E alle precise contestazioni dell'intervistatore si arrabbia, ripete la versione di regime. E con lui si inalbera un po' anche il traduttore, “fornito” dall'ambasciata russa. Un'intervista, sottolinea la redazione presentando il dossier, che dice poco o nulla, ma proprio per questo – riprodotta integralmente – la dice lunga sull'arte quando prona al potere. Esilarante, si diceva. E di una tristezza infinita.
Due titoli, 37 anni dopo, colpiscono per la loro attualità: “Il valzer delle sinistre” e “Precari in lotta”. Chi se li trovasse oggi di fronte, non avrebbe alcun dubbio che si tratti di articoli scritti oggi. A volte basta un titolo per segnalarci che in certi campi 37 anni possono rappresentare anche un nonnulla. Alla faccia del progresso...
Due saggi ponderosi, uno sull'anarchismo e il suo ruolo nella società (di Giampietro “Nico” Berti) e l'altro sulle radici della dominazione (di un non meglio precisato Nicole, tradotto dalla rivista anarchica francese Lanterne Noire – dopo poco scomparsa), costituiscono la parte più “teorica” del numero. Spesso, non sempre, i numeri di “A” (allora a 44 pagine, meno di un quarto di quello che avete tra le mani) proponevano brevi saggi di cultura anarchica o di analisi approfondita di fenomeni politici e sociali.
Due pagine prevalentemente fotografiche sono dedicate al convegno internazionale di studi sull'autogestione, svoltosi a Venezia nel mese di settembre. Varie relazioni erano state pubblicate in precedenti numeri di “A”, una decina escono – come si annuncia in terza di copertina – nel doppio numero speciale (luglio/ottobre 1979) della rivista anarchica bimestrale Volontà, fondata nel 1946 a Napoli da Giovanna Caleffi vedova di Camillo Berneri e allora (nel 1979) curata da quel Francesco Codello che – su questo numero di “A” che avete tra le mani – cura il dossier della Rete per l'educazione libertaria (Rel). 37 anni dopo, appunto.
Curiosa e interessante l'intervista a due redattori di “A” reduci, nel corso dell'estate 1979, da un lungo viaggio, 20.000 km., percorsi in un mese e mezzo con doppio attraversamento del continente nord-americano, sulle tracce dei compagni e delle compagne della comunità anarchica di provenienza italiana, sparsi/e a macchia di leopardo in Canada e negli Stati Uniti. Viaggio fatto in compagnia di un vecchio (allora quasi ottantenne) militante anarchico friulano, Attilio Bortolotti, residente a Toronto (Canada).
Dai giovani di Open Road a Vancouver al pic-nic con le vecchie e i vecchi compagni nel New Jersey, dalle piccole comunità anarchiche di Los Gatos e di Beaumont (nelle aree di San Francisco e di Los Angeles, in California) a New York, ove incontrano Max Sartin e altri che avevano fatto parte della redazione de L'adunata dei refrattari a New York, è stata un'esperienza unica in seno a quella vasta comunità, che aveva raggiunto (60-70 anni prima) anche la consistenza di decine di migliaia di persone, per poi scomparire del tutto, in tempi relativamente recenti.
Ci piace pensare che qualcosa di quel movimento, di quelle storia, di quelle persone viva ancora (anche) nel nostro impegno editoriale.