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  In 
                  vista del Convegno internazionale di studi sull'autogestione, 
                  promosso dal Centro studi libertari “Giuseppe Pinelli” 
                  di Milano a Venezia a fine settembre (dal 28 al 30), la rivista 
                  di giugno-luglio 1979 (“A” 75) dedica la 
                  copertina e un dossier interno al tema. Vi scrivono lo spagnolo 
                  (residente in Venezuela) Victor Garcia, il tedesco Horst Stowasser, 
                  l'italiano Ludovico Martello e l'inglese Colin Ward. Altri materiali 
                  in vista del Convegno erano già stati pubblicati nei 
                  numeri precedenti. E volendo evidenziare questo dna internazionale 
                  della nostra rivista (e dell'anarchismo in generale), si prenda 
                  nota che su questo numero appaiono anche scritti del catalano 
                  Josep Alemany sulla CNT (organizzazione anarcosindacalista spagnola), 
                  del russo residente negli USA Murray Bookchin (il padre dell'ecologia 
                  sociale) sul progetto del nuovo giornale Comment, dell'italiano 
                  da decenni residente a Londra Giovanni Baldelli sulla violenza. Il secondo tema portante di questo numero, dopo l'autogestione, 
                  è l'antimilitarismo. Ne parla il redattore Paolo Finzi 
                  nell'editoriale di apertura intitolato Signornò.
 “In un'epoca di sempre più forte e subdola massificazione 
                  – scrive tra l'altro Finzi – con l'individuo sempre 
                  più stritolato dai grandi apparati burocratici, svuotato 
                  dall'interno dalla dis/informazione di regime, mentre tanto 
                  si ciancia di un “nuovo modo di far politica”, perdipiù 
                  facendosene scudo per giustificare il proprio disimpegno dalle 
                  lotte, è naturale che la coerenza degli obiettori totale 
                  venga irrisa o sottaciuta”. A questa presa di posizione, 
                  proprio in apertura del numero, fa eco alla fine del numero 
                  la pubblicazione di una (ennesima) dichiarazione collettivo 
                  di obiezione totale da parte di Giancarlo Molinelli, Eros Osio, 
                  Luigi Guerrini, Valentino Calò e Ezio Crotti.
 Va ricordato che in quegli anni era presente tra la stampa libertaria 
                  italiana Senzapatria, periodico antimilitarista e antiautoritario, 
                  sostenuto attivamente dalla nostra rivista, di cui – per 
                  questioni legali – uscì supplemento (se pure di 
                  fatto completamente autonomo).
 Altri articoli presenti in “A”: Ettore Zottele sugli 
                  arresti dell'operazione “8 aprile” (Toni Negri, 
                  Oreste Scalzone, ecc.); Fausta Bizzozzero sul furto; Gerardo 
                  Lattarulo sul lavoro nero; Piera Flecchia su Beppe Fenoglio 
                  “un libertario nelle Langhe”; la Federazione Anarchica 
                  Italiana (tramite la sua Commissione di Corrispondenza, all'epoca 
                  a Palermo) sulla violenza.
 Uno spazio importante è dedicato alla vita di “A”. 
                  Intanto questo numero 75 è il primo a 52 pagine, nuovo 
                  aumento di 8 pagine rispetto alla precedente foliazione di 44 
                  pagine. Poi si riferiscono le prime sensazioni dopo l'inizio, 
                  il numero precedente, della distribuzione nelle edicole di una 
                  serie di grosse e medie località, a macchia di leopardo, 
                  in tutt'Italia. In terzo luogo si annuncia che 10 nuove stazioni 
                  si sono aggiunte all'elenco delle edicole site nelle stazioni 
                  ferroviarie, servite da uno specifico distributore commerciale. 
                  Si dà poi conto del positivo andamento della sottoscrizione. 
                  E – cosa unica nella storia di “A” – 
                  si informano i lettori che la rivista ha acquistato spazi pubblicitari 
                  su La Repubblica e su Lotta Continua, per supportare 
                  la distribuzione appunto nelle edicole.
 Una rivista che vuole crescere in dimensioni, diffusione, visibilità. 
                  Una rivista che a suo modo scalpita. La stessa rivista che, 
                  37 anni dopo, ancora c'è e prosegue il suo cammino. Sempre 
                  con un po' di sogni nel cassetto.
  
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