Rivista Anarchica Online


Isis

La strada della resistenza popolare

di Andrea Papi


Il sedicente stato islamico andrebbe contrastato non con i bombardamenti, che colpiscono più civili che jihadisti, ma con il sostegno a chi già lo combatte in modo efficace, come la resistenza curda. Le responsabilità dell'Occidente. E quelle del fanatismo religioso islamico.


«La violenza è un fenomeno comune ai tre monoteismi... Nell'islam c'è soprattutto la violenza del conquistatore... Tutta la storia ce lo testimonia. L'islam si impose con la forza, dando luogo così a una storia di conquiste. Le persone dovevano convertirsi, oppure pagare un tributo. Perciò nell'islam la violenza nasce già con la sua fondazione... L'Isis non rappresenta una nuova lettura dell'islam, né la costruzione di una nuova cultura o di una nuova civiltà. Incarna soltanto la chiusura, l'ignoranza, l'odio del sapere, l'odio dell'umano e della libertà.»
Citazioni da Violenza e Islam, libro-conversazione tra Adonis, siriano di origine e forse il più grande poeta vivente del mondo arabo, e la psicoanalista Houria Abdelouahed, appena uscito con i caratteri dell'editrice Guanda. È un testo che, lungo tutto il suo svolgersi, trasmette una testimonianza sincera di un uomo di grande cultura cresciuto all'interno dell'islam. Mette in evidenza, in modo analitico e con appropriati riferimenti storici, come i presupposti culturali e religiosi dell'islam stesso siano in sé negazione di ogni umanesimo fondato su possibilità di critica e presupposti di libertà.
Non è l'opinione di un occidentale giudicante, ma una voce autentica molto critica che proviene dal mondo e dalla cultura islamica. Le sue parole contrastano in modo evidente con quel coro che in questi giorni di feroce “terrorismo fondamentalista”, come viene da più parti definito, salmodiano in continuazione che l'islam non ha niente a che fare con la violenza. Ritengo che Adonis abbia ragione, anche perché vede un principio di violenza ben radicato in tutti e tre i grandi monoteismi, identificando la caratteristica della conquista in quello islamico. Una visione che in qualche modo si abbina a ciò che dice Cacciari, là dove sostiene che l'Isis, detto altrimenti anche Daesh, è certamente interno all'islam esattamente come Hitler e il nazismo lo sono rispetto all'occidente. Questo ovviamente non vuol dire che l'occidente s'identifichi con Hitler né l'islam con Isis.
Dopo gli ultimi attentati di Parigi su internet e nei media sta scorrendo un fiume di parole impossibile da seguire nella sua interezza. Moltissimi deplorano e condannano, altri deviano la condanna verso il vecchio e mai decaduto imperialismo americano, altri ancora straparlano di complotti segreti, di logge occulte, di interessi iperbolici e deviazioni di intelligence che starebbero dietro alla miriade di stragi che stanno costellando il nostro disgraziato pianeta in questa martoriata fase del suo divenire.
Per riuscire a capirci qualcosa oltre l'emotività, si dovrebbe andare un po' oltre questo tipo di letture che si limitano a dolersi e biasimare la terrificante crudeltà del crimine terroristico, o con uno sguardo quasi esclusivamente economicista intravedono soltanto l'onnipresente interesse affaristico dell'occidente “imperialista”, oppure presi da una febbre dietrologica immaginano e percepiscono soprattutto l'azione sottobanco di spietati poteri occulti che dirigerebbero a nostra insaputa le sorti del mondo. Sicuramente sono aspetti in vari modi presenti nelle dinamiche e negli intrecci dei percorsi che hanno dato origine a quei fatti terribili, ma non esauriscono il problema che è molto più complesso.
Che siamo immersi fin sopra il collo in un oceano di ambiguità e ipocrisia, terribilmente sempre più disumano, mi sembra un dato di fatto che non ha bisogno di dimostrazione. È pure un dato incontrovertibile che siamo perennemente sottoposti a inganni, raggiri, ricatti ed estorsioni da ogni parte. È anche senz'altro sicuro che siano instancabilmente in opera centrali, sia occulte sia palesi, del terrore, della calunnia, dei complotti e dell'annientamento della verità e della libertà. Ma se è realisticamente sano il disincanto che accetta come credibile questo stato di cose, surrogato fra l'altro da continue constatazioni, ben diverso è sapere come stanno davvero le cose. Fa sempre parte di un atteggiamento disincantato non prendere per buono tutto ciò che ci viene propinato con dovizia e racconti avvincenti.
Siccome personalmente non sono addentro alle “segrete cose”, al di là di questo turbinio di “intricati orditi” vedo aspetti che considero pregnanti e significativi, in particolare il terrificante messaggio di radicale autoritarismo e raccapricciante asservimento. Di sicuro mi sento di dire che chiunque sia a tirare le fila, ammesso che ce ne sia qualcuno in particolare, non può che avere tutto l'interesse a convincerci che siamo davvero sottoposti a una cappa impenetrabile di orrori che ci sfuggono e ci dominano in toto, regalandoci la spiacevole sensazione che nulla possiamo per tentare di sottrarci a un simile tirannico dominio. Si tratta senz'altro di una forma ben congegnata di terrorismo di potere, che così riesce a mantenersi ben saldo sulla nostra impotenza indotta.

A ciascuno le proprie responsabilità

Nella situazione per come si è determinata le responsabilità dell'occidente, in particolare degli Usa, sono innegabili. Responsabilità pesanti, in parte ammesse pubblicamente anche dalla stessa Hilary Clinton durante la sua campagna elettorale. Questi signori della guerra sono stati addestrati e armati fino ai denti quando si supponeva che fossero semplici pedine nello scacchiere internazionale, senza preoccuparsi di cercare di capire chi erano veramente e quale fosse la loro storia. Attraverso canali illegali si continuano a rifornire questi assassini di armi micidiali, o a comprare il loro petrolio che svendono per riuscire a finanziarsi attraverso un costante flusso di denaro con cui pagano i propri mercenari e organizzano stragi, massacri e attentati. Obnubilati da una stupida cecità congenita, biechi mercanti cresciuti nell'alveo dell'occidente continuano a ritenere gli affari, qualunque tipo di affari, più importanti di qualsiasi altra cosa.
Nonostante tali innegabili ambiguità e connivenze è riduttivo sostenere che sono esclusivamente una creatura degli Usa e dell'occidente, come sta tentando di affermare un numero imprecisato di “antiamericani a prescindere” (per dirla alla Totò). Nella sua stupidità interventista, purtroppo l'occidente ha stoltamente creato le condizioni che hanno permesso a Isis di sorgere, dando forma a ciò che era latente e pronto ad imporsi non appena le occasioni lo avrebbero permesso. In realtà, ciò che lo caratterizza, la struttura leaderistica a rete, la visione fanatica radical-religiosa e le pulsioni estreme da noi definite fondamentaliste, non hanno nulla a che fare con l'occidente, come giustamente sottolinea con acume Adonis.

Nemici di laicità e libertà

Il modo in cui concepiscono il rapporto con le donne, nella massima parte dei casi sottomesse e schiavizzate, se non addirittura brutalizzate. L'interpretazione jihadica come azione militare spietata in nome della fede cieca in Allah. L'applicazione della sharia (la legge islamica), tradotta attraverso un radicalismo teocratico che non ammette repliche. Il disprezzo dichiarato di ogni forma di libertà e di pratiche democratiche. La censura totale di ogni pensiero divergente. La condanna a morte di atei, omosessuali e miscredenti in genere. La legge del taglione applicata in modo feroce a tutti i tipi di reato, la lapidazione come esecuzione della pena di morte. Tutte queste caratteristiche di gestione della società non c'entrano nulla con l'ingerenza occidentale, mentre sono espressione esclusiva di un islamismo che ritengo degenerato, di un fanatismo religioso frutto di un'ermeneutica degradata, nei fatti e nelle intenzioni nemica di ogni visione libertaria e di ogni laicismo.
Sotto un certo punto di vista potrebbe addirittura sembrare che abbiano finto di essere usati facendosi ben addestrare, armare e conoscendo i nostri punti deboli. Al momento opportuno hanno poi cominciato a usarci a loro volta, col fine di tentare d'imporre anche a noi il loro congenito dispotismo su tutto e su tutti.
Rispondere alla loro innegabile aggressione di nuovo con la guerra vorrebbe sicuramente dire riproporre molto incautamente gli scenari già noti in Iraq e in Afghanistan, innegabile causa principale della situazione terroristica attuale. Sul piano militare, smettendo di privilegiare i bombardamenti che continuano a uccidere più civili che jihadisti, bisognerebbe contrastarli aiutando seriamente chi già li combatte in modo efficace come la resistenza curda in Siria e in Iraq, cercando al contempo di favorire il sorgere di altre resistenze popolari in ogni regione dove si stanno imponendo con la spietatezza delle loro dittature teocratiche.

Andrea Papi
www.libertandreapapi.it