Rivista Anarchica Online





Milano/
I 75 anni di attività dell'Istituto “Ettore Molinari”

La rivista da sempre è attenta ai luoghi della storia dell'anarchismo, una testimonianza vitale del radicamento della storia del movimento libertario con quella del Paese.
Nel mese estivo ho presentato una ricerca suoi monumenti dedicati ai libertari e tra questi in particolare due ricordano Ettore Molinari (1867-1926): il primo è la tomba di famiglia al Cimitero monumentale di Milano mentre il secondo è un busto di bronzo opera dello scultore B.R. Veneziani conservato presso l'Istituto che porta il nome del grande scienziato anarchico. In Italia, credo che l'Istituto tecnico industriale “E. Molinari” sia l'unica scuola superiore dedicata alla memoria di un anarchico. In precedenza, alla fine degli anni Settanta, un'altra scuola a Torino era stata dedicata per un breve periodo a Franco Serantini, giovane libertario morto nel Carcere del Don Bosco di Pisa dopo che era stato selvaggiamente picchiato dalla polizia il 5 maggio 1972, durante una manifestazione antifascista.
Dunque, non passa inosservato un Istituto che per festeggiare i suoi 75 anni dalla “nascita” abbia organizzato un programma di eventi incentrato su un convegno nel quale si è approfondita e analizzata la figura dello scienziato anarchico cui appunto è intestata la scuola. Le iniziative si sono tenute l'8 e il 9 ottobre presso la sede dell'Istituto in via Crescenzago 108/110 a Milano.
Ma facciamo un passo indietro e ricostruiamo il percorso storico di questo Istituto. Alla fine dell'estate del 1940 (l'Italia era entrata in guerra a giugno) Giuseppe Bottai, allora ministro dell'educazione nazionale, comunica ad Angelo Coppadoro, il preside incaricato, di aver deciso l'istituzione a Milano di un nuovo corso di studio della chimica. Il 16 ottobre di quell'anno inizia ufficialmente l'attività del “Regio Istituto tecnico industriale per chimici industriali”, con sede in Milano in via S. Marta 18. L'istituto nasce in un contesto particolare, nel quale le applicazioni chimiche sono di grande importanza strategica nell'economia di guerra e dove la cura della didattica e la preparazione degli allievi sono tenute in grande considerazione. Le attrezzature date in dotazione all'Istituto, pur nell'ambito delle ristrettezze del periodo, hanno un elevato livello tecnico.
Alla fine della guerra, il preside propone al consiglio dell'Istituto il cambiamento del nome e la scelta ricade su Ettore Molinari, prestigioso docente universitario, ricercatore e chimico di fama internazionale scomparso a Milano il 9 novembre 1926. La morte di Molinari nella città lombarda non era stata commemorata degnamente, d'altronde in quel periodo storico il defunto regime aveva varato quelle leggi eccezionali che, vietando in Italia qualsiasi attività di opposizione politica, imbavagliando la stampa con la censura e il controllo economico delle principali testate d'informazione, di fatto avevano fatto precipitare il paese nell'epoca del totalitarismo fascista.
La scuola, che negli anni Sessanta e Settanta ha avuto un boom di immatricolazioni, si è sempre fatta apprezzare per la qualità dell'insegnamento e dei corsi e si è caratterizzata per essere una struttura aperta, progressista e culturalmente vicino alla “sinistra”.

Milano, quartiere Crescenzago - La scuola
intitolata all'anarchico Ettore Molinari

Quest'anno, dunque, l'Istituto ha deciso di commemorare degnamente i suoi 75 anni di attività e ha invitato una serie di “esperti” a parlare di Ettore Molinari. I lavori, che si sono svolti nell'Aula magna dell'Istituto davanti a un attento pubblico, sono stati aperti dallo storico della scienza Luigi Cerruti (autore di un importante lavoro: Bella e potente, la prima e tuttora unica storia della chimica nel Novecento apparsa nella letteratura internazionale, pubblicata nel 2003) che ha presentato una relazione dal titolo: La figura di Ettore Molinari: profilo di un chimico, di un anarchico e di un pacifista; successivamente è intervenuto Ferruccio Trifirò (professore emerito dell'Alma Mater, dove per anni è stato preside della Facoltà di Chimica industriale, e unico italiano presente nel comitato scientifico - Scientific Advisory Board - dell'Opac, Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) che ha tenuto una relazione su: La dualità della chimica: fra attività belliche e servizio all'umanità; poi ha parlato Franco Bertolucci della Biblioteca F. Serantini su: La memoria di Ettore Molinari nelle ricerche storiografiche del Secondo dopoguerra di P.C. Masini e in alcune collezioni di documenti rari; infine, hanno chiuso i lavori diversi interventi di allievi, ex allievi, docenti e personale tecnico e amministrativo che hanno raccontato il “loro Molinari”.
Dal convegno è emersa la figura di un personaggio straordinario dal punto di vista umano e scientifico che, come ricordava Masini in un suo scritto, è “il solo anarchico che nell'epoca prefascista sia giunto a una cattedra universitaria”, ma che spesso è ricordato più per la sua attività scientifica che non per le sue scelte politiche di anarchico individualista. Molinari è uno scienziato che si forma abbeverandosi alla fonte della scienza positivista e materialista e che matura una convinzione originale sulla necessità dello sviluppo della tecnologia e della scienza, come premessa indispensabile per lo sviluppo sociale e per la rivoluzione anarchica.
In uno dei prossimi numeri della rivista pubblicheremo un contributo per la conoscenza e l'opera di questo anarchico dimenticato, nel Secondo dopoguerra, anche purtroppo dai libertari!

Franco Bertolucci




Lisbona/
Edizioni Sovversive in mostra

In questi ultimi due anni la tradizionale Fiera del libro anarchico di Lisbona ha cambiato nome ed è diventata la Vetrina delle Edizioni Sovversive. L'evento ha avuto nuovamente luogo nella sede di una delle Associazioni culturali più antiche di Lisbona “Os Amigos do Minho” (Gli amici di Minho)1, situata in un quartiere molto popolare chiamato Intendente, vicino al centro cittadino, dove il processo di gentrificazione sta progressivamente distruggendo gli stili di vita tradizionali.
Come con la vecchia denominazione di Fiera, anche con quella odierna di Vetrina questo evento annuale ha dato spazio non solo alla presentazione e all'esposizione di libri, giornali e riviste, ma anche a dibattiti, musica, performance teatrali e ottimo cibo vegano.
La Vetrina si apriva con circa 15 banchetti, 5 dei quali provenienti da paesi extra-portoghesi: dalla Spagna provenivano la libreria Bakaki di Granada, abituale partecipante, la rivista Argelaga di Barcellona e l'editore vegano Ochodoscuatro di Madrid; per la prima volta, poi, la Lokaal Akrata di Brussels e la Tempest Library di Berlino. Tra gli stand portoghesi, la sempre presente Biblioteca Observatòrio dos Estragos de Sociedade Globalizada (Biblioteca Osservatorio delle Nocività della Società Globalizzata), il Centro de Cultura Libertària, la sezione portoghese dell'AIT, il giornale Mapa, la libreria e casa editrice Letra Livre e la casa editrice Textos Subterrâneos.
Letra Livre e Textos Subterrâneos hanno presentato i loro ultimi libri, rispettivamente Para uma história da repressão do anarquismo em Portugal no século XIX (“Per una storia della repressione dell'anarchismo in Portogallo nel XIX secolo”) di Luís Bigotte Chorão e A reprodução da vida quotidiana e outros escritos (“La riproduzione della vita quotidiana e altri testi”) di Fredy Perlman.
Tra i numerosi dibattiti ne vanno evidenziati due: uno promosso dal Group of Anthropological Studies La Corrala di Granada inerente al libro Por qué no nos dejan hacer en la calle? (“Perché non lo possiamo fare per le strade?”), che discuteva delle pratiche correnti di controllo sociale e privatizzazione degli spazi pubblici nella città capitalista, prendendo in considerazione la restrizione legislativa promulgata dalla città spagnola di Granada che punisce molte attività per le strade come bere, vendere, prostituirsi, ritrovarsi convivialmente, mendicare, ecc.; l'altro, del collettivo Ippolita, sul loro libro Nell'acquario di Facebook: la resistible ascesa dell'anarco-capitalismo, tenuto da Carlo, uno degli autori. Questo è stato l'ultimo dibattito della Vetrina, il più seguito dal pubblico e con una grossa presenza di giovani, considerata la modernità e l'attualità dell'argomento.
Come al solito, anche altre attività hanno riempito le tre giornate della Vetrina: brevi documentari, concerti e una performance teatrale.
Ultimo, ma non meno importante, questo evento è stato al solito un'opportunità per incontrare quei vecchi compagni e amici che non si vedono spesso a causa dell'età o perché vivono fuori Lisbona; sfortunatamente però se ne vedono sempre meno.

Mário Rui Pinto

traduzione di Carlotta Pedrazzini

1. Minho è la regione più a nord dello stato portoghese, confina con la provincia spagnola Galizia.




Firenze/
A ciascuno la sua Vetrina

Si è svolta a Firenze, dal 3 al 5 ottobre scorso, la settima edizione della Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria. Anche quelli che, come chi scrive1, hanno visto solo una delle precedenti edizioni, hanno l'impressione, tornando al teatro Obihall di via Fabrizio De André, di essere stati invitati a partecipare a una grande festa di famiglia, dove incontrare amici, più o meno recenti, fare nuove conoscenze, dove poter vedere il viso di una persona di cui si conosceva solo il nome, magari da decenni, o trasformare un'amicizia virtuale in una vera relazione. Non è possibile parlare con tutte e tutti, per la numerosa frequentazione, e alla fine bisogna accontentarsi di essere riusciti a mantenere gli impegni presi e a soddisfare i desideri nati decifrando (con qualche difficoltà) il programma pubblicato qualche giorno prima dell'inizio della vetrina su una rete sociale.
Anche il programma cartaceo (bello ma poco leggibile) suscita nuovi entusiasmi e frustrazioni: mentre devi salire al primo piano per mantenere la promessa fatta di partecipare a una presentazione, ti stanno chiamando le voci (a volte assordanti data la scarsa qualità dell'impianto audio e la tendenza irrepressibile ad alzare sempre più il volume) dell'auditorium. Ma strada facendo inciampi in qualcuno che cercavi, o ti cercava, da ore e così ti perdi sia il dibattito sia la presentazione (a meno che non sia cominciata in ritardo), ma guadagni, forse, un/a nuovo/a amico/a.
Magari puoi proseguire la conversazione facendo la fila per il cibo, buonissimo, vario e a prezzo conveniente, al contrario di quanto si trovi, almeno in Francia, in tanti altri incontri, ad esempio sull'ambiente o sull'economia alternativa... dove il cibo è spesso caro e non sempre nutriente. Rovescio della medaglia, la fila per comprare da mangiare è lunga. Forse varrebbe la pena di pensare a un sistema di prepagamento, magari con una valuta locale, come si fa spesso nelle feste e fiere alternative, e magari pensare di passare al biologico. Almeno per la pasta (a questo proposito, mando un messaggio personale a Paolo, della cooperativa Isis, presente con uno stand alla Vetrina: la pasta è piaciuta ai mangioni!).
Per poco che ti venga in mente di fare una scappatina nostalgica nel centro città, magari la mattina presto per vedere Firenze come all'epoca in cui il flusso dei turisti ancora non ti impediva di camminare sui lungarni, il tempo è volato ed è quasi ora di rifare la (lunga) strada di ritorno, con tante belle impressioni, nuovi progetti, tanta ammirazione per la bella organizzazione e una borsa piena di cose prese alla Vetrina.
Da questa borsa, estraggo alcuni ricordi, impressioni e oggetti, scelti fra i tanti che sono il riflesso della mia versione della Vetrina. Prima un ricordo sonoro, legato al piacere di riascoltare Alessio Lega; ha cantato proprio la mia canzone preferita, tratta dal suo album Malatesta, «Risaie», già sentita a Sète e Montpellier, dove Alessio era venuto a fare due bei concerti, interpretando canzoni in tante lingue per essere in sintonia con le persone che l'avevano invitato2.
Il secondo ricordo è a fumetti: l'incontro con Jean-Pierre Ducret e i suoi bei disegni sulla Rivoluzione russa in Ucraina. L'Archivio Germinal di Carrara ha fatto un lavoro enorme, in particolare di traduzione e di creazione di font, usando la scrittura del disegnatore3. È in corso un progetto di pubblicazione dell'originale in francese. Da seguire...
Cerco e ritrovo, proprio in fondo in fondo, perso sotto i tanti oggetti, un libricino, tutto fatto a mano e battuto, sembra, con una vecchia macchina da scrivere: Omaggio all'unicità. È il biglietto da visita delle edizioni Les Milieux libres. Non tutto il contenuto si può leggere perché le paginette andrebbero separate con il tagliacarta, ma c'è il rischio di rovinarle. Sarebbe un peccato. Si capisce comunque che vi sono stampate definizioni, tradotte dal francese e tratte dal Dictionnaire de l'individualisme libertaire4. Nella borsa, il libricino era sepolto sotto i libri e le magliette comprate alla Vetrina (e sotto i pacchi di pasta Isis). Libricino e magliette, prese allo stand dei CUB e illustrate con i pesci piccoli che mangiano il pesce grosso, sono una buona illustrazione della pluralità della manifestazione.
La stessa diversità, che rende così interessante la Vetrina, si ritrova nelle presentazioni di libri appena pubblicati. Rimando alle recensioni che usciranno qua e là, stese da chi ha letto i tanti libri cui è stato dato uno spazio durante la Vetrina. Per ovvi motivi (vedi sopra) non ho seguito tutte le presentazioni che m'interessavano e non ho ancora letto i libri comprati (o regalatimi in compenso di collaborazioni passate o future. Di nuovo grazie!). Mi resta un'osservazione: editori, fate in modo che chi presenta il libro, anche se non specialista dell'argomento, almeno l'abbia letto veramente e non in modo obliquo, in particolare quando l'autore è assente; pena: lasciare nella mente degli ascoltatori idee strambe sull'argomento.
Mi sono persa il dibattitone del sabato pomeriggio e le presentazioni con autori stranieri, cioè i momenti, forse, di più ampio respiro internazionale e magari questo è il motivo per cui mi rimane l'impressione di una Vetrina soprattutto italiana, o meglio toscana, siciliana, ticinese, emiliana, bolognese, milanese... dove anche i marsigliesi, e qualche bretone, sono di casa. Spero di arricchire questa mia geografia durante l'ottava edizione. Interessante mettere a confronto con il programma fiorentino quello londinese per la Bookfair che si svolgerà proprio in questi giorni. Devo aver visto male: non emerge nessun legame con l'anarchismo italiano5...
Ultimo ricordo qui evocato, il progetto REBAL, per il momento soprattutto italo-svizzero, ma che intende aprirsi anche ad altri paesi. REBAL ha presentato il suo catalogo collettivo virtuale (Ehi ragazzi, proprio in questo momento non posso accedere. Come mai?) e ha abbozzato, con tanta cautela, un discorso su diffusione cartacea e online. REBAL intende infatti integrare non solo i cataloghi delle biblioteche aderenti ma anche risorse digitali e ad accesso aperto6. Ci voleva un certo coraggio ad affrontare l'argomento che sembra essere stato evitato dagli organizzatori della Vetrina, i quali hanno puntato tutto sulla carta. Eppure si poteva prendere spunto da tante esperienze che esistono già, come quella di questa stessa rivista, “A”, che offre sistematicamente i suoi contenuti online dopo aver messo in vendita la versione cartacea. E non cito altri esempi per evitare di dimenticarne. I libri digitali uccidono i libri o li fanno conoscere meglio? Si può restare completamente al di fuori di questo cambiamento avvenuto nel mondo dei libri? Cosa lascia più impronte sull'ambiente: tutti questi computer che tengono in mente le nostre informazioni o le tante pagine stampate di libri, che finiscono col pesare molto, anche fino a due chili e mezzo, e che in tanti casi vengono svenduti dopo qualche tempo? Come non fare la differenza tra il libro come oggetto e il suo contenuto? Di questo tanti hanno parlato meglio di me, ma potrebbe essere un ottimo spunto per l'ottava edizione. A meno che la tematica non entri in contrasto con la logica commerc... – ops stavo per dire una parolaccia – della Vetrina?

Isabelle Felici

Note

  1. Grazie ad Alessandra Giro per l'aiuto nella rilettura.
  2. Per un resoconto di questi concerti, cfr. Isabelle Felici, «  A Sète et à Montpellier avec cette mauvaise tête d'Alessio  », 15 giugno 2013, http://atelierdecreationlibertaire.com/blogs/anarchistes-italiens/2013/06/15/a-sete-et-a-montpellier-avec-cette-mauvaise-tete-dalessio/.
  3. Cfr. l'articolo di Silvio Corsini su Umanità Nova, n.29 del 4 ottobre 2015 – esemplare estratto dalla mia borsa... –, e il sito www.makhno.org.
  4. Michel Perraudeau, Dictionnaire de l'individualisme libertaire, Paris, Les éditions libertaires, 2011.
  5. Il programma degli incontri si decifra su questo link http://anarchistbookfair.org.uk/ alla sezione meetings.
  6. Cfr il testo di presentazione del progetto: http://www.rebal.info/vufind/Manifesto/Home.


No Tav/
Lotte e repressione

Gaglione (Torino), 3 ottobre 2015 - Calci e pugni ai manifestanti, diversi anziani rimangono feriti. Non è che uno dei tanti episodi di ordinaria violenza istituzionale e repressione contro il movimentro No Tav. “A” ha seguito fin dall'inizio questa lotta, caratterizzata da un'ampia partecipazione popolare che ne ha fatto un simbolo dell'opposizione all'imposizione di un modello di sviluppo assurdo.
(Si ringrazia Luca Perino per la segnalazione e la foto).




Francoforte/
In scena alla Fiera la decrescita del libro

Quali sensazioni emergono dalla partecipazione alla Buchmesse di quest'anno?
Dopo anni di apparente espansione, la direzione della Fiera, visto il calo dei partecipanti dell'anno precedente, ha deciso di ridurre il numero dei padiglioni destinati agli espositori, Quello più ampio, a un piano solo, il numero 8, è rimasto chiuso, e gli editori anglofoni che erano lì ospitati sono stato spostati al numero 6, in precedenza riservato soprattutto agli editori francofoni. Questi ultimi hanno trovato spazio al primo piano del n. 5 e gli editori italiani sono stati sfrattati all'inferiore piano terreno. Anche alcuni gruppi editoriali italiani che per motivi di prestigio avevano trovato spazio tra gli editori americani (Giunti, De Agostini...) sono stati d'ufficio riportati nell'area nazionale.
La cosa non è piaciuta al management della Mondadori che, per questa e altre considerazioni, ha deciso di disertare la fiera. Così la principale novità per gli operatori stranieri è stata la sorpresa di non trovare più gli editor di Mondadori, di Einaudi e di Piemme, e di cercare invano i loro stand. L'unico marchio del gruppo presente è stato quello di recente acquisizione: RCS Libri, il cui stand, di dimensioni ridotte, ospitava alcuni dipendenti preoccupati degli effetti della fusione per il loro futuro. Così l'area riservata ai libri italiani risultava decisamente ridimensionata e lo stand che spiccava per la sua imponenza era quello di 110 metri quadrati in stile assiro-barocco del Vaticano.
La compravendita di diritti, che è l'attività principale della manifestazione, incomincia tradizionalmente le sere che precedono l'inaugurazione e si svolge negli alberghi più lussuosi della capitale dell'Assia. Così, il mercoledì dell'apertura, in genere le più importanti transazioni si sono già concluse e fino al sabato gli appuntamenti agli stand si concentrano maggiormente sulle proposte di libri in uscita nei mesi successivi e sulle transazioni minori, con anticipi che solo raramente sono superiori a poche migliaia di euro. Quest'anno le frasi che più spesso si sentivano erano: “Oggi puntiamo di più su titoli originali. Dobbiamo limitare le traduzioni. La direzione ci chiede di ridurre i titoli in programma.” In un'atmosfera del genere, c'era poco da festeggiare. E tra gli italiani gli unici davvero contenti apparivano quelli delle edizioni e/o, grazie al “Ferrante effect”. Il grande successo dei romanzi di Elena Ferrante negli Stati Uniti è servito da traino per le loro traduzioni in più di venticinque lingue diverse, e allo stand della casa editrice si è brindato allegramente.

Lo stand vaticano alla Buchmesse

L'atmosfera depressa non era, però, solo presente nello spazio destinato agli editori italiani e si toccava con mano tra gli espositori di quasi tutti i paesi, soprattutto tra quelli dei paesi anglofoni. È sempre più evidente che ci troviamo davanti a un profondo cambiamento nel mondo dell'editoria, che tocca la natura stessa del libro e delle abitudini di lettura.
La stasi dell'editoria, che continua da anni, con cifre che tendono tutte alla contrazione, induce tutti a sondare possibili alternative. Una è quella che induce alla concentrazione i grandi gruppi. Il caso della fusione Mondadori-Rizzoli è solo l'ultimo, anche se corrono voci sempre più insistenti che il nuovo gruppo finirà per essere assorbito dal principale colosso mondiale delle edizioni trade, Bertelsmann-Random House. E su tutte queste manovre come l'ombra nera di una piovra incombe Amazon, pronta a diventare il monopolio capace di gestire sul piano globale la diffusione di contenuti. Infatti, è sui contenuti che si gioca la partita: gli editori più accorti sperano di poter controllare lo stesso sviluppo tecnologico con un'editoria che si serva non soltanto del cartaceo, ma anche della vasta gamma dei mezzi dell'elettronica, che va dall'e-book alle App e alle altre piattaforme, anche se tutti negano la possibilità che il cartaceo finisca definitivamente.
Animati da questa fiducia nell'eternità del libro, tanti, come me, trovano l'occasione per scoprire testi preziosi da offrire a più lettori. La mia più bella scoperta di quest'anno? Un libretto a più voci curato dal collettivo amburghese Haus Bartleby, Sag alles ab, che come dice il sottotitolo, vuole essere “un'apologia dello sciopero generale che duri tutta la vita”, per una fine del capitalismo attraverso la negazione delle sue logiche, con eleganti arringhe di autori come Niels Boeing, Christian Dries, Sonja Eismann, David Graeber, Paul Herden, Das Kapitalismustribunal, Anselm Lenz, Hans-Peter Müller, Guillaume Paoli, Yanis Varoufakis, Elisabeth Voß, Anne Waak.

Guido Lagomarsino