Rivista Anarchica Online





USI/
L'opinione del nuovo segretario

Durante il congresso tenutosi a Trieste lo scorso aprile, Franco “Colby” Bertoli è stato eletto nuovo segretario nazionale dell'Unione Sindacale Italiana.
Gli abbiamo chiesto che futuro vede per il “suo” sindacato.

USI sta per Unione Sindacale Italiana. Nel 1922 fu tra i fondatori dell'AIT Associazione internazionale dei lavoratori, di cui fa parte, pertanto da allora la sigla è sempre stata USI-AIT. Il congresso di Trieste dell'aprile di quest'anno mi ha eletto segretario nazionale. Segretario che in un sindacato anarcosindacalista ha solo il compito di rappresentare, motivare e tenere unita l'unione. Le decisioni, infatti, come da prassi e dettato statutario, si prenderanno collettivamente nei congressi e nei consigli nazionali dei delegati.
Sono contento di questa USI-AIT realmente orizzontale e autogestionaria, mi fido e stimo tante e tante persone che agitano idee, iniziative e progetti futuri.
L'USI-AIT venne fondata nel congresso di Modena il 23-24-25 novembre del 1912, 103 anni fa, ed io sarò il primo segretario modenese; sento forte il filo che ci lega a quegli anni, quindi sarò un segretario che vigilerà sui presupposti iniziali dell'USI-AIT, tra tutti l'antimilitarismo, e poi contro la burocrazia, il parlamentarismo e il funzionariato (nel nostro sindacato non esistono funzionari professionisti e stipendiati). L'USI-AIT non è il sindacato degli anarchici, lo è anche ma non solo. L'USI-AIT è anarcosindacalista ovvero è nella prassi e nella concretezza delle lotte che esprime la visione di una società autogestita e autorganizzata, senza stato.
Ci stiamo riorganizzando e ringiovanendo, siamo attivi principalmente nella Sanità, lavoratori e lavoratrici che non dovremmo mai smettere di ringraziare, soprattutto negli ospedali milanesi, S. Raffaele, S. Paolo, S. Carlo e Melegnano ma anche a Careggi, a Firenze e a Trieste. Siamo presenti nelle Cooperative Sociali, nell'Industria, negli Enti Locali, nell'Educazione e con Lavoratori Indipendenti cioè in quei lavori che non hanno il contratto nazionale. Nel 1999 partecipa alla nascita del Progetto Flores Magon, principalmente ad opera della sezione USI dell'ospedale S. Paolo di Milano in solidarietà alla lotta Zapatista, ma che ha visto coinvolta tutta l'Usi-Sanità e USI Intercategoriale.
Siamo internazionalisti, antimilitaristi, antifascisti, antisessisti, antirazzisti, antiautoritari e gioiosamente per il mutuo appoggio e l'azione diretta.
Non sono mai stato iscritto a nessun sindacato e la prima tessera sindacale è stata quella dell'USI-AIT nel 2004. L'USI-AIT ha due gambe, la prima è quella anarcosindacalista, la seconda, quella a cui maggiormente appartengo cioè quella sociale ed autogestionaria, quella della liberazione di spazi di socialità e dello sviluppo delle forme di autoproduzione, autogestione e autocostruzione. Ho aderito al movimento anarchico a sedici anni, nel luglio del 1976, proprio in occasione del quarantesimo anniversario della rivoluzione spagnola del ‘36. La prima iniziativa anarchica che assieme ad altri ho organizzato è del settembre dello stesso anno con un concerto di Paola Nicolazzi nella piazza pubblica di Concordia in solidarietà a due anarchici condannati a morte, se non erro, islandesi. La mia anima frikettona mi fece, da quasi anarchico, partecipare alla famosa festa di Parco Lambro di Milano nel giugno di quell'anno, cosa che poi ho condiviso con Cesare Copeta di Brescia, compagno meraviglioso e importantissimo per l'USI-AIT, che qui voglio ricordare.
Non ho mai capito come mai gli anarchici e i libertari nel suo insieme non facciano parte di un sindacato anarcosindacalista, esprimo questa che è una mia opinione e che non è espressione dell'USI-AIT e non ha volontà polemica. Molti con cui ho parlato mi hanno spiegato che stanno nella Fiom o in Cgil perché lí ci sono i lavoratori, altri invece partecipano a sindacati di base dove non si sono mai preoccupati dell'orizzontalità decisionale, né del fatto che non si tengono congressi nazionali ed il segretario è sempre quello, ma sono soddisfatti perché hanno libertà di movimento. Compagni questi, duri e puri, che nel tempo libero organizzano cose anarchiche meticolosi nell'etica e poi, mi vien da dire, nelle cose serie, cioè nel come ci si mantiene per campare, è meglio stare con le spalle coperte o dove c'è la massa. Mio ragionamento, soltanto mio, ma se nel mondo del lavoro stai dove c'è la massa quando fai attività politica non farla in quattro gatti, entra là dove c'è la massa, mi sembra una logica conseguenza. Faccio questo ragionamento per i più giovani, quegli altri, quelli che hanno pensato di stare in Fiom o in altri sindacati è proprio meglio che stiano dove sono. (Era una battuta e a me piace farle e scriverle). Comunque ben venga un dibattito.
Un'altra cosa che voglio dire è relativa alla prospettiva progettuale, anni e anni di attività militante, di serate anti o pro qualcosa, di divisioni, di iniziative che alla fine erano sì e no sufficienti alla pura testimonianza senza nessun contatto con la società hanno portato l'anarchismo fuori dalla storia. Ma noi non eravamo quelli che “portavano un mondo nuovo nei nostri cuori”? E intanto le nostre sedi sembrano mortori e luoghi della sfiga, noi con gli ideali di libertà ed eguaglianza non dovremmo essere dispensatori di gioia e felicità e invece produciamo continui scazzi e divisioni. Ribadisco ben venga il dibattito.
Non è uno spot a favore dell'USI-AIT ma quello che penso, perché se sto nell'USI-AIT è perché ho voglia di incontrare i miei compagni e le mie compagne, mi porta oltre che concretezza anche gioia, la stessa irrazionalità della mia elezione dimostra quanto l'USI sia solida e pronta alle sfide del futuro.
Il mio pensiero va al movimento spagnolo ed alla CNT. Tutti si sta nella CNT e quella anarcosindacalista dovrebbe essere la vera forza collettiva, poi nello specifico ognuno si organizzi come e con chi vuole ma quando si tratta di “economia”, di rapporti capitale-lavoro allora si scende tutti in piazza con la CNT.
Molti criticano l'anarcosindacalismo tacciandolo di riformismo, di socialdemocrazia, ebbene ancor di più bisogna stare nel sindacato e vigilare che non degeneri, ma questa paura non può far perdere l'orizzonte di potenzialità che l'anarcosindacalismo esprime cioè di stare in mezzo alla società avendo la forza di proporre e concretizzare situazioni che esprimono già la nostra società futura. E poi mia opinione, solo mia, le rivoluzioni sociali non le hanno messe in piedi gruppi specifici ma i movimenti di lavoratori o contadini, ed è lí che dobbiamo stare.
Per tutto quello che riguarda le decisioni congressuali, o comunicati o lotte dell'USI, vi rimando al nostro sito www.usi-ait.org, o vi invito a cercare il nostro giornale Lotta di Classe, se lo fate con gioia vi assicuro che da qualche parte lo trovate.
Gioia, Lotta e Anarcosindacalismo.

Colby



Egitto e Tunisia/
Periodici anarchici italiani a fine ‘800

Nel settembre 2013 l'École française di Roma, istituto francese di ricerca storica, archeologica e scienze sociali, ha organizzato – nell'ambito di un progetto di ricerca diretto da Catherine Brice (università di Parigi Est Créteil) – un seminario internazionale su “Stampa ed esilio nel XIX secolo”. Vi ha preso parte anche Giorgio Sacchetti, docente di Storia contemporanea e nostro collaboratore, con un intervento dal titolo “La stampa anarchica italiana in Egitto e Tunisia alla fine del XIX secolo”. Ne pubblichiamo un estratto.

Negli ultimi decenni del XIX secolo si sviluppano, a Tunisi come ad Alessandria d'Egitto, importanti comunità italiane composte sia da emigrati per motivi economici sia da perseguitati politici. La Tunisia, tra i paesi del Maghreb, è stata per più lungo tempo la meta preferita dei flussi provenienti dall'Italia. A minatori, muratori, contadini meridionali, si aggiungono ebrei ed esuli delle antiche battaglie risorgimentali (sono 21.000 gli italiani censiti in Tunisia nel 1891). Anche in Egitto, in concomitanza dei grandi lavori per il Canale di Suez, si forma un'analoga comunità, socialmente assai composita, caratterizzata da una forte presenza di esuli politici, ed altrettanto numerosa (25.000 italiani censiti nel 1897).
In quegli ambiti, spesso effervescenti dai punti di vista culturale e politico, trovano utile spazio la predicazione socialista e anarchica anche attraverso la pubblicazione, sia pure irregolare, di periodici. Le condizioni materiali e giuridiche di produzione e diffusione di questa tipologia di stampa – “sovversiva” –, frutto talvolta di iniziative individuali o di piccoli gruppi, sono rese difficoltose da problematiche ambientali, precarietà economica e condizioni di vita dei redattori/stampatori (che spesso operano in clandestinità) e dagli interventi repressivi del “fisco” locale in genere sollecitato delle autorità consolari italiane.
L'anarchismo italiano ed internazionale, in quanto movimento politico e sociale, vive nel contempo una fase di grande fermento ed è attraversato da forti perturbamenti e stimoli di varia natura. La transizione e la svolta di fine secolo sono connotati sia dalla crisi ideologica interna del movimento anarchico, sia dagli attacchi mirati e coordinati a livello europeo messi in atto dagli apparati statali. Quindi gli organi di stampa risentono indirettamente di ambedue questi fattori: da una parte gli effetti della “legislazione anti-anarchica”, dall'altra il vivace dibattito in corso innescato da Errico Malatesta e Francesco Saverio Merlino (e che verrà a piena maturazione negli anni Novanta) contro il terrorismo propugnato dalle correnti individualiste.
Riteniamo necessario e interessante effettuare un focus sulle due distinte realtà nordafricane: su Alessandria d'Egitto, dove esuli internazionalisti – fra cui il tipografo livornese Icilio Parrini – editano (fin dal 1877) le testate «Il Lavoratore» e «Il Proletario» inaugurando così una lunga tradizione locale di pubblicistica libertaria in lingua italiana che si dipanerà per tutto il primo Novecento; su Tunisi, dove fra il 1888 e il 1896, escono il settimanale «L'Operaio» (sottotitolo: “organo degli anarchici di Tunisi e di Sicilia”, poi “Organo Comunista Anarchico” e infine “Organo internazionale dei lavoratori”) e la rivista culturale mensile «La Protesta Umana», ambedue diretti dal medico calabrese Nicolò Converti.

L'Operaio, settimanale (1887-1889, 1904).
“Organo degli Anarchici di Tunisi e di Sicilia.
Organo Comunista-anarchico. Organo
internazionale dei lavoratori”

Insieme ai profili biografici dei redattori principali, si darà anche, sommariamente, conto dei contenuti politico culturali di queste testate, dei dati tecnici tipografici relativi, dei collaboratori, etc. Ma ci si soffermerà in particolare sugli “incidenti di percorso” che ne decretano interruzioni e cessazioni della pubblicazione.
Ad esempio «Il Lavoratore», foglio pubblicato ad Alessandria dai bakuninisti italiani in esilio, vede la sua soppressione decretata dopo appena tre numeri dalle autorità egiziane e la contestuale chiusura della tipografia “Ottolenghi”. Successivamente (negli anni Ottanta) funzionerà una stamperia clandestina ad uso dei socialisti anarchici, emanazione di un “Circolo europeo di studi sociali”. L'attività di diffusione di materiali di propaganda libertaria si intreccia con il tentativo di affiancare in armi l'insurrezione arabista del 1882 e con la deriva “illegalista” individualista che, nel corso degli anni Novanta, prende piede nella comunità degli anarchici italiani d'Egitto.

Niccolò Converti
(Roseto Capo Spulico,
Cosenza, 1855-
Tunisi, 1939)

Meno turbolente le vicissitudini de «L'Operaio», settimanale tunisino di lingua italiana promosso e diretto da N. Converti, prolifico scrittore anarchico nonché medico d'ospedale molto conosciuto. Il giornale costituisce insieme un esempio di longevità e precarietà. Si pubblica con varie interruzioni nel periodo 1887-1904. Stampato inizialmente nella grande Tipografia “Franco-Tunisienne” e poi in varie altre stamperie professionali, ospita pubblicità commerciali con evidenti finalità di finanziamento: si tratta di trattorie italiane di Tunisi con “servizio di buona cucina a prezzi modestissimi”, di magazzini bazar, dell'Hotel de Paris, di negozi di liquori… Il Consolato italiano svolge pressioni presso la polizia francese affinché si arresti il redattore responsabile o, quanto meno, si cessino le pubblicazioni del periodico. Ed è il secondo obiettivo che viene alla fine perseguito. Sempre in Tunisia «La Protesta Umana», sottotitolo: Rivista di scienze sociali (medesimo direttore, tra i collaboratori Luigi Fabbri, Louise Michel, Pëtr Kropotkin, Amilcare Cipriani, Antonio Agresti), si trova costretta, nel 1896, a interrompere l'uscita al decimo numero. Ciò a causa dell'entrata in vigore di una legge capestro sulla stampa che impone agli editori esosi versamenti a titolo di cauzione. E neppure andrà in porto il tentativo di trasferire in modo surrettizio la redazione in Italia (a Macerata).

Giorgio Sacchetti



Dal mondo della satira/
Auto-intervista di Black Notes

Da qualche tempo la sigla Black Notes si è affacciata nel mondo dei blog. La redazione è composta da soggetti legati all'espressione artistica dell'area libertaria e anarchica: “narcobaleno, Katrame, Gilda, Guru, Fabiagio, Perseo, Frangi, Roberto e altre/i. Vediamo di farci conoscere un po' di più.

Come nasce Black Notes?
Black Notes è un blog satirico di critica sociale fondato a Firenze nel 2014, formato da individualità indipendenti e non professionali, il cui scopo è quello di liberare spazi d'ironia attraverso l'immagine e la parola.

Che significano il nome e il logo Black Notes?
Parodia fra Black bloc e Bloc notes in realtà è la traduzione letterale inglese di Note nere intese come raccolta di appunti su ciò che si osserva e omaggio al colore nero dell'anarchia. ll logo è una boccetta di inchiostro, black naturalmente, la materia prima di ogni satirista.

Come si struttura?
È tutto sul blog Blacknotes.noblogs.org e-mail blacknotes@autoproduzioni.net diviso in vari argomenti e settori con un loro titolo anche se per il futuro potremmo riservarci qualche pubblicazione in cartaceo. Immagini singole, vignette, fumetti, parodie… rese con varie tecniche come collage, fotomontaggio, disegno sono il nostro modo di esprimerci mentre, oltre il contesto virtuale, produciamo anche gadget come: magliette serigrafate, rubriche e quaderni, poster, adesivi che diffondiamo durante eventi e incontri del movimento a Firenze e fuori. Il materiale presente sul blog è no copy-right e scaricabile liberamente.

Un'ironica copertina di “A”
pubblicata sul sito di Black Notes

Quali i temi più trattati?
Militarismo, clericalismo, psichiatria, statalismo, specismo, sessismo per dirne solo alcuni, ma anche tanta autoironia…. Ad esempio nella rubrica “In edicola”, Katrame propone un lavoro di ricerca, che in parte si potrebbe definire archeologico, attraverso fotomontaggi con copertine di riviste di area politica militante e personaggi di fumetti commerciali per creare un effetto di corto circuito smitizzante i filoni iconografici. Guru prende di mira soprattutto la guerra, sperando che lo schifo prevalga sull'assuefazione almeno in chi sorride con Black Notes. C'è la rubrica “Sado-cristianismo” dedicata all'iconografia della religione ufficiale di questo paese, ma non manca in “Raccolto differenziato” uno sguardo verso altri lidi spirituali, così come nella rubrica “Colomba allo spiedo” tocca al militarismo essere messo alla berlina. “narcobaleno con la rubrica “Sul comò” gioca con la lingua e il linguaggio (le tre civette della filastrocca hanno origini serie), mentre Fabiagio con “Icone” ci propone una particolarissima serie di campioni per il mondo delle figurine da collezione. Questa è solo una minima parte delle cose presenti che si possono andare a vedere.

Che cosa avete pensato dopo i fatti di Charlie Hebdo?
È stato il gatto che ci ha lasciato lo zampino permettendo alla Francia e all'Europa scioviniste di prendere un sacco di piccioni con una fava. Comunque se andate sul blog le nostre vignette risponderanno meglio di ogni parola a questa domanda.

Progetti?
Saremo presenti alla 7° edizione della Vetrina dell'Editoria anarchica e libertaria di Firenze il 2-3-4 ottobre prossimi con un dibattito dal titolo “Che c'è da ridere?” in cui porremo il tema di che senso abbia fare satira oggi. Chi verrà a vederci e sentirci potrà dire la sua anche con un disegno se lo preferisce alle parole. Ci saranno poi una mostra con nostre tavole illustrate e un tavolo informativo. Leggeteci, visitateci!

Black Notes
www.blacknotes.noblogs.org



Rio de Janeiro/
Lo spazio aperto del Forum Anarchico

Promosso dalla Lega Anarchica di Rio de Janeiro (LIGA), con l'appoggio dell'Istituto di Studi Libertari (IEL) e del Nucleo Pro-Federazione Libertaria dell'Educazione (EL), il Forum anarchico è avvenuto tra i giorni 4 e 6 giugno 2015. Un spazio di incontro, chiacchiere, analisi, dibattito, scambi, suggestioni e di celebrazioni che ha avuto due differenti momenti.
L'argomento prefissato del federalismo anarchico è stato dibattuto per primo, durante la conferenza inaugurale; con una presentazione a carico dei collettivi organizzatori/promotori, degli invitati della Federazione Libertaria Argentina e del Movimento Anarcopunk di San Paolo, sono stati esibiti gli studi e le esperienze avvenute nell'ambito federalista, a cui è seguito un dibattito pubblico.
Negli altri giorni, in modo mescolato, i “Circoli di Conversazione”, costituiti da due persone responsabili della relazione, della gestione del tempo di presentazione e del dibattito svoltosi sempre in modo orizzontale tra i partecipanti su temi prefissati (Congiuntura Nazionale e Internazionale; Genere, Sessualità e Anarchismi; Anarchismo nelle regioni brasiliane e nelle Americhe).
La struttura orizzontale del forum ha orientato anche i Gruppi di Discussione proposti dagli individui e collettivi partecipanti (Pedagogia Libertaria; Privacy, Web/Mobile; Assemblee Popolari a Rio; Comunicazione comunitaria/Resistenza nelle favelas). In ogni gruppo, un proponente ha stilato una relazione di quanto è stato discusso. Nell'ultimo giorno i differenti relatori dei circoli e dei gruppi hanno iniziato l'elaborazione di lettere aperte conclusive.
Durante l'evento c'è stata la presentazione del libro Anarquismo é Movimento: Anarquismo, Neoanarquismo e pós-anarquismo, di Tomas Ibañez, a cui è seguita una conversazione con Sérgio Norte, il traduttore del libro dallo spagnolo al portoghese.
Al termine dell'evento si è dato il via alla Fiera di Autogestione nello spazio aperto tra le vie Luís de Camões e del Teatro. Questo spazio destinato alla presentazione delle iniziative autogestite e allo scambio di esperienze comuni è stato il luogo di fraternizzazione tra i partecipanti del forum con la presenza di individui e collettivi che producono in modo autogestito cibo, editoria, bazar, prodotti biologici.
Pensiamo che gli obiettivi più importanti del Forum siano stati raggiunti: promuovere l'incontro di anarchici dai lineamenti federalisti provenienti da tutto il Brasile; lo scambio di esperienze e di conoscenze di studi fatti dai compagni in tutto il paese; mettersi d'accordo per organizzare azioni puntuali; analizzare e discutere la congiuntura nazionale, economica e politica brasiliana e mondiale sotto la prospettiva anarchica; promuovere il dibattito sul federalismo anarchico e camminare spediti verso l'organizzazione di una o più federazioni anarchiche, locali e/o regionali, in Brasile.

Carlo Romani





Torino, 8 luglio 2015 - Spettacolo musicale davanti alla Gelateria Popolare

Torino/ Gelato, musica e anarchia

A Torino, la Gelateria Popolare di via Borgo Dora n. 3 è considerata la Mecca del gelato. Se ci andate, oltre all'ottimo gelato, troverete sempre una copia di “A”. Il gestore, Maurizio, è un nostro amico, abbonato e diffusore. Ci ha mandato queste foto e il breve testo che pubblichiamo volentieri.

Mercoledì 8 luglio in gelateria hanno suonato le Male Teste, canti anarchici rivisitati in chiave jazz sperimentale. Le Male Teste sono: Elena Urru, voce e violino; Simone Garino, sax alto, sax soprano, clarinetto; Tolga Bilgin, tromba; Marco Tardito, sax baritono, sax alto, clarinetto basso; Andrea Bozzetto, piano, fender rhodes; Stefano Risso, contrabbasso e arrangiamenti. (Per esattezza di informazione, mancavano due componenti del gruppo, il trombone e le percussioni). Al concerto hanno assistito quasi una cinquantina di persone, pubblico molto attento, grandi applausi e cappello consistente. Insomma, una bella serata, nonostante la proposta tutt'altro che facile.

Maurizio Devecchi







Arcidosso (Monte Amiata)/
Un convegno su religione e libertà

Nel mese di luglio si è tenuto ad Arcidosso sul Monte Amiata un convegno dal titolo “Religione e libertà. Ricerca, sconfinamenti e trasgressioni per una spiritualità contemporanea”.
Il convegno è nato dall'intenzione di mettere sul tavolo del confronto con il pubblico e tra i relatori stessi la possibilità o meno di coniugare alcune tematiche “ad alto rischio di incendio” socio-politico e teologico con un concetto del religioso che non sia istituzionalizzato, dogmatico né gerarchico o filopatriarcale.
I relatori intervenuti sono stati quattro e hanno affrontato il tema della religione dopo la religione (Federico Battistutta), quello della teologia femminista e queer (Elizabeth Green), l'esperienza del lazzarettismo in Amiata, ultima eresia italiana di fine Ottocento (Mauro Chiappini), e infine la figura di Simone Weil nella sua doppia accezione di mistica e libertaria (Monica Giorgi).
Per entrare maggiormente nel dettaglio si può dire che Battistutta ha prospettato la possibilità di sviluppare in futuro una religione areligiosa, così come forse si è avuta nei primordi della storia umana, prima di ogni istituzionalizzazione e semplicemente rispondente alle domande di tipo esistenziale che l'essere umano probabilmente si è sempre posto. Questa nuova spiritualità oltre che non istituzionalizzata o normata potrà prendere spunti e obiettivi dall'antispecismo, dall'ecologismo, dalla politica libertaria, ecc.
La teologa femminista Green invece ha edotto il pubblico sulla storia dell'emersione del dibattito teologico di stampo femminista negli scorsi decenni che si è oggi completato e arricchito con la discussione sulla teologia queer e di genere. L'analisi ha anche indagato i nodi filosofici e resistenti delle Chiese e le motivazioni del rifiuto della libertà sessuale e della parità dei diritti sessuali (e non solo ma anche politici, professionali, sociali, ecc. strettamente interrelati) degli appartenenti all'area lgbt.
Chiappini, figlio dell'ultimo sacerdote lazzarettista morto nel 2002, ha invece raccontato l'evoluzione storica dei giurisdavidici, seguaci di David Lazzaretti, barrocciaio di Arcidosso che nella seconda metà dell'Ottocento fondò proprio sui territori del Monte Amiata una società di famiglie comunitarie (comunione dei beni, abolizione interna del denaro, scuole per i propri analfabeti, comunione e lavorazione comune delle terre, ecc.) che attirò le antipatie dei possidenti e le preoccupazioni di Stato e Chiesa e che fu soffocata nel sangue e nella repressione (vedi Valerio Pignatta, “L'eretico David Lazzaretti”, in A rivista anarchica, n. 387, marzo 2014). A fianco di una lucida analisi demolitrice della odierna società capitalista Chiappini ha allo stesso tempo riesumato lo spirito della comunità amiatina di un tempo, il ruolo di “addetti alla manutenzione dell'universo” che quei contadini esprimevano ancora nei primi decenni del Novecento e la constatazione di una vita vissuta in un regime armonico di relazioni che oggi non è più possibile realizzare per i cosiddetti “tempi di fabbricazione” (diversi dai tempi della natura) che predominano nella società attuale.
Infine la scrittrice Monica Giorgi ha delineato la vicenda storica e umana della Weil – filosofa francese dei primi decenni del Novecento, partigiana nella colonna Durruti nella guerra di Spagna, ma anche mistica e operaia per scelta – con pennellate descrittive efficaci e brevi flash significativi (tratti dalle opere della stessa) che ne hanno tracciato le caratteristiche più rilevanti e maggiormente significative, sia per quanto riguarda gli aspetti socio-politici da una parte e sia per quelli spirituali dall'altra.
Il dibattito con il pubblico è stato proficuo e a tratti anche pungente (come poteva far supporre infatti il sottotitolo del convegno) perché la spiritualità affrontata da questo punto di vista e con un'apertura a trecentosessanta gradi come in questi temi spinge alla messa in discussione delle posizioni rigidamente normate all'interno di una qualsiasi religione così come all'interno di un filomarxismo dominante che tende a spiegare ogni processo da un punto di vista semplicemente economico e materialista (o peggio scientifico).
L'iniziativa è partita dal gruppo che fa riferimento al sito Internet e blog www.liberospirito.org, attivo da anni nell'ambito di temi come l'anarchismo religioso, l'ecoteologia, il dialogo interreligioso, le eresie e la teologia femminista, temi su cui produce libri, articoli ed eventi culturali come in questo caso.

Valerio Pignatta



Losanna (Svizzera)/
Benvenuti al CIRA!

Il Centro Internazionale di Ricerche sull'Anarchismo è aperto a tutti e tutte, per una visita o una tazza di caffè, una ricerca o per dare una mano. Il CIRA raccoglie, conserva e mette a disposizione libri, periodici e documenti (anche audio-visivi) sulla storia, il movimento e le idee anarchiche. Il CIRA è indipendente e costituito in associazione. Le persone che ci lavorano sono bibliotecari volontari o obiettori (il CIRA è riconosciuto come istituto d'impiego in Svizzera per quelli che non fanno servizio militare). Inoltre, il CIRA accoglie volentieri compagni per lavori con entità e durata da concordare.
Il centro fa parte della Federazione Internazionale di centri di studio e di documentazione libertaria www.ficedl.info, e collabora con la rete www.rebal.info e il portale www.movimentooperaio.ch.

Cenni storici
Fondato a Ginevra nel 1957, i primi fondi provengono dal Risveglio anarchico (Luigi Bertoni) e dalla “Bibliothèque Germinal” dell'ex gruppo locale. Per sei anni la biblioteca è gestita da Pietro Ferrua, il suo fondatore. Nel 1989, il CIRA è trasferito definitivamente a Losanna (grazie a Marie-Christine Mikhaïlo e sua figlia Marianne Enckell) in locali costruiti appositamente con l'aiuto di compagni e compagne.

I fondi
Tutti i documenti più recenti vengono donati da editori e autori (grazie a tutti voi!). Il CIRA custodisce materiali in quasi quaranta lingue. Il francese è la lingua più rappresentata, seguita dall'italiano, dallo spagnolo, dall'inglese e dal tedesco. Nel 1995 il catalogo è stato informatizzato ed è disponibile al sito www.cira.ch/catalogue.
20.000 libri e opuscoli. Tra i fondi più importanti, molti titoli in inglese (Tom Keell Collection) e tedesco (fondo Agustin Souchy); una serie di libri in yiddish ricevuti dagli ultimi redattori del giornale Freie Arbeiter Stimme (New York); libri in tedesco o portoghese (Brasile), nascosti durante i periodi di dittatura, salvati dagli attivisti e inviati al CIRA; gran parte delle collezioni della biblioteca della Associación Isaac Puente (Vitoria, Spagna) ricevute nel 1994; un cassone di libri spediti dal figlio di Attilio Bortolotti; pubblicazioni recenti in greco, polacco, russo, cinese...
Piú di 4000 periodici. Alcune collezioni importanti: Freedom, quasi completo dalla sua fondazione a Londra nel 1886 alla sua fine nel 2014; Il Risveglio di Ginevra (1900-1947), Le Libertaire (Parigi) fin dalla sua fondazione nel 1895 e il suo successore (Le Monde Libertaire); L'Adunata dei Refrattari, pubblicata a New York dal 1922 al 1971; e le principali riviste anarchiche dal 1939. Troverete anche pubblicazioni da Proudhon (1848-1849), giornali della rivoluzione spagnola (1936-1939) e il Journal officiel de la Commune de Paris (marzo-maggio 1871). Alcuni periodici sono digitalizzati, di qualità variabile.
Archivi. Alcuni importanti fondi personali: E. Armand, Louis Mercier, Higinio Noja Ruiz, André Prudhommeaux, o di organizzazioni: Living Theatre dal 1964 al 1981, Movimiento libertario español en el exilio, Gruppo FAI Piombino (1945-1970), ecc. L'inventario archivistico è appena cominciato.
Video e registrazioni audio: oltre 600 film relazionati più o meno esplicitamente con l'anarchismo, raccolte di canzoni.
Collezione iconografiche: Cartoline, foto, 4000 manifesti digitalizzati (cinquanta manifesti originali della rivoluzione spagnola), e alcune stampe originali (Félix Vallotton, Enrico Baj, Flavio Costantini).
La consultazione sul posto o a distanza via e-mail è libera. Gli utenti pagano una tessera di lettura di 40 franchi o 40 euro all'anno. È gratuito per gli editori e autori di libri o periodici che inviano le loro pubblicazioni al CIRA.
Per contatti: CIRA, avenue de Beaumont 24, 1012 Lausanne, Svizzera
(Metro 2 alla stazione, fermata Ospedale CHUV).
Orari : Martedì al venerdì dalle ore 16 alle ore 19 o su appuntamento
www.cira.ch - info@cira.ch

CIRA (Centre international de recherches sur l'anarchisme)

Al CIRA e ad altri centri studi, archivi libertari e biblioteche in Italia e nella Svizzera italiana abbiamo dedicato un dossier apparso su “A” 351 (marzo 2010), curato da Luigi Balsamini.





”A” 400/ Qualcuno ne parla

Sul numero di luglio del mensile Prima Comunicazione, rivista specializzata nell'analisi del mondo dei media,
all'interno della rubrica Trend, che si occupa di quotidiani e periodici, è apparsa questa striscia relativa ad “A”.



Empoli/
Ricordato Oreste Ristori

Lo scorso 24 aprile a Empoli al Cenacolo Degli Agostiniani, il 18 giugno alla casa del popolo “Oreste Ristori” a Ponte a Elsa, il 28 giugno al Festival Marea a Fucecchio, abbiamo presentato il libro, edito da BFS, di Carlo Romani “Oreste Ristori vita avventurosa di un anarchico tra Toscana e sud America”.
Le iniziative hanno avuto un esito positivo, lo scopo era di far conoscere ai più giovani e non solo, l'esistenza di un personaggio le cui gesta fanno parte della storia del movimento operaio italiano ma anche internazionale. Il pubblico è stato numeroso e ha manifestato curiosità ed entusiasmo. Sono intervenuti: lo storico e docente universitario Giorgio Sacchetti, Franco Bertolucci dell'edizioni BFS, Maurizio Brotini della CGIL regionale, un rappresentante dell'archivio storico del comune di Empoli, un rappresentante dell'ARCI di zona e dell'ANPI di Empoli e Paolo Becherini per il Centro Studi Libertari Pietro Gori. Nella giornata empolese abbiamo avuto la partecipazione gradita dell'autore del libro Carlo Romani.
Con queste iniziative abbiamo cercato di riempire un vuoto nella memoria collettiva della nostra comunità, riaccendendo le luci sulla storia del movimento anarchico nell'empolese e per dirla con una citazione dell'autore: “In un tempo in cui il mondo è sconvolto da un'onda di pragmatismo senza limite, che pone il denaro come bene massimo dell'umanità, non ci è costato molto nuotare controcorrente e riscattare la vita idealista e avventurosa di personaggi che non appartengono agli interessi dei mass media”. Oreste fu uno di questi e morì, secondo un testimone oculare, la mattina del 2 dicembre 1943, tranquillo, sereno e cantando l'internazionale.
Di Oreste Ristori, nato nel 1874 da una famiglia estremamente povera, ricordiamo brevemente che già giovanissimo frequenta attivamente i gruppi anarchici empolesi, dedicandosi attivamente a difendere i lavoratori e le famiglie maggiormente esposte alle vessazioni imposte dal padronato e dalle istituzioni. Nonostante le sue umili origini e l'impossibilità di accedere alla scuola, riesce da autodidatta ad acquisire una formazione che gli permette ben presto di farsi notare sia come oratore che come articolista.
Nella sua intensa e avventurosa attività svoltasi soprattutto in sud America (dove è costretto ad emigrare per sfuggire alle persecuzioni poliziesche a cui era sottoposto in Italia) tra Argentina Uruguay e Brasile, diviene uno degli agitatori di fede anarchica più ascoltati e stimati dai lavoratori. È proprio questa volontà di riscatto, sia personale che sociale, che noi anarchici e libertari vogliamo rendere evidente ed attuale. Soprattutto oggi che alla luce della storia le esperienze degli stati democratici hanno dimostrato il loro fallimento, escludendo sistematicamente le masse dalla partecipazione alla vita sociale, oggi che gli stati democratici hanno ampiamente dimostrato il loro centralismo e il loro asservimento alle ragioni economiche del capitale, delle banche e della finanza, erodendo sistematicamente tutte le conquiste sociali e del lavoro, oggi che le esperienze del cosiddetto socialismo reale sono crollate miseramente e gli stati che le rappresentavano hanno prodotto governi liberticidi che nel migliore dei casi riproducono quanto di peggio il capitalismo abbia generato.
Il sogno ritenuto irrealizzabile dell'utopia anarchica e libertaria, spesso deriso come semplicistico e puerile, è invece la massima aspirazione che l'essere umano dovrebbe cercar di raggiungere. L'umanesimo anarchico, che sintetizza liberando dal gravame della paura e della superstizione tutte le esperienze positive della storia dell'umanità, non è un pensiero statico ma evolutivo da rilanciare e concretizzare rifacendosi proprio alla storia di personaggi come Oreste Ristori. L'esempio è la loro forza, il loro messaggio, mai seguaci della legge sempre amanti della giustizia. “Il vero peccato è non riconoscere il bene: non riconoscere il valore delle donne e degli uomini che valgono”.

Paolo Becherini
per il Centro Studi Libertari “Pietro Gori” Empoli - Fi





Poznan (Polonia), 3 luglio 2015 - Uno dei pannelli della mostra “Anarchik. Il nemico
dello stato''. La scritta nella striscia superiore significa “autogestione''

Polonia/ Anarchik in mostra

Lo scorso venerdì 3 luglio presso la libreria anarchica Zemsta di Poznan (Polonia) è stata inaugurata la mostra "Anarchik. Il nemico dello stato' in cui sono state esposte oltre 30 tavole di Roberto Ambrosoli "padre" di Anarchik; la mostra ha anche aperto la sesta edizione dell'International Comic Culture festival "Ligatura", una rassegna internazionale del fumetto.






Torino/
Trentuno condanne per antirazzismo

Il 23 luglio scorso il tribunale di Torino ha emesso la sentenza nel principale dei due processi contro 57 attivisti dell'Assemblea antirazzista torinese. Trentuno antirazzisti sono stati condannati a pene tra i sei mesi e i tre anni e mezzo.
I 67 attivisti coinvolti nei due processi sono stati condannati per aver distribuito volantini e manifesti tra il 2008 e il 2009, per aver dato solidarietà attiva ai reclusi nei CIE, per aver contrastato la politica securitaria del governo e dell'amministrazione comunale. In altre parole sono stati condannati per avere idee di libertà e per aver cercato di tradurle in pratica.
L'urgenza che spinse quelle lotte è oggi ancora più forte. I razzisti della Lega, Casa Pound, Forza Nuova che attacca i profughi di guerra sono la punta di un iceberg, il cui grande corpo sommerso è rappresentato dal governo Renzi, dal blocco navale dell'UE di fronte alle coste libiche, dai braccianti che muoiono di lavoro raccogliendo pomodori. Un modello di disciplinamento dei lavoratori sperimentato con gli stranieri e oggi applicato anche agli italiani. Oggi come ieri c'è chi si mette di mezzo, chi non accetta che sia normale il lavoro da schiavi, la morte in mare, le baracche, i CIE.

notizie tratte dal sito
www.anarresinfo.noblogs.org