Rivista Anarchica Online






In via don Minzoni, con Gino

di Gianandrea Ferrari

Quando nel 2003 inaugurammo la nuova sede anarchica di Reggio Emilia. Chiacchierate e abbuffata.

Quando proposi a Gino Veronelli di partecipare all'inaugurazione, il 26 aprile 2003 dopo il restauro dei locali dello storico Circolo Berneri, accettò con grande entusiasmo. Il circolo di Via Don Minzoni aveva aperto i battenti nel lontano 1979 dopo una lunga battaglia contro il comune che la FAI (Federazione Anarchica Italiana) Reggiana aveva sostenuto per la restituzione del cosiddetto patrimonio storico. Con Gino eravamo già in contatto anche per definire un altro progetto legato alle Cucine del Popolo che partì nel 2004, con il primo convegno a Massenzatico, e che continua tuttora.

Reggio Emilia, 26 aprile 2003 - Veronelli al taglio del nastro
durante l'inaugurazione del Circolo Berneri

Per il 26 aprile del 2003 costruimmo un'iniziativa articolata su due momenti: il primo alla casa dello studente con una libera comunicazione di Veronelli su “Cibo, vino e anarchia”, il secondo al Circolo Berneri con un appetitoso rinfresco libertario a base di prodotti della cucina reggiana accompagnati da molte varietà di lambrusco. La conferenza, alla quale parteciparono oltre centocinquanta persone, fu un momento estremamente coinvolgente grazie alla capacità comunicativa di Veronelli che sottolineò lo stretto rapporto tra cultura eno-gastronomica e cultura libertaria, evidenziando più volte il forte legame tra il piacere della tavola e il piacere della libertà.
Gino parlò a lungo dei prodotti della terra, delle denominazioni comunali, delle tradizioni popolari e sopratutto della cucina sociale. E ancora, continuò la riflessione sul “nostro” lambrusco, vitigno rivoltoso per eccellenza. Non poteva poi mancare un accenno al famoso libro “La cuoca di Durruti”, considerato dai più l'ennesimo falso letterario ma di cui Gino ribadì, a suo modo, l'autenticità di quel documento a dir poco eccezionale.
Finito questo primo momento ci spostammo in Via Don Minzoni per l'atteso rinfresco libertario dove, alla presenza di numerosi compagni giunti da tutta la regione e di fotografi, Gino tagliò il nastro rosso e nero tra gli applausi generali. Appesa al muro del circolo vi era la bandiera rosso-nera del gruppo anarchico Spartaco di Reggio Emilia, risalente al 1905, che colpì profondamente Gino e che per questo venne portata al suo funerale, un anno dopo, al cimitero di Bergamo, per l'ultimo saluto.
A quel punto non poteva mancare la grande abbuffata, preparata con grande attenzione dalle compagne e dai compagni di Reggio Emila. Durante il rinfresco assaggiammo il meglio della produzione eno-gastronomica locale: grana di vacca rossa con antico aceto balsamico, salumi variegati, frittate ed erbazzoni, ciccioli e torte salate, liquori proletari, compreso il famoso “lambrusco proibito” di uva fogarina. Innumerevoli brindisi, tante discussioni, molti capannelli dentro e fuori dal circolo, vista l'enorme affluenza di compagni e semplici curiosi. Gino fu sempre pronto a rispondere a qualsiasi domanda posta dai presenti e da buon anarco-enologo, come amava definirsi, propose le sue tesi sulla contadinità e sulla solidarietà.
Poi una riunione di compagni con Gino per definire, nei tempi e nei modi, il percorso delle Cucine del Popolo, che da lì a un anno avrebbero visto il primo grande evento sulla cucina rivoluzionaria a Massenzatico, al quale Gino non riuscì a partecipare a causa delle condizioni di salute.
Grande fu l'emozione per Gino, fortemente colpito dal calore umano e politico degli anarchici reggiani che seppero costruire un evento unico nel suo genere. E viceversa fu importante l'emozione anche per i compagni e le compagne di Reggio Emilia, che videro nella figura di Veronelli una grande tensione umana e libertaria e che, sette anni dopo, apposero, a Massenzatico, la targa in sua memoria affinchè questa venga preservata nel tempo.

Gianandrea Ferrari


Il nostro “anarchenologo”

La FAI reggiana piange l'amico, il compagno, il fratello Luigi Veronelli (Gino).
È stato con noi fino all'ultimo; siamo stati in corrispondenza con lui sino al 22 novembre, discutendo in libertà su una nuova iniziativa inerente – questa volta – alle cucine letterarie.
È stato presente in questi mesi – più di noi nell'organizzazione e nella realizzazione del convegno sulle cucine del popolo tenuto a Massenzatico il 31 ottobre. La sua fantasia ci ha insegnato tantissime cose; la sua umanità ci ha coinvolto pienamente; la sua sensibilità libertaria ci ha emozionato profondamente.
Ci mancheranno i suoi consigli, le sue battute, la sua effervescenza e soprattutto la sua straordinaria mentalità libera e critica nei confronti di qualsiasi autorità. Ci mancheranno i suoi suggerimenti al fulmicotone, i suoi discorsi dissacratori e mai banali ma anche e soprattutto le sue eresie nei nostri confronti. Ci mancherà il suo modo di fare signorile, la sua cultura cosmopolita, capace di spaziare da Seneca a Proudhon, mai altezzosa o supponente, ma sempre aperta al confronto alla pari con chiunque ragionasse.
Lo vogliamo ricordare gioioso quando ha inaugurato – al taglio del nastro rosso e nero – il Circolo Berneri ristrutturato in via Don Minzoni, nella primavera del 2003, assieme a tantissime compagne e compagni, fratelli e sorelle, commosso al calore dell'evento. Lo vogliamo ricordare nel Circolo Berneri, brindando assieme a noi a buon Lambrusco, discutendo sui nostri vitigni ribelli come i nostri pensieri e i nostri sogni.
Lo vogliamo ricordare nel momento in cui partì per Bergamo, commosso dalla tanta umanità che Reggio gli ha saputo trasmettere, con la sua storia, le sue lotte, i suoi personaggi.
L'abbiamo ricordato anche a Massenzatico, dove era assente per motivi di salute, ma presente nei nostri discorsi, nei nostri pensieri... nei nostri cuori. E ora il nostro “anarchenologo”, come amava definirsi, ha chiuso una vita di grande valore, intellettuale e umano, non perdendo mai di vista gli ultimi, i deboli, gli oppressi, per riaffermare ancora la sua bella anarchia, “a vantaggio molto molto molto più dell'altro che del nostro”.

FAI, Federazione Anarchica Reggiana
maggio 2005


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