Rivista Anarchica Online


territori

Il giardino dai Finti Confini

di Francesca Palazzi Arduini


Partito unico in Italia e dominio sul territorio.
Il caso marchigiano.


La storia d'Italia è una continua tensione giunta, con il compromesso Renzi, al culmine tra modelli mafioso, familista, liberale.
Costruire schieramenti politici centrati sull'economia di scala, puntando su una minima stabilità sociale che consenta grandi affari anche a lungo termine, dà il massimo rendimento per la classe politica e la sua costellazione, ed è il solo obiettivo rimasto ai partiti divenuti 'club'.
Per questo una cosa importante per costruire una regola dell'alternanza tra 'club', è eliminare gli intoppi sul territorio, la resistenza opposta da soggetti non acquistabili e non allineabili alle manovre economiche.

Il modello marchigiano: fatto in casa, e in chiesa

Il modello del Partito unico è un'esperienza in cui siamo pionieri noi marchigiani, avendone sperimentato vent'anni. Dal 1995 le Marche sono governate da coalizioni che vedono il Pd partito forte, che vive di rendita sulla sedimentazione di pratiche di concertazione del welfare, supportato da ex democristiani e dall'emisfero delle confraternite, e una destra all'opposizione blanda, disponibile a tacere su certi affari, pronta a scambiare i ruoli all'occasione.
Non solo stessi schieramenti, ma medesimo Governatore per più mandati: dal 1995, dopo una breve parentesi a presidenza socialista, sino al 2015, le Marche vedono solo due governatori per quattro mandati, retti dal Partito Democratico della Sinistra prima, dai Democratici di Sinistra poi, sino alla coalizione Margherita/Pd.
Stessa cosa nella Provincia di Pesaro e Urbino, governata dal 1999 da coalizioni PD-ex Dc, con la sola piccola differenza che in Regione dopo il 2005 il PRC è stato escluso dalla santa alleanza, che ha visto invece l'ingresso dell' UdC, mentre in Provincia è ancora presente.
La Provincia di Pesaro e Urbino, che vede una spartizione del giro di affari con una forte presenza della Compagnia delle Opere, ha avuto come suo Presidente Matteo Ricci, sodale di Matteo Renzi, ed è stato proprio Renzi ad essere l'invitato principe delle manifestazioni culturali pesaresi dell'estate 2013.
Si capisce perché anche l'idea di attingere agli amministratori locali per costruire una pseudo “Camera dei Lord” richiama al nuovo modello dell'esecutivo: che è quella di chi fa gli affari sul territorio e proprio sul territorio non vuole problemi.
Se la capacità di fare affari dei politici è infastidita dalle incongruenze territoriali, e il simbolo di questo è la Tav, è utile capire nei dettagli come il modello Partito Unico funzioni sui territori.
Perché la sindrome Nimby (Not in my Backyard) del quale sono accusati coloro che non vogliono installazioni nocive accanto a casa non è una patologia, ma la presa di coscienza che non esistono giardini chiusi bensì un ambiente nel quale le ricadute di ogni scelta speculativa sono ben più vaste.
È sui Rifiuti, sull'Energia, sulla gestione delle Risorse idriche, sulla Sanità, oltre che da sempre su Edilizia e Urbanistica, che nei territori si gestiscono le cordate d'affari, mettendo a serio rischio ambiente, salute e beni dei cittadini.

Da Marche a supermarket, dei rifiuti

Nelle Marche il campanello d'allarme più squillante sull'intreccio tra potere politico ed economico lo dà un piccolo paese in Provincia di Pesaro e Urbino. Nel 2005 gli abitanti di Schieppe di Orciano, zona tra le colline sul fiume Metauro presso la quale esiste una Zona Artigianale, scoprono per puro caso che al posto di un vecchio essiccatoio di mangime è stata autorizzata una Centrale a biomasse da ben 80 Megawatt termici. L'autorizzazione per questo gigante viene rilasciata da Regione Marche semplicemente su una vecchia AIA (Autorizzazione integrata ambientale), col pretesto che si tratta di “adeguamento di impianto esistente”. Non è stata quindi rilasciata preventivamente la VIA (Verifica impatto ambientale) sebbene la nuova zona d'edificazione ricada oltretutto in un'area ZPS e SIC (Zona protezione speciale e Sito di interesse comunitario).
I vari Comuni, che risentirebbero della ricaduta di polveri e diossine, ne sono quindi all'oscuro perché non è stata aperta nessuna Conferenza dei Servizi in merito!
Incredibile però: nel sito in inglese e tedesco della società promotrice, i cittadini trovano una bella cartina d'Italia, vuota... al centro della quale è segnato il paesino come luogo di costruzione della megacentrale, con inizio attività previsto per il 2007.
Venuti a conoscenza dell'affare, che regalerebbe ai proprietari dell'impianto 24 milioni di euro all'anno di Certificati “verdi”... verdi si fa per dire visto che l'incentivo europeo non fa menzione del fatto che in Italia è legale bruciare come biomassa anche il CDR (combustibile da rifiuti), i cittadini dei comuni interessati iniziano ad organizzarsi per capire, e un muro di gomma inizia a svolgere la sua funzione.
Due sono le funzioni del muro di gomma e due i soggetti che lo reggono:
il primo soggetto sono i tecnici addetti ai procedimenti, che faranno in modo di ritardare il più possibile l'accesso agli atti, legittimo (L.241/90 e L.15/2005), effettuato dai cittadini, sia in prima istanza che rispetto a tutti i documenti successivi. Il secondo soggetto sono ovviamente gli eletti in consiglio regionale, che si incaricano di proporre, man mano che diventa evidente il torto, gli “aggiustamenti” politici per fare in modo che l'affare in corso non venga bloccato, ma semmai solo rimandato.
Dopo aver faticosamente acquisito dati e progetti, i cittadini iniziano una serie di assemblee informative sulla questione presentando in maniera chiara i dati del progetto.
Gli abitanti danno vita a decine di assemblee che raggiungono una partecipazione tra le 200 e le 600 persone di ogni età ad appuntamento, scatenando la protesta anche delle imprese del biologico, dei prodotti DOP e degli operatori del turismo locale.
A fare da contorno ai dati sulle ricadute nocive dell'impianto è anche la storia aziendale del proponente, che si scopre indagato dal 2006 per truffa alla UE assieme a tre funzionari regionali proprio per una storia di incentivi europei (oltre un milione di euro) e che è anche lo stesso proponente di un progetto di incenerimento di rifiuti, bocciato poco tempo prima, in un comune limitrofo.
Arriva intanto “Arcobaleno, il colore dei rifiuti”, un reportage sul traffico illecito di rifiuti con destinazione Marche girato nel 2008 dalla Tv della Svizzera italiana, che conferma tanti sospetti. “Il futuro delle Marche è nei rifiuti”, dichiarano alcuni intercettati, ed è per questo che alcune discariche comunali e cave dismesse, “chiudendo un occhio”, arricchiscono politici e imprenditori. Il reportage prende il nome dalla Operazione Arcobaleno condotta dal NOE che ha portato ad undici arresti. “Fra il 2003 e il 2005 e parte del 2006, rifiuti speciali quali fanghi industriali, bitume, amianto, vernici e altri materiali sono stati smaltiti in discariche o impianti non autorizzati, grazie anche al ricorso a bolle di accompagnamento falsificate, relative a materiali di recupero industriale già trattati.
In totale, nel periodo sotto inchiesta 40 mila tonnellate di scarti illegali sono state sepolte tra discariche abusive e cave, nella sola provincia di Pesaro Urbino; 100 mila tonnellate in tutte le Marche.”

Cittadini, non sudditi

Il lavoro del coordinamento dei comitati è mastodontico: oltre alle assemblee informative, che comprenderanno anche la collaborazione con i medici dell'Isde (i “Medici per l'Ambiente”, tra i quali l'oncologa Patrizia Gentilini, aggredita e ingiuriata durante una diretta tv nel 2009 da Matteo Renzi, allora presidente della Provincia di Firenze, pro-inceneritori) e con la Rete nazionale rifiuti zero, gli abitanti prendono coscienza della realtà di una solida lobby composta da funzionari e politici.
Lobby evidente nel tentativo della Giunta provinciale di “riperimetrare” la ZPS, ovvero l'area protetta su cui insiste parte del progetto, dopo il primo “alt” alla realizzazione dell'impianto ottenuto in nome della tutela dell'area naturale... alla scoperta che l'area interessata, da sempre destinata ad uso agricolo, era stata venduta ad una cifra pari a dieci volte il suo valore ai titolari del progetto, e che solo successivamente il Comune interessato aveva modificato il Piano regolatore cambiando la destinazione d'uso. In compenso le assemblee, le diffide, le richieste dirette ai Sindaci ed ai Consiglieri, da parte del coordinamento di comitati, di dire un No chiaro al progetto ottengono i primi risultati; Comuni prima, e Provincia poi (ma solo dopo una manifestazione sotto il Palazzo di oltre mille persone) dichiarano che si opporranno al progetto in Conferenza dei servizi. E così fanno. Ma alla Conferenza dei servizi la Regione Marche, di fronte al diniego di due dei tre soggetti decidenti, invece di chiudere il procedimento...lo rimanda “sine die”. Cosa succede così? Che nonostante tutto, compreso il diniego alla Autorizzazione paesaggistica da parte della Sovrintendenza espresso per ben due volte, il procedimento AIA resterà aperto, anzi, se ne apriranno di nuovi in un gioco di scatole cinesi attraverso il quale si può fingere di avere chiuso una porta mentre se ne è aperta un'altra.
Nel frattempo si succedono tre grandi manifestazioni regionali, la prima nel 2006, “Ambiente e territorio”, mette assieme 70 comitati e realtà di base e si incentra anche sullo scandaloso affare di lottizzazione stradale “Quadrilatero” e sui danni provocati dalla raffineria Api a Falconara; la seconda, “Giù le mani dalle Marche” nel 2010, vede la città di Ancona presidiata dai comitati locali con in testa quelli che seguono le questioni Inceneritori a “biomasse”, elettrodotto Fano-Teramo, Gasdotto trans-appenninico, centrali a Biogas; nel 2012 un grande convegno regionale rifarà il punto su tutti questi temi alla luce di varie vittorie e chiarimenti ottenuti.
Sull'inceneritore di Schieppe la ciliegina sulla torta arriva quando, mentre la Ditta è in ricorso presso il TAR e il Consiglio di Stato contro i legittimi dinieghi della Sovrintendenza, la Regione Marche si costituisce contro i comitati e in difesa degli interessi della Ditta! Non solo, mentre difende l'operato poco chiaro dei suoi tecnici, la Regione, benché costretta in Consiglio regionale a dichiararsi contraria al progetto di megacentrale, lavora a un nuovo Progetto di legge sulle procedure di Verifica di Impatto ambientale:
in questo progetto è inclusa la proposta, contrastante con la normativa nazionale e comunitaria, che i Comuni interessati dagli impatti dell'attività siano esclusi dalle decisioni. L'autorità procedente, ovvero il funzionario regionale o provinciale, a seconda della competenza, una volta raccolti i “contributi istruttori”, avrebbe facoltà di valutarli ed a lui spetterebbe la decisione di rilasciare o meno l'autorizzazione (VIA). Una palese violazione delle funzioni e delle prerogative attribuite ai Comuni e ai Sindaci, ai quali invece si lasciano gli “oneri istruttori” qualora volessero dimostrare l'impatto negativo del progetto sui loro Comuni.
Anche su questa proposta i comitati lavorano riuscendo a neutralizzarla. Ma nel frattempo l'assessore all'ambiente (Prc) Mauro Amagliani si scaglia contro i Comuni ribelli invocando la “legge marziale”, cioè la parziale applicazione dell'art.12 del Decreto legislativo 387/2003, perché a suo dire l'impianto è di “pubblica utilità, indifferibile e urgente”, ed andrebbe quindi esentato dal rispetto dei vincoli imposti dal piano paesaggistico in nome del Piano energetico regionale (PEAR)!
Così non è, e i comitati riescono a sottolineare come sia le leggi nazionali sia, per fortuna, la normativa europea, siano molto chiare in merito al rispetto dei vincoli ambientali.

Stop al panico

Rispetto al panico da “urgenza energetica” costruito per giustificare l'inceneritore da 22 Megawatt elettrici, è utile analizzare il PEAR in rapporto a ciò che si vorrebbe autorizzare, e i cittadini lo fanno: “il deficit elettrico della nostra regione, da dati Terna, confermato da dati Istat, era del 49,5% nel 2005. Considerando questo dato come attualmente valido, nonostante il calo della produzione e le nuove norme sul risparmio energetico, la nostra regione per andare in pareggio elettrico avrebbe bisogno di circa 4029 Gigawatt orari all'anno in più. Ossia, tramutando i gigawatt orari in megawatt orari, di un insieme di impianti di produzione che dessero una potenza complessiva di 455 Megawatt. Andiamo ora a calcolare quanta potenza svilupperebbero tutti gli impianti che si vorrebbe autorizzare in regione, escludendo il fotovoltaico e impianti non impattanti e concentrandoci su mostri ed eco-mostri:
Corinaldo 870 Mw, Api Falconara 580 Mw, Centrali a biomasse Schieppe/ Fermo/ Jesi 60 Mw circa, grandi impianti eolici 1500 Mw circa... per un totale di 3010 Megawatt di potenza! Oltre 6 volte di più del necessario.”
Dalla data di questa analisi, il 2010, ad oggi, molte cose sono accadute: l'esperienza dei coordinamento dei comitati si è diffusa permettendo anche lo scoperchiamento della pentola dell'affare “centrali a biogas”, progetti di grandi impianti slegati dalle attività agricole ma in cerca di facili contributi UE sono stati bloccati, non solo, è stato affossato il tentativo seppur timido della Spa emiliana Hera di proporre un inceneritore di rifiuti in provincia di Pesaro e Urbino.
Grazie alle attività di informazione dei comitati, molti Comuni si sono federati ed hanno avviato esperienze di raccolta Porta a Porta. Molti cittadini hanno riattivato anche la discussione sulle nocività e sul principio di precauzione, sviluppando nei propri Comuni delle proposte di deliberazione a tutela della salute pubblica, ad esempio delibere contro l'uso di fitofarmaci sulle strade e in prossimità di abitazioni, che ripropongono i sindaci come delegati a svolgere funzioni di tutela della salute su indirizzo dei cittadini.

Colpire al portafogli

Mentre proseguiva la battaglia “simbolo” contro l'inceneritore di Schieppe, le forze imprenditoriali in gioco schieravano mass media ed azzeccagarbugli: intere pagine a pagamento sulla stampa locale nelle quali si promettono ai cittadini impianti di teleriscaldamento (inesistenti nei progetti), servizi giornalistici (anche di TG Rai Marche) che presentavano la vicenda conclusa e l'inceneritore di Schieppe bell'e pronto, e infine una denuncia per “diffamazione” con richiesta di un milione di euro di danni presentata dalla Ditta contro due speaker dei comitati (citazione nel 2007, vittoria piena dei comitati con pagamento spese legali a carico della Ditta, 2010).
L'approccio nuovo messo in atto dal coordinamento dei comitati è consistito principalmente nell'agire facendo pressione sugli amministratori locali, più facilmente raggiungibili e legati all'opinione pubblica del luogo ove vivono. Si è utilizzato il metodo dell'assemblea pubblica per informare dettagliatamente e per indurre gli amministratori a spiegare pubblicamente le proprie scelte, e non sui mass media controllati da altrove. Nel gennaio 2007 è stato organizzato, cosa abbastanza rara da vedersi, un consiglio intercomunale pubblico di 14 comuni.
Cosa del tutto nuova per il nostro territorio, si è scelto di colpire i responsabili dell'atto contestato personalmente, usando tutti i mezzi consentiti dalle legge: citazioni in giudizio, richiesta di danni (causa risarcitoria collettiva, class action), per non dargli modo di nascondersi dietro il paravento della burocrazia e/o dell'anonimato.
Il metodo dell'azione legale ha dato i suoi frutti non solo nel caso del mega-inceneritore di Schieppe: gli staff di cittadini competenti (avvocati-geologi-geometri-biologi) ha fornito assistenza low cost agli abitanti del territorio di Pergola nella loro vertenza contro un Piano Cave che avrebbe devastato un'area naturale montana (causa vinta nel 2012 presso il Consiglio di Stato), nel caso di un impianto di maxi eolico a Urbania, e in tanti altri casi.
Il modello della agenzia ambientalista non profit tipico dei paesi anglosassoni si è insomma sviluppato causa maggiore, finanziato da collette cittadine e feste paesane.
Il comitato 'Valcesano sostenibile' è riuscito a pagarsi le spese legali contro Edison, e a bloccare una maxi centrale turbogas; il comitato marchigiano sull'Elettrodotto Fano-Teramo è riuscito a partecipare alle commissioni regionali sollevando la questione del rispetto del territorio e del paesaggio contro gli interessi affaristici nella gestione dell'energia. Questo tipo di attività di comitato è nella nostra regione, per ora, l'unico sistema pratico che consente agli abitanti di mobilitarsi senza cadere vittima della retorica dei rinati movimenti di estrema destra, i quali essendo all'opposizione o fuori dal Consiglio regionale hanno buon gioco per svolgere il ruolo di “paladini del popolo oppresso”.
Se però sulle questioni legate all'ambiente i comitati escono quasi sempre vittoriosi ed anzi riescono a indirizzare scelte virtuose (campagna Rifiuti Zero, impianti energia pulita finanziati dai Comuni ecc.), non è così per tematiche in cui la mala-gestione e l'autoritarismo sono strutture già collaudate: è il caso della sanità.

“Scusate se m'ammalo”

Un'occasione per “smontare” la retorica dei politici e costruire comitati di base è la vertenza che vede tuttora gli abitanti dell'entroterra di Fano e Pesaro in lotta proprio contro i tagli alla sanità: presidi medici spodestati dei punti di Primo Intervento e dei laboratori analisi, ospedali svuotati e svenduti per raccogliere fondi per la costruzione di un gigantesco ospedale unico (Fano-Pesaro), fonte d'affari per costruttori e imprese di servizi, ma inutile per una territorio in cui la popolazione non è in crescita e serve più che altro una Rete assistenziale efficiente, e non un nuovo ospedale.
In questa battaglia, che Regione Marche dava già per vinta, i comitati hanno rimescolato le carte con due azioni eclatanti. La prima è stato un gesto altamente significativo; il Sindaco del Comune di Fossombrone, di fronte alla chiusura del Laboratorio analisi dell'ospedale, ha emesso un'ordinanza verso l'Azienda sanitaria intimandone la riapertura, a tutela della salute dei cittadini, mettendo in seria difficoltà la dirigenza regionale abituata a gestire i cittadini come numeri. Non solo, i comitati, di concerto con vari piccoli Comuni, hanno aperto una vertenza legale contro l'Azienda sanitaria regionale sul rispetto dei tempi massimi di attesa e dei LEA, i livelli essenziali di assistenza, quelli che vedono la corsa all'appalto a privati per l'esecuzione di visite mediche specialistiche e diagnostica.
Ma su questo tema gli interessi pubblico-privati sono così strutturati che è molto difficile deviarne il corso, soprattutto cercando le incongruenze tra sistemi legislativi regionale-nazionale-europeo che consentano ai cittadini di disinnescarne le dinamiche. La sanità è la terza realtà industriale italiana (circa il 12% del PIL) dopo alimentari ed edilizia, ed il processo speculativo è iniziato da un pezzo.
Anche sulla questione della privatizzazione di altri beni, i comitati si trovano di fronte a una rolling stone spesso impossibile da fermare; un esempio emblematico, in Provincia di Pesaro e Urbino, è la gestione della rete idrica. Dopo il referendum-plebiscito del 2011, sostenuto, a parole, anche dal PD, e che vide la presenza nei comitati organizzatori di molti esponenti del Prc e di Sel ... gli abitanti della Provincia di Pesaro si vedono oggetto, nel 2013, di una manovra mass mediatica senza precedenti: le quote della azienda gestrice del servizio idrico, Marche Multi Servizi, debbono essere vendute perché a detta del consiglio provinciale di Pesaro e Urbino, l'Ente è a rischio fallimento. E ...guarda caso, in bilancio il deficit calcolato corrisponde all'importo della vendita delle quote (oltre 3 milioni e mezzo di euro), per le quali si scopre un accordo con Hera, holding che acquistando le azioni ottiene un peso schiacciante nel consiglio dell'azienda partecipata, della quale possedeva già oltre il 40%. Solo i comitati, mentre il Prc si schiera a favore della vendita, “osano” dissentire, diffidando l'Ente Provincia a vendere. La diffida, inviata anche alla Corte dei Conti, prende in esame gli avvenimenti riguardanti il paventato “buco in bilancio” provinciale e disamina sia la decisione di vendere un bene sempre fruttifero, sia la procedura di vendita e la perizia di stima sul valore di mercato delle quote.

Sit-in settimanali (al freddo)

Cosa ne sarà di una azienda, MMS, con un indotto di oltre 800 fornitori in provincia, ed ora legata mani e piedi al destino di Hera, è ancora da vedere. L'intervento dei comitati è stato comunque un'occasione per fare chiarezza sulla gestione del bene pubblico, di smascherare il flusso di denaro che confluisce agli azionisti Hera, privando i Comuni di importanti risorse per la gestione ottimale della rete idrica, e inducendo l'azienda a pesanti rincari in bolletta, con un bilancio che segnala ricavi relativi al servizio idrico in aumento da 34,0 milioni di euro dell'anno 2009 a 36,5 milioni di euro dell'anno 2010... per il solo effetto dell'incremento tariffario!
Capacità di leggere un bilancio, capacità di contestare un atto deliberativo o una perizia tecnica, sapere popolare sul territorio ove si abita: a volte è possibile sfuggire alla trappola dell'astrazione ideologica per scoprire ancora viva nei territori la memoria di pratiche utili a “resistere un minuto in più del padrone”, quel padrone che dalla fabbrica si è trasferito ai servizi e ai beni comuni. A prescindere dalla differenze di età, cultura politica e classe, i comitati marchigiani sono stati capaci di momenti di grande significato, che sia il coinvolgimento dei piccoli comuni a rischio deficit nelle battaglie, che siano i sit-in settimanali al freddo di fronte alle Procure per denunciare i processi in prescrizione ai ricchi imprenditori-truffatori, che sia la partecipata Carta dei diritti e delle rivendicazioni del territorio... uno striscione, assieme ai tanti visti in questi anni, la dice lunga sul cuore vero dei movimenti: “l'unità vince sempre”. Dopo dieci anni, gli abitanti del piccolo paese di “ex-sudditi”, Schieppe, festeggiano: Regione Marche finalmente ha sputato il provvedimento di chiusura, l'inceneritore non si farà, né piccolo né grande.

Francesca Palazzi Arduini

Info e tutti i materiali: http://www.comitatinrete.it