Rivista Anarchica Online


donne

In nome
di un nuovo ordine sociale

di Carlotta Pedrazzini / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti


Vita attiva e partecipazione erano per lei i mezzi per il conseguimento di libertà, eguaglianza e per la creazione di una nuova società.
In queste pagine pubblichiamo due stralci da una tesi di laurea inedita.


La necessità di una vita attiva

Goldman affidava ad ogni essere umano il compito di svincolarsi dalle coercizioni che non permettevano l'esercizio di una vita libera.
Senza aspettarsi nulla dalle istituzioni.


''Nati non siamo per l'azione, né per il lucro, né alle schiere, ma solo per l'ispirazione, i dolci suoni e le preghiere.''1 Quella dell'uomo superfluo è stata una figura presa in esame della letteratura russa dell'Ottocento e la sua analisi si può ritrovare in opere come Evgenij Onegin di A. S. Puškin e Il diario di un uomo superfluo di S. Turgenev. In una Russia in pieno periodo di cambiamenti valoriali, entro il quale la tensione tra ammodernamento e conservazione risultava molto forte, diversi autori esaminarono e raccontarono la storia dell'uomo colto, con idee innovatrici, il quale si dimostrava però incapace di esplicitarle e metterle in pratica. Durante l'intero arco di quella che dagli autori veniva definita 'una vita superflua', tutte le migliori caratteristiche di cui era in possesso rimanevano celate e nascoste da sguardi estranei.
Non era facile essere degli innovatori2, Goldman lo sapeva bene. Il rischio di una vita ai margini, caratterizzata da una costante mancanza di accettazione era più di un'astratta e possibile eventualità, era qualcosa di concreto e fortemente realizzabile; trovare il modo di esprimere le proprie idee riformatrici e trasformarsi in agenti del cambiamento, trovare il proprio posto nel mondo, era cosa difficile per un uomo o una donna che non condividevano i valori correnti della società di riferimento. ''È inevitabile che i precursori [...] debbano essere isolati, evitati e ripudiati da chi è loro più vicino. Eppure, la tragedia di cui ogni precursore è destinato a fare esperienza non è l'incomprensione, la tragedia dei precursori nasce dal fatto che avendo essi compreso nuove possibilità nello sviluppo umano, non possono radicarsi nel vecchio mondo e il nuovo è ancora troppo lontano. Essi diventano degli emarginati erranti sulla terra alla ricerca, senza pace, di cose che non troveranno mai''3. Nel caso di Goldman, diverse furono le situazioni di marginalizzazione che si ritrovò ad affrontare durante l'intero arco della propria vita. Il suo impegno politico a sostegno dell'ideale anarchico la costrinse per un periodo a vivere e praticare la professione di infermiera sotto falso nome, pena l'impossibilità di ottenere un impiego. A seguito della deportazione in Russia, avvenuta nel 1919, e alla sua campagna contro il bolscevismo, che la spinse a lasciare la Russia due anni più tardi, diverse città europee rifiutarono di accettare la sua presenza, costringendola ad errare senza meta per il continente. Il prezzo per la pubblica esposizione di idee contrarie al pensiero dominante fu per lei, e per molti altri riformatori, molto alto. Come dichiarò lei stessa, l'esistenza di chi non si curava di soddisfare i criteri correnti, mantenendosi fedele ai propri ideali, era buia e disgraziata4; la continua esposizione alla calunnia mediatica di cui ebbe esperienza durante la permanenza negli Stati Uniti, i molteplici processi che dovette subire e le condizioni economiche precarie caratterizzarono la sua vita e quella di molti altri teorici sociali che come lei si mantennero fedeli al proprio pensiero e continuarono a lottare per la concretizzazione delle proprie idee nonostante le difficoltà.
La vita del precursore era impegnativa, fatta di continue lotte per il diritto di esprimere pensieri non conformi alle categorie correnti e l'effetto di una tale condizione, protesa già verso un futuro non ancora realizzato, era tracotante e totalizzante5. Come Goldman, diversi erano gli uomini e le donne che avevano scorto la possibilità di un'evoluzione differente per gli esseri umani in campo politico, economico e sociale; gli appartenenti ai movimenti radicali, i quali richiedevano strenuamente un cambiamento dell'esistente ne erano un esempio. La società, i suoi valori e le sue istituzioni erano da loro messe in discussione e ripensate.

Emma Goldman nel 1901

La marginalizzazione come esito

Due possibilità di azione si delineavano a chiunque non concepisse positivamente le dinamiche politiche e socio-economiche correnti: l'impegno per il compimento del proprio ideale non ancora realizzato nel presente o l'annichilimento delle proprie spinte di rinnovamento e un adattamento all'esistente anche se non condiviso6. L'unica maniera, per un uomo dotato di una nuova coscienza, di potersi insediare all'interno di una società che non approvava era ammutolire il proprio discernimento, tenere a bada i propri ideali, adattandosi alle condizioni esistenti che non condivideva; solo il compromesso avrebbe potuto permettere ad un precursore di vivere un'esistenza all'insegna della normalità e dell'approvazione, evitandone la messa al bando e la marginalizzazione. La scelta dell'impegno attivo e della lotta alle tradizioni avrebbe infatti comportato molte difficoltà, dettate dalla mancanza di approvazione da parte della maggioranza fedele allo status quo7.
Quando Goldman esortava alla vita attiva8 intendeva rifuggire dai pericoli che avrebbero potuto scaturire da un'esistenza 'superflua'; l'arrendevolezza, l'ignavia e l'inerzia erano da lei concepite come forze nemiche del cambiamento, che volgevano a favore dell'esistente. Un individuo immobile, che non si applicava in alcun ambito per favorire un mutamento, perpetuava inconsapevolmente le dinamiche esistenti e di esse era inavvertitamente responsabile9. Se il fine dell'umanità era la propria evoluzione, raggiungibile tramite la creazione di un nuovo ordine sociale caratterizzato da eguaglianza e libertà, la presenza di uomini superflui all'interno delle comunità era considerata come ostacolo ad un tale accadimento. La loro indisponibilità ad agire attivamente per concretizzare nuovi ideali era infatti la caratteristica maggiormente contraria alla possibilità del progresso delle società. L'azione, intesa come impegno attivo ai fini della propaganda, educazione, resistenza all'ordine costituito e cooperazione tra gli individui, era considerata da Goldman condizione necessaria per il mutamento, in contrasto alla staticità e all'immobilismo10.
A tutti gli uomini che credevano fermamente nella necessità di conquiste in campo economico, politico e sociale, Goldman proponeva l'azione diretta quale metodo per modificare la propria condizione, plasmarla secondo le proprie necessità e volontà. ''L'azione diretta, che si è dimostrata efficace sul terreno economico, è altrettanto potente nel mondo dell'individuo. Qui centinaia di forze si accaniscono contro di lui e solo una resistenza tenace contro di loro potrà alla fine renderlo libero.''11 Per Goldman condurre una vita attiva, volta al raggiungimento dei propri obiettivi personali, alla realizzazione dei propri ideali e alla lotta contro ogni interferenza che non permettesse il compimento di tali propositi, era l'unico modo attraverso il quale gli esseri umani avrebbero potuto donare un senso alla propria esistenza. Tramite l'azione attiva ogni essere umano avrebbe potuto affermare il proprio diritto all'autonomia e all'autodeterminazione, prendendo le redini della propria vita, affrancandosi da quelle coercizioni che ne indirizzavano le azioni e le scelte, impedendo di vivere secondo le proprie condizioni, inclinazioni, bisogni e necessità.

L'importanza della partecipazione attiva

Dal suo arrivo a New York, avvenuto nel 1889, Goldman lavorava strenuamente per la concretizzazione dell'ideale anarchico; quest'ultimo riconosceva la possibilità di creare un nuovo ordine sociale entro il quale la libertà da tutti i vincoli materiali, morali, politici, e l'eguaglianza fossero principi fondamentali effettivamente validi, che avrebbe potuto concretizzarsi solo in seguito alla partecipazione attiva di tutti i cittadini. L'azione diretta degli individui era fondamentale affinché un cambiamento sociale potesse avvenire. ''Dal punto di vista politico, la razza umana sarebbe ancora nella peggiore delle schiavitù se non fosse per tutte le figure gigantesche che hanno lottato palmo a palmo contro il potere dei re e dei tiranni. Se non fosse stato per i singoli pionieri, il mondo non sarebbe mai stato scosso alle fondamenta dalla grande ondata della Rivoluzione francese. [...] Sempre in ogni epoca, i pochi furono i portabandiera di una grande idea, di istanze liberatorie''12. Partendo da questa asserzione Goldman criticava chiunque ritenesse un tale obiettivo ottenibile grazie al sistema politico e ai mezzi messi a disposizione da esso, quali il voto, la rappresentanza, le leggi o l'acquisizione di diritti13. Riteneva pertanto che, per raggiungere il traguardo di una vita all'insegna della libertà, dell'autonomia, dell'autodeterminazione e dell'uguaglianza, non fosse sufficiente sancire tali principi attraverso una Costituzione; la decisione di riconoscere formalmente libertà ed uguaglianza quali diritti inalienabili non era per Goldman condizione sufficiente per una effettiva realizzazione degli stessi; affermava infatti che il riconoscimento costituzionale di tali diritti e il contenuto della Dichiarazione di Indipendenza non avevano impedito la proliferazione di situazioni di ingiustizia sociale e politica negli Stati Uniti di cui le condizioni di vita della classe operaia alla fine del XIX secolo erano esempio14.
Goldman affidava ad ogni essere umano il compito di agire direttamente e personalmente in modo da svincolarsi da ogni coercizione e da ogni vincolo che non permetteva l'esercizio di una vita caratterizzata da libertà ed eguaglianza, senza attendere che le istituzioni si sostituissero alla sua azione ed operassero in tal senso15.
Perché un tale ideale potesse realizzarsi, l'impegno rivolto alla propaganda e all'educazione da parte dei promotori del cambiamento sociale risultava essere fondamentale. Nessun individuo privo di mezzi intellettuali e materiali avrebbe potuto prendere le redini della propria esistenza né spingersi ad affermare la necessità di un rinnovamento della società. Ai cittadini andava mostrata un'alternativa all'ordine politico e socio-economico vigente e l'azione educativa e propagandistica che i membri dei movimenti anarchici intraprendevano era volta a tal fine.
Senza una presa di coscienza circa le dinamiche di causa ed effetto da cui si generava la realtà sociale e gli orizzonti di mutamento che avrebbe potuto raggiungere, non sarebbe stato possibile alcun cambiamento; propaganda ed educazione erano, per Goldman, gli strumenti che avrebbero potuto sopperire a quella mancanza e il suo impegno in tal senso fu sempre molto forte. La propaganda avrebbe potuto aiutare gli individui a prendere coscienza delle problematiche che maggiormente li affliggevano, delle dinamiche sociali e delle modalità attraverso le quali sovvertire l'ordine costituito; l'educazione avrebbe permesso il conseguimento di un'autonomia intellettuale, slegata da tradizioni e pregiudizi, e un discernimento circa le cause da cui scaturiva la realtà sociale e le motivazioni che spingevano gli appartenenti ai movimenti anarchici a lottare per il sovvertimento dell'ordine sociale corrente. “La verità viva, vitale del benessere sociale ed economico diventerà realtà solo tramite l'ardore, il coraggio, la determinazione di minoranze consapevoli.''16
L'impegno e lo sforzo di tutti i cittadini, non solo degli appartenenti al movimento anarchico, per una realizzazione dell'ideale libertario avrebbero dovuto essere pregnante; per Goldman le conseguenze di una vita contemplativa, mai culminante in una concretizzazione del pensiero e degli ideali, sarebbero state percepite come una delega, una rinuncia all'autodeterminazione che avrebbe consentito ai detentori del potere di perpetuare le dinamiche sociali ed economiche dalle quali scaturivano le precarie condizioni materiali ed intellettuali della maggioranza della popolazione statunitense del XIX secolo.

Emma Goldman nel 1910
Tradurre pensiero in azione

Rinunciare all'azione significava votarsi all'acquiescenza la quale generava e sosteneva l'immobilismo sociale. Solo la traduzione di un pensiero maturo in azione concreta avrebbe potuto sovvertire i meccanismi responsabili della mancanza di libertà ed eguaglianza e portare ad una rivoluzione, intesa come totale sconvolgimento dell'esistente; la storia dell'umanità era colma di momenti rivoluzionari di questo tipo, dai quali dipendevano l'evoluzione e l'avanzamento delle società. Tutti i cambiamenti avvenuti nella storia del genere umano si sono compiuti tramite azione diretta e un dispiegamento di forze non solo intellettuali. L'educazione, la presa di coscienza e l'adesione ad ideali progressisti era solo il primo passo sul cammino dello sviluppo dell'individuo e della società e che avrebbe dovuto proseguire, trovando il modo di concretizzare il bisogno di cambiamento attraverso tutte le attività della vita17.
Ogni individuo andava posto, attraverso un'adeguata educazione, nella condizione di poter raggiungere il pieno sviluppo delle proprie facoltà intellettuali, grazie alle quali si sarebbe convinto della necessità di un mutamento delle dinamiche politiche e socio-economiche18. A questo fine erano volti gli sforzi informativi e propagandistici degli aderenti ai movimento libertari ed anarchici, nella convinzione che solo in seguito ad un profondo discernimento circa le cause di un ordine sociale illiberale e fortemente diseguale e circa la possibilità di un cambiamento si sarebbe potuto procedere alla creazione di una nuova società.


Contro i governi e il capitalismo

A loro andavano imputate le caratteristiche illiberali e anti-egualitarie della società di fine Ottocento.
Il loro sovvertimento era il primo passo verso un nuovo ordine sociale.


Grazie alla profonda dedizione alla 'causa libertaria', cui consacrò l'intera esistenza, Goldman è tuttora considerata una delle personalità più influenti e di spicco del movimento anarchico americano. Poiché convinta della natura fortemente illiberale ed anti-egualitaria dei sistemi politici caratterizzati da accentramento di potere19 e dell'ordine economico capitalistico, Goldman decise di dedicarsi al loro studio al fine di contribuire al loro sovvertimento; ad essi imputava la mancanza di libertà ed eguaglianza riscontrabile negli Stati Uniti di fine Ottocento e contro di loro sarebbe dovuta essere rivolta l'azione di tutti gli individui che reclamavano l'esigenza della creazione di un nuovo ordine sociale.
Fin dal suo arrivo a Rochester (New York), avvenuto nel 1885, aveva rivolto le proprie energie all'intendimento delle dinamiche sociali, economiche e politiche attive nel paese di adozione. La sua analisi era rivolta a comprendere come, in un paese caratterizzato da diritti politici e civili e da una Costituzione entro la quale eguaglianza, libertà e ricerca della felicità erano considerati principi fondamentali, potesse esistere una forte diseguaglianza tra i cittadini20. Quando Goldman approdò negli Stati Uniti, il suo pensiero politico era fondato sulla convinzione che all'interno di un sistema formalmente liberale, libertà ed eguaglianza fossero effettive ed efficaci per tutti i membri della popolazione; l'incontro con gli appartenenti alla classe operaia americana, e la visione della loro condizione materiale, la fece però presto ricredere21.
Il disincanto di cui ebbe esperienza ne decretò l'avvicinamento alle teorie radicali; per Goldman, solo queste ultime erano in grado di spiegare i motivi di una situazione apparentemente contraddittoria, caratterizzata dalla presenza di diritti sanciti formalmente e dalla mancanza di un riscontro empirico della loro effettività22. I Padri Fondatori, poco più di un centinaio di anni prima del suo approdo negli Stati Uniti, avevano disposto l'eguaglianza di tutti i cittadini americani, ma nonostante ciò la società americana risultava segnata da profondi conflitti tra gruppi sociali diversi fra loro, quali la classe operaia e i detentori di capitale e mezzi di produzione23.
I due gruppi godevano di condizioni materiali, sociali, culturali e intellettuali profondamente differenti a dispetto di quanto sancito dalla Costituzione. Ciò che spinse Goldman allo studio delle dinamiche e delle teorie sociali fu proprio il tentativo di spiegare le cause della presenza di una palese diseguaglianza all'interno di un sistema formalmente composto da esseri eguali24.
Goldman arrivò alla conclusione che la mancanza di eguaglianza di cui si aveva evidenza all'interno della società statunitense influenzasse direttamente la libertà di cui formalmente godevano i cittadini americani. Essenziale era per Goldman l'idea secondo cui eguaglianza fosse condizione necessaria per la presenza di libertà25. Solo all'interno di un sistema entro il quale gli uomini fossero considerati eguali, nessun gruppo sociale avrebbe potuto detenere maggior potere a scapito del resto della società, né imporre il volere su quest'ultimo. Solo un ordine egualitario avrebbe quindi potuto provvedere a che la libertà per tutti gli individui da vincoli, coercizioni, imposizioni potesse essere effettiva26. Perché l'obiettivo di rifondazione dell'ordine sociale potesse essere realizzato, nessuna costrizione o violenza avrebbe dovuto agire all'interno della comunità; nessuna classe sociale avrebbe potuto imporsi sul resto della cittadinanza, né un centro ordinatore avrebbe potuto detenere il potere politico ed esercitarlo in nome della restante parte della società.

Emma Goldman nel 1911

Svincolarsi dalle istituzioni

Le fonti di costrizione che limitavano l'agire umano, i suoi diritti e libertà, erano identificate tanto nel sistema economico capitalistico, quanto nel sistema di governo accentrato27. Entrambe le istituzioni erano colpevoli di arginare considerevolmente le possibilità degli individui: il sistema economico, tramite il profitto e il sistema di salari, privava la classe operaia dei mezzi materiali per provvedere autonomamente al soddisfacimento dei propri bisogni, rendendola totalmente dipendente dal gruppo detentore di capitali; il governo, invece, annichiliva il potere di autodeterminazione, di autonomia e auto-organizzazione del popolo monopolizzando il potere politico all'interno della società28. ''Vedi, allora, che tutto si riduce a questo: il capitalismo ti deruba e fa di te uno schiavo. La legge autorizza e protegge questa rapina. Il governo ti inganna facendoti credere di essere libero e indipendente.''29
Agli individui sarebbe dovuta essere riconosciuta la capacità di amministrarsi autonomamente e di far fronte ai propri bisogni materiali senza che un potere centrale intercedesse per loro; nessun governo avrebbe dovuto elargire delle norme e dei regolamenti per il coordinamento della vita in società, né una classe padronale avrebbe dovuto fornire un salario in cambio di lavoro, arricchendosi attraverso il profitto generato dal processo di produzione. Le coercizioni alle quali ogni individuo era sottoposto sotto forma di leggi, dinamiche economiche o prescrizioni morali, che non ne permettevano una libera espressione e soddisfazione delle necessità, sarebbero dovute essere abolite30; solo in questo modo, ad ogni individuo sarebbe stata garantita la possibilità di fruire dei diritti di libertà e ricerca della felicità sanciti dalla Costituzione americana31.
All'interno di un rinnovato ordine sociale, la cooperazione tra individui totalmente eguali sarebbe stata il modello di interazione; attraverso il suo esercizio e tramite il confronto ed il dibattito, i cittadini avrebbero potuto decidere autonomamente della propria organizzazione e amministrazione32.
L'ideale anarchico credeva nella possibilità di ogni essere umano di ottenere una libertà che fosse da intendersi come opportunità di agire assecondando le proprie inclinazioni, senza sopperire ad alcuna coercizione applicata dall'esterno; un'esistenza votata alla resistenza nei confronti di tutti i vincoli di natura politica, economica, sociale o morale che impedivano l'esercizio della libertà. Il conseguimento di un ordine sociale libertario era l'obiettivo che ogni essere umano avrebbe dovuto porsi33.

Emma Goldman a Union Square, New York City, nel 1916
Contro ogni prescrizione

Il destarsi della forza e dell'autodeterminazione non poteva però essere imposto o forzato ai membri della società, ma solo indicato poiché l'anarchismo non era teoria prescrittiva. Goldman percepiva difatti ogni prescrizione come contraria alla libertà individuale e la sua avversione nei confronti delle teorie socialiste, le quali erano solite indicare la strada migliore per l'attuazione politica ed economica dell'ideale egualitario, fu molto forte34. L'obiettivo della filosofia anarchica, della quale Goldman fu promotrice, era di stimolare lo sviluppo di una coscienza indipendente e non condizionata da preconcetti morali e pregiudizi e risvegliare l'umana potenza creatrice. Goldman confidava nelle infinite abilità e possibilità degli esseri umani e aveva fede nella loro capacità di amministrarsi autonomamente senza il bisogno di un potere ordinatore che, in campo economico, politico o morale, sovrintendesse alle loro scelte, le controllasse o le dirigesse. Per realizzare il proposito di autodeterminazione e rispetto delle libertà individuali, l'anarchismo proponeva il risveglio e la reviviscenza del potere di ogni essere umano e la sua capacità di agire per se stesso e per la propria comunità, identificando il percorso ed i mezzi che riteneva più affini alle proprie inclinazioni.
A seguito della loro liberazione e attraverso la libera cooperazione, tutti gli appartenenti ad una comunità avrebbero autonomamente scelto il modo migliore di riformare il sistema politico ed economico in chiave libertaria ed egualitaria. Nessun potere centrale avrebbe potuto intercedere per loro, né tantomeno mostrargli il cammino più appropriato per l'emancipazione35. L'anarchismo, in quanto teoria descrittiva, avrebbe rivelato le dinamiche responsabili della mancanza di uguaglianza e libertà nella società, risvegliando la velleità di cambiamento. Il passo successivo, il compimento del mutamento, sarebbe avvenuto grazie all'impegno attivo di tutti i membri della comunità. Perché una tale realizzazione fosse possibile, questi ultimi avrebbero dovuto prendere coscienza di se stessi e della propria facoltà di agire autonomamente senza essere dipendenti da istituzioni o ideali predefiniti e senza affidarsi ad istituzioni ordinatrici.

Carlotta Pedrazzini

I due scritti di Carlotta Pedrazzini sono tratti dalla tesi di laurea magistrale in Scienze politiche e di governo (a.a. 2012/2013), Facoltà di Scienze politiche, economiche e sociali dell'Università degli studi di Milano. La tesi è consultabile presso la Divisione Coordinamento delle Biblioteche dell'Università degli studi di Milano o presso il Centro Studi Libertari - Archivio Giuseppe Pinelli.

Note

  1. A. S. Puškin, Evgenij Onegin, Milano, RCS Libri, 1985.
  2. A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in Feminist Studies, vol. VII, 1, 1981, p. 114.
  3. A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in “Feminist Studies”, vol. VII, 1, 1981, p. 114.
  4. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, Milano, La Salamandra, 1976, p. 56. *
  5. A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in “Feminist Studies”, vol. VII, 1, 1981, p. 114.
  6. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 74.
  7. A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, p. 114.
  8. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 53.
  9. E. Goldman, The Individual, Society and the State, first published by the Free Society Forum, Chicago, Illinois in 1940, retrieved on March 15th, 2009 from www.marxists.org.
  10. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 53.
  11. Ibidem.
  12. Ivi, p. 59.
  13. E. Goldman, The Individual, Society and the State, p. 1.
  14. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 51.
  15. E. Goldman, Anarchy Defended by Anarchists, ''Metropolitan Megazine'', 1896, IV, n. 3.
  16. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 62.
  17. V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life, Michigan, Sheridan Books, 2011, p. 12.
  18. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 62.
  19. Ivi, p. 45.
  20. Ivi, p. 51.
  21. Ivi, p. 45.
  22. V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life, Michigan, Sheridan Books, 2011, p. 13.
  23. E. Goldman, Was my life worth living?, ''Harper's Monthly Magazine, 1934, CLXX, retrieved on March 15th, 2009 from sunsite.berkley.edu.
  24. E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p. 51.
  25. Ivi, p.50.
  26. V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life, p. 5.
  27. E. Goldman, The Individual, Society and the State, p. 1.
  28. A. Berkman, Che cos'è l'anarco comunismo?, Milano, La Salamandra, 1977, p. 43.
  29. Ibidem.
  30. Ibidem.
  31. E. Goldman, A new declaration of Independence, ''Mother Earth'', 1909, IV, n. 5.
  32. E. Goldman, There is no communism in Russia, ''H.L. Mencken's journal American Mercury'', 1935, XXXIV.
  33. Ibidem.
  34. E. Goldman, Socialism: caught in the political trap, Emma Goldman Papers, Manuscripts and Archives Division, The New York Public Library, Astor, Lenox and Tilden Foundations, retrieved on March 16th, 2009 from dwardmac.pitzer.edu.
  35. E. Goldman, There is no communism in Russia, p. 1.

* La casa editrice BFS ha pubblicato nel 2009 e nel 2013 una riedizione del libro di Emma Goldman citato da Carlotta Pedrazzini dal titolo Femminismo e anarchia (Pisa, pp. 144, € 12,00).