Rivista Anarchica Online


portfolio

Haiti/Repubblica Dominicana 1

foto e testi di Paolo Poce


L'isola di Santo Domingo è divisa a metà, da un confine del tutto artificiale.
A sinistra c'è Haiti, francofona, uno dei paesi più poveri del mondo; a destra, la Repubblica Dominicana, ispanofona,
in condizioni economiche migliori anche grazie al turismo.
C'è una frontiera, tra i due stati, che viene aperta tutti i mercoledì per permettere agli haitiani di essere presenti a un mercato.
A fine giornata, tutti devono rientrare ad Haiti. Ma a volte...
Ecco la testimonianza (prevalentemente fotografica) del nostro collaboratore Paolo Poce.

Febbraio 2013, Dajabón (Repubblica Dominicana),
città-mercato situata al confine con Haiti

La zona franca

Nel nord dell'isola di Haiti e della Repubblica Dominicana ci sono due paesi, Dajabón (dominicano) e Uanamente (haitiano). Li separa un fiume da un nome tragico, che ricorda gli eccidi del dittatore Trujillo, il Rio Massacre. Su questo fiume c'è un ponte con un cancello, simbolo di speranza per gli haitiani e di chiusura per i dominicani. Le porte si aprono per due giorni la settimana, il martedi e il venerdi, per poter accedere al mercato di frontiera che si trova all'inizio di Dajabón. Gli haitiani possono percorrere questo tratto di strada di circa 300 metri per accedervi, senza controlli di documenti o dogane, che negli altri giorni sono praticamente invalicabili, ma non possono uscire poi dal mercato e da questa “zona franca”. Accade cosi che migliaia di persone si accalcano per poter prendere il posto migliore per la vendita della loro merce, a volte veramente misera. Alcuni, i più giovani e forti, vengono assoldati dai dominicani per lavorare nei campi e vengono scortati e poi riportati alla frontiera dopo 12 ore di lavoro per pochi spiccioli.

Dajabón, haitiani sul Rio Massacre, linea di confine tra Repubblica Dominicana e Haiti

Alcuni tentano la fuga per raggiungere la capitale, Santo Domingo, dove andranno ad alimentare le favelas della città, poiché è difficilissimo riuscire a lasciare l'isola.
Haiti è uno dei luoghi più poveri del mondo, crisi aumentata dopo il terremoto che ha praticamente distrutto il paese. Un forte orgoglio nazionale cerca le proprie radici africane e rivendica la propria rivolta contro la schiavitù. La Repubblica Dominicana invece, anche se con i problemi tipici dei paesai caraibici, è in crescita, riuscendo a sfruttare il turismo e le risorse di una terra comunque rigogliosa.

Dajabón, haitiani sul Rio Massacre, linea di confine tra Repubblica Dominicana e Haiti

Dajabón, haitiani in attesa dell'apertura del cancello di confine
per accedere al mercato della zona franca

Esiste una forte forma di razzismo verso gli haitiani, considerati ex schiavi arretrati e poco inclini al lavoro.

Dajabón, apertura del “cancello-frontiera”

Osservare un'isola divisa in due, in cui varcando il confine si cambia fuso orario e lingua, è un'esperienza unica e disperante.
Il risultato delle dominazioni spagnole e francesi nei secoli, su questa terra si manifesta e diventa palese ogni volta che avviene l'apertura del cancello sul Rio Massacre.

Paolo Poce

Haiti, una donna sulla strada nazionale che porta
verso il confine con la Repubblica Dominicana

Haiti, piccolo villaggio a pochi chilometri dal confine

Dajabón, Repubblica Domenicana, donne haitiane
portano la loro merce al mercato della zona franca

Haiti, Fort Liberté, giovani haitiani si esibiscono in uno spettacolo contro la schiavitù

Haiti, lavoratori haitiani sulla strada nazionale che porta
verso il confine con la Repubblica Dominicana

Dajabón, Repubblica Domenicana, lavoratori haitiani nei campi
dei contadini dominicani durante una pausa dal lavoro nelle risaie

Haiti, Uanamente, giovane sul Rio Massacre