Rivista Anarchica Online


storia

I Pirati della stella alpina

di David Bernardini


La storia quasi sconosciuta degli Edelweisspiraten, un'organizzazione anti-nazista decisamente originale ed efficace.

Sotto il tallone di ferro del regime nazionalsocialista, la Germania trascina l'Europa nella seconda guerra mondiale. A causa del conflitto, il dominio del Terzo Reich sulla società tedesca si fa ancora più asfissiante e capillare. Eppure c'è ancora qualcosa che sfugge al suo controllo.
Nell'ottobre 1941, in una Colonia che ha subito nell'estate dello stesso anno i suoi primi bombardamenti, un gruppo di giovani, composto da una dozzina di ragazzi e qualche ragazza, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, si ritrova al piano terra di un edificio distrutto da una bomba, nella periferia della città.
Nonostante la guerra e le privazioni che essa implica, il gruppo chiacchiera allegramente, fino a quando qualcuno non intona una canzone e tutti gli altri lo seguono. Un vecchio operaio, tornando dal lavoro, passa lì vicino e si ritrova ad ascoltare quelle parole. Rabbrividisce. Se un nazista convinto o un cittadino particolarmente zelante nella delazione avesse ascoltato quella canzone, quei ragazzi non sarebbero sfuggiti ai provvedimenti della Gestapo. L'anziano signore si ferma per ascoltare la canzone fino alla fine e, mentre le risate del gruppo di giovani riecheggiano nella zona circostante, sorride e si ricorda dei tempi in cui partecipava alle escursioni con le vecchie organizzazioni della gioventù operaia, tanti anni prima, quando era ancora giovane e il mal di schiena non lo tormentava.
Tornando verso casa, si ritrova a canticchiare tra sé e sé alcuni brani di ciò che ha appena sentito, ma piano, perché nessuno lo deve sentire, non si sa mai. Le parole facevano più o meno così:

“Il potere di Hitler può stenderci a terra
E tenerci in catene,
ma un giorno spezzeremo le catene
e saremo di nuovo liberi.
Abbiamo pugni forti e possiamo lottare
Abbiamo coltelli e li tireremo fuori.
Vogliamo la libertà, vero ragazzi?
Siamo i guerrieri Navajo”

A cantare questa canzone erano i Navajo, i quali si consideravano parte degli Edelweisspiraten (Pirati della stella alpina), un'estesa e composita rete di gruppi formata da giovani che si sviluppò verso la fine degli anni trenta e sopravvisse sino alla fine della seconda guerra mondiale, procurando parecchie notti insonni a Himmler e ai dirigenti della Gioventù hitleriana, la Hitlerjugend (Hj).

Gruppo di Pirati della stella alpina, fine anni trenta
“La colpa è tutta della Hitlerjugend!”

Sin dall'inizio, il regime nazionalsocialista cerca di conquistare i giovani tedeschi alla propria causa. Il compito di trasformarli in “validi membri” della “comunità nazionale” è affidato alla Hj, la quale inquadra tutti i ragazzi tra i 14 e i 18 anni (il corrispettivo femminile della Hj era la Bund Deutscher Mädel, Bdm- Lega delle giovani tedesche, che include le ragazze tra i 14 e i 21 anni) cercando di impartirgli un'educazione il più possibile omogenea, improntata a un'ideologia razzista, militarista e autoritaria, al centro della quale vengono poste come virtù l'obbedienza ai propri superiori, la disciplina e il culto della competizione.
Inizialmente molti giovani aderiscono spontaneamente alla Hj, per diverse ragioni che si collocano al di là dei suoi contenuti ideologici. In primo luogo, la maggior parte delle sue attività si ricollega a quelle promosse dai disciolti movimenti giovanili della repubblica di Weimar, tanto che spesso i capi sono gli stessi. Inoltre, la gioventù hitleriana offre molte opportunità su come impiegare il tempo libero, attraverso la costruzione di campi sportivi e la possibilità di fare escursioni e viaggi anche lontano da casa. Infine, l'adesione alla Hj costituisce, paradossalmente, uno strumento utilizzato dai giovani per sottrarsi alle autorità tradizionali (la famiglia, la chiesa, la scuola), poiché dà la possibilità di invocare i “supremi bisogni” dell'organizzazione, ponendo strumentalmente in conflitto le diverse autorità e scavando per sé nicchie di indipendenza. Ciò è ancor di più valido per la Bdm, in quanto le ragazze sono limitate in misura maggiore dai vincoli familiari rispetto ai loro coetanei maschili.
Alla fine degli anni trenta le cose però cambiano completamente: la Hj diventa un organismo sempre più burocratico che sottopone i suoi aderenti (che ora devono entrarvi per forza, poiché obbligati dalla legge, la quale prevede delle pene in caso di rifiuto) a un rigido addestramento militare in vista della guerra. Inoltre, dato che si avvicina il conflitto, per una questione anagrafica i vecchi dirigenti (come detto spesso provenienti dalle vecchie leghe giovanili weimariane), per lo più rispettati, sono chiamati al servizio militare. Si afferma così una nuova generazione di capi provenienti per la maggior parte dai ceti medi, che esercitano il loro potere in modo particolarmente fastidioso e pesante sulla massa degli aderenti, di estrazione per lo più proletaria. Questi ultimi hanno lasciato la scuola e hanno iniziato la loro esperienza lavorativa all'età di 14 anni, generalmente come operai (qualificati o meno), e perciò sono ben poco disposti ad accettare gli abusi di potere dei loro coetanei, per lo più di estrazione borghese e ora organizzati in ronde d'ispezione.
Questa dinamica si accompagna con la pretesa del Terzo Reich di occupare e controllare tutti i settori della società e della cultura. Ciò provoca da parte di alcune fasce di giovani un mutamento nell'atteggiamento verso il regime, in primis nei confronti della gioventù nazionalsocialista, cioè una delle principali incarnazioni del nazismo nella loro esperienza quotidiana.
Così, da parte di una generazione, per lo più di origine operaia, educata dai nazisti in scuole naziste e che ha passato il tempo libero in organizzazioni naziste ascoltando la propaganda e partecipando alle cerimonie del regime; da questa generazione priva di contatti con vecchi militanti socialisti, anarcosindacalisti e comunisti, scaturiscono numerosi gruppi di giovani che decidono di dichiarare guerra alla Hj e, di conseguenza, al Terzo Reich nel suo complesso.
Tra questi si collocano gli Edelweisspiraten.
I pirati dell'Edelweiss compaiono nell'ultimo scorcio degli anni trenta nelle regioni occidentali della Germania. L'espressione in realtà indica una pluralità di gruppi differenti, i quali si riuniscono sulla base della comune appartenenza territoriale, come i già citati Navajo di Colonia, i Fahrtenstenze (Bellimbusti giramondo) di Essen e i Kittelbachpiraten (dal nome di un piccolo fiume a nord di Düsseldorf) di Oberhausen e Düsseldorf, ma anche quelli di Wuppertal, Bonn, Bochum, Duisburg, Francoforte, Norimberga e altre città minori. Cambiano i nomi dei gruppi, le divise, i distintivi e le attività, ma tutti si sentono Edelweisspiraten.
Questo sentimento comune si concretizza nel corso del tempo durante le escursioni del fine settimana fuori dalle città d'origine, nelle campagne o lungo i fiumi, che danno l'occasione a gruppi di zone diverse di incontrarsi, piantare le tende e discutere. I giovani pirati iniziano ad affrontare fisicamente le ronde d'ispezione del servizio di sorveglianza della Hj che cercano di impedire i loro raduni, dando vita a gigantesche risse nelle quali spesso i primi hanno la meglio. Ben presto anche la Gestapo e i tribunali nazisti iniziano a ritenere espressione di un unico movimento i singoli gruppi dei quali pian piano si vanno riempiendo le città tedesche occidentali.
I pirati dell'Edelweiss si formano spontaneamente grazie all'iniziativa di ragazzi tra i 14 e i 18 anni i quali, insofferenti alla crescente pressione subita nella Hj, iniziano a trovarsi autonomamente le sere o il fine settimana, con il fine di organizzare liberamente il proprio tempo libero. Così, intorno ai primi nuclei, cominciano a raggrupparsi numerosi giovani quasi tutti provenienti dalla classe operaia e già con le prime esperienze lavorative alle spalle. A questi, si uniscono ben presto ragazzi più anziani riformati al servizio militare, invalidi di guerra e ragazze che disobbediscono alla rigida distinzione maschi/femmine tipiche delle organizzazioni naziste. Ciò costituisce un oggetto di scandalo per le autorità del Terzo Reich e dà l'occasione a numerosi giovani di fare esperienze sessuali in anticipo rispetto alla media del tempo. In questo modo i pirati dell'Edelweiss di entrambi i sessi adottano dei comportamenti più disinibiti, che risultano traumatici per un regime come quello nazista, che reprime in ogni modo la sessualità, se non finalizzata alla riproduzione.
Solitamente un singolo gruppo di pirati dell'Edelweiss si compone di una dozzina di ragazzi e qualche ragazza. I suoi membri si incontrano nei parchi, nelle osterie, agli angoli delle strade, al piano terra degli edifici distrutti dai bombardamenti, lungo i fiumi e in campagna. Le escursioni hanno una particolare importanza nella loro esperienza, poiché permettono di allontanarsi dalle autorità naziste e dalla famiglia, favoriti anche dall'assenza dell'autorità paterna, perché al fronte, perché morti o perché lavorano lontani dal luogo di residenza (fatto comune nel regime nazista). Zaino in spalla, coltello da caccia in tasca e qualche provvista, questi giovani si mettono in viaggio con i loro coetanei, dormono nelle tende che si portano dietro o nei fienili, si sostentano con lavoretti occasionali che trovano lungo il percorso e si uniscono ad altri gruppi in viaggio, mostrando così l'esistenza e la vitalità di strutture informali di comunicazione e d'appoggio al di fuori del controllo nazista.

Gruppo di Edelweisspiraten a inizio anni quaranta
della zona di Colonia. Si intravede la spilla con il simbolo
della stella alpina vicino al collo del primo ragazzo a sinistra
e dell'ultima ragazza a destra che sta fumando
Sfida al regime

Nonostante la guerra in corso e le conseguenti limitazioni alla libertà di movimento, i pirati raggiungono Berlino, Vienna, Monaco, la Foresta nera e il Tirolo. Attraverso questa dinamica, spontanea e scaturita dalla quotidianità, i singoli gruppi che andranno a comporre gli Edelweisspiraten viaggiano, si incontrano e si rendono conto di essere simili, poiché, al di là dei diversi simboli o dei diversi canti, li accomuna il desiderio di libertà, di avventura e l'antagonismo nei confronti della Hj e del Terzo Reich. Nel corso di queste escursioni, intorno ai bivacchi nascono nuove canzoni, che si basano sui vecchi canti dei movimenti escursionistici, ma con parole del tutto nuove, che diventano un segno di riconoscimento sia per il gruppo stesso, sia per l'esterno. Inoltre, queste canzoni costituiscono il mezzo più immediato per esprimere i loro sogni e aspirazioni, affermando la loro alterità e inneggiando alla libertà, all'avventura e a tutto ciò che le autorità naziste vedono con sospetto, come il piacere, l'amore e il bere smodato fino all'ubriachezza.
Tutte queste tematiche sono per certi versi tipiche dell'universo giovanile, ma nel Terzo Reich acquisiscono valenze specificatamente politiche e conflittuali. In altre parole, i pirati dell'Edelweiss strutturano la loro identità su due poli: da un lato l'affermazione del desiderio di libertà, dall'altro l'odio atavico per la Hj e in generale per il regime nazista, tanto che la parola d'ordine del gruppo di Düsseldorf diventa “guerra eterna alla Hj”. A tutto ciò si unisce la disaffezione per il lavoro, che nella tradizione operaia socialdemocratica godeva al contrario di incredibile rispetto.
Questi giovani pirati si contraddistinguono dunque per il fatto di non appellarsi a principi astratti, ma di cercare di vivere concretamente le pratiche sulle quali strutturano la loro identità. Il richiamo alla libertà si traduce, nella loro esperienza, nella libertà di movimento e nella difesa dei loro spazi dalla Hj, il desiderio di avventura si manifesta nei lunghi viaggi e nelle escursioni, la solidarietà interna al gruppo si esprime nello stare insieme, al di fuori di qualsiasi meccanismo di controllo da parte del regime. Ma gli Edelweisspiraten sono contraddistinti anche dalla volontà di “fare qualcosa”: non soltanto ritagliarsi una propria sfera e sottrarsi il più possibile dai condizionamenti del Terzo Reich (cosa che viene fatta in un primo tempo e che di per sé costituisce già un atto di insubordinazione non di poco conto), ma anche combattere attivamente i loro più odiati nemici, dando un segno tangibile della loro mancata sottomissione. La rissa con i membri della Hj, in altre parole, entra a far parte della loro identità tanto quanto le canzoni e le escursioni.
Ben presto iniziano a pervenire alla Gestapo decine di lamentele e di denunce soprattutto da parte dei capi della Hj, i quali giungono a sostenere che non è più possibile per loro passare per determinate strade e quartieri senza mettere a rischio la propria incolumità fisica a causa dei gruppi dei giovani pirati. Un rapporto della Gioventù hitleriana del 1942 denuncia:
“Fin dalla primavera del 1942 è stata appurata in tutta la provincia di Düsseldorf l'esistenza di bande formate da un numero consistente di giovani di entrambi i sessi, che organizzano spedizioni tendenti a provocare la Gioventù hitleriana, minando l'opera dei suoi capi. Non è raro incontrare gruppi anche di 30 persone che vanno in giro per le città, cantando e suonando la chitarra. I capi della Gioventù hitleriana sono stati oggetto di imboscate, pestaggi e perfino sparatorie. Il loro numero è notevolmente cresciuto negli ultimi mesi. Si dilettano soprattutto nei campeggi dove ragazzi e ragazze stanno insieme.” (corsivo del testo mio)
Gli Edelweisspiraten hanno lanciato la loro sfida al regime, contando solo sulla propria voglia e capacità di menare le mani, sul loro numero, sulla solidarietà di gruppo e tra i gruppi. È senza dubbio una battaglia impari, ma ciò non li scoraggia affatto.
La repressione poliziesca nazista inizialmente ha numerose incertezze, poiché i suoi vertici oscillano tra atteggiamenti minimizzanti e paranoici, vedendo nei gruppi del giovani pirati dell'Edelweiss ora solo delle bravate giovanili, ora la diramazione di una “grande congiura” contro il Terzo Reich. Inoltre, la Gestapo non ha a che fare con strutture organizzative caratterizzate da una precisa ideologia, ma con una cultura e una pratica giovanile subalterna e diffusa, più difficile da colpire, tanto più che si tratta di giovani tedeschi. Contro di loro, gli apparati repressivi, con Himmler in testa, delineano una sorta di “trinità della delinquenza”: il disordine (sessuale e criminale) viene coniugato con l'insubordinazione (all'autorità) e la sovversione (politica).
Inizialmente la repressione che si abbatte sugli Edelweisspiraten è, per gli standard nazisti, tutto sommato abbastanza leggera: ammonizioni individuali, arresto per un periodo di tempo limitato dopo il quale il giovane viene rilasciato con il cranio rasato per segnalarlo alla pubblica riprovazione, e la carcerazione per la durata del fine settimana.
Ma nel giro di pochi anni, con la radicalizzazione dell'insubordinazione dei giovani pirati e con l'aggravarsi della situazione militare, i provvedimenti si fanno sempre più pesanti, arrivando a includere l'istituto di carcerazione, l'invio ai campi di concentramento e il processo penale, che in alcune occasioni si conclude con condanne molto dure.

Esecuzione pubblica di un gruppo di
Edelweisspiraten a Colonia, 1944
Dalla protesta alla resistenza

In sintesi, gli Edelweisspiraten si configurano inizialmente come gruppi di giovani d'estrazione proletaria, contraddistinti da una generale insofferenza alla disciplina imposta dalla Hj e dal lavoro in fabbrica, alla quale contrappongono un'identità strutturata sulla lotta contro i nazisti e sull'affermazione di uno stile di vita alternativo, fondato sull'esperienza collettiva e opposto a quello promosso dal regime nazista, il quale è contraddistinto invece da principi rigidi, astratti (il Sangue, la Razza) e imposti dall'alto.
Ma alcuni pirati dell'Edelweiss vanno oltre e si uniscono ai gruppi della resistenza. Nel 1944 a Colonia, i Navajo iniziano a collaborare con un gruppo clandestino che procura rifugio ai disertori tedeschi, ai prigionieri di guerra e ai detenuti evasi dai campi di concentramento. Intanto altri gruppi di Edelweisspiraten rubano armi dai depositi della Wermacht e cominciano a tendere agguati a colpi di arma da fuoco, sino a giungere ai fatti dell'autunno 1944. Dopo un violentissimo bombardamento alleato, si verifica a Colonia una destabilizzazione politica inedita nella Germania nazista, della quale i Navajo approfittano: insieme a lavoratori stranieri, ai prigionieri politici fuggiti dalle prigioni ridotte in macerie e agli antifascisti sopravvissuti, mettono in atto vere e proprie azioni di guerriglia, scontrandosi con i reparti armati dell'esercito nazista e arrivando ad uccidere il comandante della Gestapo della città. Partiti da un generico rifiuto della Hj, gli Edelweisspiraten approdano alla resistenza vera e propria.
Il Terzo Reich fa entrare in funzione a pieno regime le proprie strutture repressive, le quali, nel novembre 1944, iniziano a colpire con inedita durezza i pirati dell'Edelweiss, sino ad arrivare ad impiccare pubblicamente i loro “caporioni”, tra cui il sedicenne Barthel Schink.
Così gli Edelweisspiraten vengono travolti dalla repressione e dalla disastrosa fine della seconda guerra mondiale. La loro storia è stata a lungo dimenticata o passata sotto silenzio – difficile infatti inquadrarli istituzionalmente, caratterizzati com'erano da una politicizzazione incerta e da comportamenti violenti e aggressivi nei confronti dei loro nemici, cioè la Hj, secondo caratteri e canoni che ricordano le bande giovanili. Erano insomma imbarazzanti per tutti, sia per la Germania federale, tutta presa a costruire per sé un'immagine antinazista focalizzandosi sulla congiura militare del luglio 1944, sia per la Repubblica democratica tedesca, che a lungo ha fatto coincidere la resistenza tedesca con quella dei soli comunisti. Solo a partire dagli anni ottanta è iniziata una riscoperta delle vicende degli Edelweisspiraten, in merito ai quali si possono fare tre considerazioni.

  1. L'immagine di una gioventù tedesca completamente irretita dall'ideologia di Hitler è falsa – ci furono invece sacche importanti e abbastanza numerose che si sottrassero al condizionamento delle strutture naziste, fino a giungere all'aperto rifiuto e alla resistenza.
  2. La presenza degli Edelweisspiraten, così come delle bande di Lipsia e dei giovani dello swing, mostra il sostanziale fallimento della politica sociale nazista. Nonostante anni di lavaggio del cervello, i nazisti si videro sfuggire larghe fette della gioventù, sia nei settori proletari (bande di Lipsia, pirati dell'Edelweiss), sia in quelle borghesi (giovani dello swing, associazioni universitarie come la Rosa bianca), proprio mentre il loro apparato repressivo si era perfezionato.
  3. Gli Edelweisspiraten delinearono una cultura giovanile quotidiana contrapposta al nazismo. Questa riprendeva elementi tratti dal tradizionale comportamento collettivo del mondo operaio, fondato sui rapporti di vicinato (quartiere, caseggiato, ma anche paese) e di lavoro e li adattava ai caratteri tipici delle bande giovanili, contraddistinte dal controllo del territorio, da una forte identità di gruppi e da specifiche forme di comunicazione (simboli, canti).
Da questa combinazione nacque uno “stile” inconfondibile che seppe mettere in difficoltà il Terzo Reich, mostrando, nonostante la repressione e l'indottrinamento, l'irriducibile creatività e capacità d'azione della gioventù riunita degli Edelweisspiraten, i quali, seppur privi di una formazione politica consapevole, seppero concretizzare pratiche conflittuali elaborate collettivamente dal basso, mostrando in un contesto completamente ostile come quello del regime nazista una sorprendente attitudine libertaria, refrattaria agli ordini, al lavoro e alla disciplina – che segnò la loro esistenza.

David Bernardini

Per saperne di più

Sugli Edelweisspiraten c'è una bibliografia abbastanza ricca, ma per la maggior parte in lingua tedesca. Senza alcuna pretesa di completezza, riporto qui di seguito qualche titolo per chi volesse approfondire l'argomento. L'opera più completa in merito credo sia Detlev Peukert, Die Edelweißpiraten. Protestbewegungen jugendlicher Arbeiter im dritten Reich, ein Dokumentation, Bund-Verlag, Köln 1980. Sulla gioventù nel Terzo Reich invece c'è Arno Klonne, Jugend im Dritten Reich. Die Hitler-Jugend und ihre Gegner Dokumente und Analysen, Diederichs, Köln-Düsseldorf 1984 e Daniel Horn, Youth Resistance in the Third Reich: A social Portrait, in Journal of Social History, VII, n.1, 1973.
Tuttavia è disponibile qualcosa anche in traduzione italiana. Il miglior profilo sugli Edelweisspiraten è in Detlev Peukert, Storia sociale del Terzo Reich, Sansoni 1989, pp. 153-165. In questo libro, tra l'altro, sono dedicate anche alcune pagine alle Bande di Lipsia e al movimento swing, gruppi citati in questo articolo. Interessante anche Michael Burleigh e Wolfgang Wippermann, Lo stato razziale. Germania 1933-1945, Rizzoli, Milano 1992, che ha una buona appendice documentaria dalla quale è tratta la canzone dei Navajo di Colonia, di cui è stato riportato un brano all'inizio dell'articolo. Per una contestualizzazione degli Edelweisspiraten nella resistenza tedesca: Detlev Peukert, La resistenza operaia. Problemi e prospettive, in (a cura di) Claudio Natoli, La resistenza tedesca 1933-1945, FrancoAngeli, Milano 1989. Dell'opposizione giovanile al Terzo Reich ne parla anche Valerio Marchi, Teppa. Storie del conflitto giovanile dal Rinascimento ai giorni nostri, Castelvecchi, Roma 1998. Un pamphlet della Anarchist Federation, che riunisce alcuni articoli pubblicati originariamente in Organise! sulla resistenza al nazismo in Europa, dedica un capitolo agli Edelweisspiraten.
Lo si può trovare qui: afed.org.uk/ace/anarchist_resistance_to_nazism.pdf.
Infine, per chi si trovasse a passare da Colonia, in Appelhofplatz 23-25 c'è la EL-DE-Haus, sede regionale della Gestapo, della quale ora sono visitabili le celle dove venivano detenuti i prigionieri e la sala degli interrogatori. Ci sono quasi 2.000 iscrizioni che coprono le pareti delle celle in tutte le lingue- la storia di alcune scritte è ricostruita in alcuni pannelli in tedesco e, per fortuna, in inglese. Ai piani superiori, c'è una mostra sul regime nazista che dedica un certo spazio anche agli Edelweisspiraten, con interviste ai sopravvissuti e alcune foto dell'epoca. Ecco il sito: elde-haus.de. Sempre sugli Edelweisspiraten è uscito un film nel 2004, che s'intitola per l'appunto Edelweisspiraten.

D.B.