Rivista Anarchica Online


Messico

Autogestire la prostituzione?

di Gaia Raimondi

La questione non è nuova ed è sempre stata al centro di acceso dibattito anche in ambito femminile e femminista.
La recente esperienza messicana fa i conti con questi problemi ma soprattutto assicura un terreno concreto di esperienza. Della quale si occupa anche un libro.

“Noi crediamo che un movimento debba produrre la sua propria riflessione teorica (attenzione: non la propria apologia).
In essa può incorporare ciò che è impossibile per un teorico accademico, ossia la pratica trasformatrice del suddetto movimento.
Noi preferiamo ascoltare e discutere con chi analizza e riflette teoricamente nei e con i movimenti o con le organizzazioni e non al di fuori di essi o, peggio, a spese di questi movimenti.
Tuttavia facciamo un grande sforzo per ascoltare tutte le voci, facendo attenzione non a chi le pronuncia ma da dove provengono”.

Subcomandante Insurgente Marcos: 7 pensieri di maggio. Rivista rebeldía n° 7

L'Altra Campagna e la lotta delle lavoratrici sessuali

Il libro da cui prende spunto questo articolo rappresenta l'elaborazione di una grammatica della ribellione. Non solo perché si inserisce nell’auto costruzione di un soggetto ma per qualcosa che è essenziale, che situa il conflitto di classe dietro qualsiasi altra costruzione.
Pensare dal punto di vista del soggetto, che lotta, che resiste, che crea l’autonomia e un mondo altro partendo dalla sua quotidianità, è un compito meno difficile se guardiamo il percorso fatto dalla Brigada Callejera e dalla Rete Messicana del Lavoro Sessuale. Ecco una pluralità di soggetti che costituiscono uno dei contingenti dell’Altra Campagna, che sono stati coerenti con le forme di far politica che restano al di fuori della prospettiva di prendere il potere e di essere parte dello Stato.
Leggere questo lavoro, che rappresenta un ampliamento della proposta di Piano Nazionale di Lotta realizzato nel 2006 per L’Altra Campagna, permette di rendersi conto di com’è stato il loro camminare rivendicando diritti negati negli ultimi 15 anni di lavoro quotidiano, nel quale si mostra la complessità della loro lotta e il modo in cui hanno costruito il loro pensiero in relazione alla pratica politica. Il libro è fondamentalmente un’analisi e una proposta per la costruzione di un Programma Nazionale di Lotta dentro il movimento dell’Altra Campagna, nato dalla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell’EZLN. (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale). È un dibattito e un compito fra aderenti, ossia fra le organizzazioni, i collettivi e gli individui che hanno sottoscritto questa dichiarazione zapatista. La Sesta, sintetizzando, invita a costruire un movimento dal basso, di sinistra, anticapitalista, solidario e senza partiti elettorali, con l’obiettivo di costruire un Messico e un mondo più umano e non schiavo del Mercato.

La lotta delle lavoratrici del sesso è fondamentale, perché in essa si sintetizza in maniera evidente il modo in cui le 4 ruote della macchina del capitale cercano di schiacciare la gente. Esse sono oggetto di sfruttamento, privazione, disprezzo e repressione. Sono parte di questo grande, immenso “sud sociale”, del quale parlano gli zapatisti. Ma se ciò non fosse sufficiente, devono comunque combattere contro quelli che, pur schierandosi fra gli alleati che lottano contro il capitale, considerano la lotta unicamente economica. Pensano cioè che sostituire la proprietà dei mezzi di produzione (per non parlare di chi pensa di prendere il controllo dello Stato, o peggio del governo) sia come una bacchetta magica che risolverà tutti i problemi.
La feticizzazione della merce ha permesso di creare il feticcio della politica ma anche la feticizzazione di tutte le relazioni umane. Il problema dell’emancipazione non può essere ridotto unicamente alla modificazione delle sole relazioni sociali legate alla produzione ma a tutte le relazioni sociali. Quelle che sono immesse nella società attraverso le sfere del potere, tutte le relazioni di dominio, tutte le relazioni che permettono che il comando dei pochi si eserciti attraverso l’obbedienza dell’immensa maggioranza. La rivoluzione si costruisce, si disegna giorno per giorno, si sogna e si lavora quotidianamente. Dunque preoccupandosi di migliorare anche le proprie condizioni lavorative, aldilà del moralismo.
E per non farla diventare una caricatura di rivoluzione che semplicemente cambia il cuoco ma non il menù, è fondamentale sfidare e scontrarsi con l’ideologia dominante, ossia quella della classe dominante. Sfidare il tabù delle relazioni sessuali, riprendendo, forse, quella grande scena del “Fantasma della Libertà”di Luis Buñuel, in cui i discorsi sul cibo non si discutono a tavola ma nel bagno e i discorsi sul sesso nella sala da pranzo e non nello studio privato.

Una lotta di classe contro il dominio

Le lavoratrici del sesso messicane hanno avuto la virtù d’impedire che un’autentica lotta per la liberazione della donna si perdesse nel deserto della teoria dell’acquisizione di potere. Ma questo non è stato l’unico obiettivo raggiunto, hanno anche chiarito che ciò è impossibile se non si mantiene una posizione di classe. Esse elaborano la propria teoria come donne e come lavoratrici.
Un bel giorno gli zapatisti convocano la gente comune che vive nei paesi, in montagna, per le strade nei quartieri poveri, i lavoratori, le donne, le lavoratrici del sesso, i giovani, i punk, i dark, le lesbiche, i transessuali, i transgender e i travestiti, tutti gli abitanti dei bassifondi del paese e del mondo a elaborare un Programma Nazionale di Lotta e quindi a promuovere qualcosa di inedito che rende reali le prime strofe dell’inno dei lavoratori, l’Internazionale: “né salvatori supremi, né Dio, né Cesare, né politici. Lavoratori, salviamo noi stessi”.
Lavoratrici-produttrici elaborano le proprie rivendicazioni e la propria visione del programma di lotta. Il libro della Brigata di Strada riflette questo momento di creazione eroica, quando autonomamente si stabilisce il soggetto, non a partire da ciò che riceve ma da ciò che crea. Architette della disobbedienza, operaie della costruzione della ribellione, donne lavoratrici della liberazione, costruttrici del proprio destino. In questo libro molte lavoratrici del sesso prendono il controllo della scena e ci ricordano, ci parlano e a volte ci gridano “siamo qui, siamo quello che siamo, non chiediamo permesso a nessuno per riunirci ed elaborare il nostro pensiero”. La Brigada Callejera è parte istitutiva della pluralità di soggetti che costituiscono lo zapatismo del XXI° secolo in Messico. La Rete Messicana del Lavoro Sessuale è a sua volta un argomento che comprende una pluralità di soggetti: lavoratrici e lavoratori sessuali, lesbiche e gay, travestiti, femministe autonome, etc.
Bisogna dire che la Brigada Callejera è un soggetto che, come ogni soggetto, è una condensazione di pratiche, progetti e utopie, ma affinché questo soggetto sia cosciente di ciò necessita una riflessione rispetto a questa condensazione. Nell’elaborazione di un programma, i collettivi come la Brigada Callejera, affrontano il problema di attendere una corrispondenza tra i bisogni, le domande e i desideri, con le iniziative politiche che realizzano per mantenere e rafforzare il loro lavoro quotidiano. Vale a dire, sostenere un equilibrio fra la visione che si ha della situazione che viviamo e il come la risolviamo, questione che implica non solo una serie di politiche concrete, che ciascuna persona, collettivo, comunità o popolo effettuano, ma anche il modo di riconoscere nello sviluppo del proprio soggetto, la forma del fare che è dove si nasconde a sua volta come si risolvono i problemi con i quali ci si è confrontati.
Le iniziative politiche che si programmano per concretizzare le possibilità di superare gli ostacoli che si presentano nella soddisfazione delle necessità, delle rivendicazioni e dei desideri, portano allo scontro con i soggetti che generano sfruttamento, oppressione, repressione e dominazione, esercitati in diversi campi come quello economico, quello sociale, quello culturale, quello politico, quello militare, etc. Per questo motivo, il programma è anche un programma di scontro che, come avverte la Brigada Callejera, non consente di feticizzare nessuna forma di lotta. È quindi importante distinguere un programma da un piano d’azione. Un programma contiene ciò che pensiamo e ciò che consideriamo sulla realtà, la nostra realtà. La realtà è costituita dall’azione dei diversi soggetti e lo scontro e la lotta risultanti delle relazioni sociali-economiche-politiche dominanti. E così il programma è una costruzione e una creazione permanente, di lavoro, lotta e iniziative d’azione, in tutti gli ambiti.
Da questa condizione d’azione ed esperienza si mettono su un piano generale e, in una certa misura astratto, i problemi concreti, il modo in cui abbiamo pensato e fatto la lotta e la resistenza contro l’ esproprio, la repressione, la dominazione e il disprezzo; ma anche del come abbiamo continuato a costruire le nostre forme di sopravvivenza, di relazionarci socialmente, di organizzarci, di autogovernarci e di costruire da questo momento l’altro mondo che vogliamo, per vivere degnamente. La Brigada Callejera ci offre un suo modo per farlo.
La Brigada Callejera è un soggetto che pensa a partire dalla sua pratica per riconoscere il proprio orizzonte storico. Per questo si afferma nell’azione politica del “Mandar Obedeciendo”(comandare obbedendo) che è la formula riassuntiva del processo di autogoverno sperimentato dalle comunità zapatiste, dove gli incaricati alle funzioni di gestione delle comunità devono sempre rispondere alla vigilanza e alle richieste del popolo, pena la revocazione dell’incarico. L’emancipazione può solo essere auto-emancipazione e questa si costituisce attraverso l’autonomia, l’autogestione, l’autogoverno e il mutuo sostegno come un modo di fare politica.
Se non si è parte del soggetto stesso che vive, che lotta, che si organizza, ossia se non si è parte delle relazioni sociali che pulsano quotidianamente nel campo dove esse agiscono, non si giustifica il fatto di venire da fuori con il pretesto di organizzare, sistematizzare e dare informazione alle basi o insegnargli il perché vivono ciò che vivono.

Cambiamento sociale come affermazione della differenza

L’idea di cooperativismo che la “Brigada Callejera” ha sperimentato, considerando la discontinuità e l’asimmetria fra i differenti processi dei collettivi che formano la Rete Messicana del Lavoro Sessuale, si applica attraverso il vincolo di persone e collettivi in una sorta di spazio comune per la resistenza. Questo è stato un modo con il quale rafforzarsi lavorando, promuovendo da questi spazi diverse attività, dove incontrarsi per iniziare una relazione di appoggio mutuo fra le diverse lotte a partire dalle iniziative di lavoro comune, in ambito locale e nazionale, in una prospettiva di organizzazione orizzontale, vale a dire provando relazioni sociali senza dominazione e riconoscendosi come compagni che si rispettano. Ne risulta un esperimento per la costruzione di un nuovo sistema di relazioni sociali che contenga tutte le diversità che partecipano con la propria resistenza, esplorando nuove forme di fare politica. Uno spazio dove si conversa e si dialoga, si condividono sofferenze e felicità e ci si solidarizza nell’accompagnamento di movimenti e lotte.
Spazi di comunità simbolico-reali che si muovono verso l’orizzonte di lotta e resistenza e da dove si può ascoltare la risonanza di altre lotte, come quella delle comunità zapatiste del Chiapas, l’Assemblea dei Popoli di Oaxaca, i Sem Terra del Brasile, i piqueteros dell’Argentina, gli Aymaras della Bolivia, i Mapuche dell’Argentina e del Cile, ossia di tutti coloro che resistono e sono anticapitalisti. Con tutti loro rimbalzano echi e risonanze.
Questo libretto, oltre ad esplorare il processo organizzativo di un collettivo urbano, invita al dibattito su due grandi nodi: il primo è il superamento della dicotomia abolire/legalizzare la prostituzione. La Brigata di Strada sfugge a questa morsa e antepone l’autodeterminazione delle lavoratrici sessuali alle speculazioni di terzi sul destino di queste ultime. L’altra grande questione: la possibilità che un collettivo immerso nella lotta sociale riesca a trascendere quest’ultima e aspirare all’organizzazione politica più ambiziosa, la rivoluzione, senza perdere la propria specificità sociale. Il testo analizza passo a passo questo processo rivoluzionario dal basso, dove ogni tappa si inserisce in un contesto teorico che non perde mai di vista l’orizzonte utopico e la costruzione di alleanze strategiche con gli altri settori della classe lavoratrice messicana.
La rottura, con azioni di lotta concrete, di quell’altra dicotomia che aliena il sociale dal politico.
Le lavoratrici sessuali di Città del Messico e della provincia ci dimostrano che l’autorganizzazione è un valido strumento di lotta in tutte le latitudini, compreso nei vicoli più fetenti dei bassifondi della metropoli più grande del mondo. L’alleanza tra indigeni zapatisti, lavoratrici del sesso e travestiti mostra la potenza del cambiamento sociale in chiave culturale, vincolato alla vita quotidiana. In Messico, un paese dove impera il patriarcato e il machismo più prepotente, il subcomandante Marcos ha aperto le porte al dibattito sulla discriminazione con un argomento irritante.
Che senso ha, nella logica rivoluzionaria classica, percorrere migliaia di chilometri per riunirsi in un remoto villaggio con un pugno di “puttane e travestiti”? Cosa possono apportare queste alleanze per incrementare l’”accumulazione di forze”, compito centrale dei politici professionisti?
Sembra evidente che con uno sguardo ancorato nella relazione costi-benefici, un simile sforzo non può che essere condannato come inutile. Tuttavia, il subcomandante Marcos si è impegnato dal gennaio 2007, a realizzare questo tipo di incontri nell’ambito dell’Altra Campagna, con l’intenzione di cercare nuove forme di fare politica. E ciò passa per luoghi lontani dalla mondanità e con attori che, come gli indigeni, intendono il cambiamento sociale come affermazione della differenza.

Chi sono e come agiscono

La Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer (Brigata di Strada di Appoggio alla Donna) è il collettivo messicano che è stato capace, negli ultimi quindici anni, di tessere una vasta rete di attività sociale con lavoratrici sessuali e travestiti, chiamata Red Mexicana de Trabajo Sexual (Rete Messicana del Lavoro Sessuale). Questo ha implicato il superamento del ruolo di vittime per convertirsi in soggetti che cercano di essere riconosciuti come lavoratori dai loro pari e non come persone che sono “cadute” nel lavoro più vecchio del mondo per ignoranza, povertà o sottomissione. La Brigada Callejera en Apoyo a la Mujer "Elisa Martinez" è un gruppo indipendente dal governo e dai partiti politici che promuove l'autorganizzazione politica, sociale e la cura medica autogestita delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso in Messico. Ha promosso la formazione della Rete Messicana del Lavoro Sessuale che riunisce vari collettivi ed organizzazioni di lavoratori e lavoratrici sessuali della Repubblica e che aderisce alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona dell'EZLN, divenendo parte attiva dell'Altra Campagna.
Attraverso assemblee, riunioni, promozione di cooperative, workshop su diritti umani e salute, la Brigada Callejera da metà degli anni '90 agita le acque torbide dei quartieri poveri di Città del Messico, attraverso l'organizzazione delle lavoratrici sessuali in una prospettiva rivoluzionaria ed originale fuori dal bivio "proibizionismo o legalizzazione", ovvero favorendo il diritto all'autodeterminazione delle lavoratrici sessuali. Il risultato più evidente di questo lavoro è la realizzazione di un ambulatorio autonomo dove si prestano servizi gratuiti di ginecologia, odontoiatria, analisi di laboratorio per pap-test e colposcopia, fisioterapia e massaggi, etc.
Inoltre si gestiscono, con la gente del quartiere e le lavoratrici sessuali organizzate, corsi di ripetizione scolastica, corsi di danza, di informatica, di giornalismo, di cultura generale e si distribuisce una borsa di studio per i figli e le figlie delle lavoratrici sessuali. Inoltre nel 2004, i membri della Brigada Callejera entrarono in contato con il Colectivo de Salud para Todos y Todas (Collettivo di Salute per Tutti e Tutte), studenti universitari che coordinano progetti di salute nei municipi autonomi zapatisti in Chiapas. Per due anni hanno lavorato con un gruppo di promotori di salute delle comunità, indigeni nominati dai propri vicini per specializzarsi nell’assistenza sanitaria“Una delle prime sfide fu rompere la soggezione verso le supposte resistenze culturali (degli indigeni) in tema di anticoncezionali, diritti sessuali e malattie a trasmissione sessuale”, raccontano. Durante queste consulte e laboratori scelsero le tematiche che poi furono affrontate nella preparazione di un manuale dal lungo e denso titolo: L’Altra Campagna Della Salute Sessuale e Riproduttiva per la Resistenza Indigena e Contadina in Messico. Per 270 pagine, questo testo zeppo di illustrazioni destinato alle donne indigene, tratta temi comuni come l’anatomia e la fisiologia degli organi di riproduzione, l’uso di anticoncezionali, la gravidanza, le infezioni a trasmissione sessuale e altre malattie. E si parla anche di aborto, nonostante i catechisti lo condannino.
Questo processo sociale e politico non è sostenuto da fondi economici del governo e delle varie istituzioni di salute. Per finanziare tutto ciò e per promuovere una prevenzione alla salute accessibile alle lavoratrici del sesso, la Brigada Callejera produce e diffonde una linea di preservativi a prezzo sociale: i preservativi Encanto e Triangulo. Con gli introiti delle vendite è possibile gestire l'ambulatorio autonomo e pagare i costi delle campagne di salute che periodicamente si organizzano nelle comunità indigene o con le lavoratrici sessuali di altre città.
Una breve escursione presentata nel testo tra le attività intraprese dal collettivo rivela la profondità di un lavoro emancipatore.

7 richieste storiche delle lavoratrici sessuali messicane

Non sappiamo che decisioni prenderemo nel futuro.
Quello che sappiamo è che ogni giorno cercheremo di smettere di essere vittime, smettendo di apprendere quello che abbiamo appreso dal potente: di rassegnarci davanti al destino manifesto che il capitalismo ci impone tutti i giorni, di lamentarci sperando che il potente ci tenda la sua mano compassionevole, o di stabilirgli un prezzo per negoziare il meglio possibile le nostre richieste storiche.
Cercheremo di smettere di essere cittadine e cittadini, smettendo di sperare che un processo elettorale ci redima, dopo tanta attesa.
Tenteremo di smettere di essere lavoratori: lavoratrici sessuali, lavoratrici della salute e lavoratrici dell’educazione, secondo quel che è ognun@, smettendo inizialmente di esigere quello che possiamo ottenere da soli, per poi più tardi esigere tra di noi ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. E quindi, tratteremo di essere solamente essere umani che fanno quello che gli piace per guadagnarsi la vita, homo sapiens sapiens, compassionevole per istinto, che fa quello che può e che sogna quello che vuole per andare avanti, sempre in comunità, senza sfruttare nessuno, senza reprimere nessuno, senza discriminare nessuno e senza spogliare nessuno della propria dignità.

La difesa del posto di lavoro delle e dei lavoratori sessuali; l’ottenimento di migliori condizioni lavorative nel settore sessuale dell’economia, l’organizzazione cooperativista del lavoro sessuale, l’espropriazione e la socializzazione dei mezzi di produzione del sesso commerciale; lo sradicamento delle cause strutturali che generano il sesso commerciale minorile e adulto, rispettando l’autodeterminazione di lavorare nel sesso per chi desideri farlo; l’impulso nella Nuova Costituente Anticapitalista della riforma dell’articolo 123 della Costituzione che riconosca i diritti delle lavoratrici sessuali e la riforma dell’articolo 1 affinché si considerino discriminanti le zone di tolleranza, il controllo sanitario obbligatorio del lavoro sessuale e il registro obbligatorio delle lavoratrici/lavoratori sessuali. Queste sono le richieste storiche unite tra loro in un tutto armonico che nella pratica le ONG e i governi hanno separato una dalle altre con il pretesto di caratterizzare quali di queste sono richieste immediate o tattiche, quali sono le richieste politiche più emblematiche e quali sono le richieste strategiche, per così convertirle in moneta di scambio, in “agenda cittadina” negoziabile che alla fine elude la risoluzione delle contraddizioni formulate. Risoluzione impossibile in un sistema economico dove le donne sono un’eccellente opportunità di affari (sessuali). Ma a chi sono rivolte queste richieste storiche? Una risposta facile, ma ingannevole, sarebbe segnalare che sono dirette agli impresari del sesso (includendo in questo gruppo le rappresentanti del marciapiede autorizzate dal regime politico attuale), che sino a questo momento non hanno voluto garantire condizioni degne alle cubiste sindacalizzate che vivono un sovrasfruttamento economico paragonabile solamente a quello delle lavoratrici delle miniere nel nostro paese. Luoghi dove nessuno si fa responsabile delle morti durante il compimento della giornata lavorativa. A chi sono allora rivolte queste richieste?
Queste richieste storiche non sono dirette al padrone o al governo messicano, sono dirette al movimento ampio anticapitalista, alla Comisión Sexta dell’EZLN, alle unità organizzative di lavoro della Otra Campaña interessate nel dirigere lo sguardo ai margini oscuri del sesso commerciale, come la Conferencia de Organizaciones Políticas Anticapitalistas di Izquierda (Copai), La Otra Obrera, El Sector de Mujeres, las Redes Otras Contra la Represión e a noi che conformiamo le differenti commissioni temporanee della Rete Messicana del Lavoro Sessuale. Intendendo quest’ultima iniziativa, come un’organizzazione politica del settore autonomo collegata con le e i lavoratori sessuali, che attualmente rappresenta tutte le tendenze della Otra Campaña.
Le sette richieste presentate in questa pubblicazione sintetizzano l’immediato, così come il politico e lo strategico della sua lotta, quale settore del proletariato che aspira ad essere rispettato dal resto della classe operaia e dalle sue organizzazioni politiche come differenti espressioni della Otra Campana, dove nascono queste riflessioni.

Interno della Clinica La Merced: le pareti

Sradicare le cause strutturali che generano il sesso commerciale

Il sesto punto merita un’attenzione particolare: Sradicare le cause strutturali che generano il sesso commerciale infantile e adulto senza prevedere l’abolizione del lavoro sessuale adulto o prostituzione. Non è possibile gettare le basi per sradicare lo sfruttamento della prostituzione infantile nel contesto delle relazioni sociali economiche capitaliste. Misure come l’estinzione del dominio e l’aumento delle pene corporali sono solo un’aspirina in tempi in cui l’organismo sociale ha già sviluppato resistenza a tale medicina. Dobbiamo distruggere il capitalismo e non sperare che qualche crisi ponga fine a esso, e mentre lo facciamo dovremmo proporre un’altra forma di relazionarci attraverso il commercio equo, l’organizzazione cooperativista del lavoro sessuale e la costruzione di potere popolare in coordinazione con altri settori del proletariato. Le lavoratrici e i lavoratori sessuali non potranno, non potremo sradicare lo sfruttamento sessuale della prostituzione infantile e adulta se non sperimentano l'autogestione del lavoro oggi. Pensare che possiamo farlo da sole o che un gruppo di femministe con il sostegno dello stato, l’iniziativa privata, le agenzie di cooperazione internazionale o le ONG riusciranno ad abolire la prostituzione significa essere ingenui, nel migliore dei casi, o piuttosto significa essere complici del capitale, che tutto compra e vende, compresa la prostituzione.
Stando così le cose, qualsiasi tentativo per sradicare tali cause nel contesto del sistema economico è un errore. Parliamo di sradicare le cause strutturali che generano il sesso commerciale; tuttavia questo non ci accomuna in nessun modo all’abolizionismo riformista che preserva lo status quo al servizio del capitale, e che oltretutto vorrebbe tutelare i diritti delle prostitute senza garantire loro il diritto di decidere se lavorare o meno nel campo del sesso con condizioni migliori sul lavoro; riproducendo un vizio patriarcale che oggi è messo in discussione rispetto alle donne, sempre e quando non si tratti di lavoratrici sessuali. Esprimiamo la necessità di sradicare le cause strutturali che generano l’offerta e la domanda del sesso commerciale; ciononostante non cerchiamo l’abolizione del lavoro sessuale che si traduca in persecuzione e pregiudizio moralista, così come in legittimazione dello sfruttamento economico di cui sono oggetto da parte dei padroni per non costringerli ad adempiere ai propri doveri sul lavoro. Ci saranno sempre persone che ricorreranno al sesso per guadagnarsi la vita, beneficiare del proprio lavoro, migliorare la propria occupazione o stabilire contatti politici, fra le altre cose.
Potremo costruire una nuova società dove il sesso commerciale e le persone che lo offrono smettano di essere considerate come merci; tuttavia non riusciremo a porre fine al lavoro sessuale non commerciale. Difendiamo il riconoscimento dei diritti sul lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori sessuali e vogliamo far sì che il lavoro sessuale non sia la unica opzione di sopravvivenza sulla quale una persona possa contare per guadagnarsi da vivere; dove le persone non si vedano costrette ad esercitare il lavoro sessuale per un’ingiusta distribuzione della ricchezza, il sessismo, il razzismo e la mancanza di opportunità di sopravvivenza in una società dove vasti settori della popolazione sono prescindibili per la prima volta nella storia della lotta di classe.
Il lavoro sessuale che nasca dopo aver sradicato le cause che generano quello che conosciamo oggi verrà rispettato dalla classe operaia e da altri settori della società, come era in diverse culture prima dell’imporsi del capitalismo e delle relazioni mercantili tra uomini e donne con i propri popoli e i propri governi. Uno dei ruoli sociali delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso potrebbe essere quello di cooperare per un’educazione sessuale della classe operaia che sia piacevole, divertente e in rispetto della salute. Molte compagne e compagni della prostituzione potrebbero dedicarsi alla terapia sessuale o alla promozione della salute sessuale.
Allo stesso modo è possibile che si dedichino a promuovere orgasmi a domicilio e che abbiano un numero infinito di coiti nella propria giornata di lavoro, ma senza più la minaccia di un protettore patriarcale; potrebbero continuare a fare show, girando filmati espliciti e strappando molti sospiri. E la loro clientela, formata da uomini e donne di tutte le preferenze sessuali, potrebbe finalmente rivolgersi alla prostituzione non più per la miseria sessuale in cui attualmente vivono molti clienti, o per prendere possesso di un corpo altrui e sentire il potere che deriva da questo gesto.
I propri partner non sarebbero più sfruttatori, mantenuti e protettori, ma uomini e donne oneste che partecipano alla costruzione di una società che stabilisca i limiti per non perpetrare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e del lavoro sessuale in particolare. Allora la prostituzione infantile e la pornografia infantile sarebbero un ricordo dei tempi in cui il capitalismo sfrenato privò la nostra infanzia della sua innocenza, dei sogni, della salute e dell’intera vita; dove un esercito di ipocriti al servizio dei propri interessi fingeva di “salvarli”, privando i lavoratori e le lavoratrici del sesso dei propri diritti sul lavoro e del proprio diritto di decidere se lavorare con il sesso o meno. In questo senso non si èuò dimenticare che la condizione di oggetto sessuale non è esclusiva delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso, ma è condizione sociale di tutte le donne in particolare, e del femminile in generale (e della condizione di gay, lesbica, bisessuale, travestit@, transessuale e transgender). Ora, per sradicare le cause strutturali che generano il sesso commerciale infantile e adulto è necessario, a nostro parere, abbattere il sistema capitalista, distruggere lo stato protettore e pappone, dissolvere/prendere il potere e istituire una nuova organizzazione che garantisca l’autodeterminazione e l’autonomia dei lavoratori e delle lavoratrici sessuali e di altri gruppi sociali di fronte allo “stato maggiore della rivoluzione”.
Per questo possiamo affermare che la questione non è se abolire o meno la prostituzione, ma che le persone in questo contesto si liberino del principio della proprietà che le sottomette a qualsiasi tipo di sfruttamento.
Paradossalmente insistere nel riconoscimento dei diritti lavorativi delle lavoratrici sessuali come corollario di lotta permette solamente di superare la relazione di schiavitù in cui si trovano immerse molte persone – donne, uomini e minorenni – lasciando intatta la relazione fondamentale che privò le lavoratrici sessuali della proprietà dei mezzi di produzione del sesso commerciale; il suo carattere di classe sociale sfruttata. Le lavoratrici sessuali si trovano immerse nell’alienazione economica, essendo separate dalla proprietà degli altri elementi e oggetti del lavoro che partecipano nel processo di produzione di sesso commerciale, e che la lavoratrice sessuale utilizza per creare beni materiali come la pornografia; mercanzie abbastanza tangibili comemercanzie abbastanza tangibili come l’orgasmo e altre intangibili come la fantasia di essere amato nel coito commerciale, possono solamente essere superate obiettivamente solo distruggendo le relazioni di produzione capitalista. Questo può avvenire socializzando la proprietà privata, senza subordinazione e dipendenza rispetto al partito, l’organizzazione politica dei lavoratori, nell’ambito di un programma nazionale e internazionalista di lotta anticapitalista che espropri gli imprenditori degli altri settori economici, e che ponga le basi di una nuova civilizzazione dove il lavoro sia inteso come un’attività creativa e confortante e il lavoro sessuale alla lunga smetta di essere commerciale e non si chieda per decreto la sua abolizione, che nella pratica si è tradotta socialmente in più persecuzione e discriminazione.
Una nuova società che decide di distruggere la civilizzazione della merce può proporsi di sradicare le cause strutturali che generano e riproducono il sesso commerciale; tuttavia deve rispettare il diritto all’autodeterminazione delle lavoratrici sessuali a guadagnarsi da vivere o meno in questa maniera; allora permetterà e rispetterà le unità organizzative del lavoro sessuale cooperativo a danno dell’attuale industria sessuale.

Dissolvere? Distruggere? O prendere il potere?

Se il consenso raggiunto è quello di una rivoluzione sociale, verso cui cammina il processo di ribellione messicana, non bisogna neppure dimenticare che il cambio nella composizione di classe dello Stato non modifica assolutamente il fatto che tale istituzione sociale rimanga al servizio del capitale. Bisogna garantire che un settore importante di lavoratrici e lavoratori sessuali, così come le leader stesse che si identificano con il resto della classe operaia e delle sue rivendicazioni storiche, non aspirino a fare parte del nuovo “Stato” di estrazione operaio, contadino, indigeno e popolare. In questo modo si potranno mantenere le critiche della gestione “governativa”, garantendo al tempo stesso che le rivendicazioni non vengano sostituite da altri interessi di classe. L’unica forma per farlo è ampliare i circoli di discussione, estendere la formazione delle lavoratrici sessuali come promotrici di salute e stabilire le basi materiali per garantire la loro partecipazione. È fondamentale che pure altri settori partecipino alle istanze di potere popolare, per fare pressione su coloro che detengono il potere politico e per trovare una soluzione alle rivendicazioni delle lavoratrici sessuali. Piuttosto lottare per un programma di rivendicazioni costruito in un contesto di lotta che faccia cadere il regime; un programma di rivendicazioni specifiche di ogni settore della classe lavoratrice che permetta la solidarietà con le altre/i lavoratrici; un programma di rivendicazioni che non rinvia la lotta contro la violenza sessista verso le donne e le bambine, in quanto queste pratiche vanno costruite nella vita quotidiana; un programma di rivendicazioni che includa il riconoscimento all’autodeterminazione sociale di coloro che praticano il lavoro sessuale, senza che debbano aspettarsi che qualcuno ne richieda la loro “abolizione” in quanto vittime dello sfruttamento sessuale e della tratta di persone; un programma di rivendicazioni che includa la difesa del lavoro di coloro che lavorano per proprio conto in strada, senza che sia il proletariato industriale a “decidere” cosa sia meglio fare. Insomma, un programma di rivendicazioni “scomode” che includa il rispetto alla dissidenza sessuale per le persone che vivono con l’HIV o l’Aids, all’interno di quei settori della popolazione vituperati dalla destra confessionale, dalla sinistra istituzionalizzata e da alcune parti significative dell’anticapitalismo militante.
Abbiamo bisogno di dare una dimensione umana e quotidiana alla resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici, combattendo contro la repressione, la discriminazione l’esproprio e lo sfruttamento, i quattro assi del capitalismo che riducono tutte le persone a merci. Allo stesso modo la lotta diretta contro il sessismo, l’omofobia, la militarizzazione e la miseria sessuale, le quattro espressioni del patriarcato radicate nel nostro inconscio e nel nostro quotidiano sono quelle che ci rendono complici di questa situazione. La ribellione deve avere uno spirito carnevalesco, la rivoluzione deve essere una festa. Dobbiamo lavorare per dei cambiamenti godendo e lavorando per l’allegria delle persone... Sarà questo il gran ribaltone in tutta la concezione storica trascendentale, triste e sacrificale, che da sempre predomina nella sinistra anticapitalista. La rivoluzione sarà salvata dalla freschezza dei suoi promotori e dalla tenerezza che risveglieranno nelle persone. E non dalla paura delle armi o della violenza rivoluzionaria, qualsiasi espressione essa assuma.
Dunque: sconfiggere il regime capitalista senza fare della lotta armata un feticcio; distruggere lo Stato Nazionale – pappone per natura – e non rifondarlo nuovamente; dissolvere, distruggere o prendere il Potere.
Creare una nuova Costituente Anticapitalista dove partecipino direttamente le lavoratrici sessuali e gli altri settori della classe operaia, così come i Popoli Indigeni, i contadini e gli atri settori popolari della nazione. Abbiamo bisogno di costruire uno spazio d’incontro, scambio e cooperazione, di appoggio mutuo, di reciprocità ed accompagnamento, che abbia la capacità di dare continuità agli impegni presi attraverso delle ASSEMBLEE che garantiscano la partecipazione di tutte le unità organizzative di lotta della classe operaia; uno spazio che possa generare una struttura minima non burocratica con capacità di risposta agli attacchi della repressione; che si basi sulla coordinazione dei compiti accordati, con facoltà ridotte per non permettere che questo spazio si innalzi al di sopra delle iniziative che lo nutrono e con carattere rotativo per permettere che tutti i membri partecipino e apprendano a coordinarsi con altri collettivi ed organizzazioni.
Questo collettivo ha dunque come obiettivo la rottura, con azioni di lotta concrete e una parallela elaborazione teorica e analisi della propria condizione, di quella dicotomia che aliena il sociale dal politico. “L’Altra Campagna e la lotta di classe delle lavoratrici sessuali in Messico” è infine un testo per studiare l’influenza dello zapatismo nei meandri oscuri della metropoli, laddove le lavoratrici sessuali e gli indigeni scoprono qualcosa in comune: una ferita chiamata emarginazione e un sogno chiamato Autonomia.

Stralci del testo reinterpretati e rimescolati per dal vita all’articolo ringraziandone gli autori, gli auto-produttori e i promotori, per mano di

Gaia Raimondi

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Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l'Autogestione
Tessendo Autonomie

http://lapirata.indivia.net
lapirata@inventati.org

Nodo Solidale,
Roma Nomads di XM24, Bologna
Collettivo Zapatista, Lugano

Scritto e pubblicato dalla Brigada Callejera e Agencia de Noticias Independiente Noti-Calle, giugno 2009

Tradotto in italiano e pubblicato da
La Pirata
settembre 2011

 

Brigada de mujeres callejeras:

Chi siamo? La Brigata di Strada è un'organizzazione indipendente dal governo, non ha niente a che vedere con i partiti politici, e non ha nessun impegno o legame con proprietari di hotel, gestori, rappresentanti di locali. Allo stesso modo è indipendente dalla Chiesa e i servizi che offre sono possibili grazie all’acquisto di preservativi e lubrificanti dell’associazione, così come grazie alle donazioni.

Perché Brigata? Perché facciamo lavoro di promozione dell’utilizzo del preservativo e formazione di promotrici di salute, lavorando in piccoli gruppi.

Perché di Strada? Perché il contatto con la gente l’abbiamo nelle strade.

Perché in Appoggio? Perché offriamo solidarietà a persone e gruppi che vivono situazioni di discriminazione.

Perché alla Donna? Perché il lavoro di accompagnamento attivo e appoggio mutuo che facciamo, è diretto essenzialmente alle donne.

Perché Elisa Martinez? Perché Elisa Martinez era una lavoratrice sessuale che è morta di AIDS ed abbandono. Con il suo nome diamo testimonianza della fedeltà al suo ricordo e facciamo un riconoscimento alle lavoratrici del sesso che sono morte di AIDS; che sono state assassinate o hanno subito ogni tipo di discriminazione per essere donne, per lavorare nel sesso e per essere state infettate dal virus di immunodeficienza umana (HIV).

Che servizi offriamo? Nella clinica autonoma offriamo visite ginecologiche ed esami di colposcopia e papanicolau. Inoltre ci sono un ambulatorio dentististico, un laboratorio di analisi pap-test, un ambulatorio di fisioterapia e massaggi, assistenza legale, appoggio emotivo e terapia ludica. Corsi autogestiti di: danza hawaiana per bambini/e, matematica, inglese, tedesco, pittura, artigianato, yoga ed corsi di alfabetizzazione.
Tutti i servizi sono gratuiti o a sottoscrizione libera.
Distribuiamo anche 50 borse di studio a figli/e delle lavoratrici sessuali.

Come contattarci? Se parli spagnolo, scrivici direttamente o comunicati attraverso il collettivo Nodo Solidale. Se sei in Messico, ci trovi:
Centro di Attenzione La Merced: Calle Corregidora 115, Apt. 204, Col. Centro, Del. Venustiano Carranza, C.P. 15100, D. F., México.
Due isolati dal Metro Candelaria, linea 1. Tel-fax: (0052) 01 5542-7835.

Come aiutarci? Comprando, utilizzando e diffondendo i nostri preservativi il più possibile! Se sei interessat@ ad appoggiare con una donazione o materiale medico nuovo dall’Italia, contatta il collettivo Nodo Solidale.

Approfondimenti
Leggi un articolo sulla Brigada Callejera di R. Zibechi (in italiano):
http://ch.indymedia.org/itmix/2008/02/57201.shtml

Guarda il video di una intervista a la Brigada (in spagnolo ed inglese):
http://blip.tv/file/266137

Leggi qui l'opuscolo sulla Sesta Dichiarazione dell'EZLN realizzato specificamente dalla Brigada Callejera per i/le lavorator* sessuali (in italiano).
Scarica o leggi qui un fumetto (in italiano) sugli anticoncezionali, prodotto dalla Brigada Callejera e tradotto da Nomads/PIRATA.
Il blog della Brigada Callejera (spagnolo):
http://brigadacallejera.noblogs.org