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Maria Luisa Berneri e l’anarchismo inglese

di Valeria Giacomoni

Con questo titolo si è tenuta lo scorso novembre a Reggio Emilia una giornata di studi sull'anarchica italiana, promossa dall'Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa. Un'ottima occasione per ricordare questa interessante figura di militante e intellettuale anarchica.

Lo scorso 19 novembre si è tenuta a Reggio Emilia una giornata di studi su Maria Luisa Berneri. L’atto, organizzato dall’Archivio Berneri-Chessa, ha visto presenti vari studiosi che hanno fatto luce su diversi aspetti della vita e dell’opera della figlia maggiore di Camillo Berneri e delle sue connessioni con l’anarchismo inglese. La varietà di temi trattati risponde all’ampiezza degli interessi di Maria Luisa: la sua opera più conosciuta è certamente Viaggio attraverso Utopia, che pubblica in Inghilterra nel 1948 su incarico di George Woodcock, un percorso attraverso le Utopie della storia, partendo dalla Repubblica di Platone fino ai giorni nostri, in cui analizza e contestualizza le varie città ideali, facendo una divisione tra utopie autoritarie e anti-autoritarie. Il tema dell’utopia si può dire riassuma i suoi interessi legati alla storia, alla politica, alla filosofia, ed alla letteratura e la pubblicazione del libro la colloca nel circolo dell’anarchismo inglese del dopoguerra. Seguendo i passi della sua biografia, il convegno ha mostrato la sua presa di coscienza politica e il suo lavoro di redattrice all’interno del gruppo Freedom Press negli anni 30-40.

Giovanna Caleffi con la piccola
Maria Luisa Berneri (Arezzo, 1918)

Un'esperienza eccezionale

Maria Luisa nacque ad Arezzo nel 1918, ma ben presto la famiglia Berneri dovette lasciare l’Italia per raggiungere il padre Camillo che aveva varcato clandestinamente la frontiera per sfuggire alle persecuzioni fasciste nel 1926. Dall’età di otto anni quindi cresce e studia a Parigi: crescere nella capitale francese nel periodo tra le due guerre, con il padre spesso incarcerato ed espulso, portano la giovane Marie Louise (troviamo spesso il suo nome francesizzato) ad interessarsi alle scienze politiche e sociali e alla psicologia, frequentando dei corsi alla Sorbonne. Nel 1937 l’assassinio del padre nella guerra civile spagnola rappresenta un duro colpo per la famiglia e orienta definitivamente Giovanna Caleffi e le due figlie verso la politica, per portare avanti le idee dal padre. Grazie ai carteggi di Marie Louise e ai diari della madre, si è potuta ricostruire e sottolineare l’importanza dei passaggi di frontiera, prima nel ’26 tra Italia e Francia e poi nel ’37 per partecipare al funerale del padre a Barcellona. Sottolinea anche la differenza generazionale tra la madre e le figlie, nate tra le due guerre, in un periodo in cui si accelerano i ritmi degli avvenimenti storici. Infatti se Giovanna Caleffi sentirà l’esigenza di portare avanti le idee, la corrispondenza e i contatti internazionali del marito solo dopo la sua morte, le figlie già dal 1935 si erano avvicinate alla politica.
Ed abbiamo testimonianza di quest’interesse nei carteggi di Marie Louise con Vernon Richards, quello che sarà il compagno della sua vita. Anche Vernon (pseudonimo adottato in Inghilterra da Vero Recchioni) era figlio di un noto anarchico italiano, Emidio Recchioni, emigrato a Londra prima della I guerra mondiale. Nelle lettere a Vernon abbiamo testimonianza del forte interesse di Marie Louise per la pedagogia, convinta della necessità di orientare gli sforzi verso i bambini ed i giovani. “Prima bisogna che il popolo sia educato” afferma in una di queste lettere e manifesta il desiderio di aprire una scuola; considera la lotta come la concorrenza, insistendo sul fatto che quando si vedrà “che la nostra scuola è migliore, verranno da noi”. L’interesse per la pedagogia della Berneri in questo caso è un tentativo disperato contro la propaganda dilagante in quel periodo; un tentativo di offrire la possibilità di crescere in libertà
Nel 1937, dopo la morte del padre, Marie Louise raggiunge il suo compagno a Londra e si stabilisce definitivamente in Inghilterra. Si può notare come i molteplici trasferimenti in paesi stranieri costituiscano per Marie Louise un arricchimento oltre che un’emigrazione obbligata. La facilità con cui parla e scrive in diverse lingue le permetterà di leggere i classici dell’anarchismo nelle rispettive lingue originali e di cimentarsi in traduzioni; i vari spostamenti sembra contribuiscano ad ampliare le sue vedute, a sviluppare diversi punti di vista e delineare la situazione europea da diverse prospettive. Marie Louise raccoglierà l’eredità del padre e porterà avanti intensamente la lotta antifascista dall’Inghilterra.
Il 1937 fu un anno terribile per l’antifascismo internazionale: i regimi fascisti erano al loro apogeo (le leggi antisemite sono del ’38) e con i fatti di maggio di Barcellona si sfalda definitivamente l’idea di un fronte antifascista unito e risulta evidente la deriva totalitarista del regime di Stalin. Per quanto riguarda l’antifascismo italiano, oltre alla morte di Berneri in queste circostanze, muoiono anche i fratelli Rosselli lottando in Spagna e Gramsci in carcere.
In Inghilterra Marie Louise collabora con Vernon ad una pubblicazione della casa editrice anarchica Freedom Press con un titolo molto esplicito, Spain and the World, che si propone di analizzare il conflitto e la rivoluzione in corso in Spagna e gli evidenti interventi e posizionamenti internazionali. Questa rivista, con contributi di anarchici, socialisti e comunisti, tenta di salvare l’idea di un fronte unico nella lotta antifascista fino al maggio ’37 quando ci sarà una ridefinizione dei contenuti verso una linea più direttamente anti-comunista.

Giovanna Caleffi con le due figlie,
Maria Luisa e Giliana (Firenze, 1922)
Le due bambine, insieme, a una festa
in maschera a Camerino, nel 1925

Campagna antimilitarista

Sembra che in Inghilterra Spain and the World trovasse un ambiente favorevole alla pubblicazione a causa di un’indignazione generale per la politica di non-intervento viste le evidenti ingerenze belliche italiane e tedesche nel conflitto spagnolo.
L’evoluzione del nome della rivista risulta molto significativa per poter capire il graduale processo di presa di coscienza degli eventi internazionali: Spain and the World diventerà Revolt! nel periodo tra la Guerra di Spagna e gli inizi della II Guerra Mondiale e in seguito cambierà di nuovo nome in un molto più rassegnato War Commentary.
Il punto di vista dei redattori di Freedom Press rappresenta una sfida allo stato britannico, dato che il gruppo prende una posizione unica e coerentemente anarchica nei confronti dello stato in relazione alla guerra, all’ordine sociale e alla democrazia internazionale. Denunciano come la guerra sia un “sintomo” dello stato in tutte le sue implicazioni, come afferma Colin Ward “la Guerra è l’espressione dello stato nella sua forma più perfetta: è la sua ora più bella”. I commentatori anarchici di Freedom Press questionarono fortemente la posizione del governo inglese che dichiarava di essere impegnato in una guerra per la democrazia e l’ordine internazionale. Portarono avanti una campagna antimilitarista sottolineando l’incoerenza di aspirare alla pace a suon di bombe (tema che sembra rimandare all’attualità…) ed anche l’improvvisa necessità del governo inglese di intervenire in difesa della democrazia contro i fascismi conoscendo bene la politica di non-intervento attuata durante il conflitto spagnolo negli anni Trenta.
La Berneri si preoccupa particolarmente dei bombardamenti di massa e di come si giustifica l’intervento militare sui mezzi di comunicazione britannici. I bombardamenti della Royal Air Force sull’Italia dall’ottobre’42 fino all’armistizio del’43 puntano a distruggere zone industriali e a colpire il morale degli italiani. La stampa inglese afferma che questi interventi, accompagnati da propaganda, hanno l’obiettivo di far ribellare gli italiani contro Mussolini. Su War Commentary si sottolinea come il governo inglese invitava gli italiani a scioperare ma d’altra parte reprimeva gli scioperi inglesi. E si denuncia come sui media inglesi viene sbandierata la codardia e il temperamento degli italiani, non adatto a combattere, per giustificare la necessità di intervenire.
L’uso dei bombardamenti di massa, messo in pratica per la prima volta nel conflitto spagnolo, coinvolge l’intera popolazione e porta a livelli di distruzione e morte mai conosciuti prima. (È interessante sapere che l’idea della guerra aerea è italiana: già nel 1921 Giulio Douhet pubblicò “Il dominio dell’aria” in cui teorizza la superiorità di chi controlla dall’alto con i bombardamenti). La violenza a grande scala utilizzata nella II Guerra mondiale, con totalitarismi, bombardamenti e campi di concentramento, sconvolge le radici della civiltà occidentale e mina il pensiero occidentale che si basava finora sull’uomo e sul senso della sua esistenza. Il binomio violenza-tecnica raggiunge il suo apice con l’esplosione nucleare, le cui conseguenze mettono in discussione la convinzione che il progresso liberi l’uomo dalla schiavitù.
Marie Louise in una raccolta di articoli dal nome “Neither East nor West” (=Né Est né Ovest) porta avanti la posizione del padre “Né Roma né Mosca”; si schiera chiaramente contro i totalitarismi ma prende posizione anche contro la democrazia, affermando “perché limitare la scelta a due mali?”. Considera che gli alleati hanno combattuto il fascismo con i suoi stessi mezzi, ovvero con il terrore e la distruzione, per mantenere il controllo della popolazione e frenare la democratizzazione della politica. Sottolinea come i bombardamenti abbiano colpito soprattutto quartieri di lavoratori e abbiano raggiunto l’obiettivo di sconvolgere il tessuto sociale ed evitare il sorgere di ulteriori movimenti rivoluzionari.
In questo caso le bombe, di cui sono sempre stati accusati gli anarchici, sono state usate a piacimento dai governi democratici, continuando ad additare gli anarchici come portatori di caos e disordine.

Maria Luisa e Giliana, insieme alla madre
Giovanna Caleffi (Francia, primi anni Trenta)
Maria Luisa e Giliana, insieme alla madre, in una foto
scattata, in esilio, nella seconda metà degli anni Trenta

Ottime riflessioni

Il convegno è risultato molto interessante anche grazie alle ottime riflessioni storico-filosofiche di Mariuccia Salvati che, oltre ad aprire e chiudere l’atto, ha fatto anche il punto dei vari interventi collegandoli, dando loro un senso di coesione. Carlo de Maria ha ricostruito la biografia di Maria Luisa attraverso i carteggi ed ha accompagnato la sua esposizione con la proiezione di fotografie emozionanti (vedere foto). L’intervento di Claudia Baldoli sui bombardamenti e sulla stampa, che rivela la strategia del governo inglese mi è sembrato molto interessante e significative le vignette che ha mostrato. Illuminante il contributo (scritto) di Carissa Honeywell sull’utilizzo dei poteri d’emergenza per frenare la democratizzazione della politica e sull’analisi della conclusione del gruppo Freedom Press stato=guerra.
Ed è di Antonio Senta la riflessione finale che permette di allargare l’orizzonte alla violenza della II guerra mondiale che sconvolge la civiltà occidentale.
L’organizzazione del convegno è stata possibile grazie all’entusiasmo dell’instancabile Fiamma Chessa.
Maria Luisa Berneri muore improvvisamente nel 1949 a soli 31 anni in seguito a complicazioni sopraggiunte dopo un parto. Lascia incompiuti vari progetti: gli scritti inediti di Sacco e Vanzetti, una traduzione di Bakunin, la pubblicazione di scritti e appunti su suo padre, ed uno studio sulle tendenze rivoluzionarie del Marchese de Sade.

Valeria Giacomoni

La colonia estiva Maria Luisa Berneri (fine anni
Cinquanta – primi anni Sessanta)
Maria Luisa Berneri con un gruppo
di rifugiati spagnoli a Charley nel 1945

Contro la guerra

“È forse ingiusto dire che il ventesimo secolo sta vivendo le utopie del passato. Un mondo che ha sperimentato due grandi guerre nel breve spazio di trent’anni, un mondo devastato da epidemie e carestie, non può esser messo a confronto con le utopie che proclamano di abolire la povertà, la disoccupazione e persino di stabilire un governo mondiale che metterebbe termine alle guerre. Ma è giusto dire che, su vasta scala, la struttura delle società sostenute dalle passate utopie è divenuta realtà e poiché i risultati han poca somiglianza con quelli che essi ci avevano fatto attendere, si può esser giustificati nel pensare che la struttura è imperfetta.
Quando il ventesimo secolo ha tentato di realizzare i progetti utopistici del passato, ha fallito miseramente; ha creato Stati onnipotenti che controllano i mezzi di produzione e la distribuzione, ma che non hanno abolito la fame; Stati che incoraggiano le ricerche scientifiche e che sviluppano la produzione, ma che non riescono a dare ad ogni cittadino un decente livello di vita; Stati che sostenevano di creare la perfetta uguaglianza, ma che invece hanno fatto nascere nuove classi privilegiate e nuove disuguaglianze forse più orribili delle precedenti; Stati che han trasformato la gente in robot taylorizzati, subordinati alle macchine di cui essi sono al servizio, brutalizzati dalla propaganda; Stati che han creato condizioni in cui ogni pensiero individuale viene considerato come criminale, in cui la letteratura, la musica e l’arte cessano di essere espressione dell’individuo e invece elogiano il regime in cui la schiavitù alla vecchia religione è sostituita da quella allo Stato e ai suoi nuovi dei”.

Viaggio attraverso Utopia, Edizione a cura del Movimento Anarchico Italiano, Pistoia, 1981, pag. 357

“La maggioranza delle utopie ammette le guerre come parte inevitabile del loro sistema, come in verità dev’essere, in quanto l’esistenza di uno Stato nazionale dà sempre luogo a guerre”.

Berneri, M.L., Viaggio attraverso Utopia, pag. 26