Rivista Anarchica Online


(in)giustizia

L’ASL tricefala e il processo Mastrogiovanni

di Angelo Pagliaro

Continuano le udienze del processo per la morte dell’insegnante anarchico Francesco Mastrogiovanni. E noi continuiamo a riferirne puntualmente, perché riteniamo si tratti di uno dei casi (non certo l’unico!) emblematici della criminalità del Potere.

 

Finalmente ci siamo, siamo arrivati al momento cruciale in cui le attuali fasi del processo per la morte dell’insegnate libertario Francesco Mastrogiovanni ci consentono di sistematizzare alcuni dati e di analizzare le strategie processuali che le parti attrici stanno mettendo in atto. La lettura attenta dei verbali delle varie deposizioni ci permette di affermare che ci troviamo di fronte a un’Asl, quella di Salerno 3, che ricorda Cerbero, il feroce cane mitologico a tre teste, che stavano a rappresentare il Passato, il Presente e il Futuro. Riassumiamo brevemente, per i nostri lettori, alcuni dei momenti storici basilari in cui i rappresentanti dell’Asl e, in ultimo, il suo consulente medico si sono espressi aprendo, all’interno dell’azienda stessa, insostenibili contraddizioni.

Francesco Mastrogiovanni

Le mancate scuse del dr. Pizza

Uno dei problemi che ci eravamo posti come componenti del Comitato, sin da quel triste agosto 2009, era come uscire dai monti del Cilento e comunicare a quante più persone possibile le torture e l’uccisione di Mastrogiovanni. Dopo la pubblicazione di vari articoli e iniziative promosse in tutta Italia (da Carrara ad Alessandria a Cosenza), venerdì 9 aprile 2010 milioni di telespettatori hanno avuto modo, grazie alla trasmissione RAI “Mi manda Raitre”, di assistere, in diretta televisiva, alla proiezione di una sintesi del “video dell’orrore” registrato dalle telecamere di sorveglianza del reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania ed al successivo scontro verbale tra il dott. Luigi Pizza, direttore del dipartimento di salute mentale dell'ex Asl Salerno 3 e alcuni familiari di Francesco Mastrogiovanni. Nel corso della trasmissione il Dr. Luigi Pizza (che, all’epoca dei fatti, bisogna precisare, non era responsabile del Dipartimento di Salute Mentale) ha cercato di smorzare i toni del dibattito, ma il conduttore Andrea Vianello, incalzante come tutti i bravi giornalisti, gli ha rivolto una domanda chiara e netta: “Se la sente di chiedere scusa ai familiari, in rappresentanza dell'Asl?” e, quasi sottovoce, il Dr. Pizza ha risposto: “Se verranno accertate le responsabilità, se ...”. Durante la permanenza di Mastrogiovanni in quel reparto-lager ciò che ci ha più stupito è stato l’abisso spaventevole che esisteva tra lui e tutta quella gente che gli girava intorno: dal video si nota l’indifferenza, soprattutto dei medici che, nonostante Franco tendesse loro la mano o li cercasse disperatamente con lo sguardo, non lo hanno mai visitato.

Il dr. Palladino, la contenzione e il diniego

Nell’udienza del 29 novembre 2011 è stato proprio il consulente medico dell’ASL, Prof. Luigi Palmieri, ordinario di Medicina Legale della II Università di Napoli, ad affermare le responsabilità interne all’azienda.
Rispondendo anche all'esame e controesame delle parti, il docente universitario ha affermato che la morte di Mastrogiovanni, qualunque sia la sua causa (infarto, edema o altro ancora), è dipesa dallo stato di contenzione (mai annotato in cartella clinica). La contenzione è illecita e nel caso in esame del tutto ingiustificata, ha affermato Palmieri, tutt'al più giustificabile come mezzo momentaneo per assicurare la cura al paziente e sedarlo in caso di manifestazioni violente ; l'assenza totale di assistenza e cura nei confronti di Mastrogiovanni durante la contenzione, in aggiunta a una sedazione farmacologica accettata da lui inconsapevolmente ne hanno determinato la morte. Per quanto riguarda lo stato di agitazione, visibile nel video, trattasi della giusta e legittima reazione di una persona che si ribella alla costrizione fisica e psichica che gli viene inferta. Ma nonostante le dichiarazioni del consulente dell’ASL, il dr. Pantaleo Palladino, direttore sanitario dell’ospedale di Vallo della Lucania, ha ribadito ancora una volta, in sede di udienza, che: “Il TSO è contenzione… La contenzione è un sistema di terapia... La contenzione nel reparto di psichiatria veniva praticata perché si acquistavano le fascette di contenzione... Non sono a conoscenza di contenzione fuori regola…”. Proprio queste affermazioni del direttore sanitario (che nonostante tutto continua a ricoprire il suo incarico) provano, in maniera chiara ed inequivocabile, che la contenzione all’ospedale di Vallo della Lucania era il “sistema” adottato e testimonia, inoltre, che la direzione sanitaria era a conoscenza dell’effettuazione di questa pratica Medioevale che nel caso Mastrogiovanni è stata addirittura prolungata anche oltre la morte, avvenuta sei ore prima di essere slegato. Nel corso dei precedenti interrogatori è risultato che la contenzione veniva praticata regolarmente a quasi tutti i pazienti, uomini e donne, in trattamento obbligatorio e finanche volontario come nel caso di Giuseppe Mancoletti .

Il Prof. Palmieri, secondo scienza e coscienza

Il Prof. Luigi Palmieri ha accusato, quindi, gli operatori sanitari (smaccum tremendum) di gravi negligenze omissive e commissive. Erano presenti, in aula, solo sette dei diciotto imputati i quali hanno ascoltato, in un clima di evidente imbarazzo, la deposizione del docente universitario. Quest’ultimo, con determinazione e chiarezza scientifica, ha dichiarato che né i consulenti del PM né quelli delle parti attrici hanno esaminato accuratamente i risultati degli esami ematochimici richiesti il 3 agosto, i quali risultavano tutti profondamente alterati e dalla lettura dei quali si può ipotizzare che il paziente fosse stato colpito da infarto. I medici dell’Ospedale “San Luca”, inoltre, non hanno verificato l’eventualità di controindicazioni alle terapie potenzialmente pericolose somministrate al paziente, mentre lo stesso soffriva (lo dimostrano sempre la analisi) di patologie cardiache, epatiche e renali. Siamo tuttavia consapevoli che le responsabilità originarie siano da ricercare anche a livello dirigenziale. Basti pensare, a tal proposito, che la Regione Campania ha divulgato le linee guida solo dopo la morte di Franco e per anni ha autorizzato la sussistenza di reparti privi dei requisiti generali strumentali, di sicurezza e comfort per i pazienti, fino alla dirigenza dell’ASL che non ha disposto l’impiego di personale qualificato, né ha verificato la formazione, né ha creato sistemi di controllo adeguati.

L’ASL contro se stessa

L’ASL Salerno 3 si è costituita parte civile contro i propri medici e infermieri. L’opera di verità scientifica e tecnica portata in udienza dal Prof. Palmieri costituisce una svolta processuale che potrebbe segnare anche una forte discontinuità tra la storia passata dell’Azienda Sanitaria salernitana e quella presente, ma per fare ciò bisognerebbe risolvere la grande contraddizione della permanenza nel ruolo di direttore sanitario del Dr. Palladino il quale, come abbiamo visto, continua ad affermare, sul tema cruciale della contenzione fisica, l’esatto contrario del Prof. Palmieri. Questa enorme contraddizione, emersa nella penultima udienza, rafforza in noi la convinzione che se fosse prevalso il dovere individuale di soccorrere il paziente, se solo uno dei 18 imputati avesse avuto il coraggio di “fermare il gioco”, la vita di Francesco poteva essere salvata. Se ciò non è accaduto occorre individuare la genesi delle disfunzioni e dei meccanismi, tutti interni ai vari domìni, che hanno prodotto mancanza di professionalità, di umanità e, perché no, di rifiuto e ribellione nei confronti di evidenti pratiche e comportamenti disumani. A questa operazione di verità nessuno, dentro e fuori dal tribunale, può sottrarsi.

Angelo Pagliaro

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A teatro ricordando Francesco

A quasi tre anni di distanza dalla scomparsa dell’insegnante anarchico (4 agosto 2009), il regista Giancarlo Guercio, nativo di Buonabitacolo (SA) è ritornato in scena, il 7 dicembre 2011, alle ore 20.30, presso il teatro La Provvidenza di Vallo della Lucania con l’opera dal titolo “Quem Queritis? - Il caso Mastrogiovanni” . Un percorso intenso e pieno di riflessioni, quello delineato da Guercio con il contributo del “Comitato verità e giustizia per Franco”, che ha messo in luce una delle tante barbarie moderne che quotidianamente si consumano negli ospedali, nelle carceri e nelle caserme italiane. Il testo, ha dichiarato il regista,

“è tratto da brani di Pirandello, Camus, Majakovskij, Strindberg, Mastrogiovanni, Prevert ed è basato su un fatto di cronaca e la denuncia insita in esso, si spera, possa contribuire a far sì che una barbarie simile non si ripeta, affinchè non si debba ancora parlare di morti come queste, affinchè i pubblici servizi, compresi gli ospedali, abbiano a cuore la vera cura della persona, fondata sull'amore e sul rispetto”.

Il titolo “quem queritis?” (chi cercate?) ripropone la domanda che l’angelo rivolge alle donne che, affogate da un terrore alla gola, accorrono al sepolcro di Cristo. La domanda, in questo spettacolo, l’ha rivolta il protagonista ai numerosi spettatori presenti in sala, ai 18 operatori sanitari imputati e a tutti coloro che, utilizzando in modo illegale il TSO hanno privato Mastrogiovanni della libertà. Alla fine dello spettacolo, mentre il pubblico tributava commosso un lungo applauso alla memoria dell’insegnante anarchico, il presidente del “Comitato giustizia per Franco”, Prof. Giuseppe Tarallo ha dichiarato alla stampa:

“È stato un testo di grande spessore e superba interpretazione. Il teatro torna ad essere un momento della vita sociale e morale incarnandone ed esprimendone la tensione civile ed etica. È stato squarciato il silenzio”.

A.P.