Rivista Anarchica Online


Pisa

Metti un sabato in via Pietro Gori
a cura dell'Associazione Amici della BFS

Cent'anni dopo viene rimessa una lapide che ricorda l'anarchico catalano Francisco Ferrer y Guardia e la Escuela Moderna da lui fondata. Per iniziativa di un comitato di cittadini della via che porta il nome del poeta anarchico che quella lapide dettò, un secolo fa.
Ricordando il passato ma anche pensando al presente. Per esempio all'attacco contro la scuola pubblica. E alla Gelmini.

I cittadini in via P. Gori, Pisa 8 ottobre 2011

 

Un gesto semplice ma che, in tempi oscuri come i nostri, dà un segno di speranza e di libertà alla città di Pisa, facendo riemergere uno spaccato della tradizione libertaria e anticlericale. È quanto avvenuto sabato 8 ottobre in via Pietro Gori. Decine e decine di abitanti di questa via del centro, nel quartiere di San Martino, si sono ritrovati per festeggiare insieme ad altri cittadini pisani, al termine di un’iniziativa portata avanti in questi ultimi mesi dal Comitato di via Pietro Gori, il ripristino della lapide scritta dal “cavaliere dell’ideale” e dedicata a Francisco Ferrer y Guardia sulla facciata del palazzo che ospita lo storico Teatro Redini. Era il 13 ottobre 1910 quando le associazioni popolari, razionaliste e libertarie di Pisa organizzarono una grande manifestazione in occasione del primo anniversario della morte di Francisco Ferrer y Guardia con la posa, nell’allora via S. Giovannino, di una lapide in suo onore la cui epigrafe fu dettata da Pietro Gori. Anni più tardi il regime fascista la fece rimuovere distruggendola come molte altre testimonianze di questa “città proletaria”.
A cento anni dalla scomparsa di Pietro Gori, un comitato spontaneo di residenti e abitanti dell’attuale via Gori ha deciso che era tempo di ricostruire un pezzo di storia che fu tolta ai pisani ripristinando la lapide e dedicando un’intera giornata alla memoria dell’illustre anarchico e dell’educatore catalano Francisco Ferrer. Ad aprire la manifestazione sono stati i canti anarchici di Alessandro Cei dei “Vincanto”, quindi è stata la volta degli interventi dello storico Adriano Prosperi e di Franco Bertolucci direttore della Biblioteca Franco Serantini che hanno spiegato il senso dell'iniziativa.
A prendere per primo la parola è stato il professor Prosperi: “Sono qui in primo luogo come antico abitante di questa strada e sono felice dell’iniziativa di oggi, grazie alla quale si restaura una parte vera della città di Pisa, un fatto ancora più importante in una fase in cui si riscrive la fisionomia del centro storico, anche con nuove e pericolose politiche di edilizia speculativa”. Prosperi si è soffermato sulle idee di Gori e Ferrer, mettendo in evidenza il sentimento di uguaglianza, di giustizia, di rinnovamento avvolto in quell’utopia rivoluzionaria e libertaria che poi sarà emarginata ingiustamente dall’egemonia del socialismo scientifico. Continua lo storico “Sono oggi felice – ha affermato il docente universitario – di questa iniziativa che, grazie al ripristino della lapide recupera la voce della città con una lingua che le era stata cancellata”. Inoltre, questa iniziativa ci permette di ricordare “la sua matrice sociale e antropologica quando nel passaggio dalla Pisa contadina a quella industriale la componente studentesca e giovanile si mescolò con quel carattere popolare e contadino della città, costituendone un tratto caratteristico e vitale a cavallo tra ’800 e ’900”.

Il marmista e il muratore

Alla città come oggi appare, questo connubio tra i due caratteri costituisce secondo il docente “la radice e l’identità” di Pisa, in una fase in cui si guarda verso un ritorno all’utopia, al sogno di giustizia sociale. Prosperi si è poi soffermato sulla figura di Ferrer come educatore, sulla sua opera pedagogica finalizzata alla realizzazione di una scuola moderna fondata sulla scienza e la libertà. “Un insegnamento quello di Ferrer – afferma il docente – da studiare e recuperare tanto più in un momento in cui assistiamo all’assassinio della scuola pubblica, come dell’università e della ricerca, in cui la libertà dei docenti e degli studenti viene messa in discussione e cancellata progressivamente, e leggere un libro diventa qualcosa di meccanico e non un fatto culturale”. “Riscoprire l’entusiasmo della partecipazione alla vita civile – conclude Prosperi – è il solo metodo per invertire una rotta in cui l’antipolitica prodotta da questo sistema politico degenerato e corrotto diventa dominante”.

Gruppo corale "Cantiere"
Lo spettacolo dei burattini "La libertà"

A ricordare poi nel dettaglio gli elementi biografici di Ferrer e i legami della sua storia con Gori è Franco Bertolucci, direttore della Biblioteca Franco Serantini, che evidenzia come il fascismo si accanì con particolare violenza contro ogni testimonianza della tradizione popolare e libertaria del territorio pisano. “Oggi – afferma Bertolucci – restituiamo a Pisa un pezzo della memoria storica della città di Pisa e di questo non posso che ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa bella iniziativa”. Dopo gli interventi è stata scoperta la nuova lapide grazie all’attento lavoro di un “gruppo anonimo di marmisti” e con il contributo economico dell’Associazione amici della Biblioteca Franco Serantini. Accanto al marmo è stata anche esposta la prima targa in QRcode, a cura del videoartista Giacomo Verde: un dispositivo che permetterà a tutti gli appassionati delle nuove tecnologie di accedere a immediati approfondimenti storici su Gori e Ferrer.
Viene così ricucita in città una ferita ancora aperta lasciata dal fascismo e soprattutto si dà concretezza a un modo diverso di pensare la città, recuperandone le sue radici storiche e culturali, attraverso soprattutto la partecipazione e l’autorganizzazione degli stessi cittadini di ogni età e provenienza.
A conclusione della manifestazione si sono poi svolte nella chiesa sconsacrata di San Bernardo, sede dell’Associazione Culturale Cantiere Sanbernardo, un’iniziativa artistica con letture dai testi di Pietro Gori e canti “sovversivi” del Gruppo Corale “Cantiere” con un bellissimo spettacolo di burattiti dal titolo “Libertà: dialogo tra Pietro Gori e una guardia carceraria”, del maestro burattinaio Mariano Dolci. Nell’occasione è stato proiettato anche la video-intervista curata dal regista Giacomo Verde agli eredi Redini sulla storia del Teatro.

Associazione Amici della BFS