Rivista Anarchica Online


lettere

 

Libri per una biblioteca reclusa

“Scrivo dal carcere di Pescara, sono Emidio Paolucci, responsabile volontario e detenuto, della biblioteca del carcere. Questa lettera è un appello a tutte le case editrici e privati, disposti a voler donare dei libri alla biblioteca del carcere di Pescara, anche in lingua straniera. Quest’appello è finalizzato a portare tra queste mura il pensiero libertario e anarchico (ma qualsiasi testo è benaccetto), non è importate che i libri siano nuovi, l’importate è che chiunque voglia anche a titolo personale doni un libro alla biblioteca del carcere, Vi chiedo di inviare i libri alla biblioteca del carcere e non a mio nome, destinatario: Biblioteca della Casa Circondariali di Pescara – via San Donato n° 2 – 65129 Pescara. Spero che le case editrici vogliano aderire secondo le proprie disponibilità e possibilità a quest’appello di solidarietà che faccio io a nome di tutti i detenuti. Ringraziandovi vi invio un saluto anarchico e ribelle.
21 agosto 2011.

Emidio Paolucci
(carcere di Pescara)

 

Pirati e Corsari

Ho appena finito di leggere il libro di Pino Cacucci “Le balene lo sanno” ed è veramente un bel libro e Pino Cacucci, uno dei migliori scrittori attuali.
Interessante dove spiega la differenza tra corsari e pirati (che parecchia gente non sa), comunque che alcuni pirati fossero anarchici anti-litteram ci sta bene, ma non tutti erano brava gente (Kidd, Morgan, Teach, ecc...) perché c’era pirata e pirata... comunque sia, Cacucci spiega bene che i corsari erano solo dei meschini avidi mercenari al servizio di uno stato, perciò questo libro dovrebbero leggerlo quei “De Andreani” corsari (loop per capirli) e quei revisionisti (qualcuno pure amico di FBA) che dopo la morte di De André hanno sostituito il pirata Samuel Bellamy (citato da FBA nel disco “Le Nuvole”) in Peter Bellamy corsaro (forse per farsi più soft per la massa).
Pure nel libro di Walter Pistarini ci sta questo errore e meno male che qualcuno l’ha fatto correggere (vedere www.viadelcampo.com la correzione)... Il Libro Pistarini è “Il Libro del Mondo” da voi recensito alcuni mesi fà!
Hasta la vista.

Andrea Revignano
(Torino)

 

Conoscere quella parte di sapere tenuto nascosto

Dal sito italiani imbecilli riprendiamo la risposta data ad una loro lettrice che chiedeva informazioni sulla cultura libertaria.

La lettrice Federica ci pone la seguente domanda:

“Buongiorno, posto che non accendo mai la televisione, vorrei comunque conoscere i nomi, se noti, di intellettuali anarchici italiani che potrebbero partecipare a dibattiti tv, allo scopo di informarmi sul loro pensiero. Grazie Coscienza Critica e buona domenica”.

Federica Zerbini
(Roma)

Diciamolo subito, di intellettuali anarchici – italiani e non – ce n’è una quantità abnorme e ne citeremo più di qualcuno. La domanda di Federica, però, ci spinge a fare un ragionamento un po’ più ampio, perché lo merita. Se i pensatori anarchici esistono, dove sono? Chi li conosce? Con chi parlano? Cosa fanno? Dove lavorano?

Certo queste sono le domande più ovvie e naturali da porsi, ma ce n’è una su tutte che merita più attenzione: perché questi intellettuali non si conoscono? Allora chiariamo subito il fatto che i pensatori anarchici, viventi e non, non sono conosciuti perché sono stati esclusi dal circuito culturale imperante destinato alla massa, dove tutto ciò che viene divulgato è accuratamente vagliato dallo Stato e aderente al cosiddetto pensiero unico, alla propaganda continua. Lo Stato non consentirebbe mai la divulgazione di pensieri che vanno contro se stesso, soprattutto quando tali pensieri tendono per loro stessa natura ad allargare l’orizzonte ottico e critico dei cittadini e a renderli consapevoli di certi meccanismi autoritari. Qualcuno potrebbe ingannarsi e dire che nel panorama mediatico intellettuale ci sono comunque voci dissidenti, ma anorché scomodi a tal punto da essere uccisi (Pasolini), questi pensatori non mirano mai al cuore della questione, come invece fanno da sempre gli anarchici, Queste voci dissidenti non sanno o non vogliono interrompere il circolo chiuso e vizioso del pensiero unico. Il teorema è semplice: finché un intellettuale viene dato in pasto al grande pubblico, è certo che è stato ritenuto innocuo dallo Stato o quantomeno non a tal punto da essere zittito anzitempo relegandolo nei meandri oscuri della “cultura parallela”. Spesso il sistema tende persino a costruire personaggi ritenuti scomodo, non per autolesionismo, ma perché fungo da sfogatoio per la massa, la quale si riconosce in questi personaggi e ad essi delega la propria rabbia, naturalmente invano dato che il centro del problema non viene mai raggiunto: la violenza dello Stato e l’inganno perpetuo.
Allora qui si evidenzia già un doppio binario, quello della cultura ufficiale propagandata alla massa, e quello della cultura-altra destinata alle élite, agli arditi degli scaffali più impolverati e nascosti delle librerie. Anche in merito alle case editrici, poi, si profila un distinguo; ci sono le case editrici note al grande pubblico (ritenute a torto le uniche prestigiose e autorevoli) e quelle misconosciute, anche se altrettanto prestigiose e di grande spessore. Piano piano ci stiamo avvicinando al nocciolo della questione.
Una miriade di intellettuali, sociologi, filosofi, politologi, pedagogisti, artisti, docenti universitari, economisti, giornalisti, puri letterati, antropologi, ma anche persone senza titoli di studi specifici ma che, da buoni anarchici, si documentano da sempre e sarebbero in grado di contrapporre il progetto politico anarchico a quello imperante, rappresentano un vero universo culturale parallelo. “The dark side of the moon”, potremmo dire, citando i Pink Floyd. E infatti, utilizzando la stessa metafora, noi tutti pensiamo che quella che vediamo in cielo sia LA luna, in realtà è solo la sua metà, sempre quella, Così noi pensiamo che tutto quello che studiamo a scuola – che si somma a quello che ci viene detto attraverso i media – sia LA cultura, in realtà è solo una parte dell’intero sapere, quella che più conviene al sistema, quello che serve all’indottrinamento affinché si attui l’obbedienza perpetua e inconsapevole nei confronti dello Stato, il quale detiene il pieno controllo del sistema educativo nazionale, ne ordina le direttrici in termini di qualità e quantità.
Personalmente, dopo aver conosciuto sia la parte di cultura di massa (scuola, Università, tv, teatro, cinema, giornali...) sia una parte di cultura celata, posso parlare con cognizione di causa e rattristarmi profondamente nel constatare quanta cultura venga tenuta delittuosamente nascosta dallo Stato. Nelle Facoltà di Filosofia si studiano Socrate, Sant’Agostino, Cartesio, Kant, Hegel... e tutti quanti a credere che quei filosofi siano i più rappresentativi del pensiero umano. Invece no, invece ne esistono altri forse ancora più profondi di questi, come lo è Max Stirner nei confronti di Kant e di decine di altri filosofi propagandati come “i più” (suggerimento de “L’unico e la sua proprietà”).
Da notare, poi, un altro aspetto molto importante: anche tra i personaggi divulgati nelle scuole ufficiali vi sono molto spesso degli anarchici, ma questo “particolare” non viene mai menzionato. In arte questo è molto evidente, la maggior parte degli artisti (famosi e non) che hanno attraversato i due secoli precedenti erano anarchici, ma nessun testo ufficiale lo dice. Matisse, Picasso, Ensor, Courbet, Millet, Daumier, Morris, Derain, Kirchner, Duchamp... solo per citarne qualcuno tra i più famosi, erano anarchici, e non ptoeva essere diversamente, Di più, tutti i testi che si studiano a scuola, controllati dallo Stato, non fanno alcun riferimento al fatto che tra Ottocento e Novecento l’anarchismo è stato un vento fraterno per l’intero pianeta, un manto che ha avviluppato tutti i settori della cultura e che ha influenzato la maggior parte degli intellettuali, compreso Baudelaire e gli altri definiti “maledetti” o, in Italia, “scapigliati”. Tutti contro la borghesia e lo Stato. Le Avanguardie sono nate per merito dei principii anarchici, ma gli studenti questo lo ignorano e anche la maggior parte dei professori. Le Avanguardie vanno assolutamente lette in chiave anarchica (conoscendo prima la filosofia anarchica, è ovvio).
Chi informa questi studenti? Chi informa la massa di questo patrimonio culturale nascosto, di questo universo intellettuale parallelo? Non certo i media tradizionali, come abbiamo visto. Può sembrare assai curioso: Giulio Carlo Argan, a rpoposito dell’Arte inglese di fine Ottocento (Liberty) definisce John Ruskin “il maggior critico europeo del secolo” (“L’arte moderna”, Sansoni editore, pag. 218). E recentemente il New York Times ha detto di Noam Chomsky: “ci sono buone ragioni per pensare che Chomsky sia il più importante intellettuale vivente”. Ecco, Ruskin e Chomsky, rappresentanti intellettuali di due secolo (Chomsky è ancora vivente), ambedue anarchici. Dovrebbe far riflettere. (sito in italiano su Chomsky.)
Fabrizio De André, anarchico, diceva di aver avuto dei punti di riferimento culturali precisi. Non si riferiva al Manzoni o a Petrarca, ma ai pensatori anarchici, ai padri dell’anarchismo come Bakunin, Malatesta, Stirner, Godwin, Kropotkin, Proudhon, Thoreau... che a lorovolta – dice Faber – “avranno avuto altri punti di riferimento” che non saranno stati Dante e Dryden, quanto piuttosto Etienne de la Boétie o Giordano Bruno.
In conclusione, sarebbe cosa saggi approcciarsi serenamente all’anarchia, senza pregiudizi, per scoprire l’altra faccia della luna che, anche se tenuta oscurata, esiste e contribuisce alla formazione delle maree. Prova ne è anche questo post che risponde a Francesca e, siamo sicuri, non solo a lei. Diciamo anche che fare una lista di nomi di intellettuali anarchici diventa un’impresa colossale, almeno per noi, qui, ora. Quindi è meglio rifarsi agli elenchi dei cataloghi delle case editrici anarchiche:
Alcune case editrici anarchiche:
• edizioni anarchismo
• Zero in condotta
• La Fiaccola
• Elèuthera
• Liberia anomalia
• Edizioni La Baronata
periodici e riviste:
• A-rivista anarchica
• Umanità Nova
• Voce Libertaria.

Centro studi libertari
Archivio Giuseppe Pinelli Libreria Utopia Biblioteca della Federazione Anarchica Italiana CIRA – Centre International de Recherches sur l’Anarchisme

PS. Ammesso che si dia d’un tratto la parola in tv agli intellettuali anarchici, perché scegliere soltanto quelli italiani? Nulla in contrario, anzi, ma sfugge forse il fatto che esiste anche la possibilità di tradurre simultaneamente gli ospiti? Sarebbe bello invitare Chomsky o fargli un’intervista registrata, ha molto da dire sulla situazione mondiale e anche italiana. Buon pro’ vi faccia.

 

Come si muore oggi in carcere

Questa lettera denuncia ci è pervenuta stasera. È scritta da detenuti di Rebibbia carcere di Roma, scritta con la penna e con tanta rabbia, non ancora espressa in lotta organizzata, rabbia di fronte alla morte di un loro compagno dovuta al cinismo del sistema penitenziario e all’indifferenza della società. Diffondetela ovunque!!!

Gianni Landi
(Firenze)

"Ci duole profondamente riprendere la penna in mano per segnalarvi l’ennesimo omicidio avvenuto nel carcere di Rebibbia N.C.
Abbiamo scritto "omicidio" senza temere di essere smentiti. La morte di un nostro compagno è avvenuta oggi – 3 settembre – ma era annunciata già da tempo.
La cronaca e la cronologia dei fatti è, a parte minime varianti, la fotocopia di decine di fatti analoghi che l’Amministrazione Penitenziaria archivia senza che si trovi un RESPONSABILE, ed i mass media, per la maggior parte solidali e complici delle Istituzioni, liquidano come casi di malasanità, ed è per questo che senza tanti giri di parole usiamo il termine sopradetto: OMICIDIO.
Il nostro compagno era affetto da numerose patologie come il diabete, l’insufficienza respiratoria aggravata dalla comparsa di polipi nasali e del cavo orale, ed altre problematiche che lo rendevano un soggetto ad alto rischio e, senza ombra di dubbio, incompatibile col regime carcerario. È stato trovato morto nel suo letto, senza che il personale infermieristico e la custodia si accorgesse di nulla nonostante dovesse, al mattino, somministrargli una delle quattro dosi giornaliere di insulina.
Radio carcere parla di infarto, ma poco importa allo stato attuale sapere la causa o le cause del decesso perché ciò, se si fosse intervenuti per tempo, con maggiore professionalità, competenza, non sarebbe dovuto accadere.
Ci appare inutile ripetere ciò che da decenni andiamo gridando: "Di carcere si muore e non gliene frega niente a nessuno!!!"
Questo povero cristo, così come coloro che lo hanno preceduto e coloro che purtroppo avranno a venire, andrà ad arricchire le già nutrite statistiche di decessi in carcere, che già annoverano cifre scandalose per un Paese che ha la PRETESA di autodefinirsi civile.
Ci sarà un’inchiesta che, scusate il nostro consolidato pessimismo, approderà ad un nulla di fatto: NESSUN COLPEVOLE, NESSUN RESPONSABILE.
Le solerti forze di Polizia, con la benedizione della Magistratura, hanno pensato bene di eseguire delle perquisizioni con tanto di unità cinofili nel tentativo di trovare chissà cosa...o forse cercavano l’insulina che non avevano somministrato nella mattinata?!!!
Vorremmo che tutti coloro che nelle caldi estate parlano dei drammi che avvengono nelle prigioni, tutti coloro che fanno le loro belle visite di cortesia e di facciata, il cinismo e la diffidenza censurata da anni di false promesse, più che altro a lavarsi la propria coscienza, sappiano una volta per sempre che di carcere si muore e che tutta la società cosidetta civile ne è responsabile nessuno escluso! la loro compassione a "gettone" non ci serve nè ci aiuta, occorre metterele mani nel problema e sviscerarlo seriamente a costo di sporcarsi le mani e perdere qualche prezioso voto politico.
Siamo stanchi di parlare di morti e non smetteremo mai di combattere per il nostro diritto alla salute, alla dignità e alla libertà. Non sentirete da parte nostra lamentele; il nostro è e sarà un grido d’accusa contro chi finge ipocritamente e vigliaccamente di avere "a cuore" i problemi dei carcerati, ma che dei reclusi non gliene frega nulla. Non andiamo oltre.
Salutiamo con amore e rabbia il nostro compagno con l’augurio che i responsabili di tanto vile cinismo ed indifferenza siano divorati dai rimorsi di coscienza ammesso – e non ci crediamo – ne abbiano una."

Alcuni detenuti di Rebibbia N.C.

 

 

I nostri fondi neri

Sottoscrizioni.
Enrico Pazienti (Roma) 20,00; Giuseppe Galzerano (Casalvelino Scalo – Sa) 20,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Amelia Pastorello e Alfonso Failla, 500,00; Ivano G. (Milano) 37,00; Davide Foschi (Gambettola – FC) 20,00. Nicola Signor (Lavariano – Ud) 20,00; Andrea Cassol (Cesio Maggiore – Bl) 30,00; Leonardo Muggeo (Canosa di Puglia) 20,00; a/m Cristiana Bruni, Maurizio Maggiani (Faenza – Ra) 20,00; Alberto Ciampi (San Casciano Val di Pesa – Fi) ricordando Gianni Furlotti, 20,00; Gianandrea Ferrari (Canossa – Re) 70,00; Marco Breschi (Pistoia) 120,00; Ugo Fortini (Signa – Fi) ricordando Milena e Gasparina, 40,00; Patrizio Biagi (Pontremoli – Ms) 100,00. Totale euro 1.037,00.