Rivista Anarchica Online



a cura di Marco Pandin

 

 

Il paradiso delle trottole

Le statistiche e le indagini socioeconomiche che rimbombano dalle bocche delle teste parlanti nei telegiornali raccontano che al giorno d’oggi libri e cd si vendono sempre meno. Si dà la colpa un po’ a tutto: ad internet che incoraggia la pirateria, ai prezzi che salgono e alle tasse che pesano, alla diluizione della coscienza sociale giovanile, ai modelli culturali che offrono deriva e superficialità, al dissolvimento dell’etica e della percezione dell’importanza scolastica, ai controllori che non controllano oppure che non possono controllare a sufficienza, alla televisione stessa, e potrei continuare – inutilmente – per delle pagine intere. Se ti ritrovi a suonare uno strumento e se hai delle storie in testa da far sapere agli altri, senza volere per forza un mucchio di soldi in cambio, è già questo un ottimo motivo per disubbidire al silenzio, quello stesso silenzio offerto dal mercato come inevitabile alternativa alla catastrofe e alla derisione. Se poi sei convinto di saper dire bene quelle cose che hai da dire e il tuo talento ti fa sentire a disagio tra le gare dei polli dove i talenti ufficiali si fabbricano, non ti resta che fare da solo. Un passo alla volta, magari breve ma significativo, per poterti costruire attorno un cerchio di strette di mano, abbracci e condivisioni, affinità e complicità. Non è detto che la popolarità si misuri dal numero di copie vendute e dai followers sui social network: certi libri sotterranei hanno lasciato segni profondi in intere generazioni, certe canzoni mai messe in vendita hanno segnato il trascorrere dei momenti migliori di vite intere senza passare per la hit parade anche quando internet non era ancora stata inventata. E ti accorgi di aver fatto la scelta giusta quando ti accorgi che la tua canzone muove le labbra di uno che ti sta seduto accanto sull’autobus, quando riconosci una cosa che avevi scritto e che è finita in una lettera d’amore scritta da uno sconosciuto. È, raccontato in poche righe, quello che è successo a Daniele Manini e Roberto Barbini, partiti da casa in epoca new wave con una valigia grossa di storie in mano e gli occhi grandi come il lupo delle fiabe per potersi guardare meglio intorno. Secondo le indicazioni di quelli che ben pensano, avrebbero certo scelto meglio trovandosi un posto in banca o presso una ditta grossa, quando ancora si poteva. Nel tempo libero, senza rinunciare del tutto alla creatività avrebbero potuto scrivere canzonette simpatiche per intrattenere suocere e nipotini, e dedicare poesie a fidanzate, amanti ed altri soggetti leciti, quali assessori e regnanti. E invece no: testardi, i due hanno messo in piedi una banda, l’hanno chiamata Putiferio e cantano rumorosamente la vita così come non la raccontano i giornali e le televisioni. Una vita senza gossip né champagne in cui chi può lavora e chi non può fa comunque e sempre fatica, in cui le ore e i sogni e la stanchezza hanno un peso misurabile in multipli di quintali, una vita in cui ci si arricchisce di cose minime: oggetti semplici che costano poco, gesti brevi, sguardi veloci e parole corte che però non si dimenticheranno mai. Tra le mani ho un libro da leggere e guardare, dentro c’è un cd d’argento da ascoltare: ma ad un certo punto raccontarvi di questo libro, dei disegni e delle parole, del cd e della musica e delle canzoni che ci stanno dentro mi rende insofferente. Mi mette a disagio segnalare, o peggio recensire. Non mi va di discutere degli arrangiamenti, non mi va di inventare delle relazioni e dei confronti con cose vecchie già sentite, non mi va di consigliare acquisti né di sottoscrivere petizioni alla diffusione. Ho un desiderio: mi piacerebbe starci insieme, a quelli che suonano e che scrivono e che disegnano, qualche ora per scambiare delle storie, per mangiare e bere insieme, magari per una passeggiata da qualche parte. Quanto vorrei ascoltarli in piazza, il Manini e il Barbini e la banda tutta: ecco, piuttosto. Il libro è bello, magnetico, si lascia accarezzare e guardare e guardare ancora. Il disco, le canzoni, le musiche qui dentro: lo so, sono tutte bellissime. Quanto vorrei vedere queste canzoni danzare nel cielo come rondini, a far festa a una primavera dello spirito e della gioia. Le vorrei tutte dentro una storia a lieto fine, titoli di coda e liberazione, anche se dovessi attraversare fiamme e scontri e nuvole di lacrime e corse a perdifiato e sassi in volo. Contatti: www.tunue.com, www.putiferio.it. Questo ed altri materiali di Daniele Manini, Roberto Barbini e della banda Putiferio sono a disposizione nella lista di Musica per A in cambio di una sottoscrizione.

Sidera Noctis

From lost space

Eccone un altro. Un altro di quei cd misteriosi con un contenuto imbarazzante che fa proprio arrossire, di quelli che credevi di aver già ascoltato tutto e invece ti si apre davanti una porta nuova. C’è in mezzo Mauro Martello, tra le mille cose che fa collabora stabilmente da anni con gli sperimentatori Opus Avantra. Gli altri tre di Sidera Noctis, veneziani anche loro, mi sembrano grosso modo estranei a tutti i giri: solida formazione accademica, e si sente dalla sicurezza con cui toccano gli strumenti, dimostrano in quest’ora di musica raccolta nel loro cd d’esordio delle stupefacenti abilità aggregatrici e rimescolatrici. Ho scritto “estranei” non tanto per una scarsa presenza di questi nomi nelle le pagine delle riviste musicali più in voga, quanto perché l’impatto della loro invenzione sonora è stato per me sconcertante e spiazzante. E non è solo un fatto d’ascolto, un problema di che cos’è e di che cosa non è, una discussione di somiglianze e lontananze, una rincorsa tra i ricordi che sfuggono e i dubbi che ti assalgono. Qui dentro tutto è messo in discussione: non solo i generi musicali, che siamo abituati a riconoscere dal gusto e dall’abitudine, ma parlo della linea del tempo che viene stravolta, ad esempio, per cui tradizionali irlandesi e veneti e stralci di partiture di Antonio Vivaldi suonano come suggestioni dal futuro invece che come cose di ieri. E ancora, è fresco e curioso e nuovo l’accostamento delle sonorità: scelte bizzarre di ritmo e di respiri, spostamenti improvvisi di oriente ed occidente, ribaltamenti di nord e sud, miraggi di costa e montagna e deserto e folla, intrecci di barocco e new age, flauti e viola da gamba che convivono armoniosamente con le tastiere elettroniche come se si fosse finalmente realizzato un sogno progressive. Un piccolo capolavoro inaspettato e senza tempo, ovviamente autoprodotto, ovviamente impossibile da collocare o almeno da tener fermo per disegnarci intorno un qualche contorno, ovviamente estraneo a qualsiasi diffusione commerciale nei negozi, ovviamente destinato a restare lì appeso in mezzo al cielo, senza spinte promozionali, né vuote parole d’incoraggiamento che aggiungerebbero solo peso alla sua luce.
Contatti: www.mauromartello.com.

Marco Pandin
stella_nera@tin.it


“Duemila papaveri rossi”
2 cd con libretto

I due cd contengono 37 canzoni di Fabrizio de André
interpretate da musicisti e gruppi indipendenti.
Una iniziativa a sostegno di "A" delle Edizioni stella*nera.

Una copia 15 euro

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Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
“Non posso riposare”
cd+dvd

Un cd e un dvd, dodici canzoni da ascoltare e un documentario realizzato da
Mario Bartoli e Giangiacomo De Stefano (Va.C.A. Vari Cervelli Associati).
Una co-produzione Editrice Bruno Alpini, Aparte e stella*nera.

Una copia cd+dvd 15 euro

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