Rivista Anarchica Online


squat & centri sociali

La Rivolta di Cecco
testo e foto di Pralina Diamante e Andrea Trerè

A Firenze, ha già compiuto 10 anni la madre di tutte le occupazioni: “Una casa per noi, un salotto per tutti” il loro motto.

Mentre il sindaco Renzi frequenta tutti i salotti “bene”, a Firenze e zone limitrofe, altri salotti e altre situazioni abitative si trovano con la costante pressione degli sgomberi, sono salotti “caldi” e umani e affettuosi e ricchi di storia, con divani riciclati, con centinaia di ospiti di passaggio. Non è il turismo che interessa a chi vuole soltanto batter cassa, non porteranno mai un solo voto al candidato “giusto”. E così, un intero stabile in via dei Conciatori in zona Santa Croce, è andato svenduto all’asta per la miserabile cifra di 1.150 euro a mq ad una (sconosciuta) Società a Responsabilità Limitata, la ToscoTre. Una inezia, per il centro storico di Firenze. Ma il Comune da sempre molto sensibile alle politiche dei palazzinari, preferisce sbarazzarsi a buon mercato dei suoi ospiti, un centinaio (anche in cohousing) fra i quali anche il Circolo Anarchico Fiorentino. Il Progetto Conciatori appoggiato dal Movimento di Lotta per la Casa, da Rifondazione Comunista e da molte altre realtà, potete consultare il sito http://progettoconciatori.noblogs.org/ nonostante tutte le manifestazioni di questi mesi, rischia così di naufragare, insieme all’ultima possibilità di fare socialità, politica e cultura in un centro storico, sempre più dato in pasto ai non fiorentini (quelli danarosi, s’intende).
Ma nonostante ciò, in questa bellissima città, ci sono ancora tante situazioni, gli stessi anarchici, i tantissimi Comitati cittadini, “Fuori Binario”, il CPA di Firenze sud con le mitiche Officine Cinematografiche, il Next Emerson, e ciascuno fa “resistenza umana” al degrado e alla costante erosione degli spazi, impoverimento della cultura, del territorio, inquinamento ambientale e furto (si dice privatizzazione?) delle risorse.
Gennaio 2011. Una domenica pomeriggio andiamo al Cecco Rivolta, in via Dazzi zona Montalve, Castello, per parlare con le ragazze e i ragazzi della loro occupazione. La nostra intenzione era di fare una semplice intervista, ma rimaniamo piacevolmente travolti da un fiume in piena.

Come nasce l’occupazione del Cecco Rivolta? E perché avete deciso di occupare?

Nasce il 24 giugno 2000, eravamo tutti universitari fuori sede... per motivazioni non direttamente legate al bisogno economico, ma per creare un’alternativa divertente alle solite situazioni studentesche e dei precari... in realtà, la motivazione economica c’è stata, a Firenze come in altre città la soppressione dell’equo canone ha significato un lievitare degli affitti e ciò colpisce maggiormente le fasce più deboli in particolare una speculazione sugli studenti e i lavoratori; mentre in tutta Europa si parlava di “reddito minimo garantito”, noi questo reddito ce lo siamo presi eliminando l’affitto dalle nostre spese, per avere la possibilità di spendere tempo e denaro in quello che ci piaceva fare. Da 10 anni ceniamo sempre insieme con le cose acquistate per mezzo della nostra cassa comune, abbiamo ospitato mezzo mondo, hanno dormito qui anche dei renitenti alla leva israeliani... la nostra casa è aperta e condividiamo ciò che abbiamo. Non apparteniamo a un’unica ideologia, abbiamo delle affinità, ma ognuno ha avuto percorsi politici ed esistenziali diversi, e tutti hanno dato il loro contributo, e questo è stato un punto di forza per noi.

Parlatemi dell’occupazione, all’inizio...

Beh, c’era una grande euforia, che è durata un anno, poi ci siamo “afflosciati” un po’, però abbiamo sempre portato avanti le nostre cose, all’inizio abbiamo fatto delle azioni situazioniste in giro per Firenze, ci siamo detti “Sarà come attaccare etichette sull’acqua” (risate) poi ci sono state altre occupazioni... prima del Cecco pure ci sono state diverse occupazioni, qui (è una zona universitaria) e altrove, diverse persone hanno deciso in seguito di trasferirsi in campagna, gli speculatori dovrebbero ringraziarci perché gli abbiamo scovato delle case che erano abbandonate e in evidente stato di degrado, le abbiamo portate a vivere, poi arrivavano loro con le loro ingiunzioni di sgombero... il Cecco era una cascina di proprietà dell’Università, loro non si preoccupavano di mandarla in malora e se ne sono accorti solo quando siamo arrivati noi... all’inizio non volevano nemmeno farci l’allaccio per l’acqua, e noi ci siamo presentati in massa (eravamo tantissimi) davanti al Rettorato in accappatoio minacciandoli di fare una doccia lì... Firenze era insorta! Il nostro diritto allo studio non è stata solo una vertenza, ma un’azione diretta, e in questo siamo stati gli unici in Italia.

Quali sono stati i progetti che avete portato e che porterete avanti?

Eh, moltissimi! Noi siamo stati il motore dell’OMME, che era un movimento per la casa, una delle prime cose che abbiamo fatto è stata la distribuzione della terra agli abitanti del quartiere, per la creazione degli “orti sociali” sulla base della condivisione e della gratuità... in sostanza, chi decide di coltivare lo deve fare per sé e non per scopi lucrativi. Qui è nato un bel po’ di mediattivismo, dalla “Batcaverna” sono partiti Inventati, Indymedia Toscana e tante altre iniziative. Dal 2004 ogni anno organizziamo un torneo di calcetto benefit per i processi, si chiama “Calci dal basso”. I progetti più recenti sono il Gruppo d’acquisto “La grande abbuffata” che è stata un po’ anche colpa tua Pralina (voi avevate fondato i Gastroribelli), il mercatino bio per i produttori e gli artigiani, l’area cani... ci stiamo orientando sul discorso dell’eco-sostenibilità, andiamo a recuperare ciò che i mercati buttano via (freeganismo), siamo molto più presenti “sul territorio”, nel quartiere, abbiamo anche distribuito un questionario agli abitanti qui della zona e questo fatto (di essere uno squat atipico) all’Università da fastidio, infatti, ora dopo la causa penale ce ne troviamo una civile che è pure peggio!

* rimando alla lettura dell’occhiello, a cura di Gire, dal suo blog

Nell’ultimo mese (novembre 2010) la quieta quotidianità del Cecco Rivolta è stata scossa da due importanti novità, determinate entrambe dai due anni di sbattimenti per avviare un percorso di partecipazione all’interno del quartiere di Castello, nel tentativo di innescare un meccanismo virtuoso che ci desse un ruolo attivo ed una centralità agli occhi degli abitanti e dell’amministrazione pubblica. La prima simpaticissima news, ci comunicava che L’Università degli Studi (attuale proprietaria dell’area), a seguito della prescrizione del processo penale che ci vedeva coinvolti in qualità di occupanti abusivi, aveva fatto partire un secondo processo, questa volta civile, per essere risarcita dei “danni” prodotti alle sue proprietà. I danni in questione sono la realizzazione degli orti sociali, la creazione di un’area cani gratuita e i lavori di ristrutturazione che abbiamo fatto alla casa. Mentre mettevamo su una strategia difensiva con il nostro pool di avvocati, siamo stati invitati, per gli stessi motivi, a partecipare ad un meeting internazionale a Bruxelles sulle economie non monetarie, lasciando spazio a facili ironie sulle evidenti differenze interpretative che generava il nostro piccolo progetto.
Il meeting era organizzato da un’associazione che si chiama City Mine(d) con cui ha collaborato anche una mia cara amica ricercatrice, in questo momento intenta ad accudire il suo primogenito. Grazie a lei, il Cecco Rivolta, era uno dei cento progetti che da tutta Europa sono andati ad animare questa tre giorni a Bruxelles, con l’obbiettivo di creare una rete internazionale che fosse capace di esportare pratiche di vita alternative al sistema merce ormai in voga a livello planetario. ... dal blog http://vlad.noblogs.org/post/2010/11/26/greetings-form-bruxelles.

Finiamo qui anche se ci sarebbe ancora molto da dire...

Leggiamo sempre “A Rivista anarchica” che da 10 anni ci viene spedita gratuitamente, è nella nostra emeroteca, anche questa è una bella condivisione.

Pralina Diamante e Andrea Trerè