Rivista Anarchica Online


Trentasette
anni fa


 

a cura della redazione

 

 

Con il n. 26 (gennaio/febbraio 1974) si chiude la serie della rivista-lenzuolo. Dal numero successivo “A” passerà al formato Uni o A4 che dir si voglia, lo stesso che manterrà per i successivi 36 anni, fino ad oggi.
Il cambiamento della veste grafica è preannunciato nell’editoriale che, come indica il titolo (“A conti fatti”) si occupa però prevalentemente della situazione economico-finanziaria della rivista. I conti sono positivi: l’appello lanciato dalla redazione ai compagni ha dato esito positivo e il milione di lire (500 euro, ma il valore della moneta era ben diverso!) indicato come obiettivo per non chiudere “A” è stato ampiamente superato. Quindi si va avanti e si cambia veste.
In copertina campeggia un fumetto, realizzato dal gruppo anarchico “Nestor Machno” di Venezia-Marghera, dedicato alla vicenda dell’anarchico Giovanni Marini, il cui processo – si annuncia appunto in copertina – inizierà il 28 febbraio.
Ad Amedeo Bertolo è affidato l’articolo di apertura, quell’“È morto un boia” che riferisce della morte del generalissimo spagnolo Francisco Franco. Tre schede sui baschi dell’ETA, i catalani del MIL e sul “vil garrote” (il medievale strumento di morte spesso utilizzato dal regime franchista) completano le pagine dedicate alla Spagna. Claudio Venza analizza criticamente l’antimilitarismo dei marzisti extra-parlamentari. Luciano Lanza (Emilio Cipriano) affronta la questione petrolifera: significativo il titolo “Non è colpa degli sceicchi”. Il compianto Angelo Gino Agnese. Docente di fisica all’Università di Genova, analizza il noto studio del MIT “I limiti dello sviluppo”. Con uno dei suoi frequenti “saggioni” storico-ideologici Giampietro “Nico” Berrti (Mirko Roberti) va “alle radici dell’anarcosindalismo”. Il compianto Louis Mercier Vega (S. Parane) sviluppa un’analisi molto originale decisamente contro-corrente rispetto alla vulgata sinistrese allora dominante: i guerriglieri latino-americani, in genere considerati “avanguardie rivoluzionarie”, vengono analizzati come avanguardia di classe di nuovi ceti burocratici. Tesi ardita e difficile da digerire da parte di chi aveva il mito guerrillero, ma articolata e utile per comprendere quelle vicende e non cadere in nuove illusioni. Chiude il numero un articolo di Paolo Finzi sugli “anarchici oggi”, all’indomani dell’11° congresso della Federazione Anarchica Italiana (FAI) – al quale è dedicata una cronaca specifica.
Una piccola (ma forse significativa) annotazione. Trentasette anni dopo, gli autori degli articoli presenti in “A” 26 sono tuttora attivi in campo anarchico e in varia misura continuano a collaborare con questa rivista. Tutti, meno il genovese Angelo Gino Agnese e il cileno Luois Mercier Vega, morti.