Rivista Anarchica Online


attenzione sociale


a cura di Felice Accame

 

L’atomica
tascabile

 

1. Einstein muore il 18 aprile del 1955. Sette giorni prima sottoscrive con altri il documento del filosofo Bertrand Russell per la messa al bando delle armi nucleari. In uno scritto del 1947 (Mentalità militarista e intrusione militare nella scienza), Einstein, dopo aver paragonato gli Stati Uniti del dopoguerra alla Germania del Kaiser Guglielmo II e ad alcuni risultati storici dell’”ideologia marxista”, dice che “la mentalità militarista eleva a finalità autonoma il ‘nudo potere’” (un’espressione di Russell). Da ciò una situazione di estrema pericolosità per il mondo intero e la sua pia speranza di “una lungimirante, onesta e coraggiosa politica che si prefigga di ristabilire la sicurezza su basi internazionali”.

2. Nella parte diagnostica della Lettera ai governanti del mondo si constata che “il mondo è pieno di conflitti” e che, “al di sopra di tutti i conflitti minori”, “c’è la lotta titanica tra il comunismo e l’anticomunismo”. A dire il vero, già questa formulazione mi avrebbe dissuaso dal sottoscriverla: un conflitto è tra due forze oppositive ed entrambe hanno pari diritto ad un nome – che il nome della seconda sia una semplice negazione del nome della prima mi sembra indice di ipocrisia – meglio sarebbe stato chiamare la cosa con il suo nome: cos’era, infatti, in quel contesto l’”anticomunismo” se non il “capitalismo”? Agli occhi dei firmatari, evidentemente, l’obiettivo fondamentale da raggiungere era costituito dal fermare la guerra atomica – magari a costo di non sottilizzare nell’argomentazione. Coerentemente, dunque, la parte terapeutica della Lettera dice che
“se vogliamo, possiamo avere davanti a noi un continuo progresso in benessere, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte perché non siamo capaci di dimenticare le nostre controversie? Noi rivolgiamo un appello come esseri umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo vi è aperta la via di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale”. Con Einstein e Russell i firmatari furono Max Born, Percy W. Bridgman, Leopold Infeld, Fréderic Joliot-Curie, Hermann J. Muller, Linus Pauling, Cecil F. Powell, Joseph Rotblat e Hideki Yukawa. Che i “governanti del mondo” facessero spallucce va da sé.

3. Ricordo che tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, proporzionalmente al crescere dell’informazione, in buona parte di quel che allora veniva chiamato il “mondo libero” ci furono manifestazioni di piazza, disperati appelli e drammatici dibattiti che contribuirono a diffondere un certo grado di coscienza rispetto ad un momento decisivo per la storia del pianeta. Tra i tanti libri ricordo quello di Karl Jaspers, La bomba atomica e il destino dell’uomo, che si apriva con questa asserzione: “una situazione nuova è nata con la bomba atomica. L’intera umanità andrà fisicamente in rovina, oppure l’uomo si modificherà nella sua condizione etico-politica”. Qualche tentativo verso questa seconda alternativa, forse, è stato fatto – si potrebbe pensare che le resistenze nei confronti delle centrali nucleari ne fossero un’espressione -, ma, con il tempo, la propaganda del capitale e la sua capacità di corruzione hanno preso la meglio e di quei barlumi di coscienza oggi restano ben poche e debolissime tracce.

4. Tra i firmatari c’è Bridgman, cui, nel 1946, venne assegnato un Premio Nobel per i suoi studi sulle alte pressioni. Bridgman è un fisico di cui parlano in pochi. Nei primi anni Sessanta – poco dopo il suo suicidio, avvenuto nel 1961 – ne lessi La logica della fisica moderna e rimasi impressionato dalla chiarezza e dall’onestà del suo pensiero. Sosteneva la necessità di una rivoluzione “operazionale” in fisica: bandire tutti quei concetti che puzzavano di metafisica e ricondurre i concetti alle operazioni che implicano. Contro Einstein – essenzialmente contro la formulazione della sua seconda teoria della relatività – sostenne una polemica durissima che, a mio avviso, rimane uno dei più intelligenti capitoli della fisica contemporanea. Tuttavia – pur nei limiti imposti dal non saper distinguere operazioni mentali da operazioni fisiche –, il pensiero di Bridgman andava ben oltre la fisica per investire le relazioni sociali ed il contesto politico della loro estrinsecazione. Sostenendo che ogni analisi operazionale delle operazioni sociali ci riconduce inevitabilmente ai comportamenti individuali e che, in definitiva, è l’individuo l’unità in virtù della quale i nostri concetti sociali trovano i loro significati, Bridgman – che pur prendeva le mosse da una critica dell’epistemologia – poneva le basi – o ribadiva in termini più ampi le basi – per una concezione anarchica della società.

5. Il 23 marzo del 1989, in una conferenza stampa a Salt Lake City, i due chimici Martin Fleischmann e Stanley Pons annunciarono al mondo di aver realizzato la fusione fredda – la fusione, cioè, tra i nuclei di due atomi che, fondendosi, danno vita ad un altro atomo liberando al contempo una quantità di energia superiore in rapporto al peso dei materiali impiegati. È un risultato che, fino ad allora, si era potuto ottenere soltanto in virtù di pressioni e di temperature elevatissime. Fleischmann e Pons, invece, erano riusciti nell’impresa utilizzando una cella elettrolitica riempita di acqua al deuterio e qualche elettrodo particolare. Dopo le prime reazioni stupite, i due scienziati vennero sommersi dalle critiche e i loro dati contestati – si parlò di “truffa” e si parlò perfino di “una vera e propria scoperta dell’acqua fresca” (come dice Federico Di Trocchio ne Le bugie della scienza), nonostante si fosse ben consapevoli del fatto che, se la fusione fredda avesse funzionato, sarebbero venuti meno i ricchissimi finanziamenti destinati alla fisica nucleare ed alle sue centrali.

6. Grazie a Il segreto delle tre pallottole del giornalista Maurizio Torrealta e del fisico Emilio Del Giudice, oggi, possiamo tentare di dare una risposta sensata ad alcuni inquietanti interrogativi concernenti il ritrovamento di uranio arricchito in un cratere provocato da una bomba americana a Khiam, la capacità delle cosiddette pallottole all’uranio “impoverito” di produrre 4000° di temperatura e di diffondere polveri radioattive e il reale funzionamento degli ordigni sganciati a Gaza dagli israeliani. Se prima non potevamo era perché alcuni termini della questione sono stati abilmente falsificati, perché una scoperta è stata occultata – come è stata occultata una strategia bellica “criminale” perché esplicitamente bandita dalle leggi internazionali. La falsificazione dei termini – si spiega nel libro di Torrealta e Del Giudice – “è il fatto che chiamiamo proiettili all’uranio impoverito proiettili fatti con prodotti radioattivi di scarto provenienti da reattori nucleari”; la scoperta è che “lo stesso procedimento della fusione fredda, se applicato all’uranio, permette di realizzare l’innesco di un processo nucleare senza bisogno della massa critica” e la strategia bellica è quella di utilizzare “l’uranio sporco per inquinare e decimare le popolazioni nemiche per generazioni”.

7. Con ciò si spiega anche l’accanimento contro Fleischmann e Pons e ci si rende conto che in tutti questi anni, in piena clandestinità, le forze armate americane hanno portato a compimento il cosiddetto “Memorandum Groves” – ovvero il piano predisposto da Conant, presidente del Consiglio nazionale della ricerca per la difesa e indirizzato a Groves, direttore del progetto “Manhattan” per la costruzione della bomba atomica, nel 1943 e desecretato soltanto nel 1976. In questo memorandum, analizzandone gli effetti sulle vie respiratorie, sul tratto gastrointestinale, sulla circolazione sanguigna e sui tessuti degli esseri umani, si parlava apertamente di “guerra radioattiva”, di rendere “inabitabili” i territori del nemico e di contaminare aree definite “critiche” come gli aeroporti e gli scali ferroviari. È un documento tuttora agghiacciante che è integralmente leggibile tra le appendici del Segreto delle tre pallottole.

8. C’è ancora da chiedersi cosa c’entra Bridgman in tutta questa storia. Come spiega Fleischmann in un’intervista riportata per la prima volta nel libro di Torrealta e Del Giudice, quando hanno cominciato a studiare il fenomeno della fusione fredda, hanno analizzato anche altri processi correlati e ciò li ha condotti ai lavori di Bridgman effettuati tra gli anni Trenta e Quaranta sul trasferimento di calore nei sistemi – soprattutto ad un suo saggio del 1935 –, perché “anche se alcuni di quei lavori erano stati male interpretati, il materiale esistente faceva pensare che l’ambito delle armi al cosiddetto uranio impoverito e quello della fusione fredda sarebbero potuti rientrare in un’area comune”.

9. Così come il documento Einstein-Russell non lasciava scampo né agli aggressori eventuali né agli eventuali aggrediti – perché una guerra termonucleare significa la distruzione del pianeta e l’estinzione della specie umana –, così i proiettili ad uranio sporco – o mini bombe atomiche? – impestano l’ambiente e uccidono sia il bersaglio che chi spara il proiettile, perché il vento – che notoriamente “non sa leggere” – non sa neppure distinguere tra “comunismo” e “anticomunismo”.

Felice Accame

Note
Il segreto delle tre pallottole è pubblicato dalle Edizioni Ambiente (Milano 2010). Per una sintesi critica del pensiero di Bridgman rinvio al mio La funzione ideologica delle teorie della conoscenza (Spirali, Milano 2002). La bomba atomica e il destino dell’uomo è stato pubblicato da Il Saggiatore (Milano 1960). Le bugie della scienza è stato pubblicato da Mondadori (Milano 1993). Per la storia della bomba atomica, cfr. R. Rhodes, L’invenzione della bomba atomica (Rizzoli, Milano 2005), in cui – tra il tanto d’altro – affiora una certa riluttanza da parte di Bridgman (e di pochi altri) a collaborare con Oppenheimer e con i militari.