Rivista Anarchica Online


Gori, il mito
di Franco Bertolucci

Riflettendo a voce alta sulle caratteristiche e sulle ragioni di un fenomeno unico – per profondità, estensione e durata – nella storia dell’anarchismo di lingua italiana. E non solo…

Viaggiando per la Toscana, soprattutto nella zona costiera, è facile incontrare vie, piazze e monumenti intitolati a Pietro Gori, anzi, chi ha la fortuna di visitare il Museo archeologico a Rosignano Marittimo, potrà ammirare alcune stanzette dedicate ad uno dei padri dell’anarchismo italiano. Inoltre, quella stessa ridente cittadina ha l’onore di conservare le spoglie di Gori nella tomba della famiglia che qualche anno fa fu restaurata insieme ai due monumenti che le fanno da cornice: quello dedicato al “poeta dell’anarchia” dai lavoratori apuani nel Secondo dopoguerra e quello dello scultore Arturo Dazzi, mutilato della testa nel Primo dopoguerra dalla violenza iconoclasta dei fascisti. Ma oggi se domandate ad un qualunque ragazzo delle scuole medie superiori chi era Pietro Gori, nel 99% dei casi non sa rispondervi. La memoria è corrosa dall’oblio, dall’inesorabile costante fluire delle acque del fiume Lete che cancella dal territorio e dal ricordo collettivo la storia sociale e politica dei secoli XIX e XX, magari a volte anche con il concorso interessato di amministrazioni e forze politiche. Ma se la stessa domanda, con un salto all’indietro nel tempo, fosse stata posta ad un ragazzino di un qualsiasi quartiere popolare di una città o di un borgo toscano dell’epoca precedente allo scoppio della Grande guerra, sicuramente la risposta sarebbe stata assai diversa e probabilmente la conversazione su Gori si sarebbe protratta per molto tempo, tra storia e leggenda, tra aneddoti popolari e versi poetici ricordati a memoria. Tutto ciò perché all’epoca il mito di Pietro Gori era un tutt’uno con l’identità di larghi settori delle classi subalterne italiane, un fenomeno che nonostante vent’anni di fascismo si mantenne forte tanto da riemergere, come un fiume carsico, nell’immediato Secondo dopoguerra.
Un mito che faceva scrivere ad uno sconosciuto cristiano, certo G.F. D’Anfiano, su «L’Avanguardia libertaria» del 10 gennaio 1931 – periodico stampato nella lontana Australia –, questo commovente ricordo: «.…Consentano gli anarchici che anche uno spiritualista e un cristiano, qual io mi sono, abbia parole di memore devozione per il loro poeta. Consentano gli anarchici che anche io intrecci con umiltà, insieme con loro, una corona di lauro per deporla sulla tomba dell’uomo che diede all’umanità tutto quello che aveva, che lottò, soffrì, lavorò per i suoi simili; che viandante dell’ideale, si esiliò dalla famiglia, dalla patria, valicò monti e mari, predicò nella solitudine, tra la folla, in carcere, nell’esilio, instancabilmente, la dottrina che egli credeva la sola vera, la verità che egli credeva la sola giusta. Intrecciamo una corona di lauro, per il poeta ardente d’una fede, per il seminatore ideale, che affondò il suo vomere nel cuore degli uomini, e vi sparse i germi del bene; che, ricco, si fece fratello dei poveri; che, intellettuale, si fece incolto con gli incolti; giovine e appassionato, diede il suo cuore ad un più vasto amore, fino a offrire in olocausto la vita, che si spegneva di ora in ora, consumata dalla fatica della semina. Non fu cristiano, ma il suo intimo “sensu Christi” può esser il monito a molti che si dicono cristiani, e in realtà non lo sono».
Il mito di Gori se ha salvaguardato in alcuni periodi storici il ricordo del «bardo dell’anarchia» e il conseguente radicamento della sua figura tra alcuni strati delle classi subalterne, non sempre ha aiutato la ricerca storica: sia all’interno del movimento anarchico, sia nel campo degli studi storici, per molti decenni non si è scavato con sufficiente attenzione negli archivi e nella documentazione per capire fino in fondo quale sia stato il ruolo di Pietro Gori nella storia del movimento anarchico e del movimento operaio a cavallo tra i secoli XIX e XX (1).
Lo schema delle biografie scritte nel Secondo dopoguerra sono più o meno costruite sulla falsariga di quelle dei necrologi e delle commemorazioni degli anni immediatamente successivi alla sua morte riportando a volte errori e imprecisioni. Basta qui ricordare che un noto periodico elbano nel 1969 dedicò un lungo articolo su Gori in occasione del centenario dalla nascita, peccato però che Pietro Gori fosse nato nel 1865! (2)

Negli ultimi vent’anni qualche iniziativa – convegni, conferenze e concerti – si è svolta, soprattutto in alcuni comuni della Toscana, per ricordare la figura di Gori anche sull’eco dello studio di Maurizio Antonioli (3) sul mito goriano ma niente altro è stato fatto e anche questo centenario rischia di passare inosservato e soprattutto senza un’adeguata riflessione storica sulla vita di questo non comune militante libertario.

Franco Bertolucci

Note

  1. Per brevità si riportano alcuni dei principali lavori riguardanti Gori usciti nel Secondo dopoguerra: La vita e l’opera di Pietro Gori, nei ricordi di S. Foresi in “Ultime battaglie”; Lettere e scritti inediti [di P. Gori], Milano, Editrice Moderna, 1948; Commemorando Pietro Gori nel 40° della morte, n.u. a cura del Gruppo anarchico “Il Pensiero”, Roma, 1950; C. Molaschi, Pietro Gori, Milano, Il Pensiero, 1959, rist., Pescara, Samizadt, 1999; Rosignano a Pietro Gori, raccolta di saggi e testimonianze a cura del comitato cittadino costituitosi per le onoranze a Pietro Gori, Cecina, 1960; G. Dinucci, Pietro Gori e il sindacalismo anarchico in Italia all’inizio del secolo, «Movimento operaio e socialista», n. 3-4, 1967; P. Bianconi, Il movimento operaio a Piombino, Firenze, La Nuova Italia, 1970; V. Emiliani, Gli anarchici: vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri, Borghi, Milano, Bompiani, 1973; S. Liberovici, M. Castri, E. Jona, L. Panti [a cura di], Documenti, testimonianze orali, interventi critici, riguardanti Pietro Gori, Rosignano Marittimo, 20 marzo 1974, 2 fasc.; I. Tognarini, Pietro Gori, in Movimento operaio italiano dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, Editori riuniti, 1975-1979, vol. 4, pp. 522-530; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981; G. Zaragoza, Anarquismo argentino (1876-1902), Madrid, Ed. de la Torre, 1996; L. Fabbri, Luigi Fabbri storia d’un uomo libero, Pisa, BFS edizioni, 1996; M. Antonioli, Il teatro sociale di Pietro Gori, in Maschera e rivoluzione. Visioni di un teatro di ricerca, a cura di F. Mastropasqua, Pisa, BFS edizioni, 1999; M. Binaghi, Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento, Locarno, Armando Dadò, 2002; Il fondo Pietro Gori, opere, libri e cimeli [a cura di] A. Porciani, F. Tamburrini, Rosignano Marittimo, Comune di Rosignano Marittimo, Assessorato alla cultura, 2004; M. Antonioli e F. Bertolucci, Pietro Gori in Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. 1, Pisa, BFS edizioni, 2003, pp. 745-751; A. Bellandi, Carlo Della Giacoma e Pietro Gori: musica e politica nella Livorno di fine Ottocento, Comune di Livorno, 2005; È arrivato Pietro Gori, a cura di T. Arrigoni, Piombino, La bancarella, 2007; G. Vatteroni, Pietro Gori a Carrara. Legami e visite del cavaliere errante dell’anarchia nella città del marmo, in Atti e memorie dell’Accademia Aruntica di Carrara, vol. 14 (2008), pp. 167-2002; P. Piscitello, S. Rossi, È tornato Pietro Gori: frammenti della vita di un anarchico raccontati dalla gente dell’Elba, Portoferraio, Elbareport, [2008]; A. Marinari, Pietro Gori nella stampa elbana, in «Elba ieri, oggi, domani», 2008; Pietro Gori elbano: lettere, interviste, inediti di S. Foresi e altri autori, edizione a cura di A. Canestrelli, [S.l.], [s.n.], [s.d.].
  2. Cfr. G. Rabaioli, Nel centenario della nascita di Pietro Gori (13 agosto 1869-13 agosto 1969), «Corriere elbano», 7 agosto 1969.
  3. Cfr. M. Antonioli, Pietro Gori, il cavaliere errante dell’anarchica. Studi e testi, Pisa, BFS edizioni, 1995 e 1996.

Maurizio Antonioli

Pietro Gori,
il cavaliere errante dell’anarchia

Studi e testi

€13.00, 224 pp, ill., 2ª ed. ampliata e riveduta, 1996.

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