Rivista Anarchica Online


dossier Cuba

Relazioni Cuba-Venezuela:
una prospettiva libertaria
a cura della redazione di El Libertario, Venezuela

 

Nella teoria come nella pratica, per chiunque si ritenga anarchico, la fratellanza con chi, nelle diverse parti del mondo, aspira e lotta per una trasformazione sociale radicale, per la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà, deve essere un principio cardine. Di conseguenza, per gli Acrata, i vincoli tra gli Stati non possono che destare sospetti, tenendo in conto che stiamo parlando di rapporti tra strutture di oppressione, diseguaglianza e ingiustizia che da sempre l’anarchismo ha denunciato e combattuto, nella stessa maniera in cui ha sempre fatto contro il capitalismo.
Pertanto la condotta politica generale degli anarchici è stata, escludendo limitate polemiche, eccezioni che hanno solo confermato la regola, quella di promuovere e praticare la solidarietà internazionale tra gli oppressi e gli sfruttati, ripudiare e combattere attivamente l’istanza di oppressione e sfruttamento rappresentata dagli Stati, tanto nella specifica espressione di ogni paese così come quando si associano in una qualche forma, traducendosi di solito in risultati poco o per nulla favorevoli per le popolazioni che controllano.
Però, quando gli stati che si relazionano sono progressisti, rivoluzionari o si proclamano tali? Il caso degli stretti vincoli fra i governi di Cuba e Venezuela, ci porta dunque al sorgere della domanda: “Scompare, rimane sospesa o viene cancellata la classica posizione anarchica di combattere lo Stato o le coalizioni di Stati?”
Con l’ignoranza e la falsificazione dell’anarchismo si dovrà rispondere si, perché questi supposti Stati socialisti sono un avanzamento nella strada della rivoluzione sociale che desideriamo. Ancor quando si pongono critiche ed obiezioni, sempre saranno minori ai vantaggi che si raggiungono o sono raggiungibili grazie alle capacità di questi governi.
Inoltre si agita lo spauracchio di quanto sarebbe terribile se questi Stati dovessero naufragare e conseguentemente il controllo politico fosse acquisito dalla più diabolica destra pro-imperialista e neoliberale, incubo che si deve evitare anche a costo di accettare autoritarismo, repressione, corruzione, inefficacia tecnica, inefficienza amministrativa, e tutti questi mali che sembrano fiorire mentre sempre più si rafforza e prolunga l’esistenza dello Stato socialista, come hanno bene evidenziato tutti i regimi marxisti-leninisti che sono stati al mondo.

Dal detto al fatto

Giustamente, nella esperienza concreta – 51 anni per Cuba e 11 in Venezuela – di quello che si è visto in questi presunti Stati socialisti, si nota che, di fronte alla posizione anarchica di ripudio di qualsiasi forma di dominio statale istituzionalizzato, non si possa argomentare l’eccezione del carattere “progressista” o del “male minore” dei governi che dirigono i nostri paesi. Per chi desideri nel caso del Venezuela, evidenze continuate ed esplicite che, da un punto di vista socialista libertario smontano la falsità di tali pretese ( è sufficiente visitare le nostre pagine web e vedere quello che abbiamo pubblicato ne El Libertario dal 1999, sono tradotte anche in italiano). Considerazioni analoghe anche per il caso di Cuba, sono evidenziate nelle 6 pagine web inserite alla fine di questo articolo, in cui si può “ascoltare” la voce dei libertari cubani, da dentro e fuori dalla isola.
In entrambi i casi, si smonta la trappola dell’antimperialismo di cui sparlano i due regimi che con “grida anti-yanki” di occasione, stringono molteplici compromessi e accordi vergognosi con il gran capitale transnazionale, mascherandoli pudicamente come “impresa mista”, tanto in uno come nell’altro paese.
Con simili Stati in nessun modo si può sperare che le relazioni reciproche siano nel concreto un beneficio per il bene comune dei cittadini dei rispettivi paesi.
Se lo vediamo dal punto di vista del popolo cubano, cinicamente potremmo argomentare che grazie al cospicuo aiuto economico che l’isola riceve dal Venezuela, stimato da diverse fonti come anche maggiore di quello che riceveva nel passato dall’URSS, ha migliorato il livello di vita del paese, superando la disastrosa situazione vissuta nel “periodo speciale”, tra la caduta del blocco sovietico e la conseguente scomparsa dell’aiuto economico. Quel che è certo è che si è passati da una forma di subordinazione economica ad un’altra, in cui Cuba risulta dipendente da quello che può o desidera il regime chavista. (Per informazioni più precise e cifre reali disponibili della attuale situazione economica cubana e la sua sottomissione al padrino venezuelano, vedere http://www.cuadernodecuba.com/2009/10/decrecimiento-economico-venezolano.html, http://convivenciacuba.es/content/view/158/56/, e http://economiacubana.blogspot.com).

Sebbene la propaganda dell’uno e dell’altro governo tenti di convincere, a chi li crede, che esista intercambio e cooperazione tra soci con equivalenti risorse, in cui Cuba apporta conoscenza e risorse umane qualificate in cambio di un valore proporzionale riscosso in petrolio e prodotti della economia venezuelana, è sufficiente avvicinarsi con obbiettività e un minimo di spirito critico nei luoghi in cui lavorano professionisti, tecnici ed esperti cubani in Venezuela per vedere che questi saperi e competenze apportano molto poco a quello che esisteva precedentemente: normalmente stanno in quei luoghi di lavoro perché il governo chavista considera politicamente sospetta la maggioranza degli equivalenti locali, che esigono retribuzione e rivendicazioni che a questi cubani sono invece vietate.
In ogni caso il peggior effetto di questa relazione, per il popolo cubano, è aver somministrato una bombola di ossigeno per un regime che altrimenti stava asfissiando.
Si è passati da essere un commensale alla corte sovietica, a essere un pensionato nell’albergo “bolivariano”, in ogni caso il passaggio da una all’altra situazione implica che lo Stato è stato lasciato come un peso morto sulle sofferte ossa del popolo cubano.

Però non è diverso con Chavez?

Dal lato del popolo venezuelano, si cerca di vendere il racconto secondo il quale, grazie al regime chavista e alla collaborazione governativa cubana, si è migliorato l’accesso alla copertura di necessità come la salute, l’educazione, oltre ad altri aspetti come lo sport e la cultura.
Quel che è certo è che tanto le cifre disponibili (vedere per esempio la pubblicazione nelle informazioni annuali di PROVEA, accessibili in www.derechos.org.ve) così come le molteplici testimonianze che si ascoltano nella vita quotidiana, dimostrano che la situazione è ben distinta dal mito pubblicitario ufficiale, e se alcune volte è apparso che fosse vicino alla realtà, per esempio con l’inizio della Mision Bario Adentro, nel campo dell’estensione del diritto alla salute nei barrios, datata oramai di 5-6, adesso risulta chiaro l’inganno.
Come si comprende giorno dopo giorno, il ruolo visibile nella società venezuelana, di più di 40.000 cubani, mantiene ogni volta sempre meno relazione con le necessità collettive prima citate e sempre più con gli strumenti di controllo e repressione dello stato venezuelano
Sono conosciuti negli uffici di identificazione, nei registri di documentazione pubblica come responsabili dei commissariati politici e in qualsiasi dipendenza ufficiale, per non parlare del ruolo che hanno nell’anello della sicurezza, proteggendo le mansioni ed i luoghi di lavoro del Big Boss e della alta burocrazia.
Del resto, Domenica 24/4/2010, Chavez ha ammesso pubblicamente la loro presenza nell’esercito, una metodologia che sminuisce ciò che in altri tempi, era sviluppato dalla missione militare degli USA.
Come conclusione per gli anarchici deve essere chiaro che lo Stato cubano, per la propria sopravvivenza, è diventato oramai un parassita dello Stato venezuelano che a sua volta ne richiede l’aiuto per tentare di sostenersi nel controllo del dominio della società che governa. Ricordiamo però adesso quello che dicevamo all’inizio, come sia cioè una condizione essenziale dell’anarchismo, lo sviluppo della solidarietà dal basso tra i popoli che lottano contro lo stato o qualsiasi altra forma di oppressione.
Per questo come libertari di Cuba e Venezuela stiamo sviluppando vincoli solidali partendo dalle basi sociali, perché la solidarietà sarà obbligatoria per affrontare in futuro difficoltà comuni.

Redazione de El Libertario, Venezuela
ellibertario@nodo50.org
www.nodo50.org/ellibertario
(traduzione di Nerio Casoni)

*Sei website libertari cubani

Da dentro e fuori della isola, la scena libertaria cubana fa sentire la sua voce attraverso:

Inoltre nella sezione dei testi del website de El Libertario www.nodo50.org/ellibertario, così come in diversi numeri delle pubblicazioni disponibili, si trova una buona quantità di documentazione riferita a Cuba e all’anarchismo cubano.