Rivista Anarchica Online


ai lettori

A”, anche

Area libertaria. La quantità determina la qualità? Sicuramente no, o meglio, non necessariamente. Eppure in questo caso – cioè facendo riferimento a questo numero della rivista che state leggendo – pensiamo che il grosso sforzo redazionale ed editoriale di aumentare il numero delle pagine dalle (ormai consuete) 100 a 180 apra nuove prospettive alla nostra rivista e – ne siamo convinti – alla pubblicistica anarchica in generale.
In poche parole, questo numero di “A” – il primo a pesare più di mezzo chilo – dimostra che di cose da dire, di argomenti da trattare, di storie da raccontare e di dibattiti da portare avanti ne abbiamo a iosa. E si tratta di pagine che possano interessare non solo il piccolo mondo degli anarchici (non sono l’uno per cento, ma credetemi esistono cantava Leo Ferrè), ma – e questa è la grande scommessa con cui ci confrontiamo numero dopo numero – quell’area molto ma molto più vasta che negli anni ‘80 identificammo e definimmo come l’area libertaria, quel coacervo di persone, aree politiche e di pensiero, gruppi, esperienze concrete che pur non identificandosi con noi anarchici ci guarda con simpatia ed interesse, cerca anche dalle nostre parti idee e pratiche utili per un mondo migliore, segue – magari irregolarmente – le nostre pubblicazioni e iniziative.
Quest’area di “anche anarchici” è secondo noi molto estesa, interseca movimenti come quelli ecologisti, antispecisti, del sindacalismo di base, del commercio equo e solidale, del volontariato, delle esperienze agro-biologiche e comunitarie, antirazzisti, amici dei Rom e nemici delle esclusioni, e via elencando. Ci sono anche persone che si riconoscono in varie religioni, cattolici, cristiani di base, evangelici, seguaci di filosofie orientali. Di tutto e di più? Quasi. Gente che legge anche “A”, ma compra L’Internazionale, Il Manifesto, Azione Nonviolenta, il Diario, ecc.. Che guarda in Tv Report, Santoro, Ballarò, ma anche i canali di storia o chissà cos’altro. Che ascolta le radio locali di movimento (da Black Out a Popolare, da Onda Rossa a decine di altre). Insomma persone e compagni che si abbeverano a numerose e tra loro diversissime forme di comunicazione, compresi (spesso, ma non sempre) i social network. Tra parentesi, “A” ha altrettanti lettori on-line di quanti ne abbia la versione cartacea: così va il mondo, oggi.
In questo oceano di informazioni e analisi, in questo rimbombare globalizzato di tutto e di più, ci siamo anche noi di “A” con la nostra identità, la nostra storia, se volete anche il nostro Pietro Gori in copertina. Roba da vecchi? Fuori dal mondo? Noi crediamo di no. Noi pensiamo che senza perdere la voglia di essere, non senza stordimento, a volte, e difficoltà non piccole anche solo per orientarsi e incidere, nel mondo contemporaneo, serva anche un saldo ancoraggio alla nostra storia e memoria, per non sfilacciare la nostra identità anarchica che – nell’era della crisi delle ideologie e nel trionfo dei pensieri deboli (e conseguentemente, a volte, del Pensiero unico) – noi sentiamo orgogliosamente nostra. Assolutamente insufficiente per stare nel mondo contemporaneo, ma altrettanto imprescindibile per restarci con un senso, con un’identità, con una direzione.

Fuori di zucca. C’è un aspetto che ci preme sottolineare. Noi siamo sicuramente pazzi, perché solo dei fuori di zucca come noi possono investire migliaia e migliaia di euro – che non ci sono – per fare un simile numero straordinario quando a stento riusciamo a racimolare quelli per la gestione ordinaria della rivista. Ma senza grandi slanci, senza un po’ di irragionevole spirito di sfida (a se stessi, innanzitutto) non si va da nessuna parte. In realtà siamo un po’ meno matti di quel che possiamo apparire e il grande sforzo editoriale che sta dietro a questo numero estivo è in qualche modo garantito da eredità provenienti da donne (in questo caso sì, solo donne) che hanno lasciato qualcosa in eredità a qualcuno di noi e questo qualcuno ha deciso di utilizzare questo qualcosa non solo per aiutare la baracca di “A” a tirare avanti, ma anche per regalare almeno per una sera un vestito elegante e un cenone fuori non ai redattori (come voi malignamente già pensavate) ma in modo figurato alla rivista.
L’indicazione che vorremmo cominciare a trarre da questa esperienza è la seguente: un’altra (e migliore) “A” è possibile.

Quattro dossier. Oltre al dossier su Pietro Gori, 32 pagine in bicromia, su carta più bella, tirato anche a parte e dunque destinato fin da ora a entrare nella sempre più ricca “libreria” della rivista (che ormai offre la possibilità di acquisto di una trentina di “prodotti collaterali” – dai dossier ai CD e DVD), ce ne sono all’interno di questo numero ben altri tre, dedicati alla situazione in Russia e curato dall’anarchico russo Mikhail Tsovma, all’opposizione libertaria oggi a Cuba curato da un anarchico bolognese recentemente recatosi sull’isola caraibica, e sul confino sull’isola di Ventotene, per il quale ci siamo avvalsi della collaborazione di Fabio Masi e Riccardo Navone.

Questo numero, davvero speciale, costa € 5.00. Ai diffusori chiediamo € 3,50 per copia venduta e quindi ne lasciamo 1,50 ai diffusori. Per gli abbonati, evidentemente, non cambia niente. Chi la porta in edicola o in libreria, segnali al gestore il prezzo di copertina più alto, sul quale si applicano le consuete percentuali concordate.
Dal prossimo numero la rivista ritorna (più o meno) al consueto numero di pagine e al consueto prezzo di copertina di € 3,00.
Chi desidera ricevere copie del dossier di 32 pagine su Pietro Gori, tenga presente che come gli altri dossier viene venduto al prezzo di un euro l’uno, che scendono a 50 centesimi per ordini di almeno 20 copie e 20 centesimi l’uno per ordini di almeno 200 copie. Precisiamo che il numero delle copie ordinate si riferisce a un possibile ordine di più dossier (a scelta), per esempio le 200 copie possono essere la somma di 50 dossier contro il fascismo, 10 per uno di altri dossier, ecc. ecc. per un totale (differenziato nella sua composizione) di 200 dossier. Il pagamento è sempre anticipato o contrassegno.

Cena-benefit: sabato 10 luglio, in una bella piazzetta del centro di Reggio Emilia, dopo un dibattito sull’anarchismo promosso dalla Libreria della FAI Reggiana, una cena di sottoscrizione per la nostra rivista. È la seconda volta che gli attivissimi compagni della Federazione Anarchica di Reggio Emilia promuovono una simile benemerita iniziativa finanziario/culinaria. Perché non li copiate?