Rivista Anarchica Online


memoria

Una scultura per Pinelli
alla stazione ferroviaria di Milano Porta Garibaldi

foto di Roberto Gimmi
elaborazione grafica di Gianfranco Aresi

Ecco l’iniziativa lanciata dal Centro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli e sostenuta dalla Cub trasporti con l’adesione dell’Unione Sindacale Italiana e di personaggi della cultura, dello spettacolo, dell’informazione…

 

«L’organizzazione sindacale Cub Trasporti ha deliberato nel suo Congresso, in occasione del quarantesimo anniversario della tragica morte di Giuseppe Pinelli (15 dicembre 1969), che venga ricordato con l’installazione di una scultura collocata in modo permanente nello spazio della Stazione Garibaldi, dove svolgeva la sua opera come lavoratore delle Ferrovie», così inizia la lettera che l’organizzazione sindacale libertaria ha inviato ai vertici di Centostazioni, la società che gestisce i più importanti punti di arrivo e partenza dei treni in Italia. Una richiesta a cui ha subito aderito l’Unione Sindacale Italiana (Usi). Perché questa richiesta? Lo spiega molto bene il documento del Centro studi libertari/Archivio Giuseppe Pinelli di Milano.
Ecco la parte iniziale di quel documento: «È alla memoria attiva, la memoria come somma delle esperienze che hanno segnato la personalità individuale o l’immaginazione collettiva e che continuano perciò a influenzare i comportamenti dei singoli e dei gruppi sociali, la memoria che presiede alla prassi, la memoria come funzione vitale, è a questa memoria che ci riferiamo quando diciamo che Giuseppe Pinelli e piazza Fontana sono e devono restare nella memoria di un’epoca e di un paese.
È a questo tipo di memoria che pensiamo quando promuoviamo iniziative come quella di installare in stazione Garibaldi a Milano una scultura per ricordare Pino Pinelli. Con questa iniziativa non intendiamo commemorare Pino come si ricorda con tristezza un amico morto quasi quarant’anni fa. Quel ricordo, quella nostalgia, hanno sede privata, per quanti lo hanno conosciuto personalmente. Oggi intendiamo invece rafforzare la memoria attiva di un episodio esemplare della violenza di Stato. Con rabbia e con lucidità. Non commemoriamo l’amico e neppure santifichiamo il martire: non amiamo il martirio, non coltiviamo masochisticamente o furbescamente il culto dei martiri. Tuttavia vi sono episodi e figure che assumono un’importanza particolare nella memoria collettiva, che segnano un’impronta particolare nell’immaginazione sociale e il cui ricordo contribuisce alla coscienza delle persone libere.
Alcune morti pesano come montagne, diceva un noto tiranno, che doveva intendersene perché ha dato un contributo non marginale alla lunga lista delle vittime del potere. Ebbene, la morte di Pinelli ha pesato molto. Perché essa si è trovata a essere centrale, simbolicamente, non solo a tutta la macchinazione connessa alla vicenda di piazza Fontana e a un lungo periodo di stragi di cui gli apparati statali sono risultati complici o conniventi, ma centrale anche a un periodo importante della storia italiana ancor oggi coperto da misteri e depistaggi. E anche perché essa, proprio in quel delicato momento, ha strappato per un attimo la maschera democratica delle istituzioni e ha fatto apparire il vero volto del potere».
Ed è a questo documento che (fino ad ora ma altri ne seguiranno) hanno dato la loro adesione nomi della cultura, dello spettacolo, dell’informazione… Ecco i primi nominativi: Sabino Acquaviva, Gianni Barbacetto, Luca Boneschi, Pino Cacucci, Sveva Casati Modignani, Franco Corleone, Andrea De Carlo, Roberto Escobar, Paolo Flores d’Arcais, Goffredo Fofi, Giulio Giorello, Maurizio Mori, Simona Morini, Maria Rita Parsi, Giuliano Pisapia, Paolo Rossi, Arturo Schwarz, Benedetta Tobagi, Giovanni Valentini, Gianni Vattimo.

Il fabbro anarchico veneziano Elis Fraccaro,
autore del monumento per Pinelli

Con quella scultura si vuole dare anche una dimensione fisica a un evento che ha segnato e scritto la storia di questo paese come sottolinea la parte finale del documento del Centro studi libertari: «Ma il 12 e il 15 dicembre 1969 non sono già nella memoria collettiva? Che senso ha dunque continuare a parlarne? Ebbene, che il farlo abbia un senso, che si debba rafforzare il ricordo vero di quei fatti tanto lontani (e tanto vicini perché mai conclusi), che si debba rafforzare una memoria collettiva estremamente labile, ce lo dice l’intensità con cui l’intero mondo politico e i mass media (questa grande macchina di costruzione e ricostruzione del consenso) stanno lavorando per modificare il significato di quel ricordo, per capovolgerne addirittura la valenza. Ecco perché dobbiamo anche simbolicamente, difendere la memoria di quel dicembre, oggi sfacciatamente manipolata per i più banali scopi elettorali da una politica tutta volta al recupero del consenso istituzionale e votata all’amnesia storica».

Grazie per la collaborazione a Luciano Lanza

 

 

Milano, sede anarchica di viale Monza 255. Nell'androne
è esposta, in attesa di una definitiva installazione
completa, una parte della scultura per Pinelli
realizzata da Elis Fraccaro
Una delle due lapidi che ricordano Pinelli
in piazza Fontana, dove avvenne
l'attentato del 12 dicembre 1969