Rivista Anarchica Online


Abruzzo

Il filosofo dell’emergenza
dei geologi del laboratorio eco-ambientale del Centro sociale Forte Prenestino (Roma)

Guido Bertolaso, l’Opus Dei, Berlusconi, i disastri naturali, la politica dell’emergenza, la mancata prevenzione. E altro ancora.

 

Il Dipartimento della Protezione Civile, organo nazionale che si occupa della previsione, prevenzione e gestione degli eventi straordinari catalogati come calamità naturali, venne istituito con DPCM del 22 giugno 1982. Antecedentemente dipendente dal Ministero dell’interno, passa sotto le dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio nel 1992 con la Legge n° 225. Per sua costituzione i compiti del Dipartimento sono legati alla previsione e alla prevenzione dei rischi che gravano sul territorio e, specialmente, alle attività da mettere in campo nelle fasi emergenziale e post-emergenziale, al fine di limitare le conseguenze negative di qualsiasi disastro naturale o artificiale.
Durante questi circa 28 anni di gestione del rischio naturale ed artificiale del territorio italiano la PC, specialmente nella figura del suo capo supremo, il Commissario Straordinario, ha acquisito e consolidato un immenso potere politico ed economico mediante la gestione diretta della previsione, ma specialmente mediante la gestione diretta dell’emergenza e della post-emergenza, poiché queste ultime due implicano l’urgenza delle azioni da mettere in atto nelle occasioni di eventi straordinari. La parolina magica è proprio “urgenza”. Infatti quando in una porzione del territorio italiano, per cause naturali o artificiali, viene dichiarato lo stato di emergenza nazionale, in quanto la capacità di risposta dell’Ente Locale territoriale di competenza non è in grado di far fronte ai problemi sorti, entra in campo il Dipartimento di PC. Questi agendo in deroga alle normative comunitarie ed alla legge italiana in materia d’appalto, emette ordinanze straordinarie, ma specialmente gestisce in tutta autonomia i fondi stanziati all’occorrenza dal Governo.
E di soldi ad ogni emergenza il Governo ne stanzia parecchi se si pensa che, dal 2001, da quando al vertice della piramide si è stabilito re Bertolaso, sono state varate circa 550 ordinanze emergenziali, con un erogazione di capitali all’incirca di 10,6 miliardi di euro.
E tutto senza che la Corte dei Conti abbia potuto (e possa tuttora) esercitare alcun controllo su come questi capitali vengono impiegati, trattandosi di ente direttamente dipendente dalla Presidenza del Consiglio. Non che il controllo della Corte dei Conti ci tranquillizzi, ma per far capire la disparità di trattamento tra questo Dipartimento e gli altri dipendenti dai Ministeri e quanto questo sia funzionale al potere centralizzato del premier, che attraverso questo canale diretto ha la possibilità di crearsi un blocco sociale a proprio uso e consumo che lo giustifichi e lo legittimi nel tempo.
Blocco sociale la cui ossatura è costituita dai dirigenti del Dipartimento, dalle imprese economiche e dai professionisti del territorio, con reciprochi rapporti caratterizzati da uno spasmodico vortice di intrighi, servilismi, favori, appoggi, il cui unico scopo è quello di aggiudicarsi velocemente i soldi del contribuente.
In realtà tra il Premier e il Dipartimento viene a crearsi un vero rapporto simbiotico in cui il primo controlla direttamente i territori sottoposti all’azione della PC, assicurandosi la perpetuazione del suo potere, e il secondo riceve denari e poteri decisionali illimitati sul territorio stesso.
Da qui l’enorme potere politico ed economico dell’attuale Capo del Dipartimento della PC, il medico Guido Bertolaso, tecnico bipartisan della gestione emergenziale che ha ricoperto vari incarichi sia nei governi di centrosinistra che di centrodestra e che è stato eletto a Commissario della PC nel nuovo corso voluto da Berlusconi a partire dal 2001.

L’ombra del nucleare

Bertolaso, personaggio molto vicino all’Opus Dei, è oggi uno degli uomini più potenti d’Italia, godendo, in virtù del suo incarico, di un’autonomia totale in tema di ordinanze, di gestione di fondi, di trattative di appalti in forma privata e il tutto senza alcun controllo. E questo non solo nei casi di emergenze dovute a calamità naturali a carattere nazionale. Infatti proprio nel decreto del settembre 2001, lo stesso che ha trasformato l’agenzia in dipartimento della Presidenza del Consiglio, l’articolo 5 bis comma 5 stabilisce che il potere di ordinanza del Commissario si estende «alla dichiarazione di grandi eventi anche diversi da quelli per i quali si rende necessaria la delibera dello stato di emergenza». Ciò significa che la PC può entrare in gioco non più solo in conseguenza a terremoti, alluvioni, e altre calamità naturali, ma anche in occasione di grandi meeting che coinvolgono la mobilitazione di grandi masse di popolazione, come quelli a carattere religioso o sportivo, o in occasione di eventi politici come il G8, oppure di altre emergenze umane come le carenze idriche, lo smaltimento di rifiuti, l’immigrazione ecc. Tutto ciò attraverso la pratica dell’ordinanza, con la quale si svincola il Dipartimento della PC, ente direttamente dipendente dal potere esecutivo, dalle normali procedure decisionali della democrazia borghese, e lo si rende strumento di controllo diretto del territorio, oltre che veicolo di capitali da elargire alle imprese amiche.
In più il meccanismo dell’ordinanza potrebbe essere funzionale anche ad uno degli ultimi progetti del governo Berlusconi: il ritorno al nucleare. Infatti, attraverso questa ‘scappatoia’ autoritaria potrebbero essere superate tutte quelle difficoltà legate ai freni autorizzativi imposti da quegli enti locali contrari alla costruzioni di centrali nucleari sul proprio territorio.
Non è un caso che nel decreto legge ‘anticrisi’, varato dal Consiglio dei Ministri il 26 giugno 2009, è stato aggiunto ai compiti della Protezione Civile anche quello della gestione di interventi sulla trasmissione e distribuzione dell’energia; in tal modo è sufficiente la nomina di un Commissario Delegato per poter utilizzare mezzi e poteri straordinari in deroga alle competenze delle altre amministrazioni territoriali, per cui le comunità locali potrebbero vedersi costruire una centrale nucleare sul proprio territorio grazie ad un’ordinanza del Capo della Protezione Civile, senza poter opporsi ‘legalmente’. Così se fallisse la manovra messa a punto recentemente dall’esecutivo, degli incentivi offerti agli enti locali che si assumessero l’onere di ospitare un impianto nucleare, si può sempre ricorrere al diritto di deroga di cui gode il Dipartimento, con la scusa in questo caso dell’emergenza energetica.
D’altronde se con la prevenzione ci si guadagna poco sia in termini di affari economici, di commesse elargite agli amici degli amici, sia in termini di controllo militare del territorio, con la gestione dell’emergenza è tutta un’altra storia.
L’ultimo esempio ce lo abbiamo sotto gli occhi tutti, rappresentato dalla recente tragedia abruzzese. A parte il fatto che se la Protezione Civile fosse stata un vero ente di prevenzione, da anni si sarebbe dovuta preoccupare dell’adeguamento strutturale perlomeno degli edifici sensibili dei territori ad alta pericolosità sismica, come scuole ed ospedali. In realtà in Abruzzo una tragedia umana, dovuta in gran parte alla mancanza di una cultura di prevenzione sismica, dettata dalla centenaria speculazione edilizia di un intero blocco economico-sociale costituito da imprenditori, politici e tecnici del territorio, si è trasformata, con il piano C.A.S.E. in una nuova occasione di gestione privata di capitali provenienti dalla fiscalità generale. Un nuovo esempio di come sia foriero di guadagni per le oligarchie dominanti il connubio Stato-Capitale.
Inoltre la gestione post-terremoto del territorio ha rappresentato per la Protezione Civile, e per il potere esecutivo di cui è strumento, la sperimentazione di forme di controllo capillare della popolazione, attraverso forme di potere assoluto sulla vita degli sfollati nei campi di accoglienza.
È questo un aspetto che abbiamo potuto costatare personalmente in occasione delle visite fatte per andare a trovare i compagni e le compagne di Epicentro Solidale nel campo di Fossa. Schedatura ossessiva dei residenti e di chiunque volesse andare a far visita; imposizione di orari di rientro al campo con chiusura delle entrate ad una certa ora della sera, per cui c’era chi rischiava di rimanere fuori dalla propria tenda; impedimento al ricongiungimento di famiglie, persino occasionale, per cui si arrivava addirittura ad impedire ad un anziano genitore di ricevere a pranzo i propri figli, abitanti in un altro campo. Niente internet per un lungo periodo, niente TV personali, ma solo quella comandata dalla PC presente nella mensa; possibilità di contatti col mondo esterno ridotti ai minimi termini. Nulla si poteva fare nei campi se non avevi l’autorizzazione dei ‘soldatini’ della Protezione Civile; un’intera popolazione ridotta ad un ammasso informe di bambini incapaci di badare a loro stessi, necessitanti della caritatevole autorità del dominio, e sopra a tutti lui, il padre-padrone Bertolaso, dispensatore di certezze.

Disastrose conseguenze

Non solo quindi cinghia di trasmissione biunivoca tra potere politico e capitale privato ma anche organo di controllo capillare, il Dipartimento della Protezione Civile acquisisce sempre più mezzi di dominio territoriale. Come l’ultimo tentativo fatto nei confronti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), sottoposto ad un durissimo attacco da parte del tentacolare e insaziabile Dipartimento della PC. Tentativo per ora fallito grazie alla forte opposizione specialmente dei ricercatori precari dell’Istituto, che oltretutto avrebbero viste falcidiate le loro già traballanti file. Il Dipartimento ha infatti tentato di strappare all’INGV il settore di monitoraggio del rischio sismico e vulcanico del territorio italiano, lasciando al primo solo la fase della ricerca.
A parte le disastrose conseguenze che pagherebbero contemporaneamente il monitoraggio e la ricerca con la loro separazione, appare ben chiaro il tentativo di acquisire un nuovo strumento di controllo territoriale da parte della PC, sia in termini di potere politico che di elargizione di risorse economiche. Aspetti del potere che, come abbiamo visto, sono strettamente interconnessi. Uno dei tanti esempi di come il ‘Sapere è potere’ del filosofo Bacone, dalla sua originaria attenzione all’importanza della scienza e della tecnica per il dominio ed il controllo dell’uomo sulla natura, si sia trasformato inesorabilmente in uno dei cardini principali del dominio dell’uomo sull’uomo, così come già descritto magistralmente da Michel Foucault nelle sue opere del ventesimo secolo.

I geologi del laboratorio eco-ambientale di Forte Prenestino (Roma)