Rivista Anarchica Online


dossier Francisco Ferrer

Bruxelles per Ferrer
di Isabel Farah e Franco Bertolucci

Nella capitale belga si sono tenute dopo l’estate alcune grosse iniziative per ricordare il militante anarchico e pedagogista catalano. Ecco gli appunti di viaggio di due membri della Biblioteca “Franco Serantini” di Pisa.

 

Il culmine delle iniziative per il centenario della fucilazione di Ferrer, avvenuta il 13 ottobre 1909 a Barcellona, si è tenuto a Bruxelles dove l’Université Libre de Bruxelles (ULB) ha dedicato al militante catalano una serie di eventi culturali e storici.
Bruxelles oggi è una capitale del vecchio continente molto estesa e dai mille volti, tutta protesa verso le istituzioni della Comunità Europea e al commercio, brulicante di una moltitudine di individui di ogni etnia e religione che si muovono nevroticamente nei numerosi quartieri della metropoli. In questa città 175 anni fa veniva fondata, da un gruppo di liberi pensatori e massoni, l’ULB in contrapposizione dichiarata con l’Université Catholique de Louvain (UCL).
La storia della ULB è ricca e vivace, il motto per i festeggiamenti del suo compleanno che campeggiava sui manifesti è stato: “175 ans d’esprit libre, ça se fête!”.
Un ambiente dove il razionalismo, un diffuso sentimento anticlericale e antipapalino sono di casa tanto che la festa delle matricole che si festeggia ogni anno il 20 novembre si conclude con un corteo sotto la statua di Ferrer cantando l’inno dell’Università, un canto spiccatamente anticlericale.
Il “culto laico” del ricordo di Ferrer in questa città ha trovato un terreno fertile: fin dalle prime manifestazioni per strappare all’esecuzione capitale l’educatore catalano la parte laica e popolare della Bruxelles di allora scese in piazza con alla testa gli studenti e i docenti della ULB. Tant’è che in questa città venne inaugurato il 5 novembre del 1911, non senza polemiche e scontri con i cattolici, il più grande monumento esistente al mondo dedicato alla memoria di Ferrer. Oggi la statua, opera dello scultore Auguste Puttemans e dell’architetto Adolphe Puissant, si trova di fronte alla sede della ULB in Avenue F. Roosevelt dove è stata collocata nel 1984, mentre prima si trovava al centro della città in piazza Sainte-Catherine di fronte ad un’importante chiesa cattolica. Negli anni poi l’Università ha sempre sentito il dovere di mantenere vivo il ricordo di Ferrer e ogni anniversario ha organizzato molte manifestazioni commemorative.
Inoltre, va ricordato che negli anni Venti e Trenta del XX secolo Bruxelles accolse molti lavoratori di ogni parte d’Europa che fuggivano dai totalitarismi, tra i quali una ricca comunità di italiani e tra questi molti anarchici che contribuirono a mantenere il ricordo dell’educatore catalano e furono attivissimi nel sostegno del fronte antifranchista durante la Guerra di Spagna nel 1936-39. Hem Day (1902-1969) anarchico belga fu un animatore instancabile del movimento di quegli anni e punto di riferimento per tutti i compagni fuorusciti. Day fu anche un prolifico propagandista e scrittore, impegnato come molti altri nella battaglia per mantenere viva la memoria di Ferrer.

Ingresso della mostra su Ferrer (ULB Salle Allende)
inaugurata il 10 settembre 2009

Culto laico

Organizzatrice inesauribile delle giornate “pro Ferrer” di quest’anno è stata la professoressa Anne Morelli, nipote di immigrati italiani d’origine abruzzese e direttrice del Centre interdisciplinaire de l’étude des Religions et de la Laïcité (CIERL). Oltre al CIERL e al CHSG (Centre d’histoire et de sociologie des gauches) sono state coinvolte nell’organizzazione degli eventi le Facoltà di architettura, giurisprudenza e di scienze umane (filosofia e lettere). Le varie iniziative ruotavano intorno alla mostra documentaria “Francisco Ferrer 100 ans après son exécution. Les avatars d’une image” allestita presso la sala “Salvador Allende”, che è stata esposta dal 10 settembre al 17 ottobre. La mostra, ben fatta sul piano tecnico e contenutistico, presentava alcuni pannelli espositivi che ricostruivano nei dettagli la vita, l’opera e il processo di Ferrer, cimeli e testimonianze delle iniziative fatte durante tutto la seconda parte del XX secolo per ricordare l’educatore catalano e alcune sculture eseguite dagli studenti della facoltà di architettura. Nella sala Allende accanto ai cimeli storici facevano bella mostre di se la riproduzione delle targhe delle vie e delle piazze che ancora oggi sono dedicate in tutto il Belgio alla memoria del militante libertario catalano, circa una settantina, ma prima della guerra erano oltre 150!
L’esposizione aveva come scopo quello di interrogarsi sulle convergenze politiche che hanno portato a far sì che Ferrer sia stato un “eroe laico“ di un fronte poliedrico di forze politiche e di come spesso si sia dimenticata la sua adesione all’anarchismo, per un più conveniente e generica definizione di pedagogo e libero pensatore (framassone). Purtroppo, questa intenzione di considerare la figura di Ferrer a 180° non è emersa ed è prevalso in molti interventi dei dibattiti e dei discorsi ufficiali l’aspetto generico dell’eclettica figura dell’educatore catalano. Si è posto l’accento sul Ferrer massone, libero pensatore, finanche “progressista” trattando in maniera non approfondita gli aspetti più politici del militante anarchico che attraverso una scuola mista, indipendente e razionalista voleva combattere il monopolio dell’insegnamento religioso e la sottomissione dei bambini al determinismo sociale.

Palazzo di Giustizia di Bruxelles, Aula delle udienze solenni,
un momento del processo a Ferrer (12 ottobre 2009)

Il 12 ottobre presso il Palazzo di Giustizia di Bruxelles preparato dalle Facoltà di Giurisprudenza dell’ULB e dell’Università di Alicante è stato messo in scena la “Révision du procès Ferrer”, con giudici, avvocati, docenti e studenti nella parte degli attori, di fronte ad un pubblico numeroso composto essenzialmente da studenti universitari. Il dibattimento è stato registrato e trasmesso in parte anche da una radio nazionale.
Il 13 ottobre presso la ULB si è svolto il Colloquio internationale “Francisco Ferrer 100 ans après son exécution, les avatars d’une image” e la presentazione della traduzione integrale in francese dell’opera di Francisco Ferrer “L’Ecole moderne”. Al colloquio hanno partecipato studiosi provenienti da vari paesi come Josè Alvares Junco, Maria-Teresa Molarès, Rik Coolsaet, Michele Rosa-Clot, Pierre F. Daled, José A. Ferrer Benimeli, Nicoletta Casano, Franco Bertolucci e Sylvain Wagnon. Lo stesso giorno è stata inaugurata un’esposizione su “Ferrer, l’Ecole moderne, d’hier à aujourd’hui” organizzata dalla “Haute Ecole Francisco Ferrer”, una scuola di perfezionamento di studi universitari dedicata all’educatore catalano. Il giorno successivo, sempre presso la medesima scuola si è svolto l’incontro su: “La pédagogie peut-elle changer le monde?”. Dal 22 settembre al 9 ottobre è stato, oltre al resto, organizzato un ciclo di film tutti sul tema della pedagogia moderna.

Sala del convegno di studi su Ferrer all’ULB (13 ottobre 2009)

Infine, la Facoltà di architettura ha organizzato un concorso tra i propri allievi per una riattualizzazione del monumento di Ferrer. Una quarantina di progetti sono stati selezionati ed esposti nella sala Allende, il vincitore lo studente Karim Ettaoualba ha potuto allestire la sua opera nel giardino intorno al monumento storico di Ferrer.

Bruxelles: il monumento dello sculture
Auguste Puttemans e dell’architetto
Adolphe Puissant dedicato a Ferrer
in Avenue F. Roosevelt

L’opera del giovane studente, dedicata agli eroi “anonimi” che ogni giorno lottano per la libertà di pensiero, è stata inaugurata il 13 ottobre con una solenne cerimonia alla presenza delle istituzioni universitarie, della città di Bruxelles e dei rappresentanti dell’ambasciata spagnola e della Catalogna.
La rivista «Espace de libertés» magazine del Centre d’action laïque nel numero di settembre ha pubblicato un inserto speciale di otto pagine interamente dedicato alla commemorazione di Ferrer e distribuito in migliaia di copie, anche l’organo ufficiale dell’ULB «Esprit libre» ha ricordato l’educatore catalano sul numero di settembre e altri articoli sono usciti sulla stampa nazionale e specialistica belga.

Visita alla mostra, la prima a destra è Anne Morelli,
al centro Marianne Enckell

Ai margini le idee utopiche

Il trattamento riservato alla memoria di Francisco Ferrer è stato senza dubbio quello che le istituzioni riserverebbero a personaggi ben diversi, magari “difensori” della patria insigniti di medaglie al valore. Ferrer non era un “patriota”, non voleva essere ricordato e commemorato come un “eroe”: all’ingresso della mostra è stato riportato giustamente uno stralcio del testamento dove con chiarezza Ferrer esprimeva il suo pensiero su tutta la questione: “sarebbe più opportuno che il tempo che si passa a commemorare i morti fosse impiegato per migliorare la condizione dei vivi”. Eppure la commemorazione dei morti talvolta può essere utile per migliorare le condizioni dei vivi: fare memoria di ciò che è stato può determinare pensiero critico e aiutare a farsi un’idea di ciò che potrebbe essere un progetto alternativo alla società dominante. Nonostante i propositi degli organizzatori fossero dei migliori e i molti e importanti risultati ottenuti dall’iniziativa lo testimoniano, crediamo che però quest’occasione non abbia completamente reso giustizia all’ideatore della scuola moderna tralasciando ai margini la forza utopica e trasgressiva delle idee dell’educatore catalano.

Il direttore de “La Haute Ecole Francisco Ferrer (HEFF)”
di Bruxelles commemora Ferrer (13 ottobre 2009)

I rituali di queste circostanze sono stati rispettati: alla statua di Ferrer sono stati portati dei fiori, le istituzioni hanno fatto i loro discorsi solenni esprimendo ai presenti l’importanza di ricordare la figura di Ferrer. In Italia oggi, senza dubbio, viene difficile pensare che sia possibile che un gruppo di istituzioni, universitarie e non, con molti docenti, personalità e addirittura il rettore in prima fila, si impegni affinché venga ricordato, anche sotto il semplice profilo storico, un “fanatico anarchico anticlericale”.

Isabel Farah e Franco Bertolucci