Rivista Anarchica Online



a cura di Marco Pandin

 

Borderline

Ho ascoltato e riascoltato questo cd. Ho ascoltato e riascoltato così tante e tante volte i suoi cd precedenti. Mi sono fermato a leggere e rileggere le parole: ogni volta ci ho trovato dentro qualcosa di mio, come una sensazione perduta e ritrovata, un incontro oppure un ricordo, una cosa che avrei voluto dire, occasioni mancate, rimpianti, interruzioni, addii. Mi sono fermato a guardare la musica che si scioglieva nell’aria lasciando ogni volta un odore diverso.
La voce di Loris e le sue canzoni mi hanno fatto compagnia anche nei momenti più difficili e hanno per me un significato profondo che faccio fatica a spiegare.
Vi racconto di questo cd, o almeno ci provo: si chiama “Borderline”.
Dentro ci sono strade, viaggi, partenze, percorsi strani, attese. E confusione di facce tutte un po’ uguali, anche se nessuna proprio uguale all’altra, in una folla in movimento, ciascuna in cerca di un posto nuovo dove spostarsi per ricominciare le stesse cose. Non ci sono solo persone: possono essere visite inaspettate di vecchi parenti perduti che si sono stancati di restare a guardare da dentro vecchie fotografie e ritornano indietro. Vogliono assaggiare ancora l’odore di casa, vogliono aiutare a preparare da mangiare e frugano gli angoli come giri brevi di vento in cerca di un posto dove finalmente riposare in pace.
Qui dentro ci sono storie di paesetti così piccoli che nessuna cartina e nessun tomtom ne sanno il nome e storie di gente vorace che occupa le terre altrui con le basi militari e con la musica e la televisione perché quella terra enorme divenuta loro, quell’America strappata a fucilate a quelli che ci vivevano prima, non gli basta più.
In queste canzoni il mare non è abbastanza per tenere lontane le coste: sembra di stare a guardare da una spiaggia e ritrovarsi improvvisamente capaci a camminare sull’acqua, ci si scopre capaci a volarci sopra, a spiccare un salto impossibile che porta di là, da un’altra parte inimmaginabile. In queste canzoni neanche il tempo riesce a percorrere la sua linea continua abituale, perché le cose di ieri si mescolano con quello che è adesso e con le fortune che accadranno tra poco. Anche le persone sembrano tutte fuori posto, arrivati altrove e da altrove per questioni di guerre o di fame oppure per amore, un disordine di cinesi a Parigi e di friulani emigrati in Australia a fare i tagliatori di canna da zucchero. Arrivati da un qualsiasi altrove, ma mai per caso. Qui dentro tutto è come nella realtà, si mescolano le dimensioni e gli orizzonti. Qui dentro è tutto come nei sogni, dove succede lo stesso.
Questo cd è un bosco enorme dentro al quale però non ci si perde. “Borderline” (Nota, 2009 www.nota.it) è il terzo album di Loris Vescovo e segue l’ambizioso “Stemane ulive” del 2002 e l’assai brillante esordio “Doi oms e une puarte” del 1998 segnalato anche su queste pagine. Alle registrazioni collaborano Simone Serafini (contrabbasso, ogni nota un disegno in cielo), Leo Virgili (chitarre, mandolino, trombone, suona anche in Arbegarbe e ovunque ci sia da portare felicità) e la canadese Julia Kent (violoncello, sentita con Antony and the Johnsons, David Tibet, William Parker e chissà quanti altri).

Loris Vescovo. Foto gentilmente concessa
da Aldo Taboga di www.natisone.it

Stando a quanto ci racconta Loris, la linea di confine non separa mondi né visioni o ideologie o lingue, anzi è il posto dove come per magia tutte queste cose improvvisamente perdono il nero del loro contorno e sfumano, prendendo ciascuna parte qualcosa dell’altra. La musica che abita queste canzoni è un coperta colorata di citazioni e invenzioni, un ibrido sempre capace di impressionare e stupire, groviglio di melodie tradizionali e soluzioni azzardate. Il fatto che i testi siano quasi tutti in lingua friulana non ne comporta l’inaccessibilità: basta tenere aperti orecchie, mente, e il cuore.
Loris Vescovo sembra possedere la capacità sciamanica di accendere un’aura attorno alle sue storie.
Sembra uno che non ha avuto paura di andarsene ed ancor meno paura di ritornare, uno che ha fatto tesoro degli incontri lungo il cammino raccogliendo e conservando le parole come pepite, uno che ha guardato dritto negli occhi la gente e non si è preoccupato affatto che le mani che gli hanno offerto da mangiare e bere fossero sporche di lavoro.
Ringrazio Loris di tutte le cose che non sa di avermi dato, e gli auguro che nel suo viaggio riesca a trovare ancora parole giuste da comporre in forma di rosa.

Marco Pandin
stella_nera@tin.it


“Duemila papaveri rossi”
2 cd con libretto

I due cd contengono 37 canzoni di Fabrizio de André
interpretate da musicisti e gruppi indipendenti.
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Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
“Non posso riposare”
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Un cd e un dvd, dodici canzoni da ascoltare e un documentario realizzato da
Mario Bartoli e Giangiacomo De Stefano (Va.C.A. Vari Cervelli Associati).
Una co-produzione Editrice Bruno Alpini, Aparte e stella*nera.

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