Rivista Anarchica Online


ai lettori

Ma quAle memoria?

 

Ancora una volta, l’ennesima volta. La vicenda politico-giudiziaria legata alla strage di stato, all’assassinio in questura di Giuseppe Pinelli, all’arresto, alla lunga detenzione preventiva e alla scarcerazione di Pietro Valpreda e degli altri imputati per la bomba alla Banca dell’Agricoltura, è tornata in prima pagina sui giornali e ha occupato l’agenda politica per molti giorni – salvo poi scomparire del tutto. Fino alla prossima volta.

Milano, piazza Fontana. Pietro Valpreda
davanti alle lapidi di Pinelli

Il prossimo dicembre saranno 40 anni esatti da quel dicembre 1969 che – lo hanno ripetuto in tanti – costituisce uno spartiacque tra il prima e il dopo. Di quegli avvenimenti noi anarchici siamo stati – dopo le vittime in carne ed ossa degli attentati – le prime vittime. Ma anche, al contempo, i primi a reagire subito alla manovra che si andava delineando e che denunciammo per primi in una conferenza-stampa il 17 dicembre 1969 nella sede del circolo anarchico “Ponte della Ghisolfa”.
Era passato un giorno e mezzo dal volo notturno di Pinelli in questura e tre giorni dall’arresto di Valpreda – “la belva umana che ci ha fatto piangere” come lo definì, con classico understatement anglo-sassone, un quotidiano milanese.
Il “Ponte della Ghisolfa” era il circolo anarchico inaugurato il 1° maggio 1968 dai giovani militanti anarchici, compresi alcuni quarantenni tra cui Pinelli, anarchico fin da quando giovanissimo aveva fatto, più di vent’anni prima, la staffetta partigiana.
“La strage è di stato. Valpreda è innocente. Pinelli è stato assassinato”. Queste le tre tesi sostenute a gran voce in quella conferenza-stampa, presenti i giornalisti. Il Corriere della Sera, nel riferirne, parlò di “farneticanti dichiarazioni” degli anarchici.
Eppure furono proprio quelle tre secche affermazioni, quegli slogan, a diventare nel tempo il leit-motiv della campagna di mobilitazione e di contro-informazione che, coinvolgendo strati sempre più vasti di forze politiche e sociali e di opinione pubblica, portò alla scarcerazione di Valpreda nel 1972, grazie ad una legge (ad personam, si direbbe oggi) approvata dal parlamento proprio per permetterne la scarcerazione nonostante l’imputazione di strage.
In questo contesto, la vicenda legata a Pinelli e al suo assassinio ha avuto una sua specificità politico-giudiziaria, documentata per sommi capi anche nel nostro dossier “Pinelli. La criminalità del potere” che abbiamo sempre in catalogo e che continuiamo a proporre perché siamo convinti si tratti di un pezzetto molto significativo della nostra memoria (condivisa o meno, non ci interessa).
Questa breve premessa per sottolineare l’importanza che attribuiamo al recente revival mediatico sulle vicende del dicembre 1969 e in particolare su quelle legate al nostro compagno di gruppo e di circolo Pinelli. Abbiamo chiesto a due anarchici milanesi di dire la loro. Si tratta di Luciano Lanza, compagno di gruppo di Pinelli, nel ’71 tra i fondatori di questa rivista e oggi direttore della rivista trimestrale “cugina” Libertaria, autore del bel libro “Bombe e segreti”. E di Massimo Varengo, militante della Federazione Anarchica Milanese aderente alla FAI (Federazione Anarchica Italiana), anima delle edizioni Zero in condotta e anche lui anarchico di lungo corso.
Ci permettiamo due sole nostre sintetiche considerazioni. Innanzitutto la nostra stima e simpatia per Licia Rognini, la vedova di Pino, e per le figlie Silvia e Claudia. Dall’assassinio di suo marito 40 anni fa, Licia si è comportata con una dignità e durezza sostanziale che hanno contribuito non poco a tener viva – e in quale maniera! – la vicenda umana e politica di Pino, facendo sì che si trasformasse in un vero e proprio boomerang contro il Potere che l’ha assassinato (esattamente come, forse non lo sapremo mai). Anche nell’accettare e nel partecipare all’invito al Quirinale il 4 maggio scorso, così come nei suoi interventi pubblici in risposta alle domande dei giornalisti, non si è mai discostata di un centimetro dalla propria affilata dignità.
La seconda riguarda l’indecente opera di cancellazione della memoria storica a favore di una cosiddetta “memoria condivisa”, che vada bene a golpisti e anarchici, nazisti bombaroli e vittime innocenti. Un vergognoso contributo a questa operazione (con tanto di sua partecipazione a “Porta a porta”) l’ha dato Paolo Cucchiarelli, giornalista parlamentare dell’ANSA e presunto “storico”. Ancora una volta è da sinistra – come ai tempi della ridicola tesi del “malore attivo” inventata dall’allora giudice democratico D’Ambrosio – è anche da sinistra che vengono ricostruzioni funzionali alla tesi colpevolista. Cucchiarelli arriva alla fine a sostenere che Valpreda prese il famoso taxi per mettere una bomba teleguidata in banca, mentre i nazisti facevano lo stesso (taxi + attentato).
Temevamo che ricordare ancora una volta la vicenda Pinelli, nel prossimo dicembre, rischiasse di essere una stanca ripetizione delle solite cose, sempre più lontani, come siamo, da quegli avvenimenti. Il revival della menzogna del potere, alimentato da squallide operazioni disinformative alla Cucchiarelli – tanto più gravi in quanto ammantate di scientificità storiografica – ci ha fatto rapidamente cambiare parere.

NonsoloA. Al centro di questo numero trovate una copia della nuova versione del dossier di presentazione di tutti i “prodotti” della nostra casa editrice. Rispetto alla versione precedente, passa da 4 a 16 pagine: conta naturalmente il continuo aumento, anno dopo anno, del numero dei nostri prodotti “collaterali”. Ma c’è anche da parte nostra la volontà di offrire un migliore “biglietto da visita” cartaceo a chi si avvicina ed è interessato a conoscerci meglio. Ancora una volta grazie a quanti hanno reso possibile e continuano ad impegnarsi perché, oltre all’appuntamento mensile della rivista, ce ne siano altri senza data con tante pagine interessanti della storia e del pensiero anarchici.

Rom. A partire da questo numero, non trovate più la doppia pagina sul nostro DVD sullo sterminio nazista dei Rom, con l’elenco delle decine di iniziative pubbliche ad esso legate. L’abbiamo trasferito nel nostro sito e abbiamo voluto “liberare” due pagine. Continueremo a seguire con un occhio particolare la situazione dei Rom e di tutti gli emarginati, immigrati, ecc.. La notizia sulla badante ucraina ne è un piccolo esempio.

Prossimo numero. Questo numero, con le sue 128 pagine, costituisce il nostro nuovo record di pagine, quindi di peso: speriamo non nella lettura.
Come di consueto, il numero estivo copre luglio, agosto e settembre. Il prossimo (“A” 347) avrà la data “ottobre 2009” e sarà spedito a fine settembre.
Buona estate! E buona lettura!