Rivista Anarchica Online


dossier Carrara

9 cartoline
da
l’anarchia

 

Foto di Luca Vitone
Testi di Paolo Finzi

 

Nient’altro che scultura/Nothing but sculpture” è il titolo della XIII Biennale Internazionale (27 luglio-28 settembre 2008) promossa dal Comune di Carrara e sviluppatasi in vari punti del centro apuano.
All’iniziativa ha partecipato anche Luca Vitone, artista di esplicito riferimento libertario, nostro amico e collaboratore.
Suoi – fra tante “cose” – un percorso tra i luoghi anarchici a Roma e uno analogo a Basilea, le bandiere anarchiche, rom e altre ancora esposte in una mostra e “utilizzate” da noi nell’illustrare il libretto del Dvd “Fabrizio De André. Ma la divisa di un altro colore”, e via discorrendo.
Alla Biennale carrarese di quest’anno Luca ha proposto e poi realizzato una serie di nove cartoline a colori, con foto da lui realizzate in luoghi propri dell’anarchia locale. Le riproduciamo tutte, con l’avvertenza che gli originali sono a colori mentre su “A” ci dobbiamo limitare al bianco/nero.
C’entriamo un po’ anche noi di “A”: Aurora Failla ha accompagnato Luca in giro per Carrara alla ricerca dei posti da fotografare. Paolo Finzi ha scritto i testi.
Sappiamo che alcuni anarchici di Carrara hanno censito oltre un centinaio di luoghi “nostri”. Facile dunque evidenziare quel che manca. Nessuna pretesa di completezza né di ordine di importanza. Solo un piccolo pretesto per parlare, senza retorica, di quella che è spesso definita, non senza retorica, “la capitale dell’anarchismo”.


Carrara e il marmo, un binomio indissolubile.
Lo stesso dicasi per l’anarchismo carrarese e il marmo.
Fin dall’inizio del movimento operaio e socialista a Carrara e nei comuni circostanti gran parte dei militanti politici e sindacali erano cavatori o comunque lavoravano nella filiera che dal durissimo lavoro in cava, passando per il trasporto dei blocchi di marmo, proseguiva nell’industria della lavorazione e poi nel trasporto finale, perlopiù via mare – quindi attraverso il porto di Marina di Carrara.
Bisogna vederle le cave, a pochi chilometri dal centro di Carrara, nella loro maestosità. Ma soprattutto bisogna farsi almeno un’idea di che cosa sia stato per migliaia e migliaia di lavoratori quel lavoro, quella vita: fatta perlopiù di lontananza settimanale da casa, di fatica già per raggiungere il posto di lavoro, di continui pericoli per la salute testimoniati da un numero agghiacciante di incidenti, feriti, amputati, ammalati di silicosi, morti.

La presenza degli anarchici tra i cavatori è sempre stata significativa. E tante le lotte, per migliori condizioni di lavoro, il che spesso ha significato e significa per la vita stessa. Storica è la conquista nel 1911 delle 6 ore e mezzo di lavoro compreso il “poggio”, cioè il tempo di percorrenza per raggiungere la cava: una conquista ottenuta dopo lunghissime lotte e scioperi, con la Camera del Lavoro guidata dall’anarchico Alberto Meschi – cui è dedicato in città un monumento.


Un vero gioiellino architettonico, fuori e dentro, questo piccolo teatro che tante volte ha ospitato manifestazioni, convegni e congressi anarchici.
Il più famoso è stato il Congresso internazionale svoltosi nell’agosto 1968, pochi mesi dopo il Maggio francese e nel pieno fiorire dei movimenti anti-autoritari di contestazione che fecero di quell’anno l’anno-simbolo della rivolta giovanile.
E di giovani (ma non solo) tanti ne accorsero a Carrara, in quel teatro, sciamando in tutto il centro cittadino. C’erano giornalisti di mezzo mondo a registrare in questa cittadina incastonata nelle Alpi Apuane la presenza dell’esule cubano e del giapponese, del giovane leader della rivolta parigina Daniel Cohn-Bendit e dei vecchi militanti protagonisti dell’antifascismo, dell’esilio, delle carceri.

Il Teatro degli Animosi

E sempre in questo teatro si sono svolti numerosi congressi della Federazione Anarchica Italiana, commemorazioni della rivolta anti-occupazione nazista delle donne di Carrara e di altri momenti dell’impegno antifascista, convegni a tema, ecc., alternandosi con la normale attività teatrale: a conferma, ancora una volta, dell’integrazione tra anarchismo e vita cittadina, che qui a Carrara è una realtà.


La partecipazione degli anarchici alla Resistenza è stata, in queste zone, particolarmente significativa, potendo contare su di una base di massa e – caso raro in Italia – su di una specifica organizzazione politico-militare anarchica. Numerose sono state le brigate anarchiche, impegnate sia in azioni militari di contrasto agli occupanti nazi-fascisti (ricordiamo che qui vicino passava la Linea Gotica) sia in una capillare attività di organizzazione clandestina della quotidiana resistenza popolare, di raccolta di finanziamenti e di armi e – quando possibile – anche di organizzazione sociale alternativa.
Quest’ultimo aspetto ha potuto dispiegarsi in modo significativo all’indomani della caduta del fascismo e soprattutto nell’immediato dopoguerra.
Gli anarchici, per esempio, con la Camera del Lavoro ricostruirono un ponte, in località Bocalone, appena fuori dal centro cittadino, distrutto dai bombardamenti bellici. Questo ponte, all’epoca, era essenziale per il trasporto a valle dei blocchi di marmo e per raggiungere la stazione ferroviaria di San Martino. Una targa marmorea ne ricorda la ricostruzione.

Il ponte di Bocalone

Un’altra iniziativa di rilievo sociale è stata la costituzione della Cooperativa del Partigiano, una rete di negozi, promossa dagli anarchici di Carrara e basata appunto su di una struttura cooperativa, tendente ad assicurare alla popolazione la possibilità di fare acquisti (di alimentari e altro) a prezzi accessibili, garantendo al contempo l’impiego a una serie di compagni che – in quei tempi duri – difficilmente avrebbero potuto trovare lavoro.


Allora si chiamava piazza Gino Lucetti, poi è stata ribattezzata in modo più anodino piazza Alberica.

La vecchia sede della FAI

È una bella piazza nella zona centrale di Carrara: arrivandoci dal Teatro degli Animosi, appena entrati sula destra c’è una targa che ricorda i Martiri del Lavoro: un tema, quello della sicurezza sul posto di lavoro, che in questa terra di cavatori più che altrove è sempre stato di tragica attualità.
Un’altra targa, su un palazzo a sinistra, ricorda Francisco Ferrer (1859-1909), anarchico catalano, fondatore della laica Escuela Moderna e assassinato dal governo spagnolo. In questo palazzo, nel secondo dopoguerra, avevano la loro sede principale gli anarchici. E proprio al balcone si affacciavano per parlare i loro esponenti nel corso di comizi e manifestazioni.
Nel corso della manifestazione che ogni anno gli anarchici di Carrara organizzano in occasione del Primo Maggio, un corteo si snoda per le vie cittadine e transita anche per questa piazza. In genere ai cortei anarchici partecipa (ospite fisso, poco gradito) la polizia: al corteo anarchico del Primo Maggio intervengono sempre i Vigili del Fuoco, uno dei quali grazie ad una lunga scala sostituisce la corona di fiori che, in questo modo, gli anarchici appongono alle due targhe commemorative. Succede solo a Carrara.


Il fatto che nella centrale piazza Matteotti, sul vecchio palazzone che ci si trova davanti provenendo dal mare e dall’autostrada, campeggi un grosso cartellone che indica che lì, sopra il cinema, c’è la sede della Federazione Anarchica Italiana, è indicativo.

L’odierna sede della FAI

Non c’è posto in Italia (all’estero qualcosa di simile si ritrova a Barcellona) in cui l’anarchismo e gli anarchici abbiano saputo ritagliarsi un posto così significativo, e socialmente radicato, come qui a Carrara. Le ragioni sono molteplici e molto hanno a che vedere con l’influenza politica e sindacale libertaria tra i cavatori.
Dalle prime sezioni locali della Prima Internazionale (nella seconda metà dell’800) alle grandi agitazioni sociali del primo ’900, dalla lotta contro il montante fascismo alla costante resistenza durante il nero ventennio (ci sono frazioni montanare in cui si narra che in pratica il regime non mise mai radici), dalla partecipazione di massa alla Resistenza armata fino all’impegno nella ricostruzione, a Carrara gli anarchici ci sono sempre stati, e numerosi.
Ancora oggi se parlate con un carrarese è facile che si ricordi di un vecchio in famiglia – uno zio, un nonno (e anche tante donne) – anarchico, che conosca “Addio Lugano Bella” o “Dai monti di Sarzana” (inno partigiano anarchico), ecc.. Non è “folklore”, dietro c’è un radicamento sociale dell’anarchismo che, spesso in maniera carsica, ha resistito al logoramento del tempo e alle difficoltà che oggi incontrano i movimenti di opposizione radicale.


Nel vialone che da Carrara porta a Marina, sulla destra, c’è uno dei cimiteri cittadini, quello di Turigliano.
In un angolo, in fondo a sinistra, ci sono le tombe di alcuni anarchici, di Carrara e di altre località.

Il cimitero di Turigliano

Carrarese, anzi per la precisione di Avenza (località a metà strada tra Carrara e Marina), è Gino Lucetti (1900-1943) fallito attentatore al Duce nel 1926, poi arrestato e condannato all’ergastolo. Sempre ad Avenza nacque Stefano Vatteroni (1897-1965), altra bella figura di anarchico, militante, antifascista, collaboratore di Lucetti nel suo tentato tirannicidio.
Tra i non-carraresi, c’è la tomba di Alberto Meschi (1879-1958), di Fidenza, sindacalista, segretario della Camera del Lavoro prima e dopo il fascismo, figura davvero mitica tra i proletari e gli antifascisti delle Alpi Apuane. E poi il siciliano Alfonso Failla (1906-1986), per 13 anni confinato e detenuto sotto il fascismo, trasferitosi a Carrara nel secondo dopoguerra ed esponente di punta della FAI.
La bella poesia sulla giustizia, tratta da Spoon River di Edgar Lee Masters, campeggia sulla tomba di Giuseppe Pinelli (1928-1969), il ferroviere anarchico defenestrato nella Questura di Milano all’indomani della strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969), ben conosciuto dagli anarchici di Carrara anche perché più volte trascorse con la famiglia le vacanze a Marina di Carrara.


Libri, opuscoli, giornali: come gli altri filoni storici del movimento operaio e socialista (soprattutto, qui tra le Alpi Apuane, repubblicani e socialisti) gli anarchici sono sempre stati prolifici produttori di carta stampata. E se i principali giornali e case editrici del movimento anarchico non hanno mai avuto a Carrara la loro sede, dai primi anni ’70, tra il Teatro degli Animosi e il torrente Carrione ha sede un’importante tipografia, nata con il nome (tipicamente anarchico) “Il Seme” per iniziativa di due “immigrati” (il piemontese Alfonso Nicolazzi e il triestino Dino Mosca). In tempi successivi il nome è cambiato in Cooperativa Tipolitografica, i macchinari sono stati sostituiti da altri e l’informatica ha preso piede, ma il lavoro principale resta la pubblicazione del settimanale della FAI Umanità Nova, la cui redazione ruota periodicamente in varie città italiane, ma qui a Carrara viene stampato e spedito – tutte le settimane, regolarmente.
In tipografia vengono stampati anche altri giornali e poi manifesti, libri (anche per case editrici non italiane), opuscoli, ecc.

La tipografia

Dino è andato via da Carrara, Alfo è morto nel 2005. Altri compagni mandano avanti computer e macchine da stampa. La tipografia continua e se volete fare un salto a trovarli infilatevi nel vicolo San Piero. Al civico 6 trovate un pezzetto dell’anarchia carrarese.


Nel dedalo di vie del vecchio centro di Carrara c’è anche via Ulivi, nelle adiacenze del Comune e del Teatro degli Animosi. È in questa zona che si concentrano i “segni” storici ed attuali della presenza anarchica in città. E proprio al n. 9 alcuni cartelloni messi fuori dalla porta segnalano che lì, nella lunga stanza che da direttamente sulla via, c’è il Circolo culturale anarchico che, fondato negli anni ’70 da Gogliardo Fiaschi (1930-2000), oggi porta il suo nome.
Lungo le pareti, alte scaffalature propongono centinaia di libri e opuscoli (e anche di cd, dvd, ecc.) prodotti in tutto il mondo dagli anarchici.

Il Circolo culturale anarchico

Caratteristica figura quella del carrrarese Gogliardo, giovane staffetta partigiana, poi negli ani ’50 solidale con le le lotte clandestine degli anarchici spagnoli contro la dittatura franchista. Arrestato in Catalogna, trascorre anni di carcere prima in Spagna poi in Italia. Quando rientra a Carrara, si dedica alla gestione di questo Circolo e ne fa un centro di propaganda, punto di riferimento soprattutto per le persone che si recano a Carrara, e ce ne sono da tutto il mondo.
Il movimento anarchico è la sua famiglia e Carrara la città alla quale si dedica, anche andando a trovare i vecchi all’ospizio, i malati in ospedale. Il tutto illuminato da una visione solidaristica a cui sa dare gambe e braccia. E soprattutto cuore.


Per molte estati, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, a Marina di Massa, in località Poveromo, ha funzionato la Colonia “Maria Luisa Berneri”. Si trattava di una casetta con circostante giardinetto, inserita nella folta pineta a meno di due chilometri dalla bella spiaggia sabbiosa affacciata sul mar Tirreno. Durante la stagione estiva, decine di bambini e ragazzi, figli di compagni, provenienti da tutta Italia (ma prevalentemente dal lontano e povero Sud) potevano “fare le vacanze” in un ambiente simpatico e libertario.
Tutte le mattine i bambini, accompagnati dagli adulti che volontariamente li accudivano, raggiungevano il mare, facevano il bagno, poi sempre a piedi rientravano. Nella Colonia poi si giocava, si leggeva, ogni giorno c’era una piccola assemblea con tutti gli ospiti.

La Colonia “Maria Luisa Berneri”

L’iniziativa era sostenuta economicamente da tante realtà del movimento anarchico di lingua italiana. Significativo il sostegno proveniente da numerosi compagni residenti all’estero, soprattutto dalla folta comunità anarchica italiana residente negli Stati Uniti e in Canada.
Poi a metà degli anni ’60 l’esperienza finì e con la successiva vendita dell’immobile gli anarchici finanziarono la ristampa, presso la tipografia di Carrara “Il Seme”, delle opere complete di Errico Malatesta (1919-1932).