Rivista Anarchica Online


Bolivia

Mujeres Creando
di Helen Álvarez Virreira

 

Un’esperienza originale di lotta femminista libertaria nel cuore dell’America Latina.

Percorrere le strade della città de La Paz corrisponde a ripercorrere la storia di Mujeres Creando, un movimento femminista libertario che ha usato i graffiti e la creatività come strumento di lotta facendo della strada il suo scenario privilegiato. Le donne che si organizzano no stirano camice, Né frusta Aymara, né scudiscio musulmano, né yankee travestito da Superman sono alcuni dei graffiti con cui arricchiscono i muri della città. Le compagne che si riconoscono nel collettivo Mujeres Creando, sono state le uniche a scendere in piazza per protestare contro la visita ufficiale in Bolivia dei rappresentanti della Repubblica Islamica dell’Iran, che ultimamente hanno inaugurato una politica d’alleanze diplomatiche in America Latina, trovando udienza a Cuba, Venezuela ed altri paesi della regione. A queste è toccato affrontare i manganelli della polizia del governo sedicente di sinistra, per scoprire – a proprie spese – che non sono più soffici di quelli della dittatura, o dei governi neoliberali.

“Non abbiamo linea, siamo tutte curve”

Non si considerano artiste ma “agitatrici di strada”. Il gruppo da oltre 15 anni è un chiaro riferimento sociale in Bolivia, un riferimento di ribellione e di negazione del sistema patriarcale e della violenza in ogni sua forma.
Si sono scontrate coi governi neoliberali che hanno gettato il popolo nella miseria e nella disoccupazione e che hanno spinto all’emigrazione di massa in Argentina e in Spagna migliaia di persone, in maggioranza donne. Sono le “esuli del neoliberismo”, come le definisce Maria Galindo, una delle fondatrici del movimento.
Denunciano e contestano quelle donne che dicendosi femministe si sono fatte assorbire dal sistema, inglobate dall’apparato statale o trasformatesi in “oennegiiste” arricchitesi con l’altrui povertà, che approfittano ei bisogni delle donne per trasformarle in sottomesse “beneficiarie”. Fu allora che apparve sui muri la scritta: Ora il neoliberismo si traveste da donne affamate di potere.
Adesso sono in rotta di collisione col governo di Evo Morales accusato di lasciare che si stemperino le speranze di un reale cambiamento sociale in Bolivia. L’Assemblea Costituente fu una conquista della rivolta popolare del 2003, ma con la “Legge de Convocatoria” s’impedì la partecipazione diretta dei movimenti sociali alla costruzione d’un nuovo modello di società, ridando spazio e legittimità alla destra, che era stata sconfitta e cacciata.
Per Mujeres Creando, l’elezione dei partecipanti all’Assemblea Costituente fu un plebiscito basato sul malinteso che dette origine al MAS (Movimento al Socialismo) l’attuale partito di governo, che si barcamena tra proporsi come progetto sociale e progetto di potere.
La proposta del testo di una nuova costituzione, dettato governo attuale, è ben lontano da esaudire le aspettative. Il patriarcato, rappresentato da istituzioni come la chiesa e le Forze Armate, resta intatto. Non esiste il diritto delle donne sul proprio corpo, così come non si è dato spazio alla maternità, due proposte tra le tante che il movimento che ha portato all’Assemblea Costituente. Adesso è apparsa sui muri la scritta Evo non uscirà dalla costola di Eva e Se Evo avesse l’utero l’aborto sarebbe obbligatorio.

“Indiane, puttane e lesbiche, assieme, fuse e gemellate”

La proposta politica di Mujeres Creando, dipinta sui muri, ha trasgredito ogni regola e convenzionalismo del sistema: l’organizzazione si basa sull’eterogeneità, sull’autonomia rispetto ad ogni forma espressiva del potere, integrando la vita pubblica e privata, il lavoro intellettuale e il lavoro manuale, ogni cosa condita da creatività e ironia. L’insieme di questo si materializza in lotte concrete, tangibili che giorno per giorno diventano reali nel loro spazio autogestito La Virgen de los Deseos (la Madonna dei Desideri) e nella determinazione politica di cambiare i rapporti sociali.
La caratteristica del movimento è la capacità d’aver intessuto relazioni inusuali ed insolite tra soggetti sociali diversi e d’aver innestato un vasto tessuto di solidarietà, d’identità e di coinvolgimenti. Questo paradigma innovativo ha messo in discussione la classica organizzazione tra simili. Le integranti sono lesbiche ed eterosessuali, sposate, divorziate, nubili, studentesse e professioniste, indiane e meticcie, vecchie e giovani, casalinghe e prostitute. La sfida è quella di costruire un soggetto sociale che si origini dalle donne e si confronti, da ogni punto di vista, con ogni forma di potere.
Il movimento nacque nel 1992 come Comunità Creando, in un quartiere periferico della città di La Paz; in questo medesimo anno si trasformò in Mujeres Creando con una proposta di femminismo antirazzista che contestava la pratica di alcune donne borghesi che separavano il pubblico dal privato ed il lavoro manuale da quello intellettuale. Contestano anche i partiti di sinistra, dai quali provengono molte delle fondatrici del collettivo, che relegavano le donne in ruoli subalterni e funzionali. Presero come modello e cercarono, invece, di recuperare l’anarchismo praticato da donne e uomini boliviani all’inizio del ventesimo secolo.
Fin dagli esordi il collettivo partecipò agli incontri femministi internazionali nei quali attinse dalle diverse componenti teoriche del femminismo, costruendone così un’identità ideologica propria ed autonoma.

“Disobbedienza, per colpa tua sarò felice”

La forza di coesione sociale di Mujeres Creando si nota in tre momenti della sua storia.
Nel 1997 uno sciopero della fame organizzato dal movimento femminista fu determinante per la liberazione della compagna messicana Raquel Gutierrez, in galera da cinque anni in attesa di processo per supposta lotta armata contro lo stato. Grazie a questo precedente politico furono messi in libertà tutti e tutte le/i prigionieri politici in carcerazione preventiva, e in attesa di giudizio oltre i termini stabiliti dalla legge, per supposta lotta amata sovversiva. Tra questi s’incontrava l’attuale vice presidente della Repubblica Alvaro Garcia Linera.
Nel 2001 fu organizzata una mobilitazione, con associazione dei piccoli debitori, che durò oltre cento giorni e che riuniva 15 mila persone vittime dei prestiti da usura delle banche e delle ONG dedite alla micro finanza, che si trovavano a pagare – in certi casi – tassi d’interesse che sfioravano il 70 %. La protesta mise in luce la violenza di quelle pratiche, le cui vittime erano specialmente donne.
Nell’ottobre del 2003 il movimento organizzò uno sciopero della fame per chiedere le dimissioni di Gonzalo Sanchez de Lozada, in quel tempo, presidente della Repubblica in carica. Vi parteciparono più di 400 persone di classe media ed alta. Questa protesta, che fece seguito alla lotta diretta dai settori popolari più colpiti dalla politica neoliberista, fu determinante per la caduta del governo.

“Vogliamo tutto il paradiso, non il 30% dell’inferno neoliberista”

Immediatamente dopo la creazione del collettivo, sorse la necessita di possedere uno spazio fisico che generasse a sua volta la crescita di momenti di socializzazione. Nel 1993 si apri a La Paz Carcajada (sghignazzata) il primo centro culturale femminista autogestito aperto a tutti. In quel tempo la società cittadina non riuscì a cogliere il senso dell’operazione e neppure a capire che significasse “uno spazio per le donne”. Vi fu addirittura chi – in malafede – volle confonderlo con un bordello. In quel periodo il movimento visse un’ondata di ostilità che si protrasse per oltre un anno.
Comunque Carcajada si rafforzò e divenne il luogo dove si realizzavano pratiche sociali di articolazione del lavoro, manuale, intellettuale, creativo e cultuale. In quel periodo cominciarono ad apparire i primi graffiti, raccolti in seguito in due libri: Grafiteadas e Mujeres Grafiteando e la rivista del collettivo Mujer Publica che ha ormai superato il centesimo numero pubblicato. “Mujeres Creando” ha dato alle stampe, inoltre, vari titoli tra cui fanno spicco Machos, Varones, Maricones (Macisti, uomini, finocchi) e Ninguna nace para puta (Nessuna nasce per diventare puttana).
Maria Galindo ha anche diretto due serie televisive Creando Mujeres (Creando Donne) e Mama no me lo dijo (La mamma non me l’aveva detto) prodotte con la collaborazione della catena privata Periodistas Asociadas en Television (giornalista televisive associate) (PAT) ed in seguito con la catena della televisione pubblica. In un secondo tempo, questi programmi sono stati diffusi in altri paesi d’America e d’Europa.

“In arabo, aymara, e in spagnolo, donna, vuol dire dignità”

Nel 2005 viene inaugurata La Virgen de los Deseos (La Madonna dei Desideri), uno spazio autogestito che s’e immediatamente trasformato nel centro d’elaborazione del pensiero femminista libertario, generatore di attività economiche e di costruzione di pratiche solidali.
Nella Virgen prendono forma le lotte reali che si praticano quotidianamente. Un gruppo di donne realizza inoltre varie attività, che servono ad ottenere i fondi che consentono al centro di continuare le iniziative politiche. All’interno funziona un caffè ristorante, vi si vendono libri e riviste, molte di queste autoprodotte. Inoltre vi sono anche alcune stanze che si affittano a compagne e compagni in visita in Bolivia, interessati a conoscere dall’interno l’esperienza del collettivo Mujeres Creando o ad osservare – da un punto di vista critico e privilegiato – il momento politico che attraversa attualmente il paese. Legato alla Virgen opera anche una casa protetta per donne vittime di violenza. Inoltre vi si offrono vari servizi: cure mediche gratuite, biblioteca didattica, servizio d’accesso a internet, sala video per proiezione di film femministi ed aule per riunioni e seminari.
In realtà lo spazio di Mujeres Creando va ben oltre: sostiene legalmente le rivendicazioni di singole donne, con un servizio legale diretto e non burocratico, aiuta le donne ad uscire dalla spirale di violenza di cui son vittime. In un solo anno è stato prestata assistenza legale ad altre 800 donne.

Nella medesima struttura si trova l’asilo infantile Mi mama Trabaja (Mia mamma lavora) che è il nucleo di sviluppo di un progetto pedagogico femminista diretto a figli di casalinghe e prostitute. Per meglio risponder alle diverse esigenze si offrono tre turni: mattina, pomeriggio e notte. Nello stesso ambito i bambini più grandi partecipano al doposcuola, e ricevono aiuto per i fare i compiti.
L’ultimo dei grandi sogni realizzati da Mujeres Creando è la creazione di una radio in FM, Radio Deseo (Radio Desiderio) che trasmette per gli abitanti delle città di La Paz e di El Alto, per un totale di oltre due milioni di persone, ovvero l’equivalente di un quarto degli otto milioni di boliviani. Questa emittente non è innovativa solo nei contenuti , ma anche nell’approccio del come fare radio ed è divenuta il punto si riferimento insostituibile di chi si pone verso l’attuale governo con una critica di sinistra e libertaria. Presto si potrà ascoltarla anche via web.

Helen Álvarez Virreira
giornalista boliviana

(traduzione dal castiglianodi Attilio Angelo Aleotti)

Per saperne di più

Chi è interessato a saperne di più può visitare il sito web del collettivo: www.mujerescreando.org

Per chi arrivasse a La Paz e volesse alloggiare presso La Virgen del Deseo, bersi un tè di coca con una fetta di torta, o scambiare due chiacchiere con le compagne del collettivo, ricordiamo che l’indirizzo della sede di Mujeres Creando è il seguente: Avenida 20 de Octubre No. 2060, tra Aspiazu y JJ Pérez. Teléfono 00591-2-2413764. Per contatti E-mail: mujerescreando@entelnet.bo.