Rivista Anarchica Online


attenzione sociale


a cura di Felice Accame

 

Il protoanarchico
postumo

 

1.
Nell’edizione recente dell’Enciclopedia Filosofica del Centro di Studi Filosofici di Gallarate (un’impresa editoriale cospicua nata nel 1957-1958 e sviluppatasi negli anni fino all’edizione odierna di 14 volumi per oltre 12.000 pagine), giustamente, una voce è dedicata ad “anarchia”. In essa, oltre che a William Godwin, si fa risalire il concetto alle analisi di Jean Meslier (1664-1729).

2.
Secondo il World Christian Database, nel 2005 i “cristiani” del pianeta erano 2.135.784.198 pari al 33,09% dell’intera popolazione umana. L’Annuario Pontificio del 2006, invece, fornisce dati forse meno raffinati – parla di un miliardo e 98 milioni di “cattolici” –, ma, in compenso, ci tiene a vantare un trend positivo valutato in 12 milioni in più rispetto all’anno precedente. Sono dati, questi, utilizzati da Giorgio Galli per introdurre alla sua analisi del Compendio del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica firmato il 20 marzo 2005 da Joseph Ratzinger, allora ancora cardinale e presidente della commissione che l’aveva formulato (cfr. G. Galli, Non credo, Kaos edizioni, Milano 2006).
Che dall’interno della stessa Chiesa si possa guardare al proprio bilancio in termini non dissimili di quanto possa fare una Fiat o una multinazionale qualsiasi fa un po’ impressione – così come da una parte si registra tutto fino all’ultimo decimale d’euro, dall’altra si registra il fedele sino alla singola unità.

3.
Alla morte di Meslier, fra le sue carte, venne trovata un’operina custodita con cura, il Testamento (o Memoriale, nella proposta odierna dell’editore Procaccini in Roma per la cura di Francesco Tanini e con una presentazione di Jean-Pierre Cavaillé), il cui titolo così proseguiva “dei pensieri e dei sentimenti di Jean Meslier, curato di Etrépigny e di Balaives su una parte degli Errori e degli Abusi nella Condotta e nel Governo degli Uomini, ove si danno delle Dimostrazioni chiare ed evidenti della Vanità e della Falsità di tutte le Divinità e di tutte le religioni del Mondo, destinata ai suoi Parrocchiani dopo la sua morte per servire da Testimonianza di Verità per loro e per tutti i loro Simili”. Da un certo punto di vista è la storia di un prete che chiede scusa ai propri parrocchiani per le balle che ha loro raccontato e per il potere che ha rappresentato. Vi si legge, per esempio, che “da un lato i preti raccomandano, con la minaccia di maledizione e di dannazione eterna, di obbedire ai magistrati, ai principi e ai sovrani in quanto destinati da Dio a governare gli altri e, dal canto loro, i principi fanno rispettare i preti, (…) costringono i popoli ignoranti a considerare santo e sacro tutto quello che fanno” e altro ancora che convinse il parlamento francese, nel 1755, a darlo alle fiamme – senza però riuscire ad eliminare tutte le copie che, nel frattempo, ne erano state prodotte. Da un altro punto di vista è un modello di analisi materialistica che porta dritti dritti alla necessità del dissolvimento dello Stato e dei suoi orpelli ideologici per poter “godere in comune” le risorse del pianeta.

4.
Anche Meslier, come Galli, affronta la religione utilizzando, innanzitutto, gli strumenti dello storico. Accetta di buon grado, in altre parole, il terreno prescelto dalla parte avversa, che, storicizzando ad ogni costo la propria narrazione ritiene di conferirle fondamento. Fatto è, però, che certi costi finiscono con l’essere eccessivi: la ricerca archeologica progredisce, le datazioni si fanno più precise, i falsi più evidenti e la narrazione, in termini di coerenza, comincia a far acqua da tutte le parti.

5.
Tuttavia, le fedi si moltiplicano, nonostante le contraddizioni in quel che vien loro raccontato, nonostante l’insensatezza del linguaggio usato e nonostante la funzione sociale che sempre più palesemente svolgono. Il che ci dice, peraltro, che tutte le analisi critiche effettuate non hanno implicato, almeno fino ad ora, una liberazione definitiva da questo marchingegno perverso. Nonostante il fatto che sia legittimo pensare come, nel miliardo e rotti di cattolici censiti come tali – così come in tutte le altre confessioni religiose –, possa esserci il Jean Meslier di turno. O più d’uno.

Felice Accame