Rivista Anarchica Online


clericalismo

Reich e i fagociti bianchi
di Francesca Palazzi Arduini

 

In questo momento il clero gioca in difesa,con un gigantesco globulo bianco...


Perché speravamo nell’elezione a Papa di un “milingo”, di un cardinale burlone, che dopo oltre un ventennio di dittatura wojtyliana facesse cadere il muro, la cortina di ferro vaticana con accadimenti nuovi? Mentre tutti i baciapile visionari attendevano il nuovo Uomo Forte della fede, noi coi piedi per terra sapevamo che la cambiale era scaduta: che non c’era nessun nuovo san Giorgio all’orizzonte con la sua lucente armatura, e difficilmente le falangi wojtyliane avrebbero abdicato. Sapevamo che già sir Bliss, il consigliere del re, si apprestava a divenire re a sua volta. Però… ci sarebbe piaciuta l’elezione di un balzano cardinale-bambino, proveniente dalla periferia, con una passione per le coreane e per i tamburi e soprattutto una non ben chiara concezione di quel che un porporato può e non può fare alla luce del sole.
Ai funerali c’erano tutti, convinti: re, governanti, militari, scagnozzi e magnaccia. All’elezione però la delusione mediatica era evidente, un po’ come quando a scuola dicevano che non ci sarebbe stata l’ora di ginnastica. Ora non abbiamo più l’ancora giovane Karol che ruba il palcoscenico alle masse e dichiara sconfitto il Male (Comunismo), scordandosi di pagare il conto a Calvi.
Ora abbiamo un già anziano Guardiano della Dottrina, in fuga dalle ombre della sua giovinezza (Nazismo).
Ora la Chiesa deve fare i conti con i SUOI spettri, e poco le servirà gridare al lupo indicando gli spettri che, a dire di Benny16, si annidano ovunque. Non quindi gli spettri della generica corruzione morale nella Chiesa, contro i quali Ratzie in procinto di paparsi si era già scagliato dal pulpito. Mi riferisco invece alla sessualità ed alla spiritualità, due fantasmi che aleggiano in Vaticano trattenuti da pesanti catene ma che sfuggono sempre più al controllo dei carcerieri.
Christopher Hitchens ha scritto: “I papi avranno avuto torto su tutto, ma avevano ragione in generale. Quando la chiesa si sarà scusata per aver detto che il preservativo è peggio dell’AIDS, o avrà ammesso di essere stata complice dei massacri in Ruanda, saranno nate e morte parecchie generazioni. Sono bugie simili a quelle di cui dovevano accontentarsi, un tempo, i comunisti e i loro compagni di strada. Di ‘macchie sul sole di Stalin’ ce ne sono state, eccome. Ma il ruolo guida del partito era e restava intoccabile” (1).
È bello leggere ancora qualcuno che ha il coraggio di paragonare un regime ancora in auge ad un altro ormai demonizzato. L’avversione della Chiesa cattolica per il comunismo è stata grande quanto la paura di perdere la presa sulla religiosità delle masse: ma nella realtà il regime sovietico e quello vaticano hanno sempre avuto molto in comune, come tutte le strutture dominatrici che si reggono sulla capacità di far sopportare alla gente le dure regole della repressione.

Uccelli di rovo

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”: se vogliamo affrontare il tema della sessualità e della spiritualità in Vaticano, chiediamoci innanzitutto chi è colui che è stato ora scelto dalla nomenklatura per governare la Chiesa. Papa Benedetto Sedicente. Sì, sedicente, perché è evidente che Ratzinger è assolutamente sicuro del suo ruolo e quindi anche del fatto di essere benedetto e di dire bene.
Così sicuro da non dare peso alla sua stessa ambigua immagine che ricalca tanto quella della vecchia iconografia gay: pensate a un uomo studioso, ordinato, cui piacciono i dolci, che vive e lavora solo con uomini, che indossa regolarmente abiti sgargianti e raffinate sottane, …e che da qualche anno, come dicono le cronache, si è scelto un nuovo segretario personale, che lo ha fulminato un giorno che lo sentì predicare.
Un avvenente 48enne, padre Georg Gaeswein, che “tutti dicono sia più bello e sexy di padre Ralph di Uccelli di rovo” (2). Scenate di gelosia dell’ex segretario più anziano se ne sono già viste di fronte agli appartamenti papali, però Benedetto continua a predicare contro l’innaturalità della vita gay.
La sessuo-repressione dà come risultato l’approssimativo sublimarsi delle energie sessuali in comportamenti rituali e la costruzione di ambienti relegati, separati, nei quali i divieti autoimposti ritornano sulla scena in nuove vesti. Siamo vicini al concetto freudiano di “ritorno del represso” (3). Questo gioco di costumi, riti e ritorni ovviamente ha poco a che fare con la spiritualità , così come il Vaticano ha poco a che vedere con la “bontà”.
Non è infatti per il bene dell’umanità che si sono sviluppate forme di repressione sessuale e di ordinamento sociale atte a difendere i privilegi dei dominanti (vedi anche: patriarcato).

Libertà anarchiche

Dunque, secondo Ratzinger, “le varie forme di dissoluzione del matrimonio sono libertà anarchiche” ed occorre vietare ogni forma di “matrimonio” che non sia quella della coppia eterosessuale… in quanto innaturali. Però è naturale per lui e per tutti i sacerdoti vivere in una comunità omosessuale. La barzelletta di ciò che è naturale e ciò che non lo è continua. Anche le guerre, scatenamento della barbarie e macchine dell’atrocità, sembrano giuste, normali, naturali.
E per riprendere il discorso su sessualità e organizzazione sociale non mi esimo dal citare W. Reich. Gli studi di Reich sulla psicologia di massa del fascismo sono perfettamente attinenti alla storia personale di quest’ultimo papa; il contatto giovanile di Ratzinger col nazismo, la sua vocazione religiosa, sembrano la logica conseguenza dell’analisi che Reich fa della personalità sessualmente repressa che trova rifugio dall’ordine paterno e dalla violenza istintuale investendo nella religione.
Il ruolo descritto da Reich per la religione in una società “fascista”, è descritto nel capitolo La sessuoeconomia nella lotta contro la mistica (4). Descrivendo l’atteggiamento di artificiale bontà nei preti e nelle persone religiose, Reich si sofferma sulla cura del crampo muscolare genitale e sull’ontogenesi individuale della persona religiosa e del ruolo che svolge in questa il divieto della masturbazione e dei rapporti sessuali. Il ruolo della famiglia patriarcale e del Padre divino qui è chiaro, ed anche quello della Legge (di Dio e dello Stato) che regola l’istintualità sino all’apice della guerra. La passività dei figli, dei cittadini e dei fedeli nel seguire le regole e nel sublimare le proprie energie sessuali in altre attività è fondamentale. Ed anche la “passività omosessuale” dell’individuo sessualmente represso è attrice privilegiata nelle istituzioni religiose e nelle istituzioni militari, sempre dirette da uomini.
Ogni istinto sessuale viene deviato da quel “regolatore sociale” che è la religione verso la propria negazione. I vani discorsi sul “rispetto della donna” e sulla “sana sessualità” cadono come inutili cascami di fronte alla realtà manipolativa del fenomeno religioso .
“L’anima ama la carne, che la odia”, così citava Ratzinger in un suo discorso sul ruolo dei cristiani nel mondo, “i cristiani sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo” (5), la religione cattolica come “Super-Io” del mondo, come regolatrice degli istinti si evidenzia invece nell’ oppressione esercitata dai Padri sulla vita dei figli, dagli uomini sul corpo delle donne, e negli sforzi vani dei religiosi per cercare di stigmatizzare la violenza e le guerre causate dagli stessi meccanismi di repressione che essi perpetuano.

Mission possible: abstinence!

“Fai sesso orale e non capisci che è sbagliato. È come mangiare le patatine: quando cominci non riesci più a smettere” (6). Per convincere i giovani cittadini USA che il sesso va fatto solo dopo il matrimonio e solo nelle forme pubblicizzate, l’amministrazione Bush ha stanziato ingenti fondi per una campagna a tappeto sull’astinenza. 117 milioni di dollari nel 2004. La Bush-teocrazia (c’è chi lo chiama “il Figlio del presidente”) propaganda a spese dello Stato la nocività del sesso, e nel frattempo arruola adolescenti nella guerra in Iraq. Taglia fondi ai programmi sanitari e nel frattempo spappola gente in Medio Oriente. Costruisce una società di galere, nella quale la violenza è l’unico mezzo per combattere la violenza, e finanzia Imprese che offrono privilegi ai detenuti in cambio della loro riconversione religiosa.
C’è bisogno di una società repressa, paurosa ed aggressiva per combattere le guerre. Non solo la bugia che la sessualità vissuta liberamente sia un “male” e impedisca il pieno sviluppo individuale, anche la convinzione che reprimendosi e soffrendo ora si possa avere soddisfazione poi sostiene l’ideologia militarista: in questo caso ai cittadini statunitensi viene presentato il tormentone del pericolo terrorismo e della crisi energetica; la guerra viene propagandata come il solo mezzo per acquisire sicurezza sociale ed economica. Un po’ come il paradiso islamico dei combattenti e quello cristiano dei martiri. E l’astinenza del milite (lavoratore, militare o religioso che sia) è essenziale affinché esso si mantenga attivo nell’eseguire gli ordini.
Come scrive Marcuse nel suo Eros e civiltà, la religione è sempre stata uno strumento fondamentale per il “deviare storico dell’energia da un miglioramento reale della condizione umana verso un mondo immaginario di salute eterna” (7).

In hoc signo non vinces

“Restando alla superficie delle cose, si potrebbe essere convinti che, in fondo, l’approvazione legale dell’aborto ha cambiato poco nella nostra vita privata e nella vita delle nostre società. In fondo tutto sembra continuare esattamente come prima. Ognuno può regolarsi secondo coscienza: chi non vuole abortire non è costretto a farlo”.
Questo scriveva J. Ratzinger nel 1987 (8). È chiaro che il futuro papa ignora volutamente il dramma degli aborti clandestini e la lotta per la salute delle donne. Quello su cui egli è concentrato è il suo problema della SUA coscienza: in fondo, egli dice, chi non vuole abortire non lo fa. E quindi, qual è il suo problema? Impedire a chi vuole farlo di farlo.
È questo il dramma a cui ci pone di fronte la Chiesa anche oggi: il fatto che essa si pone come guardiana anche delle nostre coscienze e dei nostri corpi… non solo dei suoi.
Predicando l’astinen… pardon, l’astensione dal voto in occasione del referendum italiano sulla Procreazione Medicalmente Assistita, le gerarchie cattoliche hanno dimostrato ancora una volta il loro opportunismo in materia di partecipazione alla vita civile: quando la parrocchia garantiva un buon bacino di voti, il prete spediva il gregge al seggio, ora che non si sa più su chi fa presa la predica, meglio invitare tutti all’astensione.
Oltre al potere sulla sessualità, anche quello sulla spiritualità infatti è messo in pericolo da nuove prese di coscienza: “Il desiderio di maternità e di paternità costituiscono sempre un esercizio di libertà nei confronti della vita e non possono essere legati ad una concezione di famiglia fondata solo sul legame ‘di sangue’” (9). Questo hanno scritto le donne delle comunità cristiane di base in occasione del referendum, opponendosi sia al divieto di fecondazione eterologa imposto dalla Chiesa che alla concezione di embrione come “persona”.
Ma per la continuazione della battaglia sul corpo della donna come contenitore e sull’esclusività della famiglia eterosessuale la Chiesa continuerà a servirsi a piene mani dei mezzi di comunicazione di massa e dei finanziamenti che lo Stato gli mette a disposizione.
Lo “spettacolo embrione” continua, pieno dei suoi effetti speciali a colori. E fa presa su tutti coloro che, asserviti e depauperati, possono credere così ancora di aver usufruito di diritti virtuali… nel ventre vaticano.

Reati contro il m/patrimonio

La spiritualità delle persone, l’intuizione, e la coscienza che le donne hanno del proprio corpo e della gravidanza, continuano a smentire gli show del Movimento per la vita e del cardinal Ruini. Ma le capriole teologiche del clero per affermare la personalità dell’embrione vengono solo raramente smentite dai mass-media; perché lo spettacolo ha bisogno di illusionisti, e la tv serve il dominio.
Se alcuni secoli fa secondo la Chiesa l’anima veniva infusa nel feto successivamente alla sua formazione, ora… la Chiesa usa la genetica per affermare che fin dai primi giorni nell’embrione c’è tutto il suo patrimonio genetico… dunque l’embrione è una persona. È evidente che questo genere di strumentalizzazioni sono proprie di uomini che non solo non hanno alcuna conoscenza diretta né della gravidanza né della “Vita” che tanto declamano, ma che usano la scienza, pur disprezzandola come disciplina inferiore, per avvalorare i propri teoremi. Si tratta sempre di una battaglia sporca condotta contro il potere creativo femminile.
La Chiesa cattolica, nella sua battaglia per l’interpretazione della scienza e della bio-politica, ha però molto da lavorare per farsi degli alleati. Essa vede infatti il suo patrimonio di fedeli intaccato da nuove religioni, da religioni “immigrate”, e dalle correnti democratizzatrici.
Tendenze autodistruttive, o “autoimmuni” come le definisce Derrida (10), sono all’opera dentro la Chiesa e potrebbero intaccare la secolare struttura.
È lo stesso mercato mondiale delle religioni che impone alla Chiesa una strategia di difesa ma anche di ecumenismo: conciliare l’apertura verso le altre religioni, vedi ad esempio l’alleanza con l’Islam contro la libertà femminile, ed ora l’invito cattolico-islamico a deporre le armi rivolto dai Padri ai Figli troppo esplosivi. Questo fa sì però che la Chiesa offra il fianco ad altre interpretazioni della vita, ad altri stili che inevitabilmente erodono il suo patrimonio.
E l’alleanza con altre religioni può essere malvista dalle correnti religiose xenofobe, molto utili alla Chiesa nel gioco delle intese politiche con la destra.
In questo momento dunque il clero cattolico gioca in difesa, con un gigantesco globulo bianco, proveniente dal suo sistema immunitario, la Congregazione per la Dottrina della Fede.
“…il retaggio giudaico cristiano è minacciato nello stesso spazio europeo dal furibondo attacco del pensiero asiatico new age.
Qui sta la più alta identità speculativa degli opposti nella civiltà globale di oggi: anche se il buddismo occidentale si presenta come rimedio alla tensione stressante delle dinamiche capitaliste perché ci permette di prenderne le distanze e mantenere la pace interiore, di fatto funziona come il suo completamento ideologico” (11).
La chiesa cattolica, secondo S. Zizek, corre il rischio di essere subissata nel suo ruolo. E, nel suo lato anti-capitalista, dall’islam che affascina le masse con figure anti-moderne quali il nuovo presidente dell’Iran.

Il prete buono

Solo la figura del prete buono, povero, dedito alla salvezza del prossimo, può re-incollare la stanca fibra del clero alla modernità: il ruolo di curatore delle ferite della società, la mano santa che butta fuori col secchio l’acqua che entra nella barca.
Ecco padre Zanotelli, che pur ribelle e buggerato dal Vaticano, continua a predicare come Padre affascinando la sinistra anch’essa in cerca di uomini carismatici.
Ecco don Benzi che salva le prostitute dalla strada e s’inventa questo nuovo ruolo di babbo. Ecco un mondo di missionari-affaristi che usufruiscono dei finanziamenti statali per fare sussidiarietà a spese della laicità.
Così la Chiesa cattolica dà un colpo al cerchio ed uno alla botte: da un lato è con gli omofobi, dall’altro si fa finanziare per l’accoglienza degli immigrati.
È così che la faccia buona della Chiesa viene propagandata negli spot sull’otto per mille, del quale però ci si guarda bene dal pubblicare bilanci: quanto dei soldi dati dagli italiani alla Chiesa viene realmente destinato ad opere assistenziali? La faccia buona della Chiesa crea “plus valore”: ogni buona azione è un cero in più acceso sotto il santino dell’ideologia vaticana.
Dice Richard Rorty, “L’anticlericalismo è una visione politica e non epistemologica o metafisica. È l’idea che le istituzioni ecclesiastiche, nonostante tutto il bene che fanno, nonostante tutto il conforto che danno ai bisognosi e ai disperati, siano pericolose per la salute delle società democratiche” (12).
Non siamo soli noi anarchici e anticlericali, c’è un vasto movimento in Europa e in Usa che va dalla vena polemica pro ateismo e contro le istituzioni religiose (ha incluso anche credenti come Simone Weil!), al post empirismo di Rorty, alle battaglie per la laicità dei liberali italiani. Anche se non c’è visibilità, (perché tutto lo spazio lo prende il grosso “ateo-devoto” G. Ferrara) è questa la critica filosofica e politica che fa sì che la bilancia non scivoli giù per il peso ormai eccessivo del nuovo fascismo e dei deliri di massa.

Laicità ed anticlericalismo

I dati raccolti nel Primo rapporto sulla laicità (13), pubblicati quest’anno, parlano chiaro: a fronte di una evidente laicizzazione della società il contributo degli italiani all’otto per mille comunque aumenta. 908 milioni di euro nel 2002.
Ed anche il numero delle associazioni cattoliche aumenta di conseguenza: 5.604 censite nel 2001. Segno che il ruolo cuscinetto assunto nei casi critici dal volontariato cattolico dà i suoi frutti. E che i cittadini italiani ritengono molto comodo sgravarsi la coscienza con un piccolo contributo piuttosto che interrogarsi sulla soluzione reale dei problemi.
“Critica liberale”, che assieme all’ufficio CGIL nuovi diritti ha promosso questo Primo rapporto sulla laicità, è stata spesso accusata di “laicismo” ed intolleranza dal clero (come se esistesse una ideologia laica?!). La difesa della laicità dello Stato è percepita come un’aggressione al diritto del clero di esprimersi in politica o cultura.
Ma il problema non è che i cattolici si esprimano, il problema è che lo fanno a spese della libertà altrui, mangiandosi la maggior parte degli spazi sui mass media, nella scuola, nella società.
Un’analisi politica della questione non può esimersi dal segnalare come la comunicazione sia manipolata dalla Chiesa e censurata dal potere clericale che si estende in politica (14).
La veemenza con cui Ratzinger si è pronunciato al Quirinale per il finanziamento alle scuole cattoliche parla chiaro: la laicità deve essere intesa solo come separazione di comodo della Chiesa dalla Stato; lo Stato cioè, non deve interferire con le finalità della Chiesa, la quale è libera di farsi finanziare e di operare però al di fuori delle regole statali.
Può quindi predicare contro le leggi dello Stato, operare extra legem in Italia, e imporre il crocefisso.
Insomma, possedere le sue… “libertà anarchiche”. Un concetto della laicità, quello della Chiesa, ribadito di recente: “…La dottrina morale cattolica, tuttavia, esclude nettamente la prospettiva di una laicità intesa come autonomia dalla legge morale” (15). E la legge morale è quella di chi “rispetta le verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale (nota bene) sull’uomo che vive in società, anche se tali verità siano nello stesso tempo insegnate da una religione specifica, poiché la verità è una” (16).
Nostro compito è invece realizzare la felicità, e la rivoluzione sociale, a partire da noi, dalla coscienza della nostra sessualità, delle nostre aspirazioni, consapevoli che ognuno ha la sua verità da portare come contributo nel cammino verso la liberazione dalle meccaniche sia della Chiesa che del Capitale.

Francesca Palazzi Arduini

Note

  1. Christopher Hitchens, Nessun lutto, “Internazionale” 15 aprile 2005.
  2. Che bello don Georg!, di Paolo Scarano, “Gente”, 9 giugno 2005.
  3. Herbert Marcuse, Eros e civiltà (1955), Einaudi 1964.
  4. Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo (1933), Sugarco edizioni 1976.
  5. Citazione tratta dall’intervento del card. Ratzinger al convegno “Il diritto alla vita e l’Europa”, Roma 1987.
  6. Suzanne Goldberg, “The Guardian”, Castità nazionale, tradotto in “Internazionale” 25 marzo 2005.
  7. In questo passo Marcuse cita l’opera di Freud Il futuro di un’illusione.
  8. L’intervento è stato ripubblicato dal movimento per la vita nel suo periodico “Sì alla vita” nel maggio 2005.
  9. Dal sito de “Il paese delle donne”, www.womenews.net, documento dei gruppi delle donne delle comunità cristiane di base, dall’incontro nazionale svoltosi a Chianciano il 23-24 aprile 2005.
  10. La religione, a cura di J. Derrida e G. Vattimo, in “Annuario filosofico europeo”, Laterza 1995.
  11. S. Zizek, Capitalismo stellare, in “Internazionale” 20 maggio 2005.
  12. R. Rorty e G. Vattimo, Il futuro della religione, Garzanti 2005.
  13. “Critica Liberale”, gennaio 2005, Primo rapporto sulla laicità, Dedalo edizioni.
  14. Interessante il connubio Ratzinger/Marcello Pera (presidente del Senato) nel volume Senza radici, Mondadori 2004.
  15. Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria editrice vaticana 2004, Cap. XIII, dottrina sociale e azione ecclesiale, 571.
  16. Nell’opera sopra citata è ripresa una frase dalla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, Congregazione per la dottrina della fede, novembre 2002.

Sussidiarietà e dottrina sociale della Chiesa:
da cittadini, a clienti, per tornare ad essere gregge.

Da tempo la FdCA segue e denuncia l’introduzione del principio di sussidiarietà nel tessuto sociale italiano; non ci stupisce la presentazione di un documento bipartisan, di parlamentari di Forza Italia e Margherita, sulla "sussidiarietà per cambiare il Paese" proprio al meeting ciellino di Rimini.
Infatti la dottrina sociale della Chiesa, come illustrato nel nuovo Compendio edito nel 2004, ha sempre cercato di cavalcare i movimenti sociali facendo in modo che il clero rimanesse una categoria protetta e funzionale al sistema economico capitalista “Né il capitale può stare senza lavoro, né il lavoro senza il capitale” (Leone XIII, enc. Rerum novarum, 1891). Proteggendo con la propria benedizione i capitalisti come se essi rappresentassero una entità sempre esistita in natura ed addirittura necessaria alla classe lavoratrice, povero gregge la cui sorte al massimo può essere quella di pattuire un salario decente.
Al di là di iperboliche affermazioni, che vorrebbero salvaguardare il basamento evangelico della Chiesa con termini come "solidarietà", "equa distribuzione dei beni terreni" ecc., la realtà della dottrina sociale della Chiesa cattolica si staglia con chiarezza con la definizione di Sindacato data dal Compendio; questi dovrebbe promuovere "il giusto bene", senza però combattere il capitalismo come sistema di produzione (Compendio, 306). Il "bene comune" della società è quindi un quadro complessivo di coesistenza tra capitalisti, sfruttatori del lavoro fisico ed intellettuale altrui, e lavoratore-gregge bisognoso di giustizia. Il "Bene comune", come raggiungimento "della perfezione propria di ogni soggetto del corpo sociale" è inoltre da vedersi in luce confessionale, poiché secondo la Chiesa il "Bene" è solo rintracciabile in "un ordine etico-religioso, il quale incide più di ogni altro valore materiale sugli indirizzi e sulle soluzioni da dare ai problemi della vita individuale ed associata nell’interno delle comunità nazionali..." (Giovanni XXIII, enc. Mater et magistra, 1961). Non ci stupisce che oggi, crollata la Democrazia Cristiana e con alla ribalta i nuovi imprenditori leader delle privatizzazioni, Comunione e Liberazione sostenga documenti atti a dare una qualche dignità alla sfrenata ricerca di settori da privatizzare e dai quali ricavare lucro (salvo poi chiamare in causa i soldi pubblici quando il limone è stato spremuto). "È illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità" (Pio XI, enc. Quadragesimo anno, 1931): già negli anni ’30 la Chiesa chiedeva che si sostenessero le proprie associazioni, negli anni ’80 è tornata alla ribalta la battaglia per il finanziamento pubblico alle scuole private ed a tutte quelle imprese orientate religiosamente che potessero rilevare attività prima gestite dal pubblico (vedi Compagnia delle Opere, avida usufruttrice di finanziamenti UE). Si è tentato di far passare i guasti provocati dal clientelismo e dalla burocratizzazione, frutto del momento d’oro della DC, in guasti provocati dallo... Stato (vedi: enc. Centesimus annus, GPII, 1991), come se questi appunto non fosse stato gestito per decenni da una classe politica che andava a messa tutte le mattine.
"Il principio di sussidiarietà protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali superiori..." (Compendio, 187), ecco che si tenta di far passare l’impresa privata per salvezza dei diritti dei cittadini. Ma quali diritti, poi? Pensiamo alla firma del Concordato Craxi-Casaroli del 1984: un testo che facendosi beffe delle regole della stessa democrazia borghese non è mai passato in Parlamento se non per presa visione, ad accordi avvenuti, ma ha modificato grandemente il meccanismo di finanziamento del clero, tramite l’otto per mille.
Eppure è proprio la Chiesa cattolica nel suo Compendio ad affermare che "ogni democrazia deve essere partecipativa. Ciò comporta che i vari soggetti della comunità civile, ad ogni suo livello, siano informati ascoltati e coinvolti..." sembra di leggere un documento catto-comunista. Eppure la realtà è un’altra. Quando si tratta di difendere i propri privilegi e di aprirsi nuovi mercati, la struttura clericale ed i suoi imprenditori non guardano in faccia a nessuno.
Non c’è bisogno di parlare di sussidiarietà e di imprese cielline per capire che la libertà di azione che essi invocano è solo finalizzata al lucro. Pensiamo alla battaglia per la scuola privata cattolica: quale sarebbero la libertà ed il pluralismo, in una scuola dove i programmi, gli insegnanti e gli studenti sono filtrati dai vescovi? Cosa studieremmo nella scuola privata cattolica? "Senza famiglie forti nella comunione e stabili nell’impegno i popoli si indeboliscono. Nella famiglia vengono inculcati fin dai primi anni di vita i valori morali, si trasmette il patrimonio spirituale della comunità religiosa e quello culturale della Nazione. In essa si fa l’apprendistato delle responsabilità sociali e della solidarietà" (Catechismo della Chiesa cattolica).
Ecco dunque il modello pluralista proposto dalla Chiesa: dalla famiglia cattolica alla scuola cattolica al lavoro (imposto da Dio creatore) evitando accuratamente ogni confronto con una diversità culturale che potrebbe instillare il dubbio che etica, moralità, e spiritualità esistono anche senza religiosità e fede. Al riparo da un pluralismo "materialista" e dal confronto-incontro-mescolanza con altre culture. E’ questo ciò che ha chiesto Ratzinger al recente incontro giovanile di Colonia, dimenticando che è stata proprio questa omogeneità e questa paura del diverso, a dare origine al nazismo ed al fascismo. Basta ricordare l’analisi dell’anarchico Daniel Guérin nella sua opera Fascismo e gran capitale. Ma infine, per mostrare come le affermazioni del Compendio della dottrina sociale della Chiesa possano apparire fantasiose e strumentali anche alla luce di fatti recenti: "Strumento di partecipazione politica è anche il referendum, in cui si realizza una forma diretta di accesso alle scelte politiche. L’istituto della rappresentanza non esclude, infatti, che i cittadini possano essere interpellati direttamente per le scelte di maggior rilievo della vita sociale" (Compendio, 413). Ma... cosa succede? Se con la sussidiarietà i cittadini diventano clienti, per il referendum sulla procreazione assistita sono tornati ad essere pecore smarrite! Non era lecito votare per qualcosa sul quale non avevano abbastanza studiato a scuola di catechismo.

Federazione dei Comunisti Anarchici
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