Rivista Anarchica Online


ecologia sociale

Politica democratica e confederale
di Simone Lanza

 

L’ISE (Istitute for Social Ecology) del Vermont da oltre 28 anni opera per la trasformazione sociale.


Sono poche le bandiere statunitensi appese fuori dalle case nel piccolo stato del Vermont. A differenza del resto degli USA, in questo stato distante dieci ore di treno da New York e confinante con il Canada, i 500.000 cittadini e cittadine estremamente gentili e ospitali sembrano quasi vergognarsi del governo federale. Non solo le manifestazioni contro Bush qui non mancano proprio, ma quello che caratterizza questo stato è la democrazia diretta. Orgogliose di essere state le prime a cacciare i britannici, le terre del Vermont furono tra le principali a ricevere il movimento libertario di ritorno alla terra degli anni settanta. La sua capitale è Montepelier con soli 5.000 abitanti; la città più grande è Burlington che ne ha 50.000: è in questa dimensione umana che si esercitano le assemblee del paese dove i cittadini e le cittadine veramente possono decidere. Non so quanto questo sia un mito quanto una realtà certo è che sono molti i comuni che, grazie alle assemblea di piazza, hanno detto di no all’agricoltura OGM. Questo almeno mi racconta Brian Tokar, il coordinatore del programma sulle biotecnologie dell’Istitute for Social Ecology (ISE).
Fondato nel 1974 da Murray Bookchin e Daniel Chodorkoff, l’ISE, formato da due costruzioni contenenti uffici, biblioteca e alcune sale, ai margini di un bosco di larici vicino a un laghetto, organizza ogni estate dei seminari per giovani studenti ed è luogo di produzione culturale anarchica di primo piano in Nord America. L’ISE è impegnato nella trasformazione sociale ed ecologica della società studiando il capitalismo sia negli aspetti globali sia nelle sue ripercussioni nella vita quotidiana. L’ISE è una scuola dedicata allo studio dell’ecologia sociale, un campo interdisciplinare tra la filosofia, la teoria politica e sociale. Ogni estate si ritrovano qui circa 300 studenti per lo più statunitensi ma provenienti anche da altri paesi, dormono in tende nel bosco vicino all’edificio. I programmi sono anche riconosciuti come crediti universitari a diversi livelli.

Due libri di Murray Bookchin, sull'ecologia sociale, editi da Elèuthera

Corsi e programma dell’Istituto

Un apposito programma estivo articola i temi della ecologia sociale, aggiornandola alle questioni attuali. Il programma estivo presenta diversi corsi specifici. Un primo corso della durata di tre settimane punta a discutere e mettere in pratica i principi dell’ecologia sociale attraverso lo studio e anche la stessa costruzione effettiva di tecnologie appropriate alternative, attraverso una mescolanza di lezioni teoriche e pratiche. Qui si studiano le foreste, l’alimentazione e l’uso ecologico della terra.
Un altro corso della durata di una settimana, caratterizzato sempre dall’alternanza di laboratori pratici e teorici, analizzerà l’arte come strategia di espressione comunitaria. L’artista diventa qui il facilitatore di un processo partecipato e i laboratori producono pupazzi per manifestazioni, esperienza di cultural jamming, ecc... È un’altra occasione per riflettere sull’educazione popolare e imparare come l’arte sia un metodo di intervento politico nel rafforzamento dei legami comunitari. E sono infatti spesso proprio alcune comunità del Vermont a offrire occasioni per spunti pratici.
Infine il corso sulla ecologia sociale racchiude al suo interno tantissime questioni. Per capire meglio in cosa consista l’ecologia sociale occorre fare riferimento in modo, seppure molto sintetico, al pensiero di Murray Bookchin. Benché costituisca la principale attività, il programma intensivo estivo non è comunque l’unica del centro fondato da Murray Bookchin. Vi è infatti un programma annuale con riconoscimento universitario a diversi livelli, un programma di studio e intervento politico sulla biotecnologia e infine una serie di conferenze durante il resto dell’anno dall’autunno alla primavera su temi che spaziano da Bob Marley al giardinaggio e dalla letteratura ai movimenti di liberazione del Sud del mondo.
Del suo attualmente ultranovantenne ma sempre lucido fondatore e attuale direttore emerito, Murray Bookchin, esistono tradotti in italiano alcuni libri importanti: I limiti della città (Feltrinelli, 1975), Post-scarsity Anarchism (La Salamandra 1980), L’ecologia della libertà (Elèuthera 1982), Per una società ecologica (Elèuthera 1989), Democrazia diretta (Elèuthera 1994). È specialmente in Post-scarsity Anarchism e L’ecologia della libertà che vengono delineati i fondamenti dell’ecologia sociale, una disciplina in costante rinnovamento, parte fondamentale dell’attuale corso intitolato “Rifare la società”.
Bookchin crede in un mutamento radicale capace di attualizzare le potenzialità di dissoluzione della società gerarchica. L’ecologia sociale è disciplina che spazia tra la biologia, l’economia, la psicologia, la filosofia, l’antropologia, il femminismo, la storia, le scienze naturali e la pedagogia. Vede nel dominio dell’essere umano sulla natura un riflesso delle gerarchie umane: gerontocrazia, patriarcato, signoria. La prospettiva di Bookchin è decisamente anarchica: il parlamentarismo è moralmente dannoso nel migliore dei casi e del tutto corrotto nel peggiore. Il parlamentarismo mina infatti la partecipazione politica nel senso antico: gestione della polis, faccia a faccia. Un primo termine chiave dell’ecologia sociale è la gerarchia, che Bookchin contrappone a Stato e Classe: essa è infatti più profonda e include quindi anche il dominio dell’uomo sulla donna, del vecchio sul giovane, della tecnologia sulla natura, della città sulla campagna, della mente sul corpo.
In queste opere Bookchin cerca anche di tracciare una storia e capire i motivi che hanno condotto nel genere umano alla creazione di gerarchie. In questa prospettiva Bookchin riprende Kropotkin e aggiorna il suo mutualismo con le recenti teorie biologiche sulla simbiosi. In natura non esistono specie superiori e inferiori, ma solo catene alimentari. L’ecosistema è circolare, mai piramidale e comunque la predazione non è il solo legame tra le specie. Anzi le piante e gli animali si adattano continuamente in un inconscio aiuto reciproco. L’ape regina e il lupo cattivo sono solo giudizi antropomorfici tendenti a naturalizzare l’ordine del dominio umano. Il pensiero ecologico ha una forte carica utopista: “Se non faremo l’impossibile ci troveremo di fronte l’impensabile”.

Economia morale

Sono questi e molti altri gli aspetti di un campo del sapere assolutamente interdisciplinare e ancorato in un’etica e in una pratica politica anarchica di municipalismo basato sulla democrazia diretta. Non quindi una dottrina ma un campo del sapere che serve da orizzonte per la formazione di giovani impegnati nei movimenti sociali.
Con la recente nomina di Claudia Bagiackas come direttora esecutiva acquistano maggior risalto altri due temi cardini della riflessione che si è svolta nell’ISE dal 1974: il femminismo e l’educazione popolare. Claudia ha infatti studiato pedagogia libertaria per oltre venticinque anni in molti paesi (tra cui la scuola Montessorri in Italia).
L’ecologia sociale promuove una politica direttamente democratica e confederale. Come corpo delle idee, l’ecologia sociale prevede un’economia morale che si muove oltre la scarsità e la gerarchia verso un mondo che completamente celebra la diversità. L’ISE è stato un pioniere nell’esplorazione e costruzione di mezzi ecologici compatibili con un uso ecologico della terra. L’ISE si sforza di essere un agente di trasformazione sociale e per oltre 28 anni ha spesso preceduto riflessioni e pratiche usate dai movimenti, basti pensare a quanto poco fosse presente la riflessione femminista e ecologista nei movimenti sociali, riflessioni che, nel movimento libertario, nel migliore dei casi erano di nicchia e comunque slegate da prospettive di cambio radicale dell’intera società. La crisi ecologica in cui ci troviamo oggi immersi è globale, le risposte delle istituzioni politiche sono inadeguate e il destino della nostra biosfera è in grave pericolo.
Ogni anno si ritrovano, provenienti da vari paesi, studiosi/e e attivisti/e libertari/e che credono che possiamo e dobbiamo articolare una prospettiva sociale coerente che renda possibile una nuova società ecologicamente sana, per disarticolare localmente l’incubo di questa globalizzazione che perpetua e rinforza le gerarchie di tutti i tipi. L’ecologia sociale suggerisce che le soluzioni alla crisi ecologica richiederanno un nuovo metodo di vita sociale basato sulle comunità umanamente regolate, decentralizzate, democratiche. Vivere un periodo in questa società e provare a rifarla con le proprie mani è quanto il centro ogni anno ripropone.

Simone Lanza
slanza@autistici.org


Quelli che seguono sono alcuni indirizzi Internet di siti che trattano di ecologia sociale: www.social-ecology.org, il sito dell’Istitute for Social Ecology (ISE); www.ecologiasociale.org, il sito italiano dell’ecologia sociale.