Rivista Anarchica Online


 

Presentiamo alcune notizie ed analisi sulla situazione degli obiettori totali in Finlandia. I testi sono tratti dal numero di novembre 2004 di «The Broken Rifle», newsletter della War Resisters’ International, e liberamente tradotti e adattati a cura della Cassa di solidarietà antimilitarista.

L’obiezione di coscienza in Finlandia

La Finlandia mantiene ancora un sistema di coscrizione molto esteso. L’80% circa dei cittadini finlandesi maschi compiono il servizio militare, poco più del 10% sono esentati e circa il 7% sceglie l’obiezione di coscienza.
L’esenzione può essere ottenuta solamente per ragioni di salute. I Testimoni di Geova rappresentano un’eccezione: sono esentati da ogni tipo di servizio in tempo di pace in base a una legge speciale, in vigore dal 1987. Gli abitanti delle isole Ahvananmaa (un’area demilitarizzata in regime di autonomia che appartiene alla Finlandia, conosciuta anche come isole Aland) sono l’unico altro gruppo che gode dell’esenzione.

Il servizio sostitutivo
La Finlandia ha introdotto una legge sull’obiezione di coscienza ed il servizio sostitutivo nel 1931 che, tranne la parentesi della Seconda guerra mondiale, esiste da allora.
La legge sul servizio civile di allora – così come l’attuale – garantisce il diritto all’obiezione di coscienza solamente in tempo di pace. Il numero di persone che ha optato per il servizio civile è rimasto sostanzialmente basso fino alla fine degli anni ’80: circa 800 all’anno. Nei primi anni ’90 il numero è cominciato a salire rapidamente, raggiungendo circa i 2.500 obiettori all’anno.
L’attuale legge sul servizio civile è entrata in vigore all’inizio del 1992. Secondo la legge ogni coscritto può, dopo l’arruolamento, fare richiesta di obiezione di coscienza in ogni momento, prima o durante il servizio militare. Il richiedente deve dichiarare che seri motivi di coscienza di indole religiosa o etica gli impediscono di svolgere il servizio militare; la dichiarazione non viene vagliata ed ogni richiesta è accettata automaticamente. Il servizio sostitutivo dura 395 giorni, un periodo lungo il doppio del servizio militare (180 giorni).
Oltre alla durata punitiva del servizio sostitutivo e alla restrizione del diritto all’obiezione di coscienza solamente al periodo di pace, vi sono numerosi problemi di carattere pratico nella gestione del servizio sostitutivo, che in Finlandia non è “integrato” come in altri paesi. Molti politici lo vedono ancora come un male necessario: la ragione fondamentale risiede con tutta probabilità nell’alto consenso sociale che è storicamente diffuso nei confronti delle forze armate e del sistema di coscrizione obbligatoria.
Di conseguenza, è molto difficile riuscire ad ottenere una riforma della legge sul servizio civile: per ben due volte, dal 1988, il Parlamento ha rigettato la proposta di riduzione del servizio sostitutivo.

Obiezione totale
A parte i Testimoni di Geova, fino alla fine degli anni ’80 il numero degli obiettori totali è stato sempre molto basso: solamente alcuni all’anno. Il movimento degli obiettori totali è cresciuto alla fine degli anni ’80 come protesta nei confronti della legge sul servizio civile entrata in vigore nel 1987, che allungava il servizio civile a 480 giorni. Tra il 1987 ed il 1991, circa 100 coscritti finlandesi hanno rifiutato di compiere sia il servizio civile che quello militare. Si trattava di “obiettori totali condizionali”: la loro protesta era diretta contro i difetti della legge. Dopo l’entrata in vigore della attuale legge sul servizio civile nel 1992, l’obiezione totale è divenuta meno frequente ma non è scomparsa, mentre sono cambiate le motivazioni degli obiettori totali. Sempre più obiettori totali hanno dichiarato la loro opposizione al sistema di coscrizione nel suo complesso.
Negli ultimi anni ’90 l’obiezione totale è tornata ad essere più diffusa. Nel 1999 gli obiettori totali sono stati 53, e hanno raggiunto il numero di 76 nel 2002, il più alto mai registrato fino ad ora. Questa crescita si spiega parzialmente con l’aggravamento dei problemi relativi al servizio civile (la lunghezza del servizio militare è stata ridotta nel 1998, ma la durata del servizio civile è rimasta inalterata) ma non solo: l’obiezione totale “incondizionale”, che protesta contro la coscrizione in sé, sembra crescere notevolmente (diversi obiettori totali finlandesi sono anarchici, N.d.T.).
Gli obiettori totali sono condannati al carcere senza condizionale. La durata della condanna deriva da una formula semplice: è la metà del tempo “non utilizzato” per il servizio civile sostitutivo. Se un obiettore totale non ha svolto alcun periodo di servizio prima del suo rifiuto, la sentenza sarà di 197 giorni. Le sentenze vengono normalmente scontate in regime di semilibertà, usufruendo della possibilità di lavorare o studiare all’esterno del carcere durante i giorni della settimana. Ad ogni modo, a volte gli obiettori totali sono stati trasferiti in carceri normali, dove hanno dovuto scontare la loro condanna dietro le sbarre. Dal novembre 1999 Amnesty International ha adottato 49 obiettori totali finlandesi come prigionieri di coscienza (cosa che non ha mai fatto con quelli italiani, N.d.T.), perché ritiene punitiva la durata del servizio civile finlandese.
C’è stato anche qualche caso di rifiuto totale nei confronti dello stesso arruolamento, che avviene all’età di 18 anni. Ad ogni modo, secondo la legislazione finlandese l’obiezione totale viene riconosciuta solo dopo che il coscritto è stato arruolato e dichiarato abile. In questi casi l’obiettore totale riceve una multa e un nuovo ordine per l’arruolamento. Se si rifiuta nuovamente, riceve un’altra multa. Questo “circolo vizioso” può proseguire per anni.

Kaj Raninen
attivista dell’Union of Conscentious Objectors Finland


Il militarismo in Finlandia
A suo modo, la Finlandia è un paese molto militarizzato, anche se a prima vista potrebbe non sembrare. Non significa, infatti, che la militarizzazione in Finlandia sia eccessivamente visibile nella società o che abbia maggiore influenza rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale. Si tratta più che altro di uno stato mentale diffuso, una maniera di pensare che ha radici storiche precise, secondo la quale la Finlandia è sempre sotto minaccia militare – anche se nessuno ha alcuna idea di chi potrebbe causare questa minaccia e nessuno sa immaginare una situazione in cui questa potrebbe materializzarsi. Ma, a causa di questa minaccia, la Finlandia avrà sempre bisogno di un esercito basato su un’ampia coscrizione obbligatoria.
Il militarismo finlandese è un’eredità storica degli eventi della Seconda guerra mondiale. Durante la guerra la Finlandia ha combattuto due volte contro l’Unione sovietica (nel 1939-40 e nel 1941-44). Anche se la Finlandia ha perso in entrambi i casi, e durante il secondo dei due conflitti è stata di fatto alleata della Germania nazista, le guerre sono apparse come “vittorie difensive” e l’esercito come un soccorritore che ha salvato il paese dall’occupazione sovietica e dalla tirannia stalinista.
I due conflitti, specialmente la Guerra d’inverno (1939-40) combattuta senza alleati contro l’Unione sovietica, condizionano ancora la mentalità dei finlandesi e sono tuttora utilizzate per fini politici. I veterani sopravvissuti della Seconda guerra mondiale, normalmente rappresentati dai militari o dai politici di destra, ma in alcuni casi rappresentandosi da sé, vengono presentati come un “modello di comportamento” per i giovani.
“Vado a fare il servizio militare perché lo ‘devo’ ai veterani” è un’opinione abbastanza diffusa tra i giovani maschi, e non esiste obiettore di coscienza in Finlandia a cui non sia stato chiesto almeno una volta qualcosa del tipo: “cosa avresti fatto nel 1939?”, oppure: “cosa ci sarebbe successo se tutti fossero stati come te nel 1939?”.
Gli ultimi 15 anni sono stati un buon periodo per il militarismo finlandese, specialmente fra le persone anziane. Durante la Guerra fredda la Finlandia, anche se era una democrazia parlamentare con un’economia di mercato a controllo statale, ha avuto un rapporto particolare con l’Unione sovietica. In quegli anni i politici finlandesi hanno praticato una sorta di “autocensura”: la critica dell’Unione sovietica o gli aspetti negativi delle relazioni tra i due paesi sono stati più o meno evitati. La situazione è mutata quando l’Unione sovietica è collassata, e coloro che si erano sentiti umiliati o limitati negli anni della “finlandizzazione” hanno realizzato che era giunto il momento della compensazione. Ne è risultata una rinascita del militarismo finlandese: improvvisamente è stato nuovamente possibile rivendicare pubblicamente la lotta della Finlandia nella Seconda guerra mondiale, e usare questa memoria per i propri fini politici: è stato costruito il “mito dei veterani di guerra” che abbiamo appena descritto e le forze armate hanno iniziato ad avere una posizione più aperta e visibile nella società. Negli anni ’90 è cresciuta la cooperazione con diverse istituzioni della società civile (scuole, organizzazioni sportive, ...) e, oggi, le forze armate sono addirittura uno degli sponsor del più grande festival rock finlandese.
Secondo il recente Libro bianco della difesa 2004 pubblicato dal Ministero della difesa e degli affari esteri, la coscrizione non sarà abolita o riformata nel prossimo futuro.
L’attitudine delle autorità finlandesi rispetto all’obiezione di coscienza è da sempre caratterizzata dalla “punizione” più che dall’“integrazione”. Il principale obiettivo della politica è stato, ed è tuttora, far sì che il numero degli obiettori di coscienza rimanga relativamente basso, in modo da prevenire qualsiasi pericolo per il sistema di coscrizione obbligatoria. Per questo è da sempre così difficile riformare la legislazione finlandese in materia di obiezione di coscienza.

Kaj Raninen
attivista dell’Union of Conscentious Objectors Finland

Per ulteriori info:
Aseistakieltäytyiäliitto
Union of Conscentious Objectors
Peace Station, Veturitori
00520 Helsinki – Finland
www.aseistakieltaytyjaliitto.fi

Il rapporto WRI sull’obiezione di coscienza in Finlandia: http://wri-irg.org/news/2004/un-finland04-en.htm.

Obiettori totali attualmente in carcere
A metà dicembre 2004 gli obiettori totali in carcere erano circa 25. I seguenti possono essere contattati anche via e-mail.

Pyry Rechardt (20.10.2004-7.5.2005)
Daniel Koponen (16.12.2004-3.7.2005)
Helsingin työsiirtola
PL 36
01531 Vantaa
Finland

Pepe Nikander (25.10.2004-8.5.2005)
Keravan vankila
PL 133
04201 Kerava
Finland

Juho-Pekka Tiira (30.08.2004-19.03.2005)
Timo Turunen (25.10.2004-12.02.2005)
Ojoisten työsiirtola
Tampereentie 29
13600 Hämeenlinna
Finland

Jasu Johannes Rannikko
(9.8.2004-25.2.2005)
Käyrän avovankilaosasto
Pappilantie 36
21370 Aura kk
Finland

Touko Lehto (17.8.2004-6.3.2005)
Haminan työsiirtola
Karjakatu 25
49400 Hamina
Finland

Pasi Sivula (13.9.2004-28.3.2005)
Naarajärven vankila
Linnatie 25
76850 Naarajärvi
Finland

Sami Pikkarainen (9.8.2004-)
Juuan avovankilaosasto
PL 26
83901 Juuka
Finland

Il “Caso Hermaja”
Nel luglio del 2001, Jussi Hermaja è stato condannato da una corte finlandese per obiezione totale: niente di speciale, solo uno dei circa 70 casi all’anno. Ciononostante, a differenza di molti altri obiettori di coscienza, Jussi Hermaja non è finito in carcere, ma è fuggito in Belgio nell’ottobre del 2001, dove ha presentato richiesta di asilo. È stato l’inizio di un caso di asilo veramente speciale.
Il Belgio era stato ben scelto. È il solo paese dell’Unione europea che riconosce i cittadini degli altri stati membri dell’UE come possibili richiedenti asilo. Ma il Commissario generale per i rifugiati ha rigettato la richiesta di asilo di Jussi Hermaia, considerando non punitiva la lunghezza del servizio sostitutivo in Finlandia (anche se si tratta del doppio di quello militare). L’Alta corte del Belgio ha confermato in appello la sentenza nel marzo 2004.
Resta da vedere se il Belgio prenderà misure contro Jussi e lo deporterà in Finlandia, dove deve scontare 197 giorni di carcere.
Jussi è ricorso anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro la sentenza della corte finlandese. Una decisione al riguardo, però, è improbabile nel prossimo futuro.

Andreas Speck

Per info: www.hermaja.org
Si ringrazia Andrea Dilemmi per la collaborazione.

 

 

Atei e agnostici

Si è svolto al Palazzo Congressi di Firenze, a fine novembre scorso, il 6° Congresso Nazionale UAAR ed eravamo presenti.
Perché occuparcene? Per far conoscere questa associazione costituitasi di fatto nel 1987 e legalmente nel 1991. L’UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti) è l’unica associazione italiana di atei e agnostici completamente indipendente da forze politiche o da gruppi di pressione.
Nel suo statuto, l’art. 2 cita testualmente:

  1. promozione della conoscenza delle teorie atee e agnostiche e di ogni concezione razionale del mondo, della vita e dell’uomo;
  2. sostegno alle istanze pluralistiche nella divulgazione delle diverse concezioni del mondo e nel confronto fra di esse, opponendosi all’intolleranza, alla discriminazione e alla prevaricazione;
  3. superamento del principio della libertà di religione in favore del principio del pari trattamento da parte degli stati e delle loro articolazioni di tutte le scelte filosofiche e concezioni del mondo, comprese ovviamente quelle non religiose.
  4. riaffermazione, nella concreta situazione italiana, della completa laicità dello Stato lottando contro le discriminazioni giuridiche e di fatto, aperte e subdole, contro atei ed agnostici, pretendendo l’abolizione di ogni privilegio accordato alla religione cattolica e promuovendo la stessa abrogazione dell’articolo 7 della Costituzione che fa propri i Patti lateranensi fra Stato italiano e Vaticano.

E si qualifica sul piano filosofico:

(...) si propone di riunire le persone che hanno fatto una scelta di tipo ateo o agnostico; una scelta, cioè, che nega o pone in dubbio l’esistenza di ogni forma di divinità e di entità soprannaturale. L’aggettivo razionalisti, riferito sia agli atei che agli agnostici, intende esprimere anzitutto la fiducia nella ragione come mezzo di comprensione della realtà e funge da radicale discriminante nei confronti dell’irrazionalismo, ivi compreso quello di natura non religiosa. Il nostro obiettivo strategico è quello di ottenere l’eliminazione di ogni intrusione dello Stato in materia di scelte filosofiche personali, per consentire ai cittadini con diverse concezioni del mondo di convivere in un quadro di civile pluralismo e di rispetto reciproco delle scelte individuali.

L’UAAR pubblica una rivista bimestrale “L’Ateo” distribuito dalle Librerie Feltrinelli, ha un proprio sito Internet (www.uaar.it) ed ha collegamenti internazionali con l’IHEU (International Humanist and Ethical Union) consulente ufficiale dell’ONU, dell’UNESCO, dell’UNICEF, del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea; e con la FHE (Fédération Humaniste Européenne).
La sua struttura organizzativa è una suddivisione in circoli autonomi che fanno riferimento a un comitato di presidenza ed alla rivista “L’Ateo”. I circoli attualmente sono una ventina in Italia (dalla Sicilia al Veneto) e contano su un migliaio di aderenti.
Durante i lavori del congresso sono emerse diverse proposte piuttosto provocatorie quali quella di farsi destinare l’8‰ come fanno varie chiese o altre associazioni, o quella di autofinanziarsi per l’acquisto di un TIR di preservativi da distribuire gratuitamente di fronte alle scuole per promuovere la pratica del libero amore.

Umberto Del Grande