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Non possiamo non schierarci...

Il mio nome è Gesualdo. Avevo circa sette anni quando assistevo, insieme a compagni di infanzia, alle estrazioni di cadaveri dalle macerie di edifici crollati per i bombardamenti aerei di inglesi ed americani. Per noi era quasi un gioco e forse anche un modo per sentirci partecipi. Ho provato poi, insieme ai più, i morsi della fame, la privazione del necessario e la condivisione di una esistenza a rischio della sopravvivenza. Conosco la guerra. Conosco l’occupazione che ne segue, che comporta la sottomissione ai vincitori e la sospensione delle dignità personali.
Non dimentico la fatica spesa per recuperare un equilibrio capace di realizzare una formazione personale.
A tutto ciò devo la mia ripugnanza alle guerre, ma anche la passione per la pace ricercata non certo attraverso l'ingannevole richiamo della politica dei partiti, ma con la scoperta e la lettura di Pensatori di cui credo condividiamo la conoscenza.
Mi considero anarchico, ma a volte faccio fatica a riconoscermi come parte di organizzazioni rappresentative. Anche alcune posizioni di anarchici dichiarati mi lasciano perplesso, quando cadono in contraddizione, o quando risultano incerti di fronte ad eventi che invece pretendono espressioni di giudizio decise e tempestive.
Caro Andrea Papi, il caro resta, anche se devo contestare la tua posizione mostrata con i tuoi ultimi articoli pubblicati da “A” 302 e 301.
Nell’articolo con il titolo “Alla ricerca di nuove propositività” (che già pare un’arrampicata sugli specchi) nell’indicare: “due modi di individuare la tensione anarchica” riveli invece, una tendenza a sostenere “una situazione sociale anarchica” che somiglia moltissimo ad un governo ben accetto dagli anarchici. Forse proprio un governo anarchico? Che significa?
Ti invito a fare chiarezza, a beneficio di quanti ti hanno letto.
Nel prosieguo dell’articolo ammetti la “esemplificazione” che mi pare dannosa non tanto per la “riduzione ad uno schema duale” ma per la insinuante prospettiva di partecipazione a disegni di governo. Credo che anche i modelli che nel passato lontano o recente hanno voluto rappresentare comunità anarchiche siano oggi inutili e non proponibili. Infatti non è più pensabile che ci si disimpegni dalla lotta per la difesa dei diritti di tutti gli oppressi, nessuno escluso.
Il panorama che abbiamo di fronte è globale, anzi globalizzato da una tirannia finanziaria che non risiede in un luogo fisico. Una Tirannia che non ha un volto, che è sostenuto da quella parte di popolo del pianeta, che ne rappresenta lo scudo e che gode della relativa garanzia di consumare, con pochi limiti ed accaparrare i beni che apparterrebbero a tutti.
Nel tuo articolo fai riferimento alla pratica dell’insurrezione come non più efficace, che a mio parere però, insieme a quella del sabotaggio e dell’attentato meriterebbero di essere conservati per il valore emblematico che rappresentano.
Anzi non è escluso che possano almeno in sede locale considerarsi riproponibili per produrre falle nello scudo accennato.
Per tentare una risposta alla dualità che poni in evidenza fra propositiva e contropropositiva, mi rifaccio ad una frase che Michelangelo Buonarroti pronunciò in polemica con altri scultori naturalmente concorrenti. Egli diceva nelle sostanza che: “nell’arte dello scolpire vale più l’opera di togliere che quella di aggiungere” questo nella convinzione che nel togliere parti di pietra si raggiungesse il soggetto fino a liberarlo.
Questo enunciato mi pare abbia grande valore metaforico, per l’attività liberatoria che demolisce e rifiuta tutto quanto imprigiona e limita la liberta dell’uomo.
Mi pare congeniale all’anarchico la demolizione di ogni azione oppressiva con la lotta. Nel percorso dell’umanità futura restano da rimuovere molti macigni, come la pena di morte dove ancora c’è; le guerre, il razzismo, l’accumulo delle ricchezze e la conseguente mancata ridistribuzione delle stesse, la privazione della libertà delle carceri, l’abuso del potere di polizie ed eserciti, le armi, l’inquinamento l’eredità, e così si potrebbe continuare per molto l’elenco.
Ne avremmo di lotte da fare per contrastare ed abbattere quanto sia ingiusto, dannoso ed oppressivo per l’umanità, proponiamo la prosecuzione delle lotta, non proponiamo sistemi di assetto sociali, non ci competono, anzi prepariamoci ad esaminarli, a discuterli e se necessario a rifiutarli abbattendoli.
Per quanto riguarda l’articolo pubblicato su “A” 301, credo che non possiamo non schierarci né attendere che si giunga ad un esito in cui si sappia la parte vincitrice e la parte soccombente.
E necessario invece ripudiare questa guerra, come tutte le altre,non trascurando l’addebito delle responsabilità a chi l’ha provocata e schierarsi. Sì, schierarsi al fianco di tutti coloro che subiscono questo stato dei fatti, che sono caduti e che rischiano di cadere vittime.
Vorrei che ti unissi a me per un pensiero profondo di gratitudine per Baldoni, le due Simone e per tutte le persone ed associazioni che agiscono, forse senza saperlo, anche in nome nostro.

Gesualdo
(Napoli)

 

...ripudiando la guerra

Caro Gesualdo,
… come vedi ricambio il caro, che anche per me resta, pur contrastando con ciò che affermi. Sinceramente non ho capito molto bene quali posizioni sostieni perché ho trovato un po’ fumoso il tuo argomentare. Rispondo perciò con grande brevità solo su due punti da te sostenuti, perché sono gli unici che credo d’aver capito bene.

  1. Tu sostieni che io rivelerei una tendenza a sostenere “una situazione sociale anarchica” che somiglia moltissimo ad un governo ben accetto dagli anarchici. Al di là delle buone maniere dichiarate all’inizio nei miei confronti, mi sembra che sia, mistificante senza dubbio, forse addirittura offensivo, attribuirmi di sostenere, quindi di proporre, un governo anarchico. In tutto l’articolo cui ti riferisci ho continuamente proposto e sostenuto di attivare dei processi di autogestione, con lo scopo e la tendenza di dilatarli fino a mettere in piedi una società nella società. Vorrei capire come si può anche solo supporre, a meno che non si sia in malafede o non si conosca il senso delle cose (non so in cuor mio quale sia peggio), che autogestione in qualche modo, anche solo fantapolitico, possa convergere con una logica di governo (anarchico poi?). Forse volevi dire autogoverno e c’è stato un errore molto grossolano nel tuo esprimerti? Ma, caro mio, il concetto di autogoverno è proprio all’opposto del concetto di governo, anzi lo esclude, in quanto per autogovernarsi non si può essere governati, per la famosa “… contraddizion che nol consente…”.
  2. Alla fine della tua polemica sostieni che non possiamo non schierarci…, per aggiungere subito dopo che è necessario invece ripudiare questa guerra, come tutte le altre,… A parte il fatto che tutto il tono ed il senso di questo mio secondo articolo che contesti era dedicato al rifiuto, quindi al ripudio, di questa guerra, ma anche di ogni guerra in quanto tale (dovremmo quindi essere d’accordo, no?), non si capisce bene come per te sia possibile ripudiare una guerra schierandosi al contempo con uno dei due contendenti. Se poi lo schierarsi è riferito, come affermi alla fine, a tutti coloro che subiscono questo stato dei fatti, che sono caduti e che rischiano di cadere vittime, mi sembra che sia proprio per star dalla parte di questi ultimi che non bisogna schierarsi con nessuno dei due contendenti, per combattere una vera “battaglia” di ripudio della guerra.

Andrea Papi
(Forlì)

 

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