Rivista Anarchica Online


belpaese

C’è scudo e S.C.U.D.O.
di Carlo Oliva

 

Sicurezza vuol dire anche non aggravare ed esacerbare le situazioni.

Ho scoperto recentemente che uno scudo non è soltanto quello strumento di difesa di varia foggia utilizzato in combattimento da molteplici società guerriere dell’era del bronzo e del ferro. Può essere, non ve ne stupiate, un acronimo: per l’esattezza l’acronimo italiano di un’espressione inglese. In un testo, diciamo così, pubblicitario che mi è capitato di recente sott’occhio, S.C.U.D.O. (in lettere maiuscole puntate) sta per Security Consulting United Didactics Organization, che dovrebbe significare, più o meno “Organizzazione Unità di Consulenza Didattica per la Sicurezza”, come a dire una struttura (lì, veramente, la si definisce “una joint”) in cui più organizzazioni uniscono le proprie forze per spiegare a chi, per motivi personali o professionali, ne abbia bisogno, come migliorare la sicurezza propria o altrui.

Tempi difficili

I motivi per cui un organismo del genere si è costituito e si offre sul mercato sono, a prima vista, abbastanza persuasivi. “La nuova ondata terroristica e di crimine organizzato” si legge “attraversa un momento di rapida escalation e turba la necessità della vita quotidiana, seminando paura e preoccupazione nella società civile. I Governi e le Organizzazioni Internazionali affrontano questa minaccia con provvedimenti di emergenza e con l’adozione di regolamenti, direttive e risoluzioni dedicati alla verifica dell’efficacia delle misure di sicurezza già in atto” e i proponenti, quindi, “interpreti dell’attuale disagio e forti dei propri strumenti istituzionali” hanno ideato e sottopongono all’attenzione del pubblico “un programma a favore delle persone e delle proprietà all’interno degli ambienti ‘più a rischio’”. Nel concreto, l’offerta è quella di una serie di corsi professionali per la formazione di operatori esperti in materia. Le tipologie previste sono quattordici, e vanno dal “Security Training” – come lo chiamano – per Ship Security Officer (SSO) e Company Security Officer (CSO), che immagino siano gli ufficiali e i funzionari addetti alla sicurezza sulle navi e negli uffici, a quelli per il personale aeroportuale, gli impiegati bancari, gli Ufficiali delle Forze dell’Ordine, i Commercianti, le Guardie Giurate... A costoro si offre, suppongo a pagamento, “una formazione efficace per la prevenzione e la riduzione dei rischi”, per la “identificazione just in time delle possibili minacce” e per la “protezione propria e altrui in caso di attentato e di aggressione”.
Niente da eccepire, fin qui, salvo forse una certa sovrabbondanza di maiuscole e di termini inglesi. Viviamo in tempi difficili, sa Iddio se il terrorismo e la criminalità non rappresentano delle minacce reali – anche se, sull’incidenza dell’una e dell’altro nella vita di tutti i giorni si tende, per svariati motivi, a esagerare – e l’idea di insegnare alla gente il modo migliore di reagirvi senza perdere la testa non sembra, a prima vista, malvagia. Uno degli enti proponenti, una certa Logan’s Ltd di cui, personalmente, non avevo mai sentito parlare, si presenta come fondata “nel 1988 da un gruppo di consulenti di sicurezza, dotati di un vasto know how e di una grande esperienza nel campo”, tutti esperti che “hanno riunito una serie di qualità e di capacità e le hanno integrate per formare una sinergia vincente”, e si impegna a formare, per ogni progetto, “i Teams più adeguati per creare” di nuovo “una sinergia vincente, al fine di massimizzare l’efficacia, la professionalità e l’efficienza della sicurezza.”.

Micidiale efficienza

Quello che può lasciare perplessi, se mai, è l’elencazione delle qualifiche del personale. Le squadre della Logan’s – a quanto sembra – sono formate da “1. Ex alti ufficiali delle forze della difesa israeliani; 2. Ex alti ufficiali dell’Esercito e Senior della Marina internazionali; 3. Tecnici delle forze speciali antiterrorismo israeliani; 4. Specialisti di sicurezza antiterrorismo civile israeliani ed internazionali; 5. Ex ufficiali di Polizia internazionali; 6. Consulenti di Sicurezza specializzati in sicurezza marittima & aerea; 7. Tecnici specializzati in tecnologia & in sistemi di sicurezza; 8. Esperti di ‘intelligence’ internazionali”. Come a dire, tecnici a parte, di ex agenti segreti, ex militari ed ex poliziotti, con particolare riguardo a quelli provenienti dalle varie forze speciali e che abbiano operato sotto bandiera israeliana.
Niente di strano anche in questo, naturalmente. Anche a prescindere dal fatto che, come si può facilmente appurare, la stessa Logan’s Ltd è un’organizzazione israeliana, la scelta si spiega con l’alto grado di efficienza delle forze di sicurezza di quel Paese. Non occorre avere particolari competenze in tema di intelligence per conoscere la fama del Mossad e basta leggere i giornali per sapere con quanta micidiale efficienza i militari e gli specialisti del governo di Gerusalemme sanno intervenire contro chi mette a repentaglio la vita dei loro concittadini. Esperti più esperti di loro sembrerebbero davvero difficili da trovare.
Poi, naturalmente, uno comincia a riflettere. Comincia a dirsi che, efficienza o non efficienza delle sue forze speciali, Israele non è poi un Paese tanto sicuro, e non solo, forse, perché i suoi nemici sono particolarmente agguerriti e feroci. In fondo, la sicurezza in senso lato non si identifica al cento per cento con la security, nel senso che non dipende soltanto dalla capacità di difendersi. C’entra molto anche quella di non aggravare ed esacerbare le ostilità, il saper risolvere i problemi di convivenza e le rivalità storiche con giustizia e lungimiranza, la consapevolezza diffusa che la violenza, per quanto sublimata tecnologicamente, chiama solo altra violenza e che certe tensioni si possono anche ridurre a forza di compromessi e di buona volontà. Tutte doti che, com’è noto, all’attuale governo israeliano sarebbe difficile riconoscere e che, naturalmente, ai tecnici dell’antiterrorismo non vengono richieste. Per cui, forse, potrebbe valere la pena di chiedersi se la cultura della sicurezza come risposta esclusivamente militare non sia, in ultima analisi, più dannosa che altro e se affidarsi esclusivamente, in materia, a quel tipo di tecnici non possa significare un passo in più verso quella specie di militarizzazione totale della società che, come non ha rappresentato niente di buono laggiù, niente di buono può rappresentare per noi.

Cultura non attecchita

A queste domande, ovviamente, ciascuno può dare la risposta che crede, per poi agire di conseguenza. Chi si sentirà convinto, per un motivo o per l’altro, che le minacce vengono sempre e solo dal di fuori, perché la violenza dipende sempre e soltanto dalla malevolenza altrui, potrà rivolgersi in piena tranquillità a enti del tipo della Logan’s Ltd (chissà quanti altri ce ne saranno), certo di trovarvi il più sicuro e più valido dei presidi. Ma a me corre l’obbligo di far notare, per completezza d’informazione, che a proporre in Italia questo tipo di S.C.U.D.O. non sono soltanto loro. I proponenti, vi dicevo, sono due. Ex alti ufficiali ed esperti di intelligence sono chiamati a mettere a frutto il bagaglio delle loro competenze, ma non sono loro a organizzare i corsi che il programma, concretamente, propone. Anche questo è un compito specializzato e tocca, ovviamente, a degli specialisti. Ebbene: il partner della Logan’s in questa occasione non è altri che l’ENAIP, l’Ente Nazionale ACLI Istruzione Professionale, una delle strutture più importanti dell’associazionismo sociale cristiano nel Paese. E se vi pare strano che un ente morale che emana dalle ACLI, che, come è noto, fanno parte della Tavola della Pace e contribuiscono non poco (va detto) a esprimere l’opposizione alla guerra di tanta parte del mondo cattolico, organizzi e proponga una serie di “corsi professionali” tenuti da ex alti ufficiali dell’esercito e delle forze speciali israeliane, be’, non posso che darvi ragione di tutto cuore. La cultura della pace, evidentemente, nel nostro strano Paese non ha attecchito fino in fondo.

Carlo Oliva