Rivista Anarchica Online


attenzione sociale


a cura di Felice Accame

Tutto fumo e niente arrosto

 

Perlopiù, l’informazione supplementare si rende necessaria per rendere esplicita una contraddizione. Ad un telefono pubblico, che non è in grado di svolgere la propria funzione regolarmente, qualche anima pia applica con l’adesivo un pezzo di carta su cui ha scritto «guasto». Spesso, nei bar, è «guasto» anche il bagno, ma, usando le mosse retoriche opportune – o, anche, mettendo mano al portafoglio –, è possibile altrettanto spesso farsi consegnare una chiave salvifica che, da «guasto» che era, lo rende immediatamente «sano», ovvero agibile. Non sempre il progetto degli oggetti di cui ci circondiamo comprende la segnalazione evidente della loro eventuale incapacità di svolgere la funzione per la quale sono stati realizzati. Va da sé, allora, che qualcuno sopperisca come può.
Mi è capitato sotto il naso, tuttavia, anche il caso opposto. Compro una cartolina con relativo francobollo, ci scrivo quel che ci devo scrivere, cerco nei dintorni l’apposita cassetta dove imbucarla, la trovo e, non senza meraviglia, m’imbatto in un cartello che ci trovo incollato sopra. Un cartello su cui sta scritto: «Funziona». Sul perché ci si potrebbe scrivere un trattatello di antropologia.
Mi guardo attorno e constato che la struttura urbana in cui è situata la cassetta potrebbe anche suggerire che lì nulla e alcunché possa e debba «funzionare». Osservo la cassetta e non fatico a distinguerne i caratteri dell’usura e della pubblica dimenticanza. Effettivamente, nessuno penserebbe di imbucarvi una lettera mantenendo viva la speranza che quella lettera viaggi davvero e, poi, venga recapitata. Sembra più il residuo di una civiltà scomparsa che un marchingegno di servizio alla sconsolata e sconsolante umanità attuale. Ci sono, in altre parole, tutti i presupposti perché qualcuno si senta in dovere di fornire al passante la preziosa informazione supplementare – informazione che, questa volta, non contraddice la funzione, ma, in appoggio, diciamo così, ad una presenza fattasi sbiadita, l’assevera, la ribadisce.
Anche il nostro Ministero per la Sanità, recentemente, si è dato da fare per distribuire informazione supplementare. Sui pacchetti di sigarette sono dunque comparse scritte come «il fumo uccide», «il fumo crea un’elevata dipendenza, non iniziare» e altri moniti all’indicativo – quel «modo» che, come dicono i grammatici alla buona, designa certezze. Al di là del fatto che non si capisce perché scritte analoghe non figurino sulle confezioni di frutta e verdura (pesticidi) o sulle bistecche (non solo i giovani prioni, ma anche il vecchio colesterolo), o sui telefoni cellulari (onde elettromagnetiche), la vicenda merita una riflessione.
Il capitalismo non si ferma di fronte a nulla e, pur di tirare diritto, non esita a rivestire le sue merci di moralità. Una moralità che, peraltro, mette in gioco valori alti o, anzi, valori massimi come la vita. Se qualche apocalittico utopista già individuava in ogni tipo di merce un veleno sociale, qui, nella banale quotidianità del mercato, si vende merce che, addirittura, ha l’esplicita presunzione di uccidere. Tuttavia, rispetto al caso del telefono guasto o della cassetta postale sana, il plusvalore informativo si costituisce con un percorso più tortuoso. Nel primo caso, ci si riferisce ad un rapporto diretto fra lo strumento e la sua funzione; nel secondo – dove la cassetta non è propriamente una macchina –, il rapporto è costituito grazie ad una metafora (la cassetta fa parte di un sistema e questo sistema può funzionare e può non funzionare); nel caso delle sigarette, invece, la funzione (quella di uccidere) è mediata da un insieme di saperi che includono interazioni complesse ed eventi più facilmente rilevabili in termini probabilistici che deterministici. Se qualcuno prova a telefonare con un telefono che non funziona, semplicemente, non telefona; se qualcuno infila una cartolina in una cassetta delle lettere, o la cartolina arriva o la cartolina non arriva – il risultato è verificabile entro discreti limiti di sicurezza. Se qualcuno fuma una sigaretta è difficile che ci rimanga secco sul colpo. «Tutto è fumo», diceva d’altronde Monimo il cinico (secondo lo scetticissimo Sesto Empirico). Sembrerebbero esserci tutti i presupposti perché gli affari delle multinazionali del tabacco continuino ad andare a gonfie vele.

Felice Accame