Rivista Anarchica Online


mail art

Il bandito in bicicletta
di Patrizia “Pralina” Diamante

 

Una mostra itinerante di mail-art, un libro di prossima pubblicazione. L’ultima compagna di Horst Fantazzini lo ricorda.

Horst Fantazzini, in semilibertà dopo 37 anni di prigionia, ebbe l’idea di rapinare una banca il 19 dicembre scorso (2001) “armato” unicamente di un cutter. Avrebbe tentato la fuga in bicicletta. Senza riuscirvi, perché fu bloccato e arrestato insieme al suo complice.
Morì in carcere cinque giorni dopo, la sera di Natale; l’autopsia richiesta dalla famiglia riscontrò un “aneurisma aortico addominale”. Non aggiungerò altre parole per commentare la violenza cieca dello stato, che ad un’avventura infantile, o comunque come diavolo altro si voglia chiamare, risponde con il massimo della repressione possibile.
Quello che segue è un omaggio, scanzonato, ironico come sapeva esserlo Horst.
Nessuna apologia, nessun vittimismo.
No comment sul suo gesto, del resto avrebbe dovuto parlarne lui e non l’ha fatto.
I miei occhi vedevano negli ultimi tempi, soltanto un uomo con gravissimi problemi di salute, non l’avrei mai ritenuto “adatto” per andare a rapinare una banca. Evidentemente, c’è chi non ha considerato questo aspetto.
Troppe cose sono state dette, spesso a vanvera, soprattutto da chi non ha avuto la benché minima parte nella vita di Horst. Avvoltoi che si sono cibati della spettacolarizzazione della sua fine (ma non solo di questo), per farne una “bandiera” che coprisse le loro miserie pseudo-politiche e i loro vuoti esistenziali.
Allora, perché non ricordarlo con i segni e con i colori? Non era forse un artista, non solo sulla carta... ma anche nella vita!
Quando l’idea di una mostra di arte postale itinerante – che accompagni la prossima uscita del libro omonimo – ha cominciato a prendere corpo e centinaia di inviti hanno viaggiato sulle ali della posta, nel giro di alcuni mesi sono arrivati i contributi di 97 artisti da tutto il mondo, ancora, mentre sto scrivendo questo pezzo, ne stanno arrivando...
Mi commuove il fatto che da Mosca si sia mobilitato un gruppo di nove artisti, tutti giovanissimi.
Mi piace pensare, che se Horst fosse ancora vivo, ma vivo lo è ancora più di tanti... avrebbe “catturato” tutte queste immagini per il suo computer. Si sarebbe divertito come un matto a guardarsele, sorridendo sornione. Non perché gli piacesse di essere al centro dell’attenzione (un po’ si), ma perché aveva un senso estetico e un piacere per le immagini grandissimo.
Ma la cosa più straordinaria è che quasi nessuno di questi artisti conosceva Horst, eppure hanno colto tutti nel di/segno. Anzi, in alcuni casi sono andati oltre...
Dal Wisconsin, Malok mi manda l’immagine di un cutter (quando nell’invito per l’iniziativa si parlava unicamente di pistole giocattolo)! Jean Toche di New York inventa un racconto con una descrizione accurata della casa di Horst. Bene, nel suo racconto ci mette anche un libro di Albrecht Dürer (in effetti, l’ultimo libro che avevamo comperato e che stava sul tavolo del tinello il giorno dell’arresto)!
Da County Donegal, Irlanda, il musicista e poeta Barry Edgar Pilcher mi fa prendere un mezzo accidente: nell’immagine è raffigurato lui... ma ha un bel paio di baffoni e un cappellino: è il sosia di Horst dei tempi migliori! Stento a capire se si tratta di una vecchia foto del tricheco oppure è uno scherzo dei cromosomi celtici. La seconda che ho detto.
Horst bandito = bambino, con le orecchie da topolino, così raccontano le immagini di Claudio Parentela e del francese Daniel Daligand; con il cappello sbarazzino per l’olandese Genootschap Rolf Soesman, con una pistola ad acqua forse prestata dallo svizzero Andrea Pagnacco; con un progetto per fabbricarsi una coloratissima quanto improbabile pistola giocattolo secondo Anna Finetti; con tante idee preistoriche (siamo ormai alla pittura rupestre) ma nessuna molto fortunata secondo Elle Pi Kappa; con il tratto ingenuo e schizzato di AskAlice Art Net da Pasadena, con l’affermazione “un’avventura quasi infantile” della brasiliana Maria Georgina Faddul Biafora, e di tanti altri.
“Una pedalata vi seppellirà!!!”, è questo il grido patafisico dei Troglodita Tribe... “Horst pedalava, e voi sparavate...”.
Eugen Galasso scherza sulla “bolognesità” di “Orst” che senza l’acca tedesca pare proprio inoffensivo. Antonio Lombardo si rammarica che non abbia preso una strada diversa, scappando via dall’Italia.
Horst bandito = bicicletta, e qui le fantasie più ardite su questo mezzo di libertà prendono forma, Manuel Ruiz Ruiz narra di segnaletiche obbligatorie che conducono all’arresto; Birger Jesch piange una bici sott’acqua ormai persa; State of Being produce una bicicletta che se la ride da sola; per Kelichi Nakamura di Tokio la bici è un semplice segno; per l’australiano Cornelius Vleeskens la bicicletta è ferita ma lascia tracce (una A cerchiata) sull’asfalto; Libera Carraro ed Elsa Emmy dicono che la bicicletta ha un suo valore e un suo pregio artistico, per Ivano Vitali la bicicletta è vitale e produce comunicazione e momenti di lotta, mentre Doriano Rota ricorda che le orme delle ruote di una bici possono calpestare l’idea delle banche.
Horst bandito = gentleman, un po’ maleducato così come racconta Eberhard Janke, scanzonato questo è certo e Zav Albatroz gli mette nella testa la luna e in mano un mazzo di fiori per le “ragazze»... diavoletto, come dice Keith Bates, avventuriero picaresco dice Emilio Morandi, oppure raffinato dandy come racconta Martin H. W. Hornshuh. Però il bandito ha anche una certa età, e forse anche la barba lunghissima come quella di Matusalemme, e... andando in bicicletta, pedalando pedalando con fare dignitoso, gli rimane il malloppo impigliato nella barba: cos’ ci spiega Markus Steffen.
Horst bandito = fine tragica e non ce lo dimentichiamo, nella pittura di Salvatore Corvaio, di Alexander Fichtner, di Sissi De Martin e di altri. Altro segno, altri colori, più lievi, nella pittura iperrealistica straordinaria dell’artista catalano Antoni Mirò, che accosta la parola “bandito” non ad Horst, ma al presidente Bush!
Horst bandito = volo di libertà, è il canto di Elisabetta Oneto, che mette le ali alla bicicletta; una creatura alata nel quadro di Marco Terroni; in Brasile come un angelo sensuale onirico lo disegna Helena Roncari, altrove viene visto da Marta Bosch, pedalando sulle nuvole verso il Circolo Polare Artico... dalla Finlandia con amore, Kimmo Framelius spiega che Horst non è solo, c’è anche la sua compagna e tenta di descriverci (lui pelato, lei con i capelli lunghi con la frangetta... ma chi gliel’ha detto?).
Tragica fine, mistero fitto, come nei tarocchi, nella splendida incisione dell’egiziano Badr El Din Awad Badr.
Ant Porka, con il tratto fine del fumettista, immagina uno “scontro” tra il bandito (questa volta armato sul serio, ma sempre in bici) e un furgone della polizia.
Pablo Sixto Nuñez, dall’Argentina, ci fa sapere che le cose vanno proprio male per colpa delle banche, che sarebbero da svaligiare tutte!
Gli artisti che non ho ricordato, compariranno comunque nel catalogo che verrà realizzato presto.
Ringrazio Marianna e Beniamino Vizzini della rivista “Tracce”, Luisa Mondo e Rino De Michele per il loro sostegno. Questo è solo l’inizio del progetto. Con la mostra itinerante, abbinata alla presentazione del mio libro, anche le indispensabili cene di sottoscrizione (per il progetto stesso), letture di poesie, cabaret, concerti di musica, ecc. più la proiezione del film “Ormai è fatta!”, tutto questo muoverà un sacco di energie positive e continuerà – spero – per un lungo periodo dal prossimo anno.
Per ricordare insieme Horst Fantazzini nel modo migliore possibile.

Patrizia “Pralina” Diamante