Rivista Anarchica Online


Carrara

Signora Libertà
Signorina Anarchia

testo di Marco Pandin
foto di Jurgen Kohl

 

Un migliaio di persone hanno affollato il 5 e 6 aprile Carrara.

Mi ha molto toccato l’esperienza complessiva di questi incontri, organizzati a vent’anni di distanza dal concerto tenuto nella stessa città, Carrara, da Fabrizio De André e dai musicisti del suo gruppo a sostegno della stampa anarchica.
No, purtroppo non c’ero lì a Carrara vent’anni fa (anche se a quel tempo ho assistito altrove ad un concerto di De André con la PFM), ma da qualche parte nel cuore “sento” che quel concerto di Carrara dev’essere stato per forza diverso da quello che invece ho visto e sentito io. Diverso come impatto, come intensità oltre che come contesto e ragioni.
Smettendo di fantasticare, vi racconterò che sono arrivato troppo tardi la sera del venerdì 5 aprile per poter partecipare all’incontro con i collaboratori di Fabrizio: hanno raccontato le proprie esperienze dirette Piero Milesi, Reinhold Kohl, Mauro Pagani, Massimo Bubola e Franz Di Cioccio, nomi che immagino conosciate bene e probabilmente meglio di me.
Il ritardo non mi ha comunque impedito di raccogliere, una volta arrivato, certi umori serali (più che ad un convegno di studi si respirava un’aria da incontro tra amici, stando a quanto m’è stato raccontato), certi discorsi e commenti (ancora, ho sentito raccontare più volte e con tono sempre sorpreso della “disponibilità” dimostrata da persone dal nome noto, ritenute a torto inavvicinabili).
L’atmosfera era verificabile all’incontro seguito alla proiezione del bel film “Faber”, realizzato da Romano Giuffrida e Bruno Bigoni, quest’ultimo presente in sala per raccontare, dire, spiegare. Un film del tutto particolare questo, che racconta Fabrizio De André senza mai mostrarlo direttamente ma scegliendo strade secondarie: i racconti degli amici e dei conoscenti, la voce registrata in occasione di interviste o di concerti, qualche scampolo di canzone. Molti sono stati sorpresi nell’ascoltare, giusto mentre scorrevano i titoli di coda, la voce di Fabrizio che s’intrecciava a quella di Max Manfredi ne “La fiera della Maddalena”, un brano suggestivo ma poco conosciuto, purtroppo circolato poco.
Interessanti e curiose le due mostre allestite, quella fotografica di Reinhold Kohl (che ha più volte saputo ritrarre un Fabrizio De André naturale ed umano) e quella di vinili, poster ed altri “oggetti” curata dall’enciclopedico Mariano Brustio.
Molte centinaia di persone hanno partecipato all’incontro del sabato pomeriggio, in cui Mauro Macario, Romano Giuffrida, Cristina Valenti, Paolo Finzi e Franco Fabbri si sono alternati nello “spiegare” i loro punti di vista su di un Fabrizio De André quanto mai vivo e presente.
Un momento di viva emozione c’è stato nella sala quando, improvvisamente, s’è messo in funzione un cd-player diffondendo la composizione di Franco Fabbri dedicata a Carlo Giuliani, realizzata utilizzando e trattando elettronicamente frammenti della voce di Fabrizio De André su loop elettronici di Brahms (non c’era stato verso di far funzionare il cd-player al momento desiderato: probabilmente gli spiriti “sapevano” qual’era il momento più adatto…).
Altro momento di profonda emozione è stato l’ingresso in sala di Fernanda Pivano, accompagnata da Dori Ghezzi. Un grande abbraccio le ha accolte, in forma di applauso lungo e caldo. La Pivano ha parlato a lungo del “suo” Fabrizio, senza vergognarsi della commozione che le faceva luccicare gli occhi e tremare la voce, riservando per lui un posto di grande rispetto nel mondo dei Poeti invece che nel mondo dei cantanti di musica leggera.
Altro intervento molto applaudito e a suo modo divertente è stato quello di don Andrea Gallo della comunità S. Benedetto di Genova, prete di strada.
La sera di sabato è stata caratterizzata dai concerti dal vivo di Mauro Pagani e Massimo Bubola: due maniere diverse di cantare e suonare così come diverse sono le loro strade. Sul palco, improvvisato presentatore, Reinhold Kohl, fotografo e amico di Fabrizio, nonché organizzatore dell’evento. Il teatro era strapieno, peccato davvero che ci sia stata così tanta gente costretta a rimanere fuori.
Mauro Pagani ed il suo gruppo hanno impressionato per profondità espressiva e per la cura meticolosa delle forme del suono: niente era fuori posto nel loro splendido mosaico. Il musicista ha offerto l’altra parte del cielo di “Creuza de mà”, sorprendendo per l’intensità poetica della sua musica e per l’amore sconfinato con cui tratteneva le canzoni tra le dita prima di lanciarle in aria a prendere colore. Davvero indimenticabile la sua versione struggente di “Sidun”, una canzone disperata tornata violentemente attuale proprio in quei giorni.
A sorpresa, non annunciato nei manifesti né dalle solite voci di corridoio, tra Mauro Pagani e Massimo Bubola, è salito sul palco Vittorio De Scalzi, cantante e chitarrista di un gruppo rock mitico, i New Trolls. Grande mestiere, la polvere di tanta strada sulle scarpe, De Scalzi ha proposto una manciata di perle difficili da “Senza orario, senza bandiera” (l’album realizzato dai New Trolls nel 1968 su testi di De André e Riccardo Mannerini) e da “Non al denaro, non all’amore né al cielo” (album in cui egli partecipò come chitarrista in tutti i pezzi), affiancato dalle brillanti improvvisazioni di Mauro Arcari.
Un grande successo di pubblico ha ottenuto anche Massimo Bubola, accompagnato dallo straordinario violinista Michele Gazich.

Marco Pandin

La mostra di storici vinili (e altri oggetti) curata da Mariano Brustio

 

Il servizio-libreria curato dal Circolo anarchico "Gogliardo Fiaschi"

 

La mostra di fotografie "Signora libertà, signorina anarchia" di Reinhold Kohl

 

da sinistra: Cristina Valenti, Paolo Finzi, Romano Giuffrida, Fernanda Pivano

 

da sinistra: Mauro Pagani, Franz di Cioccio, Piero Milesi, Reinhold Kohl e l’assessore Marilina Ulivi

 

Al teatro degli Animosi la presentazione di “Faber”. Da sinistra: Bruno Bigoni e Mariano Brustio

 

 

Mauro Pagani

 

Vittorio De Scalzi e Mario Arcari

 

Michele Gazich e Massimo Bubola

 

Tra il pubblico, in seconda fila Giovanna Alimonti e Dori Ghezzi, davanti Franco Fabbri (questa foto è di Letizia Delia)