Rivista Anarchica Online


 

Collegamenti Wobbly si presenta
A colloquio con Cosimo Scarinzi, della redazione di Collegamenti:

Puoi dire in modo sintetico quali sono le radici di Collegamenti?
Collegamenti, per l’organizzazione diretta di classe nasce, negli anni ’70, sulla base di un’ipotesi forte e ragionevolmente strutturata. I compagni che allora diedero vita a questa esperienza volevano svolgere un lavoro di ricerca critica sulle modalità di espressione delle lotte del proletariato valorizzando le forme di autorganizzazione sociale che si andavano sviluppando a livello nazionale ed internazionale. La redazione era in stretta relazione con una rete di collettivi di fabbrica e di territorio dei quali si sentiva diretta espressione.
Se dovessimo definire con una formula il punto di vista che allora ci caratterizzava potremmo dire “classe contro vecchio movimento operaio” come passaggio dialettico a “classe contro capitale”. La rottura del controllo socialdemocratico e staliniano sul movimento dei lavoratori era per noi un obiettivo praticabile ed un orizzonte progettuale adeguato.
Il ciclo di lotte che va dall’inizio degli anni ’60 alla fine degli anni ’70 sembrava autorizzare uno schema che era sovente rozzo ed unilaterale ma efficace. Il vecchio movimento operaio poteva essere interpretato come l’espressione del controllo borghese della classe e, in particolare, di quello della borghesia di stato e della corrispondente piccola borghesia.
Oggi è facile cogliere i limiti di quell’approccio che non coglieva appieno i caratteri dell’integrazione delle classi subalterne nell’ordine sociale dominante ma non ne va negata la fecondità. In ogni caso, nessun pentimento.
Se questo particolare tipo di operaismo le cui radici sono rintracciabili nel sindacalismo d’azione diretta era il mito fondante ed il quadro analitico di riferimento delle origini della nostra avventura è bene ricordare che Collegamenti ha tentato un’originale sintesi teorica riuscendovi almeno parzialmente.
Possiamo individuare tre radici di questa elaborazione.
1. La tradizione anarchica nella sua versione classista e comunista liberata da incrostazioni ideologiche e da rigidità autoreferenziali.
2. La sinistra comunista tedesco-olandese e, in genere, la tematica consiliare fuori da ogni impianto determinista.
3. La scuola della composizione di classe di cui si riprendevano le radici antiburocratiche.
La rivista è stata, quindi, un laboratorio che ha permesso la collaborazione feconda fra compagni di formazione anarchica e marxista critica sul terreno dell’intervento militante, della ricerca, dell’inchiesta.

Questo fino alla fine degli anni ’70, ma nella prima metà degli anni ’80 la situazione si modifica notevolmente. In che modo questi cambiamenti si ripercuotono su Collegamenti?
Gli anni ’80 e la fine del ciclo di lotte nel quale la rivista è nata hanno determinato la scelta di porre l’attenzione sul modificarsi della composizione di classe, sul precariato, sulle lotte nel settore pubblico senza che il modello teorico di riferimento venisse sostanzialmente messo in discussione o, meglio, con la fuoriuscita dei compagni che lo mettevano in discussione. La rivista scelse allora di chiamarsi Collegamenti Wobbly, mantenendo il sottotitolo “per l’organizzazione diretta di classe”, per rimarcare il riferimento all’esperienza degli IWW , il sindacato d’azione diretta che si sviluppò negli USA nei primi decenni del secolo. L’attenzione particolare alle lotte dei lavoratori precari ci induceva a valorizzare una straordinaria esperienza di mobilitazione e di organizzazione dei lavoratori immigrati nel più importante paese capitalista.
Gli anni ’90 ci hanno visto in una situazione delicata: la rivista era uno strumento al quale ci legava una serie di relazioni, il lavoro passato, la speranza di un superamento dei limiti del conflitto sociale che pure si manifestava. Abbiamo proseguito nella documentazione di quanto i movimenti esprimevano, nel confronto sulle prospettive e sulle possibilità che sembravano aprirsi, nel tentativo di cogliere nelle lotte potenzialità antisistemiche ponendo l’attenzione su alcune precise, questioni:
– la fine del blocco sovietico e il dominio a livello planetario del modello occidentale;
– la fine o, almeno, il radicale ridimensionarsi del ruolo, del peso, della presenza del vecchio movimento operaio;
– il salto di paradigma produttivo del quale siamo testimoni.
Il lavoro svolto su questi temi è stato, a nostro avviso, interessante ma è maturata la consapevolezza che, se si assume che questo è il quadro dal quale dobbiamo ripartire, dobbiamo accettare che non bastano adattamenti ma è necessario assumere ipotesi di lavoro sostanzialmente nuove. Nuove non nel senso di una rimozione dei risultati e dei limiti del lavoro svolto ma dell’assunzione del fatto che il lavoro di inchiesta militante sul conflitto sociale è necessario ma non sufficiente.

Cosa è Collegamenti Wobbly oggi?
Sostanzialmente una rivista di teoria politica di segno esplicitamente libertario. Quello che si propone di indagare è il potere nella sua capacità di riprodursi e di adattarsi plasticamente alle contraddizioni che lo attraversano.
Ci riferiamo alla macchina statale, al quadro geopolitico, alle innovazioni scientifiche e tecnologiche, all’organizzazione produttiva, ai linguaggi e alle culture dominanti, subalterni, antisistemici, alle forme della lotta di classe e, per dirla tutta, alle prospettive rivoluzionarie che vi sono.
Su molti di questi temi il collettivo redazionale ha lavorato per molti anni e lavora oggi, non si parte dal nulla ma quello che è gradualmente mutato è l’impianto generale del nostro lavoro. Si è, infatti, sentita l’esigenza di assumere un’esplicita dimensione progettuale che permetta di selezionare gli argomenti da trattare, gli interlocutori, gli avversari.

Su queste ipotesi abbiamo trovato e contiamo di trovare nuovi redattori e collaboratori interessati a questo progetto che riteniamo sufficientemente rilevante da meritare il sacrificio di una continuità formale e la modificazione, parziale, del nome della rivista.

Cosimo Scarinzi
della redazione di Collegamenti

COLLEGAMENTI WOBBLY
Per una teoria critica libertaria
Esce semestralmente, a febbraio e settembre


Redazione di Genova e Amministrazione:
c/o Guido Barroero, vico Condino 1/6, 16156 Genova-Pegli
Tel. 010/565328
E mail: walker10646@msn.com

Redazione di Torino:
c/o Renato Strumia, via Monterosa 104, 10154 Torino
Tel. 3479344825
E mail: collegamenti@hotmail.com

Redazione di Parigi:
c/o N. Thirion, rue d’Oran 34, 75018 Paris
E mail: chdegouttiere@hotmail.com

Prezzo 7 Euro
Abbonamento annuo (per l’Italia e per l’estero) 12 Euro
Ccp 10798173
intestato a Guido Barroero, Vico Condino 1/6, 16156 Genova Pegli

COLLEGAMENTI WOBBLY ha una distribuzione militante e per abbonamento. La rivista è inoltre in vendita nelle librerie delle principali città. Distribuzione DIEST, via Cavalcanti 11, Torino.

Indice n.1 del febbraio 2002 (sesta serie)

Editoriale

Dossier Guerra

Stefano Capello – Il “Grande gioco”, Da Kim a Bin Laden. Appunti sulla guerra afghana
Pietro Stara – L’11 settembre tra continuità e discontinuità storica

Dossier G8

Claudio Albertani – Paint it black. Blocchi neri, tute bianche e zapatisti nel movimento antiglobalizzazione
Diego Giachetti – Centro destra e padani, prima durante e dopo il G8 di Genova
Cosimo Scarinzi – Genova 20 luglio – New York 11 settembre. Brevi note su movimento e questione sociale


Economia e Lavoro

Renato Strumia – Macroeconomia della guerra
Nicole The’ – “Reddito garantito”: Alcuni interrogativi scomodi
Gianni Carrozza - Il “premio per il lavoro”: Un regalo avvelenato

Formazione

Maurizio Pentenero – Riflessioni inattuali sulla formazione professionale
Benedetto De Gaspari – Note sullo stipendio europeo

Ideologie

Mario Coglitore – Il fascismo oltre il fascismo: appunti per una ricerca

Recensioni

Degli inquisitori vecchi e nuovi e di quelli che verranno. Intervista a Valerio Evangelisti (Carla Pagliero)
Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939)
Gianni Furlotti, Parma libertaria (Diego Giachetti)
Vasco Rossi, Stupido hotel (Diego Giachetti)
Amedeo Bertolo, L’anarchico e l’ebreo (Gianfranco Ragona)
B.Traven, La nave morta (Guido Barroero)

 

Nell’ambito della finanza critica

Una piacevole impegnativa e interessante gravidanza, iniziata due anni fa, ha avuto come esito questo libro (MAG 4 e MAG 6. Il denaro come se la gente contasse qualcosa. Percorsi e interrogativi su una finanza critica, a cura di Maria Rita Prette, edizioni Sensibili alle foglie, Dogliani (Cn) 2000, pag. 135, euro 12,91) che definiremmo “itinerante”. Alle origini di questo, che si propone come uno strumento che cammina – parole di carta che vogliono farsi voci nell’incontro e nel confronto, interrogando e interrogandosi – stanno due percorsi che si sono fortunatamente incontrati: uno sguardo esterno desideroso di offrirsi come interlocutore di esperienze altre e la necessità desiderante di percorsi di autoriflessione autocritica e comprensione di sé da parte di quelle esperienze, nella fattispecie l’esperienza della Mag 4 di Torino e della Mag 6 di Reggio Emilia, cooperative di mutua autogestione che lavorano nell’ambito della finanza critica.
Chi vive, o ha vissuto, esperienze collettive di qualsiasi genere, in particolare, quelle che riguardano gruppi di persone che si ritrovano intorno a delle idee, è probabile che percepisca o abbia percepito un’ambigua, un po’ inquietante insoddisfazione, quando, davanti al fallimento o alla chiusura, insomma alla cosiddetta fine di quelle esperienze, ci si è affannati a cercare spiegazioni razionali, forse il più delle volte, delineando su qualcuno o qualcosa quel “salvifico” ruolo di capro espiatorio che permette, spesso, di sorvolare sulle radici di disagi e problemi irrisolti ben più profondi.
Spostare fuori da sé, o dalla propria esperienza, qualcosa o qualcuno, sembra essere quasi sempre segno di rimozione e quasi mai onesto riconoscimento di strade che necessariamente, naturalmente e nella libertà reciproca, si dividono.
L’idea non basta: è uno dei punti di partenza di questo percorso in forma di libro che nasce proprio dal bisogno e dal desiderio di interrogarsi su uno dei nodi fondamentali che sta alla radice di ogni aggregazione, soprattutto se ideale: le relazioni.
Forse non è un caso che la finanza critica, perciò, sostanzialmente, una ricerca intorno al rapporto con il denaro, restituisca questo nodo con ancor più cruda ed essenziale precisione.
A lungo molti contesti sociali impegnati a portare avanti idee differenti del mondo, hanno scelto, anche non scegliendolo consapevolmente, di rimuovere o demonizzare il denaro e quindi, in entrambi i casi, di non occuparsene.
Ricordando Gaber: “… un’idea, un concetto, un’idea, finché resta un’idea, è soltanto un’astrazione… se potessi mangiare un’idea, avrei fatto la mia rivoluzione….”.
Il denaro, il rapporto con il denaro e il suo uso, pongono interrogativi destabilizzanti tanto quanto determinanti al nostro mondo di idee, letture del mondo, impegni sociali e politici.
E pongono ancor più inesorabilmente interrogativi sul nostro modo di stare alle relazioni interpersonali nell’ambito delle esperienze collettive nelle quali queste si giocano, dipanandosi nei ruoli e nei meccanismi relativi a concetti come: responsabilità, rischio, potere, fiducia, delega, trasparenza, partecipazione.
Accogliere la complessità del vivere, non accettare di semplificare tutto ciò che ci si pone come non immediatamente e chiaramente risolvibile, desiderare di andare oltre nella ricerca di qualcosa che possa assomigliare sempre di più a idee “in carne e ossa” da proporsi e proporre a chi desidera credere che un altro mondo è possibile, significa offrirsi e offrire un’amicizia tra teoria e prassi che qui e ora restituiscano senso a una significativa presenza nel mondo. Una presenza che tragga la sua forza non dall’arroganza, non dall’adeguamento a modelli imperanti e nemmeno a fittizie identità collettive, ma da un agire capace di produrre realtà e sogno allo stesso tempo, nella costruzione di identità che non hanno bisogno di aggredire o escludere la differenza per affermarsi e riconoscersi e che desiderano, continuando a interrogarsi, non costringersi ferme ad alcuna risposta.
Il libro propone i materiali di una ricerca avviata dalla cooperativa Sensibili alle foglie nel mondo Mag (mutua autogestione), sigla che designa un’esperienza di finanza critica precedente alla nascita della Banca Etica e, seppur contigua, differente da essa.
Il lavoro si offre come stimolo a una riflessione - discussione - approfondimento intorno a due aree tematiche sulle quali ci si è confrontati nel corso della ricerca: il denaro e le relazioni, che hanno consentito di guardare anche alle implicazioni dell’ideologia e del potere.
Le aree tematiche vengono percorse dal filo di Arianna che ha intessuto il lavoro fatto sin qui: lo scarto tra l’enunciato e la pratica. Questa “problematizzazione” è fondamentale affinché lo sguardo su di sé (che si rimanda all’esterno) non si chiuda dentro uno schema mortificando quella che è la ricchezza esperienziale.
La proposta che rilanciamo a coloro che sono interessati a sostenere questo percorso di ricerca, offre diverse opportunità di collaborazione:
* lettura del libro ed eventuale confronto su esso
* momenti di presentazione del libro
* seminari che consentano percorsi di riflessione, approfondimento e scambio (rispetto a questo strumento abbiamo elaborato uno schema di lavoro interattivo che intendiamo proporre come metodologia di lavoro)
* diffusione del libro o delle informazioni su di esso nei propri circuiti di riferimento
* diffusione “telematica” mirata a siti o liste potenzialmente interessati
* diffusione a giornali o riviste che possano essere potenzialmente interessati
…e quant’altro nascerà dalle proposte di persone o gruppi di persone che abbiano desiderio di affrontare queste tematiche.
L’aspetto fondante della circolazione di questo strumento, che è anche il motivo per cui l’abbiamo prodotto, vorremmo fosse il nascere di uno scambio e di un confronto, oltre che di una profonda riflessione critica e autocritica, nel senso dinamico e quindi realmente produttivo di queste parole.
Che avvenga in piccolo o grande gruppo, a livello individuale o in chissà quale altro modo, che avvenga con chi ha partecipato al percorso di scrittura o invece no, ha un’importanza del tutto relativa, la cosa essenziale è che si produca qualcosa capace di offrire un pensiero che agisce e un’azione che pensa.

Giovanna Panigadi
(consigliera di Mag6)
giovannapanigadi@libero.it
telefono: 347 91 86 777