Rivista Anarchica Online


anticlericalismo

Un cardinale per amico
di Cosimo Scarinzi

La manager/bigotta Letizia Moratti, ministra dell’istruzione vaticana (pardon, italiana), ha nominato mons. Ersilio Tonini presidente onorario di un’importante commissione.

La prima reazione alla notizia che il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti ha nominato il cardinale Ersilio Tonini presidente onorario del gruppo di lavoro per definire il codice deontologico del personale della scuola più che scandalizzata e preoccupata potrebbe essere divertita.
I terribili liberali berlusconiani, eredi degenerati di un liberalismo da non rimpiangere certo ma meritevole di ben altro rispetto, si pongono, quando devono inventare un “codice deontologico” per il personale della scuola, sotto l’ala protettiva di santa romana chiesa.
D’altro canto al buon cardinale un ruolo di consulente del defunto Ministero della Pubblica Istruzione, oggi ribattezzato Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (non più pubbliche, con ogni evidenza), era già stato offerto un paio di anni addietro dal defunto, politicamente Luigi Berlinguer, allora ministro prima di venire travolto dalla rivolta degli insegnati contro il concorso indecente che aveva cercato di imporre agli insegnanti.
Dietro la notizia più “d’effetto” vi sono, però, scelte ben più significative. Scopriamo, infatti, che della “Commissione per la deontologia professionale del personale docente” fanno parte, fra gli altri:
- Rosario Drago (Associazione Nazionale Presidi distintosi nella vittoriosa battaglia per ottenere la dirigenza scolastica con il conseguente aumento di potere e retribuzione ai presidi e capi di istituto);
- Giuseppe Savagnone (direttore del Centro Diocesano per la pastorale della cultura e dell’Ufficio regionale per la cultura, la scuola e l’università della Conferenza Episcopale Siciliana);
- Emilio Brogi (Alleanza nazionale);
- Carla Cerofolini (Forza Italia);
- Luciana Lepri (Fondazione Nova Spes notoriamente legata alla destra sindacale corporativa).
Della “Commissione per l’applicazione della legge sulla parità tra la scuola statale e non statale” fanno, invece, parte:
- Franco Garancini (fra l’altro notista di “Avvenire” organo dell’episcopato italiano);
- Don Guglielmo Malizia (pedagogista Università Salesiana);
- Enzo Meloni (Presidente Agesc, l’associazione che raccoglie le famiglie che sostengono la scuola cattolica);
- Franco Nembrini (Responsabile Scuola della Compagnia delle Opere, braccio economico di Comunione e Liberazione);
- Attilio Oliva (ex Responsabile Scuola di Confindustria);
Non è necessaria un’eccessiva malizia (non mi riferisco al cognome del bon Don Guglielmo) per rilevare che il MIUR (non so perché ma il nuovo nome del Ministero della Pubblica Istruzione fa pensare ad un topo) ha delegato ai settori del cattolicesimo integralista e conservatore e direttamente alla confindustria un ruolo di orientamento ed un potere notevolissimi soprattutto quando si pensa alla commissione per la parità scolastica, dal nome meno altisonante ma dai compiti più significativi rispetto a quella che si occupa della deontologia professionale degli insegnanti.
Nello stesso tempo, sempre il MIUR si propone di assumere in ruolo 14.000 insegnanti di religione scelti, come è noto, dalle curie. Siamo di fronte al tipico “antistatalismo” del cattolicesimo integralista, antistatalismo consistente nell’evitare i concorsi pubblici per pervenire ai posti pubblici. Un buon esempio di rigore amministrativo da parte di un governo che elimina decine di migliaia di posti di lavoro nella scuola mediante:
- l’accorpamento dei cosiddetti “spezzoni” (le ore che rimangono nelle scuole dopo che sono state assegnate le cattedre) al normale orario degli insegnanti che potranno, così, aumentare la propria retribuzione prolungandosi l’orario;
- una riduzione generalizzata dell’organico.
Possiamo consolarci pensando che, se già alla metà del XIX secolo la borghesia ancora, in qualche misura, “rivoluzionaria” aveva in gran parte riscoperto l’opportunità di tenere buone relazioni con le istituzioni tradizionalmente preposte a tenere tranquillo e disciplinato il buon popolo, non si vede perché non lo debba fare una destra che parla di “rivoluzione liberale” per nobilitare la sua natura mediocre e retriva che riduce questa “rivoluzione” al taglio delle tasse, per i privilegiati, s’intende, ed alla richiesta di legge ed ordine.
Crediamo che scelte del genere debbano vedere schierati a difesa della libertà di insegnamento tutti coloro che, credenti o meno, siano critici nei confronti di una visione e di una pratica costantiniana da parte della Chiesa e fautori della libertà di fede fondata sul rispetto delle scelte individuali di ognuno.
Su questo terreno, oggi, la CGIL scopre una venatura “laica” che evidentemente non aveva quando ministro era Berlinguer e denuncia le ingerenze papaline nella scuola. La CISL, invece, non ha perso questa occasione per lodare la scelta del governo di immettere in ruolo gli insegnanti di religione che potranno, così, passare facilmente ad altro insegnamento e liberare occasioni di lavoro per le clientele della chiesa e della CISL stessa. Insomma, uno scontro fondato su nobili ragioni, come ben si vede.
A destra, con supremo sprezzo del ridicolo, il Partito Repubblicano si è smarcato dalla scelta del suo ministro e, poi, è tornato a prosternarsi.
Tornando al cardinale, probabilmente Tonini, che fra l’altro ha uno stile bonario ed accattivante, non peggiorerà più che tanto un codice che, francamente, potremmo risparmiarci e che servirà principalmente a dare lavoro, si fa per dire, e pingui emolumenti a qualche portaborse della dama di ferro.
Resta il fatto che un’altra rata del debito che il governo ha contratto con la chiesa è stata pagata e che la nostra libertà è ancora più ridotta e forse non è un caso che sia stato scelto un cardinale popolare e gradito alla sinistra per farci ingoiare questo ennesimo rospo.

Cosimo Scarinzi
CUB Scuola www.cub.it