Rivista Anarchica Online


a cura di Mario Bossi

 

Lo Spino dorsale

La saga delle 500 copie continua con Wallace Records, nata nell’aprile del 1999. Mi sono concesso col Mirko Spino una fluviale chiacchierata concernente la suddetta etichetta, che tende al prosciugamento del suo stipendio e delle sue energie vitali. Anche nel caso Wallace l’eterogeneità è garantita, e si viaggia su note noise, hard noise, improvvisazione, psychopop, sperimentazione, etc. Trattasi comunque di un’entità maggiormente rivolta verso sonorità “rockeggianti”.
Caro Mirko, ma chi te l’ha fatto fare ?
“Dunque, premesso che come musicista ero una chiavica, sono sempre stato appassionato di musica cosiddetta “alternativa”. Inizialmente cercavo di organizzare concerti di gruppi che mi piacevano, a tal fine stavo al telefono giornate intere per organizzarne uno. Si otteneva poco o nulla, non avevo risultati né soddisfazioni. Ho conosciuto diversi musicisti, diversi gruppi, i loro manager… Ad un certo punto ho capito che avrei potuto realizzare un’etichetta perché, sebbene da un punto di vista economico sia un’impresa, puoi smettere quando vuoi, prenderti del tempo se le cose vanno male economicamente. Gestendo un’etichetta si possono raccogliere i contatti, e quindi standardizzare il proprio modo di lavorare. Tutto questo mi ha poi aiutato anche per i concerti: ora che non ne organizzo più la gente mi chiama per fare suonare i vari A Short Apnea, Madrigali Magri, Jasminshock e via dicendo.”
Contatti con l’estero? Pochi ma buoni: ”Le etichette più “grosse” che mi interessano sono già distribuite in Italia, ed anche se ottenessi qualche loro disco per il mio catalogo non riuscirei a vendergliene di più… (oltre ad intralciare il lavoro della distribuzione ufficiale). I giornali ne parlano come se vendessero 500 copie, in verità spesso ne vendono poche decine… A volte poi non trovi interesse da parte loro ad eventuali scambi di materiale.
C’è poi un sottobosco di etichette più sconosciute con le quali scambio una copia di ogni cd per conoscenza personale, dato che ultimamente sto riducendo molto lo scambio delle classiche 5/10 copie per titolo, che mi consentiva solo di avere la casa piena di titoli che nessuno comprerà mai, e di finire presto le copie dei miei dischi (che magari potrei vendere ancora) che probabilmente si trovavano nella casa di qualche tedesco, e che nessuno gli comprerà mai.
L’unico scambio con l’estero che ha dato dei frutti è stato quello con la Earwing in Croazia: ho 50 o 25 copie per ogni titolo dei loro dischi. Hanno un problema logistico che ci ha portato a questo accordo: in Croazia le poste funzionano molto male, spesso ti perdono i cd e hanno dei costi molto alti. Per cui, ad esempio, se qualcuno dall’Olanda gli chiede dei dischi tramite mailorder lui li dirotta su di me… Lo faccio volentieri perché ho stretto buoni rapporti di amicizia con loro.”

La pubblicità? Serve? Non l’ha ancora veramente capito… “Sono riuscito al massimo a pubblicare una mezza pagina di pubblicità su due riviste al mese. Una è Blow Up, ed è scontata perché è la rivista di genere… Ma decidere la seconda non è facile… Conosco i loro dati di vendita? Quando me li comunicano sono veri? E se anche sono veri, chi è il loro pubblico? Come faccio a capire se ho venduto dei dischi grazie alla pubblicità su un giornale? E se compro la pubblicità su quella rivista mi recensiranno bene il disco solo perché ho pagato? Mi devo pagare la marchetta, un pizzo pubblicando una pubblicità? Non è che sospetto di qualcuno in particolare, però il dubbio ti viene…
Comunque i dischi li mando a tutte le fanzine che possono essere potenzialmente interessate alla mia musica, e sono circa una decina. Quando invece le mando alle riviste ne spedisco a più persone per singola testata.”
Ingordi…
Quand’era un tenero virgulto Mirko si dilettava con l’hardcore punk, un genere ben lontano dalla musica che produce oggi: ”L’hardcore è tra le musiche underground il più diffuso tra i generi che ha alla base oltre agli interessi musicali anche una cultura alternativa ben orientata. La scena in Italia esiste solo nel circuito HC, dove si fanno scambi e concerti insieme. Dà molta soddisfazione perché incontri belle persone, è un circuito di amici e di etichette in buoni rapporti fra di loro. L’hardcore è quello che ti avvicina più facilmente alle musiche alternative per la sua oggettiva immediatezza, che allo stesso tempo rappresenta un pregio e un difetto per il genere. Poi interviene anche la tua personale curiosità nei confronti della musica, e ascolti qualche gruppo che partendo dal circuito hardcore è andato un po’ più in là musicalmente. Gli Snapcase pur facendo HC avevano in qualche maniera storpiato il genere… O se no “Manic compression” dei Quicksand era un disco notevole, che sterzava verso lidi noise. Questi ascolti mi portarono ad avvicinarmi ad etichette come l’Amphetamine Reptile, fondamentale per la mia formazione musicale, che riprendeva il grunge, il post-grunge, il rock’n’roll ed il blues e li portava a livelli di saturazione stilistica e concettuale che erano proprio quello che io volevo sentire… La musica sperimentale che ascolto adesso non è niente di nuovo, ma è quanto di più eccitante abbia mai ascoltato in vita mia. E’ un mix di cose che vengono dal noise inteso come voler fare il più grande rumore possibile, dall’hardcore, dal pop, dal jazz, dalla musica elettronica intesa anche come techno… Rientrano tutti nel gran calderone dei miei ascolti, quindi secondo me hanno qualcosa in comune.”

Collaborazione tra etichette

Ok. Ma ora parliamo di distribuzione: “Partii con “Tracce”, una compilation distribuita tramite White N’Black. Problema: io non ero una grossa ditta, ma un privato che dava i dischi in distribuzione. Ho apprezzato sicuramente il loro gesto, abituati com’erano a lavorare su larga scala; hanno saputo adeguarsi alle mie possibilità sobbarcandosi uno sbattimento organizzativo, e poi si sono fatti carico di un’etichetta alla prima uscita.
I risultati non sono stati pessimi, si parla di un centinaio di copie vendute, col senno di poi non è stato male…
Però col secondo disco (Pornography, di Catania, NdA), che era molto più difficile musicalmente, sia da parte mia sia da parte loro si è deciso di piantarla lì … Io stesso non avevo più voglia di inventarmi uno stratagemma per fatturargli i dischi…In pratica i Pornography non furono distribuiti.
Poi ho incontrato quelli di Audioglobe, che mi hanno fatto subito un’ottima impressione… A partire dalla quarta uscita distribuiscono i miei dischi e le cose tuttora vanno perfettamente.”

Le collaborazioni fra etichette indipendenti sono un modo per ridurre i costi, ma non solo: ”Ho passato la lista dei miei contatti alle etichette con cui sono in buoni rapporti. La possibilità di farsi conoscere è sicuramente aumentata, se uno di noi riesce a raggiungere alcuni risultati di vendita o di notorietà all’estero io lo vedo come una crescita per tutti. Non è il caso di essere invidiosi, la prossima volta questa opportunità potrà capitare anche ad altri, compreso il sottoscritto. Se ha contatti con l’estero glieli potrò chiedere e potrò sfruttarli anche per la distribuzione dei miei dischi… Così qualcosa si muove, ogni risultato raggiunto da piccole etichette come la mia è una specie di piccolo successo collettivo.”
Bene. Ma ora parliamo di nude & crude cifre. Preparatevi il fazzoletto: ”Di solito quando esce il disco, contemporaneamente alle recensioni sui giornali, si vende il maggior numero di copie; il mese dopo ne vendi meno, a seconda anche se ci sia o meno un’intervista su un giornale, e poi si va scemando, fino a sei mesi dalla sua comparsa sul mercato. Oddio: se ne hai piazzate 20 nel primo mese quel titolo venderà al massimo per due-tre mesi ancora… Con le ultime uscite Audioglobe è riuscito a vendermi 200-300 copie, e per un’etichetta come la mia non è mica poco… Calcola che spesso i gruppi stranieri non arrivano a quei livelli. Certi dischi osannati dalla critica si fermano a 50 copie!”.
Tiratura esaurita? Un paio di volte: “Con i Madrigali Magri e A Short Apnea. Ma non è un grosso risultato da un punto di vista economico, A Short Apnea era una coproduzione (con la Beware! Di John Vignola, NdA) e quindi era più semplice rientrare nei costi. Coi Madrigali Magri invece una volta vendute 500 copie non ho ancora pareggiato le spese! Certo ho la fortuna di poterlo ristampare e di non dover fare più la promozione, mi costerà meno e potrò guadagnare qualcosa se riesco a venderne la maggior parte. Ma dopo 500 copie vendute sono ancora sotto di 500mila lire!”
Mmmhh, roba da Rockfeller… Ma il nostro, con la compilation “Tracce”, pensò bene di stamparne mille! Utopista! ”Colpa dell‘inesperienza… L’ho stampato non curandomi di quello che potevo risparmiare con altre grafiche, ed ho fatto troppa pubblicità… Però è stato recensito ovunque, ha avuto diversi passaggi radio, quindi ci ho perso dei soldi ma è stato utile per farsi conoscere alla prima uscita…”
Bravo. Tieni duro. Ed ora veniamo al modus operandi: “Vorrei poter trattare tutti nella stessa maniera. Purtroppo non è così: mi è capitato di fare uscire quattro dischi contemporaneamente ed ho potuto pagare la stampa di uno solo di questi, gli altri tre gruppi invece hanno partecipato alle spese di realizzazione. D’altronde non potevo spendere 10 milioni in un mese. Era l’unico modo che avevano per lavorare con me, e ne ero felice perché ovviamente mi piace quello che suonano.
Non sono mai riuscito a pagare la registrazione a nessun gruppo, e temo che non ci riuscirò neanche per i prossimi 50 dischi… Il motivo è semplice: non riesco neppure a recuperare i costi di stampa… Qualora avessi delle garanzie di distribuzione in Europa che mi permettano di stamparne 1000 e di venderne subito 800, allora potrei pensarci.”

Ma veniamo ad un esempio pratico di contribuzione alle spese di stampa da parte un gruppo: “Jasminshock: si sono pagati i due terzi della stampa del loro disco, mentre io ho pagato l’ultimo terzo. Mi sono tenuto 100 copie che vendo tramite il mio catalogo postale, le altre 400 sono di loro proprietà: 200 le mando al distributore, le restanti 200 se le vendono ai loro concerti. I soldi che entrano direttamente dalla distribuzione li giro al gruppo, e grazie ad un buon numero di concerti loro stessi sono riusciti quasi ad esaurire i loro cd tramite la vendita diretta. Così sono riusciti a pagarsi il disco.
Sono invece in molti a pagare la stampa ed a regalare al gruppo solo 50 copie, per ripagarli delle spese di registrazione. Una volta esaurite quelle, il gruppo se le deve acquistare dall‘etichetta (in genere a 10000 lire…). In questo caso i Jasminshock avrebbero speso molto di più, visto che loro erano in grado di venderne parecchi direttamente.
Alcune band si sono dette disponibili a pagare tutte le spese, offrendomi persino dei soldi in sovrappiù pur di uscire con la Wallace. Sinceramente non lo farei mai. E’ la mia etichetta dopotutto, e quindi mi sento obbligato a metterci dei soldi. E se investi sei più motivato a vendere, perché devi recuperare le spese. Di conseguenza vorrei continuare a pagare le spese di stampa, e quando non ce la faccio quantomeno cerco di pagarne una parte… Comunque la promozione è sempre a mio carico.”


“mi piace il disco”

La grafica Wallace è un marchio di fabbrica, ormai. Vi ricordate le ottime, odorose et saporose copertine apribili del sacro ed imperituro vinile? Lui ha fatto qualcosa di simile per i suoi cd:
“Ho visto che realizzare una fustella costava un po’ all’inizio, però usandola ripetutamente avrei potuto ammortizzare i costi. Sono appassionato delle edizioni ben fatte, mi piace il disco anche soltanto come oggetto. Capisco perché la gente si masterizza i cd delle major: costano 40000 lire ed ormai le stampanti in commercio ne riproducono perfettamente le copertine… Le mie confezioni non te le rifai a casa, ed i miei cd costano solo 20000.
Alcuni gruppi quando vedono il mio formato mi contattano, perché gli piace. Io comunque non ho conoscenze particolari di tipografia o di grafica, sono cose che può fare chiunque. Anzi, delle volte dico loro: “Ragazzi, vi do’ le misure della fustella che ho utilizzato ed il numero della tipografia”. Di più non posso fare perché non ho troppo tempi da dedicare ai dischi degli altri…”
Già, ma l’ultimo A Short Apnea è costituito da un piccolo box di cartone, mentre Madrigali Magri usa “Un formato simile alla fustella, ma contiene un libretto coi testi. E comunque di queste cose ne parlo col gruppo, non impongo le mie scelte. Dopo un po’ ti viene voglia di cambiare…” Ed al momento dell’intervista era in procinto di stampare un 7” degli Old Time Relijun, un ottimo power trio americano con un tiro noise blues pseudoacustico (soprattutto dal vivo). Anche qui si parla di crude cifre: “La stampa di un cd costa 5000 e lo vendi a 20000. Il sette pollici in vinile ti costa 5000 pure lui, ma dura solo quattro minuti e così lo vendi a 10000. Se calcoli poi la promozione ti costa 8000 a copia. E’ quasi un suicidio, ma sono un orfano del vinile…”
Riguardo la condivisione di strutture per autoprodursi e distribuirsi Mirko storce un po’ il naso: ”Serve davvero che quattro o cinque etichette mettano a disposizione uno studio ed un fonico? Il più delle volte io ricevo il disco finito. Mi piace e lo stampo, fine. Molte volte poi dei gruppi vengono da lontano (per esempio sia i Pornography che i Jasminshock sono siciliani), ed anche se esiste un posto a Milano in cui registrare a basso costo non gli conviene recarsi fin quassù. Conviene loro allestirne uno (magari piccolo) in loco. Ci sono già microrealtà che hanno strutture condivise... Forse serve che queste entrino in contatto fra di loro ed interagiscano. Credo più nel passaparola… Quanto alla distribuzione se ne discusse molto nella mailing list dell’Offfest (festival di musica alternativa tenutosi al Leoncavallo l’ottobre scorso, NdA). A molti interessava il fatto che si cercasse di mettere insieme delle energie anche perché alcune etichette non sono distribuite affatto… Ma secondo me ci sono problemi logistici ed economici insormontabili, e neppure unendo le nostre forze ce la potremmo fare... Sinceramente non penso che serva un altro distributore oltre a quelli che già ci sono. Bisogna semmai convincerli che il nostro materiale è di buona qualità ed ha delle potenzialità di vendita simili ad altro materiale che loro hanno a disposizione. Qualcuno di loro l’ha anche capito, e sta lavorando bene su queste cose. E’ necessario un salto di qualità a livello culturale. Perché intervistare gruppi di etichette straniere quando addirittura i loro dischi sono stati recensiti in maniera tutt’altro che eccezionale? Solo perché incidono per una buona etichetta? Eppure molti gruppi italiani hanno avuto recensioni eccezionali negli ultimi due anni: perché raramente qualcuno li intervista? La gente spesso è invogliata a comprarsi il disco dopo essersi letta un’intervista… Anche perché i nostri dischi costano la metà. Guarda l’Offfest, sono venute 2000 persone! Ed il gruppo più famoso erano gli Starfuckers! E molti sono venuti da fuori!”
Parliamo un po’ di radiofonia: “Radio Popolare mandò in onda brani da “Tracce”, durante “Patchanka”, il programma di musica pomeridiano. Poi basta, non hanno mandato più nulla. Ora c’è soltanto Fabio Barbieri con “Tropici e Meridiani”, che potenzialmente potrebbe mandare le nostre produzioni. In genere però manda dischi stranieri. Comunque ci sono altre radio come Alternitalia e Radio Città Futura di Roma che passano solo roba italiana, tra cui molti demo. Tramite le playlist che mi arrivano so che ci sono almeno una quindicina di radio che i miei dischi li passano spesso. E tante sono al sud: ad esempio a Cosenza c’è Radio Libera Bisignano. Ci lavora un tipo che si chiama Eliseno Sposato, mi ha intervistato telefonicamente ai tempi di “Tracce”.
Quanto alla strana paranoia che circola sulla paura che un “brutto disco” indipendente abbia un successo immeritato?
“Mah. Sinceramente io conosco brutti dischi che vendono decine di migliaia di copie… Anche se nel nostro ambito è considerato un successo, un disco che vende 500 copie oggettivamente non lo è! Il problema è che gente come gli U2 vende centinaia di migliaia di copie, e che la maggior parte delle persone pensa che quello sia rock alternativo… Non esistono spazi per tutto il resto. Tutto sommato mi dispiace che moltissima gente ancora non conosca gruppi come gli Afterhours, anche se non mi piacciono affatto… Si meritebbero più successo. Ma non c’è cultura musicale in materia.”
Domanda finale sull’Offfest: ce ne sarà un altro? ”No, non lo farò più… E’ stato uno sforzo fisico immane, e tengo a precisare che non mi è entrata in tasca una lira da questa cosa. Incassi e spese sono stati perfettamente coincidenti… (come era stato pianificato, non c’era il “rischio” di guadagni né di perdite). In compenso mi hanno pure accusato di essere un bottegaio… Sono state montate delle polemiche incredibili. Si era deciso che gli organizzatori saremmo stati io, Stereosupremo e Bar la Muerte. Ma il festival non aveva la nostra firma, noi figuravamo come dei coordinatori, non come organizzatori. Abbiamo voluto che fosse così proprio per non fare sentire gli altri come degli ospiti, ed anche perché sarebbe sembrata come una specie di pubblicità per noi. Invece l’idea del festival era di fare pubblicità alla scena indipendente italiana. E poi avrebbe dovuto essere itinerante: un anno si tiene a Milano, il prossimo da un’altra parte… Se qualcuno se ne farà carico di organizzare un’edizione altrove, io sarò ben lieto di partecipare. Ma finora nessuno si è fatto avanti.
Comunque a qualcosa è servito, diverse persone sono entrate in contatto fra di loro ed hanno una migliore conoscenza della scena.

Mario Bossi

Per contatti:

Wallace Records
c/o Mirko Spino
PO BOX 52 - 20060 Trezzano Rosa (MI) - ITALY
tel ++39 02 90 96 76 83
fax ++39 02 90 96 76 83
mirko@wallacerecords.com
www.wallacerecords.com

Discografia:
wallace01 CD
VVAA
tracce

wallace02 CD
THE PORNOGRAPHY
car

wallace03 CD
A SHORT APNEA
a short apnea

wallace04 CD
OXBOW meet WHITE TORNADO (split cd)

wallace05 CD
JASMINSHOCK
passing complexion

wallace06 CD
TASADAY
aprirsi nel silenzio

wallace07 CD
BZ BZ UEU
uhotzmerigotz

wallace08 CD
R.U.N.I.
il cucchiaio infernale

wallace09 CD
MADRIGALI MAGRI
negarville

wallace10 CD
A SHORT APNEA
illu ogod ellat rhagedia

wallace11 CD
UZRUJAN
...thirteen days forth and thirteen back...

wallace12 CD
ANATROFOBIA
uno scoiattolo in
mezzo ad’autostrada

wallace13 7”
OLD TIME RELIJUN
king of nothing