Rivista Anarchica Online


Bacillo gotico americano

 

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a cura di Carlo E. Menga

L'ignoranza presuntuosa e i supponenti tentativi di circonvenzione ammantati di linguaggio scientifico sono odiosi da sempre e dappertutto, e sovente sono stati messi alla berlina, per esempio da Molière nel Medico per forza, o da Manzoni nell'episodio in cui Renzo impreca contro il latinorum di Don Abbondio che accampa scuse di "impedimenti dirimenti" per evitare di celebrare il matrimonio Tramaglino-Mondella per il quale era stato minacciato di morte dai bravi prezzolati da Don Rodrigo. Nonostante ciò, una versione particolarmente disgustosa di quel latinorum e di quelle intenzioni seduttive verso un volgo ritenuto ignorante persiste irriducibilmente (indovinate un po'?) negli spot pubblicitari.
Avrete fatto caso a quegli yogurt e derivati – di cui non faccio il nome – dalle miracolose proprietà taumaturgiche dovute a batteri che comunemente dovrebbero essere presenti nei normali yogurt, giacché sono responsabili della fermentazione lattica: appunto i fermenti lattici. Alcuni di questi batteri, che io personalmente ritengo essere i soliti, normali batteri che mantengono l'equilibrio della flora intestinale, sono stati abbelliti con nomi altisonanti, per farli sembrare nuovi e più efficaci.
Per esempio, il Lactobacillus casei e il Bifidobacterium sono diventati, rispettivamente: "Lactobacillus casei immunitass" e "Bifidus attivo essensis". Dove 'lactobacillus' e 'casei' sono normali parole latine o derivate, mentre 'immunitass' è latino, che io sappia, solo se gli si toglie una delle due esse finali: così facendo si ottiene 'immunitas', che è nominativo, e il sintagma dello spot risulta privo di senso. Altrettanto insensato è il secondo sintagma. Prima di tutto perché 'essensis' non esiste né in latino né in alcuna altra lingua che mi risulti; poi perché 'attivo' è una parola italiana e in mezzo a termini di nomenclatura scientifica c'entra come i cavoli a merenda; e in terzo luogo perché l'abbreviazione 'bifidus' (un aggettivo che sta per un sostantivo) è grammaticalmente errata, in quanto bacterium è di genere neutro (non lo troverete sul vocabolario latino, poiché è stato introdotto nel linguaggio scientifico con un calco dal greco baktérion), e 'bifidus' è un aggettivo a tre uscite: per la qual cosa la concordanza col neutro bacterium dovrebbe fare 'bifidum'.
Per quale arcano motivo, ci chiediamo, si è dovuto imbastire questo osceno patchwork di nomi pseudolatini, latini e non latini per prendere in giro il consumatore, quando lo stesso scopo si poteva ottenere chiamando correttamente i poveri bacilli "Lactobacillus casei immunitatis" e "Bifidum activum essentiae"?
I motivi sono diversi. Innanzi tutto: latino è scientifico e bello, ma il nome deve essere scorrevole, non tanto per poter essere ricordato, quanto per poter essere dimenticato senza difficoltà. Se il cervello del consumatore mentecatto prendesse a impigliarsi in quegli impronunciabili genitivi, il messaggio vero ("prendete e mangiatene tutti perché vi fa stare benissimo perché è nuovo di zecca: non s'era mai sentito prima") avrebbe seri ostacoli a passare.
Poi perché gli strumenti che contano, nel messaggio, devono essere ben chiari: 'attivo', 'immunità' ed 'essenza' sono parole chiave e devono andare dritte allo scopo: quello di far sembrare quei due microrganismi indispensabili al mantenimento della salute.
Infine perché - e qui interviene la fuga dei soliti esiti indesiderati - la pubblicità è influenzata dalla lingua inglese d'America. "Essensis" suona come "essence's"; ma "immunitass", ahimè, ricorda l'asino e il culo ("ass"). Il meccanismo diventa chiarissimo qualora voi, come me, siate dei pazzi furiosi che vanno a leggere gli "ingredienti" nelle etichette dei "bagni-schiuma" e degli "shampi" normalmente in commercio. Queste etichette sono esilaranti. Sono scritte in un inglese-latino-francese maccheronico col solito scopo fumogeno - ma questa volta per consumatori americani davvero incolti (in meno di trecento anni di storia, cosa volete che abbiano sgamato). Per cui, in uno shampoo normalissimo, voi trovate dal "Sodium laureth-solfate" (che sarebbe sodio laurilsolfato), al "Parfum" (che sarebbe, se dio vuole, "aromi naturali"), all'"Aqua" (l'acqua c'è, in gran quantità, dappertutto, anche nel vino migliore, ma se avessero scritto 'water' gli americani avrebbero pensato che lo shampoo fosse annacquato, mentre 'aqua' fa pensare chi sa a quale alchimia profumata).
Se gli americani storpiano le lingue altrui, anche noi non siamo da meno con l'inglese. E così la sensuale voce femminile che reclamizza la LANCIA, pronuncia la parola 'password' come se fosse scritta 'passworld' (vorrei che sghignazzaste con me ascoltando quell'idiota che dice 'passwerd').
Per finire, una nota positiva. I produttori della gomma da masticare DAYGUM qualcosa, per dimostrare l'argomento che per avere l'alito fresco e i denti puliti senza usare la loro gomma, bisognerebbe lavarsi i denti con lo spazzolino ad ogni occasione, traggono le estreme conseguenze pedinando il loro protagonista che inzuppa lo spazzolino in ogni schizzo d'acqua che incontra sulla sua strada: la fontana monumentale, il bicchiere del visitatore del museo (badando bene che lo rovesci prima di aver incominciato a bere, per ovvi motivi igienici: fateci caso; e adoperando il sistema di quella barzelletta che i francesi raccontano sui belgi come noi le raccontiamo sui carabinieri: le strade del Belgio sono cosparse di patatine fritte perché se gli si chiede che ora è, il belga guarda immediatamente l'orologio da polso. Quello stesso polso a cui è attaccata la mano che regge il sacchetto di patatine), ecc.
L'unica cosa in cui si rifiuta di pucciare le setole è lo spruzzo che sgorga dal pisellino della fontanella puttino, nell'ultima scena.
Scrive Catullo, prendendo in giro il perenne riso di Egnazio che serve per mostrare la sua candida dentatura: "Nunc Celtiber es: Celtiberia in terra, / quod quisque minxit, hoc sibi solet mane / dentem atque russam defricare gingivam, / ut quo iste vester expolitior dens est, / hoc te amplius bibisse praedicet loti" ("Si dà il caso che tu sia Celtibero, e in terra di Celtiberia, c'è l'usanza di lavarsi i denti al mattino col proprio piscio fresco, e strofinarsene energicamente le gengive; per cui il fatto che i vostri denti siano così tanto tersi e brillanti proclama al mondo la corrispondente gran quantità di piscio che hai bevuto").
Non essendo egli Celtibero, e memore, invece, del carme XXXIX di Catullo, il nostro eroe antigomma riscuote tutta la nostra simpatia.

Carlo E. Menga