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 Multimiliardari, top manager di multinazionali, dirigenti 
politici e alti burocrati di stato s'incontrano da trent'anni tra le fredde nebbie 
della cittadina svizzera di Davos, in ambienti di lusso, al riparo da occhi curiosi, 
per discutere e programmare un'economia mondiale fondata sul principio della produzione 
per la produzione ed elaborare metodi di espansione della corsa al profitto. Il 
Foro Economico Mondiale si è tenuto anche quest'anno a Davos, ma stavolta 
dietro le barricate della polizia, per proteggerlo dalle centinaia di manifestanti 
contro la globalizzazione delle grandi imprese, che si erano radunati all'esterno 
degli edifici della conferenza. Qui a Davos le più grandi imprese mondiali 
hanno la possibilità di colloquiare direttamente con i principali dirigenti 
politici e pubblici, le cui decisioni influenzano i vari settori dell'economia 
e, di converso, i governi hanno il modo di coordinare le proprie attività 
con quelle economiche globali. Il piano d'azione per la globalizzazione dell'economia 
mondiale è stato al centro delle discussioni al meeting di quest'anno. 
Alle grandi manifestazioni svoltesi di recente contro la riunione dell'OMC a Seattle 
hanno fatto seguito altre in occasione del meeting della Banca Mondiale e del 
Fondo Monetario a Washington, e poi ancora a Windsor, a Calgary, a Praga e a Nizza, 
in occasione di altri incontri dell'élite economica e politica mondiale. 
È nato un nuovo movimento di massa dai caratteri decisamente internazionali 
e internazionalisti, che vede impegnati moltissimi giovani. È un movimento 
che critica il corporativismo, che ricorre a metodi di protesta diversi, ma senza 
un'alternativa comune e articolata rispetto alle potenti organizzazioni internazionali 
che segnano oggi il sistema capitalistico mondiale. 
Il nuovo anno e il nuovo secolo si sono aperti con una riunione internazionale 
di movimenti di base, che mirava a discutere e a elaborare alternative concrete 
alla globalizzazione voluta dalle multinazionali. Questo incontro faceva seguito 
alla nascita del nuovo movimento e ha cercato di superare la semplice protesta 
in vista di nuove forme alternative di resistenza. È la nascita di una 
nuova Internazionale? 
  
  Aspetto straordinario 
Il primo Forum Sociale Mondiale si è svolto nell'emisfero meridionale, 
contemporaneamente al conclave di Davos. La sede dell'incontro è stata 
la città brasiliana di Porto Alegre, che conta un milione e trecentomila 
abitanti. Non si è trattato di una scelta casuale. Il termine "politica" 
deriva dalla parola greca polis, che significa "città". 
La polis greca, più che una concentrazione urbana, era un centro 
di vita sociale e democratica in cui una parte della popolazione, per la prima 
volta nella storia, partecipava liberamente alle discussioni che riguardavano 
le sorti della comunità. Nel comune di Porto Alegre è in corso da 
una dozzina d'anni un dibattito significativo, aperto a tutti i cittadini. In 
questa città sono convenuti circa settemila delegati di associazioni che 
operano nel sociale, ONG, sindacati e cooperative di tutto il mondo, per partecipare 
a commissioni di lavoro e a riunioni plenarie e per discutere alternative concrete 
alla globalizzazione neoliberista. Tra i titoli dei temi trattati possiamo citare 
fra gli altri: "La realizzazione di un sistema che assicuri beni e servizi 
per tutti"; "Che tipo di commercio mondiale vogliamo?"; "Costruire 
città sostenibili"; "Le basi della democrazia e di un nuovo potere 
politico"; "Mediare i conflitti e costruire la pace"; "Il 
rafforzamento dei poteri locali"; "La partecipazione dei cittadini e 
i poteri locali". Le organizzazioni presenti avevano concordato l'ordine 
del giorno. Ogni proposta da parte di un'organizzazione di preparare una commissione 
di lavoro su un dato tema era bene accetta. Questo è l'aspetto straordinario 
del vastissimo ordine del giorno che ne è risultato: metteva insieme temi 
locali e temi globali. Un'altra articolazione che emergeva riguardava l'interconnessione 
delle politiche alternative. Va poi notata l'interessante presenza di molte persone 
impegnate a livello municipale.  
A Porto Alegre la partecipazione dei cittadini è molto sviluppata e il 
bilancio annuale del comune viene discusso quartiere per quartiere. A questo poi 
seguono dibattiti a livello metropolitano che portano all'approvazione da parte 
del consiglio comunale di un bilancio di spesa che rispecchia le esigenza della 
fascia più ampia di cittadini.  
Il sindaco della città brasiliana, Tarso Genro, si è espresso a 
questo riguardo in termini non vacui: "Porto Alegre è onorata di ospitare 
cittadini di tutto il mondo
 che come noi ambiscono a una società 
con meno ingiustizie e più armoniosa. Una società in cui viva la 
solidarietà, una società che lotti contro la fame, la povertà 
e l'emarginazione. Speriamo che Porto Alegre, una città fiera di come è 
oggi e che ha realizzato negli ultimi dodici anni un'alternativa alla barbarie 
e all'ineguaglianza sociale, veda oggi una tappa fondamentale nel rifiuto della 
validità delle attuali forme di controllo economico globale. I nostri ospiti 
troveranno una città che [costituisce un] modello di amministrazione pubblica 
democratica [
] Noi sapremo ideare un'autentica rete di solidarietà 
che dovrà estendersi su tutto il pianeta per dimostrare che è possibile 
dare vita a un modo diverso." 
Il famoso scrittore latino-americano Eduardo Galeano ha dichiarato: "In ogni 
parte del mondo mille e una nuova forza sta emergendo [
] Non esiste verità 
più grande della ricerca della verità. Il sistema vuol farsi credere 
eterno. Il sistema di potere ci viene a dire che domani è una parola non 
diversa da oggi. Risparmiamo il pessimismo per tempi più propizi." 
Questo è il senso dell'intervento di Galeano, seguito da centinaia di persone 
in una sala completamente piena, al punto che molti non riuscivano a entrare. 
 
Al di là del sintetico termine di "neoliberalismo" c'è 
la pressante esigenza di un'analisi acuta di quanto sta accadendo nell'economia 
mondiale e del perché accade. Un altro imperativo urgente è quello 
di portare avanti alternative chiare e concrete pensando ad azioni che puntino 
alla realizzazione pratica. Il Forum Sociale, che d'ora in poi si terrà 
ogni anno, rappresenta un inizio incoraggiante. Al meeting non si prendono decisioni: 
è solo un momento d'incontro per gli attivisti, che qui possono discutere, 
progettare interventi comuni ed elaborare politiche alternative. Il Forum Sociale 
si è concluso senza risoluzioni su questa o su quella questione, ma con 
una dichiarazione che annunciava ulteriori mobilitazioni, che alcune delle organizzazioni 
presenti hanno deciso di sottoscrivere. È in corso un tentativo per restituire 
l'economia alla società, alla politica, alla natura.  
  
  Cogliere ogni occasione 
Il punto di vista della maggior parte dei socialisti e dei socialdemocratici 
è riassumibile con le parole della giornalista americana Diana Johnstone 
riguardo all'Europa: 
"Per promuovere l'unità europea è stato necessario contrastare 
il nazionalismo. Quanto più l'Unione Europea è stata ridotta a strumento 
dell'economia e della finanza transnazionali, tanto più si è reso 
necessario, con la retorica dei discorsi pubblici, mettere in luce la nobile missione 
che mira a mettere fine agli antagonismi tra le nazioni che hanno provocato le 
grandi guerre europee. Lo stato-nazione è stigmatizzato quale causa di 
guerra, di oppressione e di violazione dei diritti umani. Questa interpretazione 
trascura il fatto che la guerra persiste anche in assenza di stati forti e che 
la funzione storica dello stato-nazione è stata quella di rappresentare 
il contesto più consono al patto sociale e che ha permesso di realizzare 
strutture di tutela sociale e di sviluppo culturale e di dar vita a sistemi giuridici 
capaci di garantire l'uguaglianza davanti alla legge e di tutelare i diritti dei 
cittadini. Se si demonizza il nazionalismo, che è l'unico contesto esistente 
per far funzionare la democrazia istituzionalizzata, si lascia evidentemente la 
porta aperta ai diktat dei 'mercati' che certo non hanno pregiudizi nazionalistici." 
Questa visione arretrata era presente anche al Forum, seppure non fosse quella 
prevalente. Quella che deve essere rafforzata in questi consessi internazionali 
è la prospettiva anarchica attuale. È ora di impegnarsi in un dibattito 
sulle possibilità di far nascere un mondo nuovo, e questo dibattito deve 
saper cogliere ogni occasione.  
   
Dimitri Roussopoulos 
(traduzione dall'inglese 
di Guido Lagomarsino) 
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