Rivista Anarchica Online


Campo de' Fiori
19 febbraio 2000
di Zelinda Carloni

Cronache di una giornata particolare. A Roma.

Il 17 febbraio 1600 moriva, sul rogo di Campo de' Fiori, Giordano Bruno. A quattrocento anni da quel giorno non cessano di essere profetiche le ultime parole del pensatore e filosofo nolano, pronunciate davanti al tribunale dell'Inquisizione che lo condannava: "Tremate forse più voi nel pronunciare la sentenza, che io nell'ascoltarla".
Di Giordano Bruno è forse superfluo parlare, data la immodificata eco che la sua figura ancora conserva dopo quattro secoli dalla sua morte; quello che forse vale la pena notare è come, al di là, ma non a prescindere dal pensiero e dall'opera bruniana, abbia resistito la sua immagine di simbolo universale della resistenza delle idee di fronte all'intolleranza e alla violenza premeditata ed eretta a sistema: la Chiesa di Roma non ha fatto un buon guadagno con quel rogo.
In realtà questo quattrocentesimo anniversario deve aver turbato molte notti in Vaticano, perché a Roma, evidentemente nauseata da un grondante trionfalismo giubilante, ha preso corpo attorno a Giordano Bruno un mai sopito spirito di ribellione di fronte allo strapotere della Chiesa, che va ben oltre la cura delle anime.
E Campo de' Fiori è divenuta, per tre giorni, il centro dell'anticristianità: si è partiti il 17 e il 18 con la presenza di decine e decine di persone e rappresentanti di organizzazioni, che si sono alternate nell'omaggio all'"Inpentito" durante tutta la giornata, consegnando ai piedi della statua tangibili segni della loro partecipazione: corone di fiori, biglietti, simboli di tutti i generi che testimoniassero la loro presenza nell'affermazione del libero pensiero. Però gli unici a beneficiare della presenza sui mass media televisivi sono stati i radicali di Pannella, il quale, naturalmente, non ha parlato di Giordano Bruno ma di Emma Bonino, che però sul rogo non mi risulta che ci sia salita.
Ma è sabato 19 che le celebrazioni hanno preso il corpo di una manifestazione di critica e di denuncia: si è svolta la più grande manifestazione anticlericale degli ultimi ottan'íanni, giorno più giorno meno. A Campo de' Fiori si sono dati convegno anarchici, libertari, liberi pensatori, anticlericali, tutti raccolti a testimoniare la presenza della critica militante allo strapotere e all'arroganza della Chiesa sulla società civile. In una piazza, piena come non s'era mai vista, veleggiavano bandiere anarchiche venute da più parti d'Italia, si sono sentiti canti (da palco, ma anche da piazza) che devono aver animato d'incubi le notti del Vaticano, si sono fatti i conti con la diversità di ciascuno e con la perfetta uguaglianza di tutti di fronte al dogma e alla intolleranza.
Ma, tanto per non smentirsi, lo Stato, che della Chiesa è notoriamente docile vassallo, ha dovuto far vedere che c'era anche lui, e quindi ha intimato ai compagni del palco, montato per l'occasione, di rimuovere lo striscione che offendeva (chissà perchè) un capo di stato estero: lo striscione non diceva, come si potrebbe credere, IMPICCHIAMO IL PAPA AL PRIMO ALBERO, ma soltanto "PIAZZA DEVOYTILIZZATA", che, d'altra parte, non faceva che constatare l'evidenza.
Ma s'era fatto di meglio prima, quando i promotori della manifestazione sono andati dai preposti a chiedere il permesso di occupare la piazza: può sembrare incredibile, ma hanno preteso CHE LA PIAZZA FOSSE ASSICURATA! Proprio, con polizza regolare. Naturalmente ce n'è voluto del bello e del buono a far intendere ad un assicuratore che non era uno scherzo: ma alla fine uno ha accettato (lo racconterà ai nipoti).

Il momento più coinvolgente si è vissuto quando nella Piazza è giunto il corteo rievocativo, composto da decine di figuranti, che ha percorso l'intero anello della piazza tra due ali, severamente partecipi, di compagni. Il corteo in costume ha ricostruito l'itinerario percorso dalla infame processione che accompagnò Bruno al rogo e riprodotto i costumi e gli arredi dell'epoca.
Ora Giordano Bruno dormirà sonni più tranquilli, il Vaticano no.
Cronaca eretica di varie eresie
Cose notevoli: una anarchica, che, al banchetto dei compagni di "Libertaria", andava in giro chiedendo "Tu sei Pietro?", con cupa determinazione; e non capivo perché (essendo io l'anarchica in questione) gli altri mi guardassero perplessi e preoccupati: poi ho capito. Doveva ricordare loro un'altra infausta espressione di questo tipo, in seguito alla quale, su un Pietro, fu edificata una Chiesa: non era certo il caso di rammemorarlo, proprio lì.
Una bandiera, di Carrara, che, a parte il cappuccio di Giordano Bruno, era la cosa più alta della piazza: sfido, la teneva su, con malcelato orgoglio, quella specie di teutone gigantesco di Alfonso da Carrara. La bandiera è ricamata a mano da mani antiche, è ridotta uno straccio: ma com'è bella! Ce n'è una che vorrebbe imitarla al museo del Risorgimento a Roma: ma i colori sono molto più cafoni.
Un'assicurazione, la cosa più notevole della serata (perché se ne impara sempre una nuova, insieme al ricordo delle vecchie): abbiamo assicurato piazza Campo de' Fiori, noi. Non so quanti, a parte Totò con la Fontana di Trevi, possano vantare un possesso così prestigioso: noi sì. Perché mi pare che, per assicurare una cosa, tu debba almeno possederla: vorrei vedere se mi permetterebbero di assicurare Buckingam Palace! Beh, cari, dal 19 febbraio (segnatevi la data) Piazza Campo de' Fiori è nostra. Così hanno voluto le Autorità cittadine, che altrimenti non avrebbero dato il permesso alla manifestazione, e, con grandezza d'animo, ci hanno concesso il possesso della Piazza, ma in senso capitalistico. Deve essere andata così anche per quel siciliano matto che, nel film "Nuovo Cinema Paradiso", andava gridando "La piazza è mia, la piazza è mia! Fuori tutti, la piazza è mia!": doveva aver richiesto di fare una celebrazione di Giordano Bruno anche lui, ma non quello di bronzo, quello in carne e ossa. Il compagno che "faceva" il Nolano nel corteo rievocativo era davvero notevole: sì, perchè l'Eretico, dalla iconografia nota, era magretto, il nostro invece era un imponente aspirante al rogo, che svettava sulle teste incappucciate dei figuranti con la saldezza di una quercia: mi è venuto di pensare che se il Bruno avesse avuto quel fisico se ne sarebbe portati parecchi dietro e forse avrebbero preferito sparargli con un cannone, per essere più sicuri.
Giordano Bruno, quello di bronzo: ha guardato tutto il tempo dalla parte dove stavano i poliziotti: li ho visti preoccupati. Giordano Bruno.

Zelinda Carloni