Rivista Anarchica Online


a cura di Mario Bossi

 

 

The Ex:
Libertà sempre in movimento


Ex con Tom Cora

È un bordello... Non posso introdurre gli Ex senza espropriare la rivista del 40% delle sue pagine: 20 anni di musica, sperimentazione, concerti infuocati, dischi sempre rigorosamente autoprodotti, le loro confezioni viniliche sempre rigonfie di posters, libretti, fumetti, ironia, citazioni a non finire. Politici fino al midollo, innanzitutto nelle pratiche quotidiane. Autogestione vera, quella che ti spedisce i dischi coi prezzi all'ingrosso anche se non sa chi cacchio tu sia, basta che tu ti dica "distributore". Eravamo al Cox 18, uno squat in cui mi è sempre stato possibile assistere a concerti roventi, ed in genere preferisco fare le interviste dopo di questi, ma stavolta è stato meglio così: dopo un'esibizione così mostruosa avrei impiegato una notte per intervistarli. Com'è possibile, dopo 20 anni, suonare ancora in quella maniera? Un'intensità che mai avrei potuto immaginare, Andy e Terrie alla chitarra che mazzulano il povero G.W. Sok arrancante a centro palco per guadagnare (quando ci riusciva) il microfono, Kathrin che suona come fosse la reincarnazione di Maureen Tucker, percussiva fino al midollo. Pensi che sia semplicemente un'esigenza pratica, per non complicarsi troppo la vita a livello tecnico, ed invece a metà concerto scopri che è semplicemente una loro scelta ritmica, che lei la batteria la smarmella come le pare, e se il ritmo è minimal tribale è perché gli Ex lo desiderano. E la musica, poi... Indefinibile, un incesto tra rock e noise, dove nessuno dei due prevale. Ma anche avanguardia, melodia, tradizione e voglia di rimettersi in discussione in ogni momento, in ogni luogo. Tutto sommato è stato un bene intervistarli prima: l'intervista è durata più di un'ora senza che quanto sopra fosse già divenuto esperienza e memoria per il sottoscritto. Gli chiedo subito dell'autogestione, di come hanno cominciato e di come sono riusciti a restare fuori dal business.
G.W.Sok (voce): "Fondamentalmente partimmo come una band, e non sapevamo nulla del music business; abbiamo cercato di imparare a suonare e ad un certo punto ci siamo organizzati per fare i nostri dischi ed organizzare i nostri concerti. Non ci piaceva la maniera in cui le cose funzionavano: di solito le band facevano un nastro ed andavano dalle compagnie chiedendogli se gli stampavano il disco; a noi non andava bene perché credevamo nel punk-rock dove l'idea era quella del "do it yourself", ed abbiamo pensato: "Ok, anche noi dobbiamo farcela da soli". Così abbiamo cercato di realizzarla, cominciando a produrci i dischi e cercando di venderli, ed abbiamo visto che c'erano poche possibilità di distribuirli. A quel tempo c'erano solo grosse compagnie di distribuzione, e ce n'era uno solo indipendente, che non era di dimensioni tali da poter distribuire tutto: dunque si concentrava su quei determinati tipi di musica che vendevano meglio. Attorno al 1984, c'erano molte band in Amsterdam che si producevano i dischi, ma ovviamente nessuno di loro poteva permettersi di andare in giro coi cartoni pieni di vinile direttamente in tutti i negozi. Abbiamo cominciato a pensare che avremmo dovuto partire tutti assieme ad organizzare una distribuzione, ed un po' di gente mostrò interesse per questa cosa. Ci abbiamo soltanto provato: con altre persone creammo la Konkurrent, che nacque da quel momento e cominciò a crescere lentamente. Quando divenne chiaro che la Konkurrent sarebbe stata il nostro distributore cominciammo a contattare tutta quella gente che faceva le nostre stesse cose all'estero. In Italia Wide cominciò allo stesso modo: videro che i dischi che a loro piacevano non avevano distribuzione e si occuparono in prima persona della loro diffusione. C'è un'audience per questa musica, non è importante quanto venda, non è questo il punto: l'importante è che ci piaccia e che la gente la possa comprare se desidera. Devi far sì che sia reperibile nei negozi e che questi a loro volta siano interessati, questo ti permette di evolverti e migliorare".
Kathrin (batteria): "All'inizio avevamo un grande esempio di fronte a noi: i Crass. Loro avevano già dimostrato che era possibile produrre da soli i propri dischi . Siccome loro ci riuscivano in Inghilterra, abbiamo cominciato a cercare un sistema per fare la stessa cosa anche in Olanda..."
G.W. Sok: "Erano molto organizzati: molta gente come noi ha agito nello stesso modo, non c'è bisogno di grandi compagnie per distribuire i nostri dischi e non è necessario vendere per forza 10.000 copie di un titolo per andare avanti…" Ho sentito bene? Mettersi insieme a distribuire dischi? Come? A qualche Italiansquatter fischiano le orecchie? Ettecredo! L'intervista, comunque, procede fluviale verso i centri sociali e le trattative in corso dalle nostre parti con le istituzioni:
G.W. Sok: "Io penso che mettersi in regola sia una buona idea. Mi spiego: Cox 18 è uno squat, il fatto stesso che esista significa che la gente ha bisogno di posti che producono cultura, dove stare assieme in maniera diversa dalla cosiddetta normalità. Posti come questo offrono qualcosa alla città, ed è giusto che la situazione oggi sia di natura negoziale; capisco anche quelli che non vogliono trattare, ma se hai la possibilità di mantenere il tuo spazio e di fare quello che desideri nella legalità, non penso che questo sia un problema; molto dipende da ciò che chiedono le istituzioni in cambio, se vogliono un affitto troppo alto è inutile trattare, ma se la loro richiesta è ragionevole e non troppo costosa ne vale la pena: altrimenti perdi la tua infrastruttura e ciò sarebbe un peccato. Dunque se si può negoziare e la città ha l'intenzione di fare un accordo equo, perché non farlo?". Non potevo evitare di chiedergli di parlare della loro esperienza con Tom Cora (strepitoso violoncellista di New York, morto purtroppo l'anno scorso) che ha fruttato due incredibili dischi nel '91 (Scrabbling at the lock) e nel '93 (And the weathermen shrug their shoulders).
Kathrin: "Suonare con lui è stato un grande momento del nostro percorso creativo, portò un sacco di musica meravigliosa dalla quale fummo tutti ispirati, introdusse un nuovo modo di suonare nella nostra band, con lui siamo cresciuti tutti musicalmente, era così brillante..."
G.W. Sok: "Ci sarebbero un sacco di cose da dire su di lui. Innanzitutto è stato un grande amico ed un grande compagno durante tutti e tre gli anni in cui abbiamo suonato assieme; noi eravamo una band, lui era un solista, ma non ci siamo mai sentiti come due parti separate: quando eravamo assieme eravamo come sei amici, e c'era un grande feeling fra di noi che ci ispirava. Ci piacevamo a vicenda, come persone e come musicisti: quando i rapporti sono di questo tipo è una buona idea provare a collaborare, e se non funziona, pazienza... Potremmo incontrare qualcun'altro con il quale potremmo avere voglia di fare qualcosa di simile. Ma sarà una cosa spontanea e non preparata, come con Tom".
Kathrin: "Saremo sempre aperti ad altri musicisti, perché arricchiscono la nostra musica..." Gli chiedo anche se ha notato dei cambiamenti nei C.S.A. rispetto all'ultima tournée, G.W. ironizza: "Quando venimmo in Italia nel 1987 dormimmo su di un pavimento polveroso, stanotte invece dormiremo in un letto, vediamo che anche qui le cose sono migliorate. Nel 1987 (l'ultima loro tourneè in Italia, N.d.A.) avevamo l'impressione che la gente avesse occupato con uno spirito del tipo: "Ok, abbiamo vissuto un gran momento, siamo sopravvissuti, abbiamo fatto festa ed ora torneremo dalla mamma". Lo so, è una generalizzazione, non era sempre così ma in molti squat abbiamo davvero percepito questo modo di fare. È anche dovuto alla situazione politica, perché gli occupanti non sanno quanto a lungo riusciranno a stare in quello spazio. Se invece avessero maggiori sicurezze di permanenza potrebbero essere incentivati a mantenere ed a migliorare le strutture. Ora, come dicevi tu, molti stanno negoziando e possono pensare di più al futuro. Oggi comunque notiamo sicuramente un senso della comunità molto più radicato di un tempo".

 

"SIAMO CRESCIUTI IN PARALLELO"

Gli dico della prima volta in cui ascoltai un loro disco e rimasi folgorato da un'intensità, un feeling, che mi colpì prima ancora che mi accorgessi dei loro testi fortemente politicizzati...
G.W. Sok: "Questo mi fa piacere! Ogni tanto lottiamo con l'idea che il pubblico si é fatto di noi, perché non vogliamo nasconderci dietro la nostra immagine militante. Stiamo bene con gli anarchici ma lavoriamo anche con band provenienti dal Mali, che non sanno nulla delle vicende politiche europee, ma sono gente calorosa e fanno ottima musica; ed il fatto stesso che puoi comunicare e farti due buone risate con loro per noi è come fare dell'alta politica: ci si ammira in quanto esseri umani e si apprezza a vicenda la cultura dell'altro. È bello che attraverso la musica possiamo incontrarci gli uni con gli altri".
Kathrin: "E lo spirito della musica africana spesso è esattamente lo stesso che anima la nostra musica...". Provo un po' a stuzzicarli dicendogli che a volte la loro affinità coi Sonic Youth è impressionante, con la differenza che loro hanno cominciato prima e hanno guadagnato molto meno, ma il buon G.W. Sok non se la mena mica, anzi: "Devi sapere che li abbiamo conosciuti durante il loro primo tour europeo, dormirono a casa nostra perché suonarono di spalla ai P.I.L. al "Paradiso" (un locale di Amsterdam, probabilmente era il 1986, N.d.A.), e non avevano un posto dove stare... Noi stavamo qui in Europa e loro stavano laggiù negli USA, non ci eravamo mai incontrati prima... E ci siamo evoluti entrambi in un certo modo, siamo cresciuti in parallelo..."
Kahrin: "Ci rispettiamo a vicenda perché abbiamo molte cose in comune".
G.W. Sok: "L'anno scorso abbiamo suonato cinque concerti assieme a loro negli Stati Uniti". Sono dei veri "signori"… Ma il discorso della crescita parallela prende la mano a G.W: "Hai presente Andy, che ora suona con noi? Prima suonava nei Dog Faced Hermans, e durante il nostro tour del 1988, gli organizzatori ci dissero che avevamo tre date in Inghilterra con loro e i Jackdaw with Crowbar. Così li abbiamo visti suonare: sembravamo noi! Andy suonava un po' come Terrie (l'altro chitarrista membro fondatore della band, N.d.A.), e la loro musica aveva lo stesso nostro approccio! Eppure possedeva un solo disco degli Ex, che peraltro era poco affine a quello che stavamo facendo in quel periodo, e noi non sapevamo nulla della sua band; ed abbiamo cominciato a suonare assieme..."
Kathrin: "Un altro esempio di crescite parallele..."
G.W. Sok: "È grandioso che prima o poi siamo destinati ad incontrarci ..."

 

"BISOGNA PROVARCI"

Gli dico della prima volta in cui ascoltai un loro disco e rimasi folgorato da un'intensità, un feeling, che mi colpì prima ancora che mi accorgessi dei loro testi fortemente politicizzati...
G.W. Sok: "Questo mi fa piacere! Ogni tanto lottiamo con l'idea che il pubblico si é fatto di noi, perché non vogliamo nasconderci dietro la nostra immagine militante. Stiamo bene con gli anarchici ma lavoriamo anche con band provenienti dal Mali, che non sanno nulla delle vicende politiche europee, ma sono gente calorosa e fanno ottima musica; ed il fatto stesso che puoi comunicare e farti due buone risate con loro per noi è come fare dell'alta politica: ci si ammira in quanto esseri umani e si apprezza a vicenda la cultura dell'altro. È bello che attraverso la musica possiamo incontrarci gli uni con gli altri".
Kathrin: "E lo spirito della musica africana spesso è esattamente lo stesso che anima la nostra musica...". Provo un po' a stuzzicarli dicendogli che a volte la loro affinità coi Sonic Youth è impressionante, con la differenza che loro hanno cominciato prima e hanno guadagnato molto meno, ma il buon G.W. Sok non se la mena mica, anzi: "Devi sapere che li abbiamo conosciuti durante il loro primo tour europeo, dormirono a casa nostra perché suonarono di spalla ai P.I.L. al "Paradiso" (un locale di Amsterdam, probabilmente era il 1986, N.d.A.), e non avevano un posto dove stare... Noi stavamo qui in Europa e loro stavano laggiù negli USA, non ci eravamo mai incontrati prima... E ci siamo evoluti entrambi in un certo modo, siamo cresciuti in parallelo..."
Kahrin: "Ci rispettiamo a vicenda perché abbiamo molte cose in comune".
G.W. Sok: "L'anno scorso abbiamo suonato cinque concerti assieme a loro negli Stati Uniti". Sono dei veri "signori"… Ma il discorso della crescita parallela prende la mano a G.W: "Hai presente Andy, che ora suona con noi? Prima suonava nei Dog Faced Hermans, e durante il nostro tour del 1988, gli organizzatori ci dissero che avevamo tre date in Inghilterra con loro e i Jackdaw with Crowbar. Così li abbiamo visti suonare: sembravamo noi! Andy suonava un po' come Terrie (l'altro chitarrista membro fondatore della band, N.d.A.), e la loro musica aveva lo stesso nostro approccio! Eppure possedeva un solo disco degli Ex, che peraltro era poco affine a quello che stavamo facendo in quel periodo, e noi non sapevamo nulla della sua band; ed abbiamo cominciato a suonare assieme..."
Kathrin: "Un altro esempio di crescite parallele..."
G.W. Sok: "È grandioso che prima o poi siamo destinati ad incontrarci ..." Gli faccio notare che, nonostante l'identificazione punk che viene spesso attribuita loro, musicalmente non hanno mai suonato come una punk-band... G.W. Sok si schernisce: "Abbiamo provato a suonare punk , ma non ne eravamo capaci..."
Kathrin: "All'inizio la musica era piuttosto semplice, ma quasi subito si evolse verso cose più improvvisate, più strane, esplorando altri generi musicali..."
G.W. Sok: "Le band che ci piacevano erano fondamentalmente rock, ma come i Gang of Four che usavano diverse ritmiche e gli Wire che creavano canzoni sempre differenti nella forma. Cose come quelle mi piacciono, sono interessanti. Non devi attenerti ad una sola formula creativa, puoi crearne sempre una nuova. Bisogna provarci, sperimentare cose che normalmente non avresti mai provato a fare, poi vedi cosa succede. Qualche volta l'idea non è abbastanza buona, ma la volta successiva può essere quella giusta... Dopo un po' ti sarai nuovamente stancato di quello che stai facendo, e cercherai altre modalità espressive. Bisogna provarci, questo è il bello".
Kathrin: "Così accadde che dopo 4 anni il pubblico cambiò assieme alla nostra musica. Gli scontenti dissero: "Questo non è più punk!", ma ad altri piaceva che in ogni momento suonassimo cose differenti... Ora il nostro pubblico è composto in maggior parte da gente che sta "dentro" la musica e che gradisce ascoltare cose nuove...".
G.W. Sok: "Ed è divertente che oggi quando suoniamo in Amsterdam troviamo un pubblico di età variabile: dai vent'anni fino ai cinquanta".
Kathrin: "Molte band che cercano di cambiare la loro musica, se non sono apprezzate dal loro pubblico, alla fine tornano sui loro passi e non osano più tentare nulla. Questo non va bene perché è come limitare se stessi, è meglio "allenare" la propria audience: questo contribuisce a creare una mentalità più aperta...". Nel 1986 incisero un pregevole doppio 7" intitolato 1936 accompagnato da un libro fotografico che illustrava la guerra di Spagna, i cui brani erano dei rifacimenti di canzoni popolari dell' epoca (su tutte Ay Carmela, ed è oggi reperibile dal listone "musica per A" come doppio minicd + libro). Non potevo esimermi dal chiedere loro un parere su Terra e libertà, il film di Ken Loach che parla proprio di quelle vicende. G.W. non ha dubbi: "L'ho trovato un buon film, ed il fatto che racconti anche una storia d'amore non mi dispiace: dopotutto quella gente che ha combattuto era umana, ed amava, piangeva, rideva... In questo modo ha preparato il terreno ad un futuro film meglio impostato da un punto di vista storico, che stiamo ancora aspettando. Mi è piaciuto sia il fatto che fosse tratto in parte dall'esperienza di George Orwell, sia la scelta di mostrare l'aspetto umano della confusione in cui piombarono coloro che decisero di lottare per una buona causa: un giorno sei sullo stesso treno coi tuoi commilitoni sparando al nemico, ed il giorno dopo sei ferito a Barcellona dove ci si spara a vicenda da due diverse balconate, e poi arriva l'imposizione dell'esercito popolare e lo smantellamento delle milizie. L'anno scorso eravamo in Spagna per un piccolo festival dove abbiamo incontrato la gente della CNT che ne erano gli organizzatori assieme ad una radio libera; il film era stato proiettato qualche tempo prima da quelle parti, e ci dissero che aveva destato molto interesse perché molti vedendolo si sono resi conto che non avevano mai saputo come erano andate le cose. Durante il franchismo non ci fu una sola parola riguardante gli anarchici, i comunisti o i socialisti, ed anche dopo la morte di Franco nessuno riportò alla luce quegli eventi. Il film ha permesso agli spagnoli di riscoprire la loro storia e di spazzare via molti luoghi comuni sulla guerra di Spagna: da questo punto di vista penso che abbia avuto effetto positivo sulla gente".

 

"UNA SITUAZIONE NUOVA"

Finiamo per parlar d'America, tournee, dischi. Per passare il confine G.W. ci dice che è necessario essere un po' smaliziati: "Abbiamo fatto sette, forse otto tournée negli USA, ma una volta abbiamo avuto dei problemi. Provammo ad entrare dal Canada, non avevamo il permesso e soprattutto avevamo il furgone pieno di strumenti: si sono insospettiti e non ci hanno fatto passare; siamo entrati quindi da un'altra parte del confine, ed abbiamo perso un concerto a Chicago. Ma di solito è bene non far capire che sei una band, cerchiamo di nascondere gli strumenti ed entriamo separatamente come se fossimo europei in vacanza. Se gli dici che sei una band sei fottuto. L'ultimo album stampato dalla Touch & Go è distribuito in tutti gli Stati Uniti. Gli altri dischi invece sono distribuiti (o stampati) da piccole etichette, che non riescono a raggiungere tutta la nazione. Ma se la gente è interessata li trova, sono più o meno reperibili; non abbiamo veramente bisogno di vendere laggiù, semmai è importante che chi li desidera non debba pagare i costi d'importazione dall' Olanda...". Ultima domanda obbligatoria: i kraakers, il movimento di occupazioni ad oltranza di cui loro erano parte integrante: cosa è rimasto di quell'esperienza oggi in Olanda? Ma G.W. parte subito dalla preistoria: "Fondamentalmente i kraakers nacquero perchè la gente aveva bisogno di case, e cominciò ad occupare dei palazzi. Le case in affitto scarseggiavano (sto parlando di Amsterdam ma ciò che successe in quel periodo valeva per tutte le città, più o meno), ed in alcune zone c'erano un sacco di case orribili e fatiscenti. La città aveva un piano per abbatterle e costruirne di nuove al loro posto, ma ci impiegava tempi molto molto lunghi... Così coloro che avevano bisogno di un tetto pensarono di andarvi a vivere. Quando venivano sgomberati con il pretesto dell'abbattimento, loro prendevano le loro cose e si trasferivano nell'edificio accanto o nella via più vicina. Tutto questo accadeva nei primi anni settanta. Dopo un po' notarono che le case sgomberate non venivano toccate, così quando la polizia gli intimò di nuovo di andarsene cominciarono a rifiutarsi. Questa fu una situazione nuova per la polizia e la città. Il movimento crebbe e si occuparono interi palazzi in cui si organizzavano concerti, manifestazioni, spettacoli teatrali; gli occupanti cominciarono ad allestire piccoli negozi e cose del genere, ed è diventata una specie di comunità sparsa in tutta la città. All'inizio degli anni ottanta le istituzioni cercarono di disfarsi di tutto ciò, ma le situazioni erano molto differenti l'una dall'altra. C'erano palazzi fatiscenti che dovevano essere chiusi, e queste case furono sgomberate; altre occupazioni erano invece molto ben organizzate ed in altri casi ancora la situazione non era molto chiara, non si sapeva chi fosse il proprietario dell'abitazione, oppure il proprietario stesso era uno stronzo che non voleva sistemare la casa neppure prima che la occupassero. E così le istituzioni riconobbero le ragioni degli occupanti: fondamentalmente avevano il diritto di non pagare l'affitto! Venne il momento delle trattative e gli occupanti cominciarono a venire a patti con le autorità ed i proprietari: alcuni di loro furono legalizzati, altri furono sgomberati per far posto ad altri "utenti"... Ma con il passare degli anni le leggi sono diventate più severe, ed hanno reso le occupazioni più difficili; comunque nelle case "legalizzate" c'è ancora gente che vive con una mentalità differente, hanno una visione diversa sullo stare assieme, come organizzare le loro così, come allestire il proprio negozio o praticare quello che si desidera fare. Questa è un'eredità delle occupazioni...."
Kathrin: "(Il movimento) contagiò molte persone: la cosa buona era che avevamo lo spazio per realizzare un sacco di idee creative, ed è bello vedere che quella sottocultura che crebbe in quel periodo è ancora presente, magari non è più soltanto nelle case occupate, possono essere persone in affitto ma che stanno ancora vivendo per realizzare i loro desideri".

 

"SE SEI LIBERO DI GESTIRLE..."

G.W. Sok: "Prima vivevi con i tuoi genitori, andavi in città a studiare o a fare quello che volevi, e prendevi un'appartamento in affitto, da solo: dopo un po' di tempo era tutto molto noioso. Se vivi in una casa occupata c'è molta più gente come te, si può vivere la quotidianità assieme agli altri cenando, andando al cinema, guardando la televisione, ed è più economico perchè puoi condividere la stessa lavatrice, altri elettrodomestici, il giornale, il riscaldamento e cose del genere... E poi ti costringe a vivere con la gente più disparata, devi essere più socievole e disponibile. Secondo me i kraakers hanno aperto una strada: la gente non deve pensare che vivere sia solo accumulare denaro e possedere case sempre più grandi. Può darsi che tu non faccia molti soldi e che la tua casa non sia eccezionale, ma va bene così e soprattutto vivi con persone gradevoli. E a questo punto anche tu sei ricco... Un paio di osservazioni personali in conclusione. È impressionante la semplicità, la totale assenza di "pippismo ideologico" nei loro discorsi... I kraakers? Nacquero perchè c'era bisogno di case. La distribuzione? Nacque perché nessuno era in grado di distribuirsi i dischi. Case occupate in regola con la legge? Se sei libero di gestirle secondo i tuoi desideri vanno bene. In parole povere: le piccole utopie non valgono 'na sega se non rispondono pienamente ai bisogni che il vivere quotidiano genera nelle persone... La cosa più affascinante (e che la dice lunga sulla loro attitudine) è che durante la chiacchierata mi hanno rivolto persino qualche domanda! E gli ho orgogliosamente risposto con il mio inglese sub-umano...

Mario Bossi


The Ex live (sono proprio così!)