Rivista Anarchica Online


La carovana della
Madre Terra
a cura di Dario Sabbadini

 

 

Medicina antiautoritaria, banca dei semi, gruppi di acquisto solidali, pratiche autogestionarie, ecc.. Se n'é parlato alla cascina Torkiera, a Milano, lo scorso dicembre, durante la prima festa nazionale del CIR.

Si è svolta alla cascina autogestita Torkiera, nella "Milano fa bene", la prima festa nazionale del C.I.R. con la carovana della madre terra. Da giovedì 9 dicembre a domenica 12 dicembre, rurali e urbani si sono intrecciati, hanno scambiato, si sono divertiti, e hanno parlato del C.I.R. (Corrispondenze ed Informazioni Rurali, il bollettino di incontro dal quale è nata questa rete) di biodiversità e OGM (organismi geneticamente modificati), di medicina antiautoritaria, di banca dei semi, di gruppi di acquisto solidali, di reti economiche città-campagna, di mutuo-appoggio itinerante,... tutte cose molto interessanti, addirittura rivoluzionarie, se applicate: in fondo questa interrelazione tra città e campagna non si vede mai ed è così necessaria. Questo era infatti il senso della carovana nella odiata metropoli delle nebbie, una specie di discesa tribale; come si definiscono: "il piccolo popolo contadino ed artigiano che con caparbietà ha deciso di continuare ad abitare la terra, si incontra, si riconosce e rappresenta: guarda lontano e si prepara agli anni che verranno. Come nella carovana internazionale dei 500 contadini indiani che è venuta in giugno in Europa per dire basta al monopolio delle sementi delle multinazionali, all'economia di sfruttamento e, nello specifico del momento, alle guerre del nuovo ordine mondiale (sono passati sotto i bombardieri della base di Aviano), ma sono venuti anche per incontrare chi lotta qui nel primo mondo per la stessa causa, allo stesso modo sono venuti anche i rurali nella metropoli, a manifestare davanti a McDonald e Bayer cuocendo pizze in mezzo alla strada, e ad incontrare i malati cittadini fratelli nella lotta al "pensiero unico".
Ma non è questo che mi ha fatto respirare un'aria nuova; questa carovana ha lasciato dei segni nelle persone, ma non è per "gli argomenti" per le "cose discusse", per "le cose da fare", ma è il modo, IL CERCHIO. Non c'era nulla di preorganizzato, neanche un ordine del giorno, o gli orari dei seminari, o i gruppi della cucina, neppure la manifestazione, qualcosa di scioccante in un centro sociale; eppure dal primo giorno ci si è trovati in cerchio e si è deciso tutto insieme, si è cucinato, discusso, pulito, manifestato, organizzato, deciso, e soprattutto,.... ascoltato. Con il cerchio solo chi ha il bastone parla e tutti si finisce di dire la propria. L'ascolto, l'apertura, l'unanimità di intenti, caratteristiche per me fondanti della nonviolenza, erano semplicemente... attuate. Siamo stati bene, ecco tutto ma è tanto, chè quando siamo stati per strada un'energia indescrivibile, giocosa ma potente, ci attraversava: ci siamo scarrozzati i poliziotti dietro, così come fermavamo le macchine per strada per offrire "aranci veri" e pizze integrali appena sfornate. È quello che ci vuole, con più strutture, più scambi, più incontri, più scelte di vita, più persone coinvolte: ma è quello che ci vuole.

Dario Sabbadini


Luca Frigerio

Dopo Seattle
secondo me

Cos'è successo? Come è stato possibile?
Una teoria ce l'ho: sensibilità. Mi riferisco alla conferenza che ha avuto luogo alla cascina Torchiera venerdì 9 dicembre all'interno della 4-giorni del C.I.R.. Chris King, matematico neozelandese che si è occupato di algoritmi evolutivi e di biofisica dei processi cerebrali, autore dell'enciclopedia scientifica e mitologica Genesis of Eden (sito internet www.sakina.org) sull'impatto epocale delle biotecnologie ha approfittato dell'occasione per venire a raccontare il suo anno sabbatico impiegato a filmare la situazione soprattutto nell'Amazzonia boliviana dove ultimamente la deforestazione è stata intensissima. La sensibilità a cui mi riferivo è quella di tutta la Carovana della Madre Terra, della Torchiera e di chi (rischiando di essere confusi con una delle tante sette di fine millennio) crede sia giunto il momento per il salto quantico di coscienza. Di questo è venuto a parlare Chris e quello che segue è quanto ho capito io.
Una società, così come un organismo, accumula conoscenze, sapere, forza senza che durante questo periodo di formazione succeda "niente" di straordinario. Le modificazioni apportate all'interno del sistema rimangono al medesimo livello energetico. Ad un certo punto si arriva ad avere un'energia (sapere scientifico, storico, tecnico, umanistico, tecnologico, ecc.) necessaria e sufficiente a compiere un balzo, un salto quantico, producendo qualcosa di completamente diverso ed assolutamente più potente del livello precedente. Ebbene siamo a questo punto. Abbiamo una potenza tecnologica tale da deforestare interi stati nel giro di una settimana, la capacità di scendere nell'infinitamente piccolo e sconvolgere le catene di DNA, la velocità e precisione adatte a raggiungere un terminale su tutta la faccia di questa esausta terra. Quello che ora ci serve è un salto della nostra coscienza, comprendere quale potere abbiamo per non rischiare di annientare la terra nostra madre e sorella.
Madre perché ci ha visto nascere (noi vita, noi esseri umani) e sorella perché imparentati da continui incroci con la prima catena amminoacidica che si è formata in una qualche pozza riscaldata, milioni di anni fa. Non importa che tutti si commuovano o credano intimamente a ciò, l'importante è comprendere quanto la nostra velocità e radicalità nel cambiare la biosfera non è più biocompatibile. Chris (a ragione n.d.a.) spiegava bene come la nostra esistenza è garantita dalla biodiversià più ampia, ovvero dalla maggior diversità possibile tra le catene di DNA presenti sul globo. Per questo noi affidiamo la nostra sopravvivenza alla procreazione sessuale: ogni volta mischiamo, ricombiniamo metà del nostro patrimonio genetico con quello del nostro partner. Se garantisco maggiore varietà, acquisisco maggior adattabilità e quindi maggiori possibilità di sopravvivenza. Quale sorpresa quindi quando scopriamo che il modello proposto dalla cultura e dal mercato dominante vanno nella direzione opposta, ciecamente; quando coloro che spingono per l'uniformità delle merci, dei prodotti, dei luoghi e delle idee sono seduti alla guida dei più grossi colossi petrolchimici, chimico-farmaceutici, agro-alimentari ed economici in genere? Nessuna sorpresa. Non rischio di incancrenirmi in una posizione esclusivamente ambientalista, al contrario. Trovo un contenitore per ogni battaglia contro ogni potere forte ed uniformatore: lotta globale per una coscienza globale. C'è un nuovo spettro che si aggira per il globo e c'è chi giura di averlo visto a Seattle.


Maknovicina

Arrivano i nostri.
A cavallo

Si è costituito un gruppo itinerante all'interno della rete CIR in grado di circolare al suo interno portando aiuto nelle, situazioni " che lo richiedano" e nelle, "situazioni eccezionali", come raccolti ristrutturazioni e sostituzioni in caso qualcuno debba assentarsi dalla casa, cascina ecc. e non lasciare incustoditi animali e terreni.
Questo significa stringere rapporti nuovi, scambiarsi informazioni, notizie e alleviare il disagio che un vincolo stabile come la casa, la terra ecc. comporta un po' per tutti.
Chi compone questo gruppo parte dal presupposto che una condizione stanziale è riduttiva di una buona parte delle libertà individuali; atrofizza la voglia di scambio di qualunque genere generando insofferenza nei confronti di ciò che si fa quotidianamente e del posto dove si vive, ma soprattutto rende estremamente sensibili al senso di "proprietà", sentimento che spontaneamente nasce allorquando ad un solo spazio la propria sfera di attenzioni. Il gruppo ha già un primo nucleo di partecipanti e alcuni lavori, ci si sposterà con i cavalli (per gli spostamenti a breve distanza 150-200 km) o con furgoni.
Il gruppo sarà ospite di chi lo chiama, si troverà un accordo sulle spese di spostamento, ma sicuramente non richiederà nessun compenso per i lavori svolti!
Altre iniziative quali spettacoli di strada, cene di sottoscrizione o quant'altro verrà in mente, saranno occasioni per recuperare i soldi necessari al gruppo per sopravvivere.
Inoltre un gruppo itinerante può funzionare anche da collante tra le realtà cittadine e le realtà rurali, che si incontrano con difficoltà, ma con grande interesse.
Essere itineranti come scelta che vuole combattere la pigrizia e il senso dello scontato (in ogni sfera del vivere), ma anche difesa dell'ossessiva volontà di controllo sociale da parte dello stato; muoversi continuamente e privi di proprietà sottrae ai ricatti e a indagini. Contro-tendenza rispetto alla volontà vederci fermi catalogabili e identificabili!
Il gruppo sta cercando mezzi di trasporto.
Per contattare il gruppo itinerante, proporre lavori o partecipare alla carovana:
e-mail: maknovicina@yahoo.it
Posta: Zapparoli Maurizio, fermoposta di 50035 Palazzuolo sul Serio (FI)
Cell. Andrea Lupo 0338/5916171 Antonio 0348/2438967

 


CoCoRiCò

Gruppi di acquisto solidali

Di che cosa si tratta? Di una delle tante realtà nelle quali si sta realizzando una concezione alternativa dell'economia, ormai presenti in varie parti d'Italia in forme più o meno strutturate. Li chiamiamo Gruppi di Acquisto Solidali (GAS) per distinguerli dai gruppi d'acquisto tout-court, che possono non presentare connotazioni etiche, ma essere solo uno strumento di risparmio. L'aspetto etico, o solidale, di tali gruppi ci sembra il lato più importante, che li connota come esperienze nel campo del consumo critico. Ma in effetti non è il solo aspetto rilevante. Il richiamo ad una vita in cui le relazioni umane e la condivisione con gli amici ed i vicini tornano ad avere importanza primaria; il ritorno ai sapori di una volta; il piacere di mangiare cose buone, che fanno bene, in armonia con gli altri esseri umani e con la natura. Quello che forse ciascuno di noi, da sempre desidera realizzare! Si tratta solo di provare: è una esperienza alla portata di tutti.
I GAS possono costituire dunque uno degli aspetti di un nuovo stile di vita che, accanto al consumo critico, al risparmio etico ed al lavoro cooperativo (no profit), fornisce una possibilità di impegno concreto per chiunque desideri cominciare a lavorare nella vita quotidiana per un nuovo modello di sviluppo costruito dal basso.
Cosa si intende per "potere del consumatore"? Soffermiamoci innanzitutto sul significato di queste due parole che forse sono usate troppo e troppo spesso in modo improprio. Il potere è la capacità di influenzare in modo determinante persone o situazioni, oltre a rappresentare la possibilità concreta di fare qualcosa. Il consumatore è chi consuma, vale a dire chi sul mercato domanda beni e servizi ed è disposto a pagare un prezzo per essi. Il momento fondamentale in cui il consumatore può esercitare il proprio potere è rappresentato dall'atto d'acquisto.
La forza apparentemente senza limiti delle imprese produttrici, in modo particolare delle società multinazionali, ha in realtà una debolezza intrinseca in quanto la capacità di sviluppare business e di creare profitto dipende principalmente dal comportamento dei consumatori, nel momento in cui acquistano prodotti o servizi.
Il gesto di fare la spesa non è un'azione priva di significato, un atto privato che riguarda solo il consumatore, i suoi gusti, i suoi desideri, il suo portafoglio. Esso può assumere una forte e chiara valenza sociale, economica e politica. Prendere consapevolezza di questo potere permette di elaborare una strategia di condizionamento della politica di approvvigionamento, produzione e distribuzione delle imprese.
Come consumatori che si pongono obiettivi sociali, occorre appropriarci della capacità libera e non condizionata di scelta dei prodotti. Ciò deve essere attuato sulla base di criteri legati non solo alla qualità merceologica, al prezzo, o peggio all'immagine, al valore evocativo di status symbol del prodotto, ma piuttosto alla valutazione delle politiche compiute dalle imprese in termini di:
- Impatto sociale: rispetto delle norme di sicurezza e dei diritti dei lavoratori, tipo di rapporti adottati con i regimi oppressivi, forme di presenza nei Paesi del Sud del Mondo...
- Impatto ambientale: rispetto della natura e dei suoi ritmi, rispetto delle norme e convenzioni internazionali, scelte in materia di imballaggi e di riciclaggio, test sugli animali,
Dobbiamo quindi sforzarci di capire quali effetti produrrà la nostra "azione di acquisto". È chiaro infatti che, acquistando un prodotto, gli permettiamo di esistere ed, oltre alla sua esistenza, permettiamo la sua azione nel mondo e anche quella di tutta la catena legata alla sua produzione.
Il consumatore, sviluppando una coscienza critica, acquisisce dunque un grande potere e, proprio perché le imprese hanno timore di questo, tentano di dominare la nostra volontà spendendo miliardi in pubblicità.
Dobbiamo perciò riappropriarci della volontà decisionale e rivalutare il potere che abbiamo fra le mani. Un potere che preso singolarmente è certamente piccolo ma che, moltiplicato per milioni di persone, può condizionare le multinazionali fino a coinvolgere l'intero sistema.
CoCoRiCò presso Saroldi,
Corso Turati 25/5, 10128 Torino
Sito internet http://pages.inrete.it/cocorico/gas.html
e-mail: cocorico@inrete.it

 

 

Gruppi di acquisto già presenti nella rete CIR:

Elicriso

È stata la redazione del C.I.R.; è un gruppo d'acquisto e distribuzione di prodotti biologici, una libreria di movimento, uno spazio telematico, di mostre e mercatini. Punto di riferimento per le realtà rurali e metropolitane sulle tematiche del biologico, transgenico, comunicazione ed autogestione della salute.
Prossimamente pubblicheremo sulla rivista un'intervista con l'Elicriso.

Associazione culturale "Elicriso"
V. Vigevano 2A, 20144 Milano
Tel. 02-58111925 E-mail elicir@iol.it

 

Maltrainsema

I moderni sistemi di consumo si basano sullo sfruttamento delle risorse, umane ed ambientali. I consumi sono spesso sfrenati e incondizionati. La produzione esiste sempre più in funzione di se stessa, come processo che si autoalimenta e non in funzione delle necessità fondamentali delle persone. In direzione opposta e col chiaro intento di mettere in discussione il sistema economico vigente vi sono già esperienze positive come: cooperative di lavoro, centri socio-culturali, sperimentazioni abitative di tipo collettivistico in città e in campagna. Alcune persone, che già fanno parte di questi progetti, sentono la necessità di affiancare ad essi un luogo che abbia la specificità di distribuire i prodotti senza che vi sia speculazione e che, in linea generale, diventi un punto di contatto e di stimolo per le varie esperienze, affinché possano collaborare e rafforzarsi. Per essere sempre meno dipendenti dal Mercato e per elaborare insieme strategie alternative.
L'Associazione Maltrainsema promuove per il momento due attività principali: la costituzione di un gruppo d'acquisto e quella di un gruppo di studio definito "progetta-azione". L'associazione svolge altre attività nella logica del riutilizzo, dell'autoproduzione e dell'ecologia: la promozione dell'usato (abiti, dischi, libri e fumetti), l'esposizione di manifatture. Il posto sarà estremamente versatile e quindi aperto ad altre idee.
Le attività si svolgeranno all'interno di un magazzino acquistato dai promotori. Si è preferito comprare il magazzino per poter far partire il progetto senza che il peso dell'affitto gravasse fin dall'inizio sugli associati. Se l'associazione riuscirà ad avere degli utili potrà partecipare al pagamento del mutuo sganciando dalla proprietà i promotori e diventando essa stessa comproprietaria del magazzino.
Il gruppo d'acquisto distribuisce i prodotti tra i suoi aderenti acquistandoli direttamente dalle cascine e dai laboratori artigiani. In questo modo è possibile eliminare i costi aggiuntivi della mediazione, della pubblicità e degli imballaggi di cui in genere si fa un uso spropositato: essendo il fine quello di controllare direttamente il prodotto e quindi ottenere una maggiore qualità con un minore uso di risorse. L'intenzione è quella di scavalcare gli artificiosi e dispendiosi aspetti del mercato che producono solo rincari eccessivi e sperpero; riavvicinando il consumatore ai processi produttivi. Il fatto che dei prodotti stiano allineati sullo stesso scaffale di un negozio non significa che tra di essi le uniche differenze siano di prezzo e di estetica: come si producano, dove, secondo quali strategie etc., sono fattori essenziali ai fini di una scelta di acquisto consapevole.
"Progetta-azione" è uno spazio politico dove ricercare soluzioni contrapposte ad alcuni meccanismi economici vigenti. A questo spazio si può partecipare singolarmente o come gruppo che lavora su tematiche affini. Questo luogo di incontro vuole favorire la nascita di iniziative e progetti utilizzando varie conoscenze ed esperienze per aumentare l'incisività dei singoli progetti, valorizzando le capacità di ognuno.
L'associazione svolge altre attività nella logica del riutilizzo, dell'autoproduzione e dell'ecologia: la promozione dell'usato (abiti, dischi, libri e fumetti) e l'esposizione di manifatture. Il gruppo d'acquisto funziona mensilmente su prenotazione.

Per informazioni, proposte, adesioni:
Via Procaccini, 41 - Milano
Tel / fax 023451490
e-mail: maltrainsema@spinnet.it
Sul sito di alekos: http://www.spinnet.it/alekos/maltrainsema.htm

 

 


il manifesto del CIR

La sferiforma del popolo
della Madre Terra

Prima di proporre una piattaforma/sferiforma rivendicativa dei piccoli coltivatori biologici e degli artigiani manuali, è necessario fare alcune considerazioni di vitale importanza per inquadrare nel contesto attuale la dimensione del problema, altrimenti non se ne comprenderebbe la portata.
Fino a cinquant'anni fa l'attività del contadino era di primaria importanza ed occupava la maggior parte delle persone di questo pianeta. La società industriale era agli inizi ed aveva ancora tutto il suo fascino, era più credibile il mito del benessere e della tecnologia che avrebbe risolto la maggior parte dei problemi, liberando l'uomo dalla schiavitù del lavoro. L'attività fondamentale di ogni famiglia era l'agricoltura per conseguire l'autosufficienza commercializzando o scambiando solo le eccedenze, accompagnata da una serie di attività artigianali e manuali, che compendiavano alle esigenze del contadino per tutto ciò che non riusciva a produrre da se ed erano sempre generi di prima necessità: attrezzi da lavoro, scarpe, mobili, manufatti, ecc.. In cambio del suo lavoro l'artigiano riceveva il più delle volte uova, latte, formaggi, salumi, farina, ecc. (così funzionava l'economia un tempo non molto lontano e basta chiedere ai nostri nonni che senz'altro se lo ricordano ancora).
Con l'avvento della società industriale sono diventate necessarie delle macchine molto sofisticate, che richiedevano notevoli capitali e che solo in pochi potevano avere diventando i ricchi di oggi (gli industriali), con un tasso di ricchezza e di potenzialità di gran lunga maggiore rispetto a ieri. Le condizioni di vita dell'uomo comune sono migliorate grazie alla diffusione delle produzioni tecnologiche, che ormai hanno raggiunto il massimo dell'espansione: la CocaCola, l'automobile, la televisione, i computers, i telefonini sono ovunque (così pure l'inquinamento, l'effetto serra, il buco nell'ozono, le onde elettromagnetiche, le radiazioni nucleari, le armi, la delinquenza criminale che con il capitalismo ci convive egregiamente ecc.). Un luogo comune dice: "è colpa del progresso, il progresso ha il suo prezzo". Sostituire i valori introversi della civiltà contadina con quelli estroversi della società dei consumi non è un fatto grave di per sè, anzi ha prodotto pure qualche miglioramento: ma è un fatto grave per l'uomo ed il suo ambiente quando diventa incompatibile ed incontrollabile, quando se ne abusa a tal punto da compromettere la vita stessa, quando è solo il mercato, la legge del massimo profitto a dettare le condizioni dell'economia. Non vi è un limite per lo sfruttamento delle risorse, una compatibilità ambientale per tutte le emissioni inquinanti prodotte dalle tecnologie, uno spreco di materie prime per produrre cose inutili, superflue e/o dannose. Pertanto, come dato fondamentale dell'industrializzazione, si ha che il 90% delle persone sono addette ai servizi, alle attività sostitutive o di complemento, mentre solo il 5-6% sono gli addetti all'agricoltura che producono per soddisfare i bisogni primari di tutta la popolazione. Prima era il contrario.
Questo però è soltanto il dato demografico che non fa percepire ancora il cambiamento in atto nella sua portata catastrofica. Quello che è cambiato radicalmente nella società contemporanea è il rapporto dell'uomo con la natura, è il nesso di una relazione di interdipendenza reciproca (che prima era considerato mentre adesso non lo è più). La società industriale per le esigenze della produzione ha concentrato gli esseri umani nella città sradicandoli dalla terra e dalla sua cultura, producendo una vita artificiale, basata su bisogni indotti e fittizi, su un lavoro alienante e privandola del tempo. Ha provocato cioè uno sradicamento dell'uomo dalle sue origini e dalle sue motivazioni, quindi una mancanza di valori, un disequilibrio psicofisico, un individualismo sfrenato. È il rapporto dell'uomo con l'ambiente in cui vive che viene ad essere sconvolto.
Nel giro di dieci anni (dagli anni 50 agli anni 60) si è passati dal mondo rurale alla società industriale, distruggendo una memoria di tradizioni, conoscenze e culture millenarie.
Ma coloro che hanno venduto la loro terra per pochi spiccioli cosa si ritrovano adesso? Aria, acqua, terra e cibi inquinati!!
Era necessaria manodopera a basso costo e poco politicizzata nell'industria e quindi è stato facile fare leva sul malcontento della famiglia contadina, che era aggravata da oneri strutturali e di lavoro che ne impedivano Oggi gli stessi modi di sfruttamento li troviamo per gli extracomunitari, considerato che non ci sono più contadini da inurbare, considerato che stiamo pagando oggi con le calamità naturali il danno provocato ieri con l'abbandono delle terre da parte degli unici e veri custodi dell'ambiente.
Queste ormai sono cose risapute dalla maggioranza degli individui, ma poiché il tenore di vita raggiunto dai più è soddisfacente dal punto di vista materiale, nessuno o in pochi rinunciano al benessere per tornare al lavoro della terra che è sinonimo di fatica e di insicurezza.
È meglio fare gli ipocriti, magari di sinistra, piuttosto che rinunciare ai vantaggi accumulati con lo sfruttamento delle popolazioni inermi e delle risorse del terzo mondo, non importa se stanno morendo di fame.
Non importa se nella fabbrica o nell'ufficio svolgiamo un lavoro alienato, un'attività sostitutiva che non produce generi di prima necessità, anzi spesso provoca grave danno all'ambiente come ricaduta: non siamo abituati a pensarci, non lo si vede nel breve periodo.
Spesso i lavori vengono addirittura inventati per far fronte alla disoccupazione ed avere un serbatoio di voti clientelari che assicurano le elezioni di personaggi senza scrupoli (come è avvenuto fino ad ora nel sistema di potere partitico).

Ma allora, cosa aspettiamo? Che il sistema cambi da solo in virtù di una qualche magia che renda buoni i potenti e faccia rinunciare loro a tutti i privilegi acquisiti? O è necessario organizzarci e lottare per far rispettare i nostri diritti, ieri come oggi, di fronte all'inusitata codardia di chi ha il potere e lo usa per distruggere l'ultimo baluardo di quella civiltà, che costituisce il perno del senso di colpa che cova nel profondo di ogni individuo: poiché sa che è da lì che proveniamo e lì dovremo tornare nonostante tutti gli sforzi che facciamo per mantenere in piedi un baraccone che si regge su delle carte truccate.
Ormai i giochi sono chiari ed è la natura con la sua implacabile giustizia che ci presenta il conto; e se oggi non siamo ancora in grado di renderci conto della catastrofe imminente domani ancora peggio sarà, non vi sarà più la possibilità di tornare indietro, al rispetto di ogni essere vivente, dei cicli naturali e di tutte le sue implicazioni.
Allora quello che è importante da capire per noi, è che non dobbiamo chiedere nulla ad un sistema che è marcio e corrotto altrimenti entreremmo a far parte del gioco: dobbiamo essere chiari e determinati nel far rivalere i nostri diritti ed i diritti dell'ambiente, poiché si equivalgono.
I piccoli contadini, i contadini biologici sono gli unici a preservare i valori quali custodi dell'ambiente non asserviti alla logica di produzione capitalista, alla logica del mercato.
Sono gli unici che possono rispettare i cicli naturali, perché non hanno cambiato il metodo di produzione rispetto ai contadini di 50 anni fa, non si lasciano condizionare dalla domanda, non praticano un'agricoltura intensiva, una monocoltura in funzione di una domanda manipolata dalle multinazionali.
Sono autosufficienti e dell'autosufficienza basata su piccole coltivazioni per avere un po' di tutto hanno fatto la loro bandiera.
Può crollare il sistema ma loro sopravviveranno poiché non gli mancherà nulla di ciò che esiste in natura ed è necessario per vivere. Sono più organizzati ed hanno più conoscenze di ieri, hanno conosciuto il mito del progresso e sanno i danni che ha provocato e provoca, non si lasciano ammaliare dalle promesse dei politici e dai cialtroni di ogni categoria, poiché il confronto lo vogliono avere sui fatti e non sulle parole.
Destra e sinistra adesso si equivalgono perché ormai hanno perso ciascuno la propria identità, entrambe servono al potere economico, entrambe hanno rinunciato alla propria autonomia per fornire le stampelle a questo sistema. Quindi è nell'interesse di tutti che diciamo:
"la terra va data a chi la coltiva biologicamente nel rispetto degli equilibri naturali (ecosistemi)".
Le terre demaniali e di uso civico (terre che per un'antica consuetudine riconosciuta giuridicamente sono in uso alla popolazione locale e quindi non si possono vendere né alienare, né possono cambiare destinazione d'uso), in Italia sono il 10 % del territorio nazionale, circa 3.000.000 di ha. Lo stesso dovrebbe dirsi per legge per le terre dei privati incolte o mal coltivate, come una legge del 1990 prevede, ma di fatto è rimasta inapplicabile, che devono essere date al popolo, a coloro che vogliono ritornare alla terra memori della relazione che unisce l'uomo alla natura, al fine di preservarla in modo che anche figli e nipoti la possano godere in futuro.
Altro che vendere le terre demaniali come vogliono fare adesso le Regioni per risanare i loro bilanci, finanziare l'alta velocità!! Quelle terre sono state acquistate con i soldi dei contribuenti italiani (destinati a finanziare la piccola proprietà contadina) che lo stato italiano ha utilizzato per incamerare quei beni ad un prezzo irrisorio, nel momento in cui i contadini abbandonavano quelle terre.
Adesso devono ritornare a chi ci vuoi vivere e non a speculatori e turisti stranieri che le vorrebbero utilizzare per 15-20 giorni all'anno senza "produrre" la salvaguardia dell'ambiente, come invece e naturalmente fa chi ci vive.
Per rendere più agevole questo ritorno e la vita di chi già ci vive è inutile inventare altre gabelle, burocraticizzare la vita del contadino, imporgli delle normative fiscali e sanitarie che non è in grado di espletare.
Deve ricorrere alle banche, adeguarsi al commercialista, snaturare la propria vita per sottostare a delle regole che altri senza calli sulle mani e senza ragione, vogliono dettare per lui al fine di fargli cessare l'attività e/o sottometterlo. L'Italia dovrebbe trasformarsi in un parco giochi per i turisti stranieri e dovrebbero sopravvivere solo le grandi aziende. Le regole naturali igienico-sanitarie, del buonsenso, il contadino le conosce e le rispetta perché sono il suo pane quotidiano e dovrebbe bastare l'autocertificazione sull'etichetta del prodotto per venderlo, invece pretendere certe cose, come leggi che vietano le trasformazioni alimentari familiari imponendo ambienti asettici, sterili, che impediscono ai microrganismi di vivere in modo da rendere il prodotto tipicamente genuino con un più elevato valore organolettico e nutritivo, leggi che impediscono di macellare in casa i propri animali o impongono di porre sull'etichetta del vino "nuoce gravemente alla salute" quando sono tradizioni e culture che vengono trasmesse da millenni.
Suvvia, è veramente ridicolo per i posteri... Un po' di dignità al legislatore è necessaria, è doveroso chiederla, poiché alla fine anche chi è preposto a far rispettare le leggi, se queste sono assurde, con che coraggio può pretenderne il rispetto?? Si farà finta che non esistano per onestà e senso di giustizia.
Solo riconoscendo l'importanza sociale del piccolo contadino, dell'artigiano manuale e delle vecchie arti e mestieri (maniscalchi, sellai, liutai, fabbri, impagliatori, cestai, scalpellini, intagliatori, cantastorie, giocolieri, saltimbanchi, mugnai ecc., ma anche piccoli laboratori manifatturieri per la lavorazione della canapa e del lino) il legislatore ed il politico dimostreranno di avere rispetto per se stessi, per il loro ruolo e per la vita, poiché sono questi gli unici soggetti sociali che ancora agiscono in armonia con le leggi naturali nell'interesse di tutti; e tendono naturalmente ad una rinascita culturale, sociale, spirituale dell'umanità che, nella crisi di valori che stiamo attraversando, malata com'è, ha bisogno di questi fermenti per continuare a sperare.

CIR