Mia madre è protestante. Zwingliana,
per la precisione. La sua famiglia, come tutte le antiche famiglie
protestanti del Canton Grigioni, possiede una Bibbia. Ovvio:
se non ci si affida al magistero di Sacra Romana Chiesa Cattolica
e Apostolica per l'interpretazione delle Sacre Scritture, bisogna
fare da sé. E per farlo bisogna avere in casa una Bibbia che
tutti possano leggere. La Bibbia della famiglia di mia madre
risale al 1715 ed è un librone alto così tutto scritto in antico
romancio, la lingua del Canton Grigioni tuttora parlata. Il
librone in questione fa bella mostra di sé su un leggio in sala,
anche se effettivamente avrebbe bisogno di qualche restauro:
i danni provocati dal tempo e dall'incuria di qualche avo ignorante
e poco rispettoso (uno zio la abbandonò per anni in un fienile
e strappò i ganci che la impreziosivano per chiudere la stalla)
l'hanno un po' danneggiata. Tuttavia la Bibbia è ancora lì,
e ci parla. Oddio, a me personalmente non dice più niente, perché
non so una parola di antico romancio. Però mia madre mastica
un po' di romancio moderno e qualcosa riesce a estrarne. Inoltre
siamo fiduciosi: da qualche parte a Coira ci sarà ancora qualche
esperto di antico romancio che, volendo, potrebbe aiutarci,
se davvero volessimo leggere tutti insieme la nostra preziosa
Bibbia (eventualità peraltro remota per altre ragioni, che con
l'antico romancio non hanno nulla a che vedere
). I libri hanno
questo di bello: li apri e li leggi. Detta così sembra una banalità.
Però è un fatto che attraverso le pagine di un libro noi ascoltiamo
la voce di gente defunta da secoli che nondimeno continua a
parlarci. Con semplicità, visto che per ascoltarla basta sfogliare
delle pagine. Non altrettanto potrà dirsi per ciò che noi lasciamo
alla posterità. Si fa un gran parlare della morte del libro.
Secondo alcuni futurologi la carta stampata come supporto per
la scrittura è destinata a estinguersi per essere sostituita
dall'elettronica. Già oggi troviamo opere che vengono pubblicate
esclusivamente in Internet. Per leggerle serve sempre il computer,
ma i futurologi sono ottimisti: fra pochi anni avremo libri
elettronici tascabili che potremo portarci in metropolitana
e anche al gabinetto. Saranno di una comodità entusiasmante:
basterà inserire un supporto ottico o magnetico con registrato
il testo che ci interessa, leggerlo, e poi riporlo e sostituirlo
con un altro. Fine delle biblioteche, sparizione delle librerie:
migliaia di volumi staranno in un cassetto. Ah, il futuro! Le
diavolerie della moderna tecnologia che ci renderanno la vita
tanto più semplice e comoda! Davvero? La realtà è diversa. Già
oggi non siamo più in grado di leggere molti file in formati
"vecchi", dove con questo aggettivo intendiamo "risalenti a
più di dieci anni fa". E non ci riusciamo perché quei file sono
stati scritti con programmi che non girano più sui nostri computer,
perché non sono più adeguati ai nostri sistemi operativi sempre
più moderni e sempre più sberluccicanti e ricchi di possibilità
(che peraltro non usiamo quasi mai). Il progresso prosegue inarrestabile
e si perde per strada le informazioni. Che magari non scompaiono,
ma semplicemente smettono di essere accessibili. Oggi leggiamo
Virgilio attraverso le copie che nei secoli sono state fatte
delle sue opere. Degli autori più recenti troviamo ancora qualche
manoscritto dimenticato in fondo a un cassetto, che interpretiamo,
copiamo e pubblichiamo. Ma cosa accadrà quando, fra 200 anni,
in fondo a un cassetto di un grande romanziere contemporaneo
si troverà un dischetto con un testo scritto con Word 5.1 per
Macintosh? Ci sarà ancora qualche macchina in grado di leggerlo?
E tutto ciò che oggi produciamo solo in formato elettronico
sarà ancora disponibile per molto? Le fotografie, i testi, le
musiche
dove sono? Sui dischi rigidi? Vita media di un disco
rigido: 5 anni. Sui dischetti? Sappiamo benissimo quanto sia
facile danneggiare involontariamente un dischetto. Sui CD o
sui DVD? Si dice che durino almeno per 50 anni, ma
fra 50 anni
avremo ancora i lettori e i software adatti? Pensiamo per esempio
ai programmi per Commodore 64 che sono rimasti registrati su
una vecchia audiocassetta, oppure alle schede perforate dei
computer di una volta. La realtà è che produciamo molta più
informazione di quanto abbiamo mai fatto nel passato. E facciamo
anche il possibile per conservarla in tutta la sua ricchezza
e completezza. Della musica antica ci rimangono solo gli spartiti,
e come dirigesse Beethoven non lo sa nessuno. Oggi invece registriamo
musica, immagini, filmati. Il problema è dove li registriamo,
e per quanto quelle registrazioni, per i limiti intrinseci del
mezzo e per l'evoluzione accelerata della nostra tecnologia,
rimarranno a disposizione. Già oggi molti dei dati raccolti
durante le missioni Apollo sono in un formato non più accessibile.
Dunque è improbabile che fra 285 anni qualcuno possa permettersi
di leggere un'opera prodotta nel 2000. Intanto la mia Bibbia
di famiglia sarà sempre lì, pronta per essere sfogliata.
Marco Cagnotti
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