Rivista Anarchica Online


Il sogno dell'arancia

a cura di Carlo E. Menga

"Questo proiettile è antico", scrive Jorge Luis Borges nel brano In memoriam J.F.K., sostenendo che quello stesso proiettile aveva ucciso prima, tra gli altri, anche Lincoln e Gustavo Adolfo di Svezia, e ancora più anticamente era stato altre cose: i chiodi di Gesù, il calice di cicuta di Socrate, la pietra che Caino scagliò contro Abele. Il che conferma le conclusioni della relazione Warren su questo strano singolo proiettile danzante, che arresta la sua traiettoria e colpisce Kennedy anche dalla parte opposta alla prima ferita. Quel proiettile è ancora in movimento: ha ucciso anche Martin Luther King, Robert Kennedy e John Lennon, e noi ormai abbiamo imparato a sospettare l'inettitudine connivente e cospiratrice di quella che Stephen King chiamava, con efficace metafora, "la polizia di Dallas". Questo proiettile ha una particolarità: si accanisce a colpire tutti quelli che hanno "un sogno", una visione. Probabilmente Martin Luther King era moralmente migliore di John Fitzgerald Kennedy, ma questo per il proiettile non fa nessuna differenza: l'etica non ha niente a che fare con il mantenimento dei pregiudizi e il perpetuarsi dei privilegi. Se il proiettile, evolvendo la sua natura, dovesse venire fornendosi di motivazioni etiche, a noi che amiamo lo splatter ma detestiamo lo spargimento di sangue vero, piacerebbe vederlo accanirsi contro una certa bottiglia di plastica piena di liquido rosso e infrangerne i sogni e le conseguenze.
Avrete certamente osservato, per le strade della vostra città, i manifesti pubblicitari della GATORADE, la bibita al gusto d'arancia o di limone che ripristina i vostri sali minerali dopo due ore di tennis e che probabilmente vi spacca i glomeruli renali e vi rende pericolosamente ipertesi se la bevete mentre il tennis lo guardate alla televisione. In questi manifesti campeggia una pallina da tennis di colore rosso vivo dalla quale si diparte un fumetto che raffigura una altrettanto rossa bottiglia di GATORADE al nuovo gusto di arancia rossa. Ai miei tempi si chiamavano 'sanguinelle'. Ma bere sangue non è considerato oggi politicamente corretto. Un moderno Bram Stoker sarebbe costretto a scrivere la storia di un misterioso e mostruoso frullatore dei Carpazi. Tra il fumetto e la palla, la scritta, in inglese: I HAVE A DRINK, che letteralmente significa 'ho una bibita', ma fraseologicamente sta per 'bevo qualcosa', 'mi faccio un drink'. Ma 'drink' è paronomasia di 'dream', che significa 'sogno', col che si realizza la connessione tra la pallina da tennis e quel Martin Luther King, ucciso a Menphis, Tennessee, nel 1968 dalla "polizia di Dallas", proprio mentre dichiarava di "avere un sogno", la visione di un mondo senza pregiudizi e privilegi. Almeno, si realizza per me, che, a causa della mia età, sono a conoscenza delle circostanze della morte di M. L. King, oltre che delle sue idee e della sua esistenza. Mi tocca presumere, dato il riferimento troppo evidente, che gli autori del manifesto presumano la stessa conoscenza da parte del pubblico, soprattutto quello più giovane. Non ho dati nel merito; ma evidentemente il meccanismo funziona: può darsi che la frase 'I have a dream', in qualche modo complicato, sia entrata a far parte di una specie di inconscio collettivo delle generazioni dalla mia, compresa, in poi, per chi sa quale nefando meccanismo di quelli con cui il mercato e il capitale utilizzano le idee dei loro nemici, come i virus che sfruttano il DNA della cellula ospite per riprodursi a danno di quest'ultima.
E qual è il sogno della pallina? Il suo sogno è il 'drink', la bibita, GATORADE all'arancia rossa. Ma attenzione: il sogno non è così semplice come appare a prima vista. Oltre alla già esplicitata sovrapposizione, che funge da captatio benevolentiae, con l'ideale del pastore battista nero martire della causa non-violenta (quando cominci a essere troppo non violento il proiettile se ne accorge: è capitato anche a Gandhi e a Malcom X), ce ne sono altre, strettamente e abilmente intrecciate.
La pallina, rotonda e rossa, è metafora dell'arancia. In quanto metafora, la pallina ha gia realizzato il suo sogno di essere un'arancia. In quanto metaforica arancia, sogna di essere spremuta assieme ad altri conspecifici esemplari della stessa cultivar e diventare GATORADE, la bibita. Questo è uno scopo assoluto, come quello dell'anima che sogna di andare in paradiso in quanto miglior luogo possibile.
Ma la medesima pallina, in quanto attrezzo per giocare a tennis, è anche metonimia per 'giocatore di tennis', e dunque, per estensione, sta per 'atleta', 'sportivo'. Perciò l'atleta sogna di poter bere quanto di meglio potrebbe bere dopo la gara: GATORADE, la bibita, anzi la Bibita. E siccome noi tutti siamo atleti e sudiamo molto mentre estraiamo le patatine dal sacchetto per portarle alla bocca guardando la partita alla televisione, ecco pronta la nostra immedesimazione. E il nostro sogno diventa quello dell'arancia, della pallina, dello sportivo, e, per soprammercato, giacché siamo tutti buoni, idealisti, eroi e difensori dei diritti civili delle minoranze, diventa anche il sogno di M.L. King. Salvo a scappare via precipitosamente non dico al solo sentire l'odore del proiettile, che sarebbe scontato, ma anche se un amico viene a proporci di dare quattro calci a un pallone.
Forse anche il mercato e il capitale hanno un sogno, e lo realizzano nella pubblicità. Forse sognano che Martin Luther King sia una pallina da tennis nera che sogni di diventare tamarindo.

Carlo E. Menga